Acate

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Acate
(Marina di Acate)

Mappa di Acate e del suo territorio


Mappa di Acate (per ingrandire la mappa clicca qui).

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Cenni principali su Acate

La cittadina di Acate è il centro abitato posto più ad ovest di tutta la Provincia di Ragusa, posto nell’area occidentale della Piana di Vittoria al confine con la Provincia di Caltanissetta comprendente il territorio comunale di Gela, e la Provincia di Catania con i territori comunali di Mazzarrone e Caltagirone.

Dista 40 chilometri dal capoluogo di provincia Ragusa, mentre da Gela (il comune più popoloso della limitrofa Provincia di Caltanissetta) ne dista 30; Acate dista inoltre 18 chilometri dall’Aeroporto di Comiso, il più importante scalo aeroportuale della Provincia di Ragusa.

Acate viene considerata “la città più occidentale della Sicilia sudorientale” almeno per quanto riguarda l’area interessata dalla presenza dei Monti Iblei, dato che storicamente la limitrofa Provincia di Caltanissetta viene collocata nell’area “occidentale” dell’isola siciliana.

Nel territorio acatese infatti il tipico dialetto ragusano tende a scomparire e la parlata è più simile a quelle delle aree del catanese e del gelese.

Va anche detto che nel territorio acatese vi è l’estrema propaggine occidentale dei Monti Iblei che delimita la parte occidentale della Piana di Vittoria.

Proprio su un rilievo di matrice iblea è collocata Acate, lambita dal Fiume Dirillo che separa le limitrofe Piane di Vittoria e di Gela fungendo per alcuni tratti da “confine provinciale” tra le province ragusane e nissene.

Un tempo formava un piccolo centro feudale noto come “Biscari” di cui i feudatari erano i Principi Paternò – Castello.

Da questo piccolo borgo feudale nacque l’attuale Acate, che è raggiungibile da Ragusa tramite la SS 115 (oltrepassando Comiso e percorrendo il tratto Vittoria – Gela) e a sua volta dalla S.P. 1 Acate – Dirillo che conduce proprio al centro abitato acatese, in attesa che venga costruita l’Autostrada Siracusa – Gela con svincolo proprio per la cittadina acatese.

Il centro urbano di Acate presenta una planimetria viaria a scacchiera di cui il Corso Indipendenza funge da arteria principale che suddivide l’area moderna posta a sud da quella più antica del centro abitato che è collocata a nord in posizione panoramica sulla Valle del Fiume Dirillo.

Il vero e proprio “cuore” di Acate è rappresentato da Piazza della Libertà in cui si affacciano la Chiesa Madre di San Nicola di Bari e il Castello dei Principi Paternò – Castello con annesso l’ex Municipio e la Chiesa di San Vincenzo Martire, che si affaccia presso la panoramica Piazza San Vincenzo, da cui si può godere di un ottimo panorama della Valle del Dirillo e della costa gelese.

Degni di nota anche l’ex Convento di Santa Maria, la Chiesa di Santa Maria del Carmine e l’Ex Convento dei Frati Cappuccini (ora Biblioteca comunale).

Nel territorio limitrofo ad Acate vi sono numerose aree archeologiche in cui sono stati rinvenute rovine di epoche neolitico – sicule, greche, romane e medievali, specie nell’area limitrofa alla valle del Fiume Dirillo.

Acate è nota anche per la sua località balneare nota appunto come “Marina di Acate”, formata da un lungo litorale sabbioso (in cui è collocata la foce del sopracitato Fiume Dirillo) che in estate si riempie di bagnanti e turisti.

Dal punto di vista turistico, seppur poco nota, Acate si presenta piuttosto interessante per la sua valenza storica e per bellezze architettoniche e naturalistiche, nonché per l’area balneare di Marina di Acate (tra le più incontaminate e pulite della Provincia di Ragusa e dell’intera Sicilia).

Inoltre non vanno neanche tralasciati i suoi eventi folcloristici come l’allegro Carnevale o le feste in onore di “San Giuseppe”, “San Vincenzo Martire” (Protettore della città), “Santa Maria del Carmine” e “San Biagio” (Patrono cittadino), oltre a varie sagre e eventi culturali di vario tipo.

La cittadina di Acate fa parte del “GAL (Gruppo di Azione Locale) Valli del Golfo” (sito web www.galvallidelgolfo.com) assieme a Vittoria, Comiso e Gela (CL).

Acate infine è gemellata con la città francese di Chambly.

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Statistiche generali

  • Nome in siciliano: “Vischiri” (o “Viscari” );
  • Abitanti: acatesi;
  • Popolazione abitante: 11047 abitanti;
  • Comuni confinanti: Chiaramonte GulfiVittoria (RG), Caltagirone, Mazzarrone (CT), Gela (CL);
  • Fiumi e torrenti limitrofi: Fiume Dirillo, Canale di San Biagio, Torrente Baudarello, Torrente Biddini, Torrente Biviere, Torrente Ficuzza, Torrente Pavone, Torrente Pindaloro;
  • Monti e rilievi limitrofi: Poggio Biddini, rilievi iblei adiacenti alla Valle del Fiume Dirillo;
  • Clima: freddo e umido in inverno con eventuali precipitazionicaldo e torrido in estate con venti di ponente o sciroccomite con eventuali piogge in autunno e primavera;
  • Santo Patrono: San Biagio Martire;
  • Altri Santi venerati: San Giuseppe, San Vincenzo Martire, Santa Maria del Carmine;
  • Economia acatese: agricoltura, allevamento, turismo, settore commercialeeconomia commerciale a conduzione familiare, commercio agroalimentare, settore ricettivo;
  • Prodotti tipici e specialità gastronomiche: i “Baddotti” acatesi, prodotti ortofrutticole, formaggi e latticini, pane e focacce caserecce, conserve, olio extravergine di oliva, dolciumi tipici;

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Come raggiungere Acate

Via Auto

  • Per chi proviene dall’Italia peninsulare e da Messina, Catania e rispettive province: immettersi sull’Autostrada A 18 Messina – Catania, dopodiché percorrere la Tangenziale di Catania e immettersi sull’Autostrada Catania – Siracusa – Gela (in esercizio fino a Rosolini) e uscire allo svincolo “Lentini – Carlentini” (con indicazioni anche per Ragusa), per poi immettersi sulle SS 194 Lentini – Vizzini e SS 514 Vizzini – Ragusa per poi uscire allo svincolo per Comiso immettendosi sulla SS 115 Ragusa – Gela oltrepassando Comiso e Vittoria fino all’imbocco della S.P. 1 “Acate – Dirillo” percorrendola poi fino all’ingresso della città acatese; (si può raggiungere Acate anche dallo svincolo di Chiaramonte Gulfi sulla SS 514, raggiungendo la rotatoria per Chiaramonte ed immettersi sulla S.P. 3 Chiaramonte – Acate fino all’ingresso della città acatese);
  • Per chi proviene da Palermo, Caltanissetta, Enna e Trapani e rispettive provinceimmettersi sull’Autostrada A 19 Palermo – Catania ed uscire allo svincolo “A 18 Tangenziale di Catania – Ragusa – Siracusa” ed immettersi prima nella tangenziale, dopodiché sull’Autostrada Catania – Siracusa  e uscire allo svincolo “Lentini – Carlentini” e seguire le indicazioni sopracitate;
  • Per chi proviene da Gela e Agrigentoimmettersi sulla SS 115 entrando in Provincia di Ragusa fino all’imbocco della S.P. 1 “Acate – Dirillo” imboccandola e percorrendola fino all’ingresso della città acatese;
  • Per chi proviene da Siracusaimmettersi sull’Autostrada A 18 Siracusa – Gela in direzione sud (Gela) uscendo allo svincolo di Rosolini, percorrendo la SS 115 oltrepassando Ispica e Modica per poi uscire allo svincolo per Comiso immettendosi sulla SS 115 Ragusa – Gela oltrepassando Comiso e Vittoria fino all’imbocco della S.P. 1 “Acate – Dirillo” percorrendola poi fino all’ingresso della città acatese, oppure uscire allo svincolo “Lentini – Carlentini” dell’Autostrada Siracusa – Catania percorrendo le SS 194 e 514 in direzione Ragusa uscendo poi allo svincolo “Chiaramonte – Comiso” seguendo la S.P. 7 in direzione Comiso – Vittoria percorrendo poi la SS 115 seguendo le sopracitate indicazioni.

Via Treno

  • Sul sito www.trenitalia.com compilare il modulo con le città di partenza e le città di arrivo (in questo caso Acate).

Via Aereo

  • Gli aeroporti più vicini ad Acate sono quelli di Comiso (Aeroporto “Pio La Torre” www.aeroportodicomiso.eu) e di Catania (Aeroporto Fontanarossa “Vincenzo Bellini” www.aereoporto.catania.it), sui siti controllate gli orari dei voli, e sui siti delle autolinee controllate gli orari degli autobus che dagli aeroporti di Catania e Comiso conducono ad Acate (controllate le Autolinee AST).

Via Autobus

  • Acate è attraversata dalle autolinee AST (www.aziendasicilianatrasporti.it); nel rispettivo sito internet potrete visualizzare gli orari e le autolinee che riguardano Acate.

Via Mare

  • Acate è raggiungibile via mare dagli scali di Pozzallo (RG), Catania, Messina, Milazzo (ME), Termini Imerese (PA), Palermo e Trapani (per le informazioni stradali vedere paragrafi soprastanti); per saperne di più visitate il sito www.traghettilines.it.

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Storia di Acate

Dal periodo neolitico (2000 a.C.) ai giorni nostri (2000)

L’area in cui ora è posto il centro abitato di Acate, risulta ubicata lungo il “confine tra l’oriente e l’occidente” della Sicilia.

Per questa sua posizione essa è sempre stata una zona molto importante per gli insediamenti umani sin dall’età neolitica.

Il più antico insediamento abitativo è risalente al periodo tra il 2300 e il 1800 a.C. circa ed è stato rinvenuto presso l’area di Poggio Biddini, il principale rilievo montuoso del territorio acatese.

Si tratterebbe di un antico villaggio abitativo di epoca neolitica comprendente un’area funeraria posta all’interno del medesimo sito.

Altri insediamenti di varie epoche sono stati rinvenuti nella valle del Fiume Dirillo, importante corso d’acqua che nasce tra i territori di Monterosso Almo e Vizzini (CT), che lambisce l’area occidentale della Provincia di Ragusa e quindi anche il territorio di Acate.

In età greca, il territorio acatese, trovandosi in mezzo alle città di Ghelas, Kamarina e Akrilliai (poste nei territori di Gela, Santa Croce Camerina e Chiaramonte Gulfi), divenne un’importante area agricola in cui sorsero numerosi insediamenti che andarono ad ingrandirsi in epoca romana.

Di essi vi sono rovine presso le Contrade Cicirello, Pezzagrande e Casale.

Proprio l’area di Contrada Casale (posta ad est di Acate) zona divenne l’area più popolata dall’epoca romana all’alto medioevo con la presenza di numerosi insediamenti rurali che videro anche con l’arrivo dei bizantini anche lo sviluppo del cristianesimo.

Presso la Contrada Cozzo Cicirello vi era posto un altro insediamento rurale di epoca romana, presso le cui rovine venne rinvenuta la “Pietra di Zoe”, un’iscrizione in latino di una preghiera dove venivano invocate varie divinità romane (oggi custodita dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Ragusa).

Una certa frequentazione in questo periodo di tempo la si ebbe anche in Contrada Pezzagrande, e ciò lo si deduce grazie al ritrovamento della cosiddetta “Iscrizione di Hiscor” avvenuta negli anni 1970 grazie allo studioso locale Enzo Iurato; in essa sono riportati i nomi dei “coloni” che popolavano questa contrada rurale.

Con la conquista araba della Sicilia, in questa zona venne costruita dagli arabi una fortezza militare chiamata certamente “Al Qasr Wadi Ikrilu” ossia “Fortezza del Fiume Acrille” (dal limitrofo sito di “Akrillai” sito in territorio di Chiaramonte Gulfi) latinizzato in “Casale Odogrillo”. 

Attorno alla fortezza vennero costruiti vari insediamenti abitativi, ma la zona era paludosa e malsana e per questo non divenne sede un vero e proprio “centro abitato”.

Nonostante ciò rimaneva di vitale importanza strategica e, dopo la conquista normanna della Sicilia (1061), il Casale Odogrillo era il principale “villaggio” posto tra l’area ragusana e quella nissena in cui in età sveva (1233), venne fondata “Terranova di Sicilia” (l’attuale Gela) da Federico II di Svevia .

In quello stesso periodo di tempo su una breve altura a sudest della sopracitata area , veniva costruito un altro “casale” presso l’area nota come “Biscari” (che trae origine da un toponimo di origine sconosciuta, forse un termine greco – bizantino più che arabo), che fino al periodo angioino (fine del 1200) fu sede di un “feudo” anonimo popolato da coloro che abbandonarono Odogrillo.

Vedendo che l’area assumeva sempre più importanza venne istituita una “feudalità” ossia la costituzione di un feudo abitabile avente due chiese; una consacrata a “San Biagio” (che venne proclamato “Patrono”) e l’altra a “San Nicola di Bari”.

Il primo signore di Biscari fu Gualtiero Pantaleone che ne assunse nel 1299 il controllo per via dell’allora Re di Sicilia Carlo II di Angiò.

Il feudo passò poi alle famiglie Beneventano e Lamia. Quest’ultima famiglia detenne la feudalità di Biscari per circa un secolo facendo in modo che il villaggio si espandesse.

Nel 1392 Re Martino II di Aragona tolse la feudalità alla famiglia Lamia (il cui esponente era Ruggero Lamia) per darla al nobile siracusano Giacomo Serra.

Alla sua morte, non avendo eredi, Biscari passò nel 1396 al nobile Nicolò Castagna che vendette il feudo a Matteo Mazzone che a sua volta lo cedette al Conte di Modica Bernardo Cabrera nel 1408.

Il nobile Antonio Castello intentò una causa contro i Conti di Modica poiché, essendo erede della famiglia Lamia, pretendeva il Feudo di Biscari.

Quest’ultimo vinse la causa nel 1416, anno in cui Biscari passò alla famiglia Castello sotto la quale il piccolo villaggio andò ad ingrandirsi divenendo un “centro abitato” a tutti gli effetti.

Nel 1493 Biscari passò a Guglielmo Raimondo Castello, il quale un anno dopo fece erigere il “Castello Biscari”, ossia una fortezza difensiva (molto probabilmente su di un’antico sito fortificato medievale) in un’area strategicamente importante da cui si godeva (e si gode tuttora) di un’ottima visuale del Golfo di Gela e della sua piana.

Altre opere difensive vennero costruite a sud e ad est di Biscari. Nel 1500 la famiglia Castello tenne la proprietà del piccolo centro abitato.

L’ultimo esponente della famiglia Castello a tenere la proprietà del feudo di Biscari fu Ferdinando.

Nel 1593 Biscari contava 620 abitanti dislocati nei quartieri noti come “Case Nuove” (il più grande), “Sant’Antonio”, “Canalicchio”, “Castello”, “Piazza”, “San Nicola”, “Ruga Grande”, “Buccheria” e “Mandrazza”.

Nel 1500 il centro abitato di Biscari doveva presentarsi delimitato da una cerchia di mura, infatti nel 1555 Tommaso Fazello lo descrisse definendolo “un piccolo centro fortificato”.

Dopo varie reggenze nel 1624 il feudo passò ad Agatino Paternò che, sposandosi con Maria Castello, divenne Barone di Biscari.

Nel 1633 Re Filippo IV di Spagna (sovrano di Sicilia) proclamò il nobile di origine catanese Agatino Paternò – Castello “Principe di Biscari”.

Il feudo divenne così “capoluogo” del “Principato di Biscari”, piccolo stato feudale retto dai Principi Paternò – Castello.

Sotto di lui il centro abitato venne ingrandito e abbellito divenendo una vera e propria “cittadina” la cui economia era assicurata dall’agricoltura e dall’allevamento.

Oltretutto vennero ampliati il Castello che dal 1643 comprese anche l’Abbazia di San Giuseppe, oltre alla costruzione delle Chiesa Madre di San Nicola di Bari e della Chiesa di Santa Maria del Carmine sulla preesistente consacrata a “Sant’Antonio”.

Nonostante ciò Biscari venne gravemente distrutta dal terremoto dell’11 Gennaio 1693 che rase al suolo buona parte della Sicilia sudorientale facendo gravissimi danni anche nell’attuale Provincia di Ragusa.

Anche a Biscari vi furono considerevoli crolli dei principali edifici e numerose vittime.

A partire dal 1700 così come in buona parte delle aree colpite dal terremoto, anche a Biscari iniziò la ricostruzione.

Venne scelto il sito originario a sud del Castello, che però venne costruito secondo un assetto urbanistico formato da larghe strade che formavano isolati “a griglia”.

Oltre al castello venne ricostruita l’adiacente Abbazia di San Giuseppe che venne riconsacrata a “San Vincenzo Martire”, in seguito al collocamento del corpo del medesimo “Santo” all’interno dell’edificio sacro avvenuto in seguito all’omaggio di Papa Clemente XI ai Principi Paternò – Castello.

Sul collocamento di questo “corpo santo” all’interno della sopracitata chiesa avvenuto anche grazie all’interessamento del principe Vincenzo Paternò – Castello, vi sono leggende e ipotesi di vario tipo.

Anche le Chiese di San Nicola di Bari e del Carmine vennero ricostruite, e in più vennero eretti il Collegio di Santa Maria e il Monastero dei Frati Cappuccini.

La famiglia Paternò – Castello rimase alla guida di Biscari fino alla fine della sua ricostruzione completatasi nei primi anni del 1800.

Nel 1812 venne sciolto il “Principato di Biscari”, e il suo territorio cominciò a far parte del “Distretto di Modica” (assieme ai territori dell sua ex Contea e di buona parte del Val di Noto) facente parte della Provincia di Siracusa facente parte del Regno delle Due Sicilie.

Nel 1824 Biscari venne proclamata “libero comune”.

Per tutto il 1800 Biscari andò ad espandersi a sud dell’originario sito abitato e questi interventi compresero anche la ricostruzione della Chiesa Madre, crollata in seguito ad un altro sisma nel 1846.

Nel 1861 Biscari cominciò a far parte del Regno d’Italia sotto il Circondario di Modica facente parte della Provincia di Siracusa.

Nella seconda metà del secolo vennero completati vari miglioramenti fondiari nelle campagne limitrofe e vennero costruiti canali idrici che permisero il miglioramento dell’agricoltura e dell’allevamento.

Il 14 Marzo 1893 venne inaugurata la stazione ferroviaria di Biscari (Acate) lungo la linea ferroviaria “Siracusa – Ragusa – Gela – Canicattì – Caltanissetta Xirbi”, e ciò fu un fattore molto positivo per l’economia del piccolo centro abitato.

Nei primi anni del 1900 Biscari divenne un’importante area agricola posta presso l’estremo vertice occidentale del “Circondario di Modica”, anche se quelli che cominciarono ad emigrare altrove per trovare condizioni lavorative più favorevoli furono in molti.

Ma con l’avvento della I guerra mondiale molti acatesi vennero chiamati a combattere sul Carso a seguito del conflitto che vide il Regno d’Italia contrapposto all’Austria.

Venne a mancare notevole forza lavoro creando così una grave crisi di tipo economico, e soprattutto in molti furono gli acatesi a morire al fronte durante i combattimenti.

Solo in pochi ritornarono vivi (e la maggior parte di essi erano mutilati o rimasti gravemente feriti). Viste le precarie condizioni economiche, furono in molti ad emigrare in America o in altre nazioni.

Con la fine della II guerra mondiale dopo un breve periodo di pace, dal 1924 con l’avvento del regime fascista anche presso Biscari vi fu una repressione di coloro avversi al nuovo movimento politico italiano che ben presto divenne una vera e propria “dittatura”.

Nonostante ciò negli anni del fascismo vennero bonificate molte aree paludose limitrofe al Fiume Dirillo e al Torrente Ficuzza (suo affluente) tra cui anche l’area di Odogrillo in Contrada Casale, con il conseguente miglioramento della rete idrico – fognaria e di varie migliorie all’interno della cittadina.

Con l’istituzione della Provincia di Ragusa (dal 4 Agosto 2015 “Libero Consorzio Comunale di Ragusa”) conseguente al distaccamento del “Circondario di Modica” dalla “Provincia di Siracusa” in merito al “Decreto Pennavaria” del 2 Gennaio 1927, Biscari entrò a far parte della nuova provincia siciliana.

Nel 1938 il toponimo “Biscari” venne abolito e la cittadina venne rinominata “Acate” su iniziativa dello studioso acatese Carlo Addario, che si ispirò ad una particolare pietra calcarea simile all’agata nota sin dall’antichità come “Achates” che veniva raccolta presso la valle del Fiume Dirillo (noto anche come “Fiume Acate”).

Vi sarebbe anche una leggenda legata al personaggio dell’Eneide noto come “Acate” che sarebbe stato sepolto presso le rive di questo fiume, dando di conseguenza il suo nome a questa zona.

Nonostante tutto l’area veniva (e viene tuttora) chiamata “Vischiri” (ossia “Biscari”) e i suoi abitanti “Viscarani”.

Nel 1940 con l’entrata in guerra dell’Italia della II guerra mondiale il territorio di Acate vide la costruzione di basi militari, e di un limitrofo aeroporto militare collocato in Contrada Santo Pietro nel limitrofo territorio comunale di Caltagirone.

Nel 1943 in seguito allo sbarco degli angloamericani in Sicilia, Acate subì gravissimi bombardamenti che provocarono un alto numero di morti oltre al danneggiamento della cittadina.

Ma l’episodio più cruento fu il cosiddetto “Massacro di Biscari”  avvenuto tra i territori di Acate, Gela e Caltagirone in cui, la notte tra il 13 e il 14 Luglio del 1943 per mano di militari angloamericani morirono circa 47 militari tra italiani e tedeschi che ormai erano stati fatti prigionieri e resi di conseguenza “inoffensivi”; ma nonostante ciò vennero uccisi a colpi di arma da fuoco.

Di quella strage solo in tre si salvarono, i militari Virginio de Roit, Silvio Quaiotto e Giuseppe Giannola.

Passata la guerra cominciò un’ennesima “ricostruzione” della cittadina acatese che subì gravi danni in seguito al conflitto.

Nonostante ciò per tutto il dopoguerra molte famiglie preferirono emigrare in Italia settentrionale o all’estero per cercare fortuna e condizioni di vita migliori.

Dalla seconda metà degli anni 1950 e per buona parte degli anni 1960, 1970 e 1980, ad Acate vi fu una rapida crescita economica che culminò con l’espansione della cittadina con la costruzione di nuovi quartieri a sud del centro storico.

Venne anche ingrandita l’area abitativa di Marina di Acate che divenne meta prediletta per il periodo estivo durante la stagione balneare.

Dagli anni 1990 in poi Acate ha avuto un buono sviluppo economico grazie alla produzione agricola che favorisce anche un’ottima industria alimentare, facendo di questo piccolo centro un’area molto importante per la produzione agricola e alimentare della Provincia di Ragusa.

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Acate oggi; economia, turismo, personaggi famosi

Economia

Oggigiorno Acate è un attivo centro agricolo che viene considerato come la “porta d’accesso” alla Sicilia orientale per chi proviene dalle aree di Caltanissetta e Agrigento.

Essa, essendo a poca distanza da grossi centri industriali, commerciali e culturali come Vittoria, Gela o Caltagirone, è posta in un attiva’area “di transito” non indifferente che  nonostante la modestia dei collegamenti stradali e ferroviari.

In attesa della costruzione dell’Autostrada Siracusa – Gela (che prevede un collegamento con la cittadina) e di un sostanziale ammodernamento della tratta ferroviaria “Siracusa – Ragusa – Gela – Canicattì – Caltanissetta Xirbi” (che attraversa il territorio acatese), l’economia cittadina continua a resistere grazie alle eccellenze agroalimentari che il territorio fornisce.

A ciò si aggiunge la valenza turistica data dalle bellezze paesaggistiche della Valle del Fiume Dirillo e del piccolo ma interessante centro storico acatese, a cui si aggiunge l’area costiera di “Marina di Acate”.

La principale risorsa economica è proprio l’agricoltura, specializzata nella coltivazione a campo aperto e in serra di vari ortaggi quali pomodori, melanzane, zucchine, peperoni e frutta quali angurie e meloni; è diffusa la coltivazione di carciofi, broccoli, lattuga, carote, cipolle, aglio, zucche, patate, finocchi, spinaci, bietole ecc…

Molto importante la coltivazione di cereali di cui il più importante tra essi è il frumento di grano duro (tra cui varie varietà di “Grani Antichi Siciliani”), a cui si aggiunge la presenza di varie colture leguminose (fave, ceci, lenticchie, fagiolini ecc…).

Le colture arboree comprendono coltivazioni agrumicole (arance, limoni, mandarini, clementine) nonché oliveti e mandorleti; è inoltre diffusa la coltivazione di carrube.

Il territorio acatese è noto anche per la coltivazione di uve “da tavola” di cui quella compresa nel consorzio di tutela “Uva da Tavola di Mazzarrone”, e “da vino” di cui le varietà da cui si ottiene il “Cerasuolo di Vittoria” (la cui produzione vinicola è molto diffusa presso il territorio acatese).

È diffuso l’allevamento di vari capi di bestiame sia da carne che da latte come bovini (di razza modicana) e ovini (di razza comisana).

A ciò si aggiunge anche l’allevamento di galline ovaiole e polli da carne, di maiali, di equini (cavalli, asini e muli), conigli e vari animali da cortile (conigli, anatre, oche, pavoni ecc…).

La pesca un tempo era sviluppata lungo le rive del Fiume Dirillo e dei suoi affluente Ficuzza e Biviere con la cattura di anguille, tinche, cefali e spigole (raramente vi venivano catturate trote).

Ora la pesca è perlopiù amatoriale e si concentra presso la costa che va dalla foce del Dirillo a Scoglitti, passando per la località balneare di Marina di Acate.

Per quanto riguarda il settore industriale, esso comprende piccole ditte di tipo edile, meccanico e alimentare; queste ultime sono di tipo artigianale e si concentrano nella produzione di formaggi e latticini, salumi, conserve, olio d’oliva (rientrante nel consorzio di tutela “Olio Extravergine d’Oliva dei Monti Iblei”), vino (su tutti il già citato “Cerasuolo di Vittoria”), prodotti da forno e dolciumi.

Turismo

Ad Acate il turismo è attivo specialmente nel periodo estivo nell’area balneare di Marina di Acate, che comprende un lungo litorale sabbioso e poco profondo bagnato dal Mare Mediterraneo, le cui acque antistanti al territorio acatese si presentano piuttosto pulite.

Anche il piccolo ma interessante centro storico acatese con i suoi monumenti (su tutti il Castello Biscari) e l’area limitrofa della Valle del Fiume Dirillo sono aree particolarmente apprezzate.

Infatti sono in molte le aziende di tipo ricettivo che in questi ultimi anni stanno sorgendo ad Acate e nelle zone limitrofe anche per la vicinanza alle zone di Vittoria, Gela (CL) e Caltagirone (CT), grossi centri agroindustriali e culturali con importanti bellezze architettoniche e naturalistiche.

Le strutture ricettive acatesi sono tra le più economiche della Provincia di Ragusa e per la vicinanza alle tre città sopracitate rappresentano un ottimo punto strategico in cui soggiornare visto che sono poste “a cavallo” tra la Sicilia orientale e occidentale.

Ovviamente i turisti prediligono i periodi di festa acatesi (quali il Carnevale, la Pasqua e le feste in onore di “San Giuseppe”, “San Vincenzo”, “Santa Maria del Carmine”, “San Biagio” e il periodo di Natale) per soggiornare in questa piccola ma interessante cittadina della parte occidentale della Provincia di Ragusa.

Personaggi famosi

Ad Acate sono legate le personalità dell’attrice Edvige Fenech e del tenore Salvatore Licitra.

Sono originari di Acate il poeta e scrittore Carlo Addario, e gli studiosi Enzo Maganuco Enzo Iurato.

Tra i Principi di Biscari vanno citati Agatino Paternò – Castello – La Valle (primo Principe di Biscari), Vincenzo Paternò – Castello (colui che portò ad Acate il corpo di “San Vincenzo Martire”) e Ignazio Paternò – Castello – Scammacca (promotore di importanti campagne archeologiche effettuate in Sicilia).

Inoltre ad Acate è legata la vicenda dell’atleta tedesco Luz Long ucciso durante il Massacro di Biscari, i cui resti sono sepolti al Cimitero Tedesco della II guerra mondiale di Motta Sant’Anastasia (Provincia di Catania).

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Guida turistica di Acate
(clicca sui link per visualizzare i luoghi da visitare)

Acate è una piccola ma interessante cittadina avente un elegante centro urbano e storico posto in posizione panoramica sulla vallata solcata dal Fiume Dirillo.

Esso è attraversato per intero dal Corso Indipendenza, la più importante arteria urbana della città acatese che divide la periferia dal centro storico (quest’ultimo posto a settentrione), e nel cui tratto occidentale è posta la Torre dell’Acquedotto.

A sudovest del Corso Indipendenza troviamo la Piazzetta Padre Pio mentre a nordovest è collocata la Piazza Francesco Crispi caratterizzata dalla presenza della settecentesca Chiesa di Santa Maria del Carmine.

Poco più ad ovest troviamo la Piazza Calvario in cui è posto un monumento contemporaneo utilizzato per la recita delle “Sette Parti” che si tiene la sera del Venerdì Santo; da citare la presenza del limitrofo Belvedere di Via Nuova.

L’edificio aristocratico più importante del Corso Indipendenza è l’elegante Palazzo De Geronimo posto nel suo tratto centrale, mentre poco più a sud lungo Via Duca d’Aosta possiamo ammirare il settecentesco Monastero di Santa Maria

All’esatto centro di Acate è posto l’incrocio tra Corso Indipendenza e la Via XX Settembre che divide in quattro parti il centro abitato cittadino.

Ad est del Corso Indipendenza è posta la Piazza Giacomo Matteotti, da cui si raggiungono la Villa “Giuseppe Garibaldi”, il settecentesco Ex Convento dei Cappuccini (ora adibito a Biblioteca Comunale), il Cimitero di Acate e l’area periferica di Borgo Spedalotto.

Nell’area nordorientale del centro storico possiamo ammirare l’alberata Via Umberto I che collega le Piazze Libertà e Matteotti, mentre lungo la Via Roma, possiamo ammirare il Palazzo Iacono e il Palazzo Modica.

Nel cuore del centro storico acatese (posto a nord di Corso Indipendenza) troviamo la Piazza Libertà comprendente il Municipio di Acate e la Villa Comunale con all’interno il Monumento ai Caduti della I guerra mondiale.

Qui possiamo ammirare il Palazzo Albani, la Società Operaia di Mutuo Soccorso, ma soprattutto la neoclassica Chiesa Madre di San Nicola di Bari consacrata a “San Biagio Martire” (Patrono di Acate) e l’imponente Castello Biscari che è il più importante edificio storico cittadino appartenuto ai Principi Paternò – Castello e ricostruito negli anni del primo 1700.

A settentrione è posta la Piazza San Vincenzo provvista di un “belvedere panoramico” da cui poter ammirare la Valle del Fiume Dirillo e il Golfo di Gela.

Qui possiamo ammirare il Frantoio “Albani” adiacente all’ex Abbazia di Biscari (di cui resta il monumentale ingresso presso la vicina Via San Giuseppe), e la settecentesca Chiesa di San Vincenzo Martire adiacente al retrostante Castello Biscari, consacrata all’omonimo “Protettore di Acate” le cui ossa sono esposte all’interno di questo edificio sacro. 

Al di fuori di Acate possiamo ammirarne il suo territorio ibleo posto presso la cuspide occidentale della Provincia di Ragusa (confinante con le Province di Catania e Caltanissetta).

Possiamo ammirare a nord della città acatese il Canale San Biagio, i ruderi della Torre Medievale di Contrada Canale San Biagio, la Chiesa delle Santissime Anime Benedette e l’ex Lavatoio di Acate.

Presso la cuspide settentrionale del territorio acatese è ubicato il Feudo Biddini con il limitrofo palmento, l’importante Sito archeologico di Poggio Biddini comprendente la cava e l’omonimo torrente, oltre alle aree di Biddini Soprano e Sottano, e la porzione acatese del Bosco di Santo Pietro.

Da citare la presenza dei vicini siti archeologici di Contrada Litteri – Cava Pindaloro, e di Contrada Pirrera – Baudarello.

Da Acate possiamo imboccare la “Strada Belvedere”, da cui possiamo ammirare un ottimo panorama delle limitrofe aree iblee e marine corrispondenti al Golfo di Gela.

Lungo questa strada sono posti l’Acquedotto Romano di Contrada Pavone, le rovine del Feudo di Odogrillo ossia il primo insediamento feudale del territorio acatese posto in Contrada Casale, e l’area iblea di Contrada Pezzagrande – Platania – Costa Gatta da cui proviene il reperto noto come “Iscrizione di Hiscor”.

Più ad ovest possiamo ammirare la Stazione Ferroviaria di Acate, l’area di Torre Vecchia di Dirillo, il sito archeologico di Contrada Cozzo Cicirello – Pezzalistingo da cui proviene il reperto di epoca romana noto come “Pietra di Zoe”, la Stazione Ferroviaria  di “Acate – Dirillo” e l’area di Contrada Tatappi.

L’intera area settentrionale del territorio ibleo di Acate risulta lambita dall’estremo tratto occidentale della Valle del Fiume Dirillo, uno dei più importanti corsi d’acqua della Sicilia sudorientale che sfocia nel Mare Mediterraneo poco più a nord della frazione balneare di Marina di Acate, delimitando in buona parte il confine tra le Province di Ragusa e Caltanissetta.

L’area meridionale del territorio ibleo acatese è contraddistinta dalla presenza di molti Casali Feudali.

La principale frazione extraurbana è Marina di Acate, posta nella costa occidentale della Provincia di Ragusa bagnata dal Mare Mediterraneo nella parte meridionale del Golfo di Gela.

Si tratta di una piccola ma funzionale località balneare di villeggiatura il cui centro urbano contraddistinto da un breve lungomare oltre che da una piccola Chiesa all’aperto, è posto a poca distanza dal Litorale Macconi caratterizzato da ampie spiagge sabbiose.

Al confine col territorio di Gela è posta la Foce del Fiume Dirillo.

Da citare la presenza delle aree iblee Cozzo Cipollazzo e di Piano Pizzo, della Foce del Fiume Dirillo col limitrofo litorale sabbioso, della tenuta feudale nota come “Villa Lanza di Mazzarino”. con l’adiacente area iblea di Contrada Iacono.

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Elenco completo dei luoghi da visitare

Centro urbano di Acate

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Territorio ibleo acatese e Valle del Fiume Dirillo

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Marina di Acate

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I luoghi il cui titolo è affiancato da un asterisco (*) sono pericolosi da visitare per vari motivi. Inoltre molti edifici storici, fabbricati e aree al di fuori del centro abitato potrebbero essere di proprietà privata, e senza relativi permessi (da parte dei rispettivi proprietari) non vanno assolutamente visitate al loro interno e l’accesso non consentito è severamente vietato e perseguito a norma di legge.

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Geolocalizzazione dei luoghi da visitare

(in allestimento)

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Feste e tradizioni religiose e popolari
(clicca sui link per visualizzare le feste e le tradizioni)

Ad Acate vengono celebrate importanti ricorrenze religiose miste ad antichi riti popolari, che danno vita ad allegre festività molto sentite dalla locale popolazione.

La prima festa dell’anno è il “Carnevale Acatese”, considerato come uno dei più importanti celebrati in Provincia di Ragusa che prevede la sfilata di Carri Allegorici e Gruppi Mascherati oltre a degustazioni di piatti tipici e spettacoli di vario genere.

Le festività religiose acatesi ricadono per buona parte dell’anno venendo tutte celebrate con fede e devozione.

La prima di esse è la festa di “San Giuseppe” del 19 Marzo caratterizzata dai solenni riti religiosi in onore del “Santo Padre di Cristo”, affiancati dalla presenza dei tradizionali “Altari” colmi di piatti tipici acatesi di cui vanno citati i “Baddotti” e il “Pane di San Giuseppe”.

Ad essa segue la “Pasqua Acatese” comprendente la “Via Crucis Vivente” la Domenica delle Palme, la Processione del “Cristo alla Colonna” il Mercoledì Santo e la recita delle “Sette Parti” durante il Venerdì Santo.

Dopo il periodo pasquale, ricade la vivace festa di “San Vincenzo Martire” consacrata al “Santo Protettore di Acate” che ricade nel periodo tra la terza e la quarta Domenica dopo Pasqua, essendo considerata come la più sentita festività religiosa cittadina e per questo celebrata in maniera piuttosto fastosa con spettacoli di vario tipo, mercatini, sfilate a cavallo e fuochi artificiali.

Segue il periodo del “Maggio Mariano” consacrato alla “Madonna”, e comprendente la ricorrenza religiosa consacrata a “Santa Maria Bambina” ricadente l’ultima Domenica di Maggio.

A Luglio viene celebrata la festa consacrata a “Santa Maria del Carmine”, che è la principale ricorrenza religiosa estiva della cittadina acatese, comprendente la Processione del simulacro della “Madonna del Carmine”.

Il 15 Agosto presso Acate e la sua frazione “Marina di Acate” viene celebrato il “Ferragosto Acatese” con riti sacri legati al culto della “Madonna Assunta”, e con eventi di vario tipo legati alla nota ricorrenza estiva.

La seconda Domenica di Ottobre si celebra la festa consacrata al “Patrono” di Acate “San Biagio Martire” comprendente la Processione della statua che lo raffigura, spettacoli pirotecnici ed eventi di vario tipo.

L’1 e il 2 Novembre si tengono rispettivamente la “Festa di Tutti i Santi” e la Commemorazione di tutti i Defunti”, mentre l’11 Novembre ricade la tradizionale “Festa di San Martino”.

A Dicembre si celebrano i riti del “Natale Acatese” comprendente le festività consacrate a “San Nicola di Bari”, “Santa Maria Immacolata” e “Santa Lucia”. i tradizionali “Mercatini di Natale e ovviamente i riti natalizi legati alla “Nascita di Cristo” comprendendo anche le festività del Capodanno e dell’Epifania. 

Da citare infine le locali “tradizioni popolari” alimentate dal ricco folclore acatese, che ha dato vita a varie leggende popolari.

Elenco delle feste e tradizioni popolari di Acate

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Eventi, sagre e rassegne enogastronomiche

Sagra del Maccherone

La “Sagra del Maccherone” è una manifestazione gastronomica che si tiene la Domenica di Carnevale, comprendente la degustazione di “Maccarruni” caserecci col sugo di maiale, allietata dai festeggiamenti carnascialeschi acatesi (vedi link “Carnevale Acatese” per saperne di più). 

Estate Acatese e Sagre estive di Marina di Acate

È il contenitore degli spettacoli e degli eventi estivi che si tengono ad Acate e nella sua frazione Marina di Acate nei mesi di Giugno, Luglio e Agosto allietando chi si reca presso Marina di Acate o nel centro storico della cittadina durante il periodo estivo.

Esso comprende sagre di prodotti tipici locali e vari eventi sportivi, culturali, musicali, sociali ecc…

Inoltre durante il periodo estivo, presso Marina di Acate si tengono varie “Sagre estive” comprendenti degustazioni di vari prodotti tipici locali e spettacoli di vario tipo curati da artisti locali.

Per saperne di più visita la pagina facebook “Acate Futura”.

“Settembre a Biscari” e “Sagra della Mostarda”

Il contenitore di spettacoli noto come “Settembre a Biscari” comprende vari eventi e manifestazioni artistico – culturali comprendenti lo svolgimento di vari spettacoli presso il “Castello Biscari”.

Gli spettacoli si tengono ogni Sabato e Domenica di Settembre.

A ciò si aggiunge la “Sagra della Mostarda” che si tiene il primo fine settimana di Ottobre comprendendo vari spettacoli (cabarettistici e musicali) curati da artisti locali, nonché degustazioni del dolce tradizionale del periodo della vendemmia noto come “Mustata” (a base di mosto d’uva) e di vari prodotti tipici locali.

Per saperne di più visita la pagina facebook “Acate Futura”.

NOTA BENE! Le varie festività religiose e gli eventi citati nella corrente pagina possono variare ed eventualmente non essere organizzati in base alla programmazione annuale cittadina, per cause di forza maggiore e in base a fattori di vario tipo. 

Per qualsiasi informazioni riguardanti gli eventi che si tengono ad Acate visitate i siti www.ragusanews.com (sezione “Acate”), www.comune.acate.rg.it e www.italreport.it, e la pagina facebook “Acate Futura”.

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Prodotti tipici acatesi

I “Baddotti”

I “Baddotti” (o “Baddotte” ) sono molto probabilmente la specialità tipica della festa di “San Giuseppe” essendo ovviamente uno dei principali piatto tipici di Acate.

Esse sono una preparazione tipica della Festa di San Giuseppe, dato che esse vengono esposte sugli gli “Altari di San Giuseppe” assieme ad altri piatti tipici locali (vedi link della “Festa di San Giuseppe” per saperne di più).

“I Baddotti” sono di polpette di riso aventi forma sferica (da cui deriva il nome dialettale), il cui impasto è formato da ricotta fresca, pangrattato, prezzemolo, cannella e uova.

La cottura dei “Baddotti” avviene mediante bollitura all’interno di una pentola, dentro la quale è stato preparato e cotto in precedenza un denso brodo di carne aromatizzato con pepe, prezzemolo e cannella.

I “Baddotti” infine vengono serviti caldi assieme al loro brodo di cottura.

Pasta casereccia

Presso Acate è diffusa la preparazione di tradizionali formati di pasta, preparati utilizzando rigorosamente farina di semola di grano duro locale o addirittura farine provenienti dai cosiddetti “Grani Antichi” siciliani.

I formati più noti sono i “Maccarruni” e i “Cavatieddi” (gnocchetti lisci o rigati) a cui si uniscono tagliatelle, lasagne e pasta ripiena come ad esempio i ravioli farciti con ricotta locale.

Molti formati di pasta vengono preparati utilizzando rigorosamente farina di semola di grano duro locale o anche utilizzando farine provenienti dai cosiddetti “Grani Antichi” siciliani.

Questa tradizionale pasta viene servita da un ottimo sugo a base di carne mista, oppure “Fintu” (sugo senza carne a base di concentrato di pomodoro e cipolla).

Sono diffuse inoltre le preparazioni di pasta a base di verdure e legumi vari.

Degno di nota è la preparazione del “Tianu” ossia un timballo di pasta (solitamente maccheroni) disposti a strati con sugo di carne e ricotta all’interno di un recipiente di terracotta che viene posto all’interno di un forno (tradizionalmente a legna), all’interno del quale cucina lentamente.

Formaggi e latticini

In territorio acatese è diffusa la produzione e vendita di formaggi e latticini tipici di tutta la Provincia di Ragusa.

Presso alcune aziende agricolo – zootecniche o agrituristiche viene prodotta la Ricotta con latte ovino o bovino mediante metodi tradizionali.

La ricotta (a base di latte bovino o ovino), oltre ad essere mangiata “calda” accompagnata da ottimo pane casereccio locale, è ottima per farcire i ravioli o per la preparazione di vari dolciumi (cassate, cannoli ecc…).

Dalla lavorazione della ricotta si ottiene inoltre la “Tuma”, che non è altro che la “cagliata” da cui si ricavano i vari formaggi, ottima comunque mangiata da sola o per insaporire varie preparazioni tipiche locali.

Inoltre è diffusa la produzione del famoso formaggio “Ragusano DOP” (noto anche come “Caciocavallo Ragusano”) a base di latte bovino, a cui si aggiunge quella di vari tipi di formaggi tra cui la “Provola” (prodotta sempre con latte bovino), e di vari tipi di “Pecorino” (prodotto ovviamente con latte ovino) freschi o stagionati che possono essere anche arricchiti con pepe nero o peperoncino.

Carne, insaccati e salumi

Ad Acate sono molto diffuse le specialità a base di carne di vario tipo (bovina, ovina, suina, pollame ecc…) che si presenta di ottima qualità e proveniente da animali rigorosamente controllati.

Le carni si apprestano ad essere cucinate in vari modi andando a formare vari piatti tipici acatesi come il “sugo di carne mista” in umido (a base di concentrato di pomodoro, vari tagli di carne, aromi e olio di oliva) con cui si condisce la pasta (specie nel periodo di Carnevale) oppure per cucinarci dentro il “Falsomagro”, ossia un polpettone di carne macinata farcito con vari ingredienti (formaggi, salumi, uova ecc…). 

La carne ad Acate è anche ottima anche cotta al forno con verdure miste (tra cui patate o funghi), arrostita sulla brace o cotta in padella con erbe selvatiche (“Amareddi”, “Aggiti” ecc…) o broccoli.

Tra gli insaccati sono degne di nota sono le salsicce acatesi a base di carne di maiale, ottime consumate fresche o cotte in vari modi (preferibilmente sulla brace).

Queste salsicce possono anche essere lasciate a stagionare divenendo “secche”, assieme anche a vari salumi (sempre a base di carne bovina) prodotti all’interno di alcune macellerie locali.

Il pescato locale

La cittadina di Acate non ha una forte tradizione culinaria legata alla pesca, dato che il pesce che viene consumato (tonni, pesci spada, acciughe, crostacei e molluschi in generale) proveniente dal vicino litorale bagnato dal Mare Mediterraneo, viene pescato da equipaggi di Scoglitti o Gela (CL), per cui non vi è un vero e proprio “prodotto locale” legato alla pesca in mare.

Fanno però eccezione le catture di anguille (fortemente regolamentate) effettuata presso il Fiume Dirillo.

Le anguille del Fiume Dirillo sono in effetti il prodotto ittico “principale” della cittadina acatese venendo preparate in vari modi.

Esse sono ottime fritte, in umido con pomodoro, prezzemolo e patate, anche se la preparazione più tipica è la “Mpanata” (o “Scaccia” ) con anguille, patate e pomodoro secco “Capuliatu” (vedi più sotto).

Era diffuso un tempo il consumo di altri pesci di fiume (tra cui tinche) e di granchi di acqua dolce, pescati presso il Fiume Dirillo.

In territorio acatese vengono allevati inoltre varie specie ittiche tra cui il Persico – Spigola e il Persico – Trota (per saperne di più visita il sito www.porrazzito.com).

Tornando a parlare dei pesci di mare, presso le coste acatesi si pescano in maniera amatoriale cefali, spigole, orate, mormore e pesci serra, cucinati poi in vari modi.

Verdure, frutta e legumi

Il territorio acatese è ad alta vocazione agricola e comprende coltivazioni in serra o a campo aperto di frutta e verdura di alta qualità e di vari generi.

Con questi prodotti della terra si cucinano varie specialità tipiche quali minestre, stufati, insalate oppure per condire carne, focacce, pizze ecc…

Molte di queste verdure sono ottime cotte alla brace (carciofi, melanzane, peperoni, pomodori) o  conservate sott’olio o sotto sale.

Da citare le cipolline cotte con olio e aceto per la ricorrenza di “San Giuseppe” note come “I Cipudduzzi”.

Un discorso a parte meritano le conserve di pomodoro comprendenti “U Strattu” (ossia l’estratto di pomodori che vengono prima tritati finemente, trattati con sale e aromi vari e poi lasciati ad asciugare al sole), e sughi di vario tipo.

I pomodori vengono anche tagliati e lasciati essiccare per essere conservati o sotto sale o sott’olio;  con questi ultimi si ottengono le “Chiappe” ossia i pomodori aperti “a libro” e lasciati seccare al sole (talvolta conservati sott’olio).

Da essi possiamo ottenere anche “U Capuliatu” ossia un condimento tipico a base di olio, aglio e appunto pomodori secchi sminuzzati (che è anche uno degli ingredienti principali della “Mpanata” di anguille acatese).

Tra le verdure selvatiche vanno citati gli asparagi (“Sparici” ), la borragine (“Vurrania” ), le bietole selvatiche (“Aggiti” ), i capperi (“Chiappiri” ) e vari tipi di funghi come “I Funci ri Carrua” ossia del carrubo (pregiati e rari da trovare), tutti utilizzati in vari tipi di preparazioni di cui la più rappresentativa è “U Pisci r’ovu” ossia frittata di solito a base di formaggio arricchita con asparagi o borragine (o altre verdure a piacere).

Ovviamente per raccogliere i funghi  bisogna avere il patentino per saper riconoscere quelli commestibili da quelli velenosi, e ovviamente avere le dovute autorizzazioni presso le istituzioni locali per poterli raccogliere.

Va comunque detto che molti di questi funghi si possono tranquillamente trovare in commercio freschi (nel periodo autunnale) o conservati, e ovviamente si possono mangiare all’interno di ristoranti specializzati nella loro lavorazione, preparazione e cottura.

Stessa menzione merita la frutta coltivata e raccolta in territorio acatese, tra cui figurano agrumi (arance, mandarini e limoni), prugne, gelsi, fichi, melograni e uva sia da vino (vitigni per vini “rossi” quali Nero d’Avola, Syrah, Frappato, Cabernet – Saugvignon; e vitigni per vini bianchi quali Moscato, Inzolia e Grillo) che da tavola, quest’ultima della varietà “Uva di Mazzarrone IGP”.

Hanno una certa importanza anche i Fichi d’India e la “frutta secca” (carrube e mandorle).

La frutta acatese viene consumata fresca o utilizzata per arricchire dolciumi; ma anche per essere conservata sotto forma di confetture e marmellate.

Degni di nota sono i fichi essiccati, anch’essi noti anche come “Chiappe”.

Anche la coltivazione di varie specie di legumi è piuttosto importante.

Essi (freschi o essiccati) sono utilizzati freschi o secchi per la creazione di minestre a base di lenticchie, fagioli, ceci, fave, piselli ecc… e piatti sostanziosi come “U Maccu” di fave secche (crema ottenuta dopo un’accurata ebollizione di fave essiccate all’aria aperta e condito con olio di oliva extravergine).

Olio extravergine di oliva e conserve sottolio

Il territorio di Acate è noto per la produzione di olio extravergine di oliva di alta qualità, rientrante all’interno del consorzio di tutela “Monti Iblei” all’interno della zona di produzione denominata “Valle dell’Irminio” (sito web www.montiblei.com).

Questo ottimo olio, la cui produzione comprende al 60% olive di varietà “Moresca”, è ideale per condire varie preparazioni a base di carne, pesce, verdure e legumi, o per la creazione di varie conserve di verdure (pomodori secchi, melanzane, peperoni, melanzane, zucchine ecc…) o a base delle stesse olive raccolte presso gli estesi oliveti presenti in territorio acatese.

Pane casereccio, focacce e pizze

Ad Acate è diffusa la produzione di pane casereccio di ottima qualità, preparato con farine ottenute da grano duro locale che comprende anche alcune varietà di “Grani Antichi Siciliani” coltivati nel territorio ragusano e ovviamente acatese (ad esempio la varietà di grano antico nota come “Timilla”).

La lievitazione dell’impasto avviene grazie al “Lievito Madre” noto come “Criscienti”

Dopo la lievitazione, le forme di pane vengono cotte preferibilmente all’interno di forni a legna.

Tra esse vanno citati gli artistici “Pani di San Giuseppe” preparati in occasione della corrispettiva festività e posti sui tradizionali Altari votivi.

Essi sono noti come “U Vastuni” (simboleggiante “San Giuseppe”), i “Speri” (a forma di ostensorio), i “Pani ra Maronna” (decorati con fiori di rosa), i “Pani ri Gesù” (decorati con ghirlande di gelsomino) e i “Cucciddati” simili a ciambelle intrecciate, rose, pesci o aventi la forma delle lettere “S” e “G” (le iniziali di “San Giuseppe”).

Da citare anche le “Cuddure” preparate in occasione della festività di “Santa Lucia” (celebrata il 13 Dicembre).

Il pane acatese si appresta ad essere “Cunzatu” con olio, origano, sale, peperoncino e vari ingredienti (di cui formaggi, salumi e verdure locali).

Alla produzione di pane si affianca la produzione di focacce (note come “Mpanate” o “Scacce” ), tipiche dei periodi di festa, che vengono farcite con vari ingredienti a seconda della fantasia di chi le cucina.

Queste focacce sono farcite di solito con vari tipi di verdura tra cui cavolfiori (“Sciurietti” ), broccoli verdi (“Scamizzatura” ), bietole selvatiche (“Aggiti” ), spinaci, patate, melanzane, cipolle ecc… oltre a sugo di pomodoro, salsiccia di maiale, formaggi e ricotta, salumi, “Capuliatu” di pomodoro secco ecc…

Da citare le “Mpanate” a base di carne di agnello (o in alternativa di pollo o tacchino), tipiche del periodo pasquale.

Ma la più “tipica” “Mpanata” acatese è quella con anguille, patate e “Capuliatu” di pomodori secchi, che rappresenta un vero e proprio “piatto tipico” della cittadina di Acate.

Altre tipiche focacce acatesi sono quelle con  spinaci e salsiccia con olive, spinaci e uva passa, “Capuliatu” e cavolfiori (o broccoli), sugo di pomodoro e cipolla e/o patate, sugo di pomodoro e melanzane, ricotta e spinaci, ricotta e salsiccia, patate e salsiccia ecc…

Inoltre vanno citate i “Cassateddi”, focaccine farcite con ricotta dolce tipiche del periodo pasquale.

Vi è infine anche una fiorente produzione di pizze, condite anche esse con ingredienti di vario tipo.

“Fritteddi” e “Mitilugghie”

I “Fritteddi” e i “Mitilugghie” sono prodotti tipici della Provincia di Ragusa la cui preparazione è diffusa anche nel territorio acatese.

I “Fritteddi” sono palline il cui impasto è a base di pasta di farina di semola lievitata (la stessa usata per fare il pane) che vengono fritte in abbondante olio bollente.

I “Mitilugghie” sono simili ai “Fritteddi” ma sono vere e proprie “pagnotte” anch’esse fritte.

Sia “Fritteddi” che “Mitilugghie” possono essere salate o dolci, a seconda di come vengono farcite o condite, anche se la differenza sta che i “Fritteddi” vengono condite già nell’impasto (che può contenere semi di finocchio, ricotta dolce o salata, acciughe ecc…) e inzuppate nel miele, nello zucchero o nel “Vino Cotto” (sciroppo denso a base di carrube).

I “Mitilugghie” invece no, anche anche se la versione dolce possiede zucchero nell’impasto; infatti quelle salate sono insaporite con erbe aromatiche e sale, mentre quelle dolci sono ottime con ricotta zuccherata o creme dolci di vario tipo

Vini acatesi

Presso il territorio acatese viene prodotto vino di ottima qualità da uve da vino locali, dal cui mosto fermentato si ottengono appunto ottimi vini (di solito rossi o rosati).

Il più tipico di questi è il vino rosso noto come “Cerasuolo di Vittoria” ottenuto con uve “Nero d’Avola” e “Frappato”, e che è stato insignito della certificazione “DOCG” ossia “Denominazione di Origine Controllata e Garantita” (vedi la sezione “Vittoria” per saperne di più).

Oltre ad esso vanno citati i vini rossi ottenuti con vitigni “Sirah” e “Cabernet – Sauvignon”, e “bianchi” ottenuti con uve “Inzolia” e “Grillo”, tutti coltivati in territorio acatese.

I vini acatesi sono ottimi per qualsiasi tipo di pasto a base di carne, pesce o verdure.

Il mosto, ossia il succo delle uve spremute per la vinificazione durante la vendemmia, è utilizzato anche per la preparazione di vari dolciumi quali i “Cuddureddi” e a “Mustata”.

Dolciumi tipici

I dolci tipici acatesi sono simili a quelli preparati in gran parte della Sicilia sudorientale (in particolare l’area della Provincia di Ragusa).

Tra essi vanno citati i vari pani dolci di cui citiamo i “Mastazzoli” a base di mandorle, miele (o vino cotto di carrube) e i “Pupi cu l’Ovu” (pani dolci tipici del periodo pasquale aventi varie forme, interamente cosparsi con zuccherini colorati e aventi all’interno un uovo, simbolo della “Resurrezione”).

Da citare anche anche i “Cassateddi” (focacce dolci farcite con ricotta dolce e cannella), la “Pagnuccata” o “Cicerata” (palline di farina di semola legate tra di esse con miele e cosparse con zuccherini colorati), i vari torroni quali “A Giurgiulena” a base di sesamo o quelli alle mandorle (o alle nocciole).

Degne di nota sono le “Chiacchiere di Carnevale” (dolci di sfoglia fritta e cosparsa con zucchero a velo) e i biscotti duri noti come “Pasti Fuorti” a base di zucchero e chiodi di garofano che nel periodo pasquale vengono fatti a forma di colomba, mentre nel periodo dei “Morti” sono chiamati “Ossa di Morto”.

Col già citato “Vino Cotto” di carrube si crea una speciale crema mescolandolo con ricotta fresca, utilizzata come dolce al cucchiaio o per farcire torte caserecce.

Con il mosto proveniente dalle uve per la vinificazione si prepara “A Mustata” (un dolce al cucchiaio ottenuto dalla bollitura del mosto, cosparso con abbondante granella di mandorle), e i “Cuddureddi” (un formato di pasta dolce simile ai “Cavati” cotti nel mosto e cosparsi anch’essi con granella di mandorle).

Ad Acate infine è fiorente la produzione di vari dolci tipici della tradizione culinaria siciliana (cassate, cannoli, granite, torte di vario tipo, frutta di “Pasta Reale” di mandorle ecc…), oltre che di vari tipi di biscotti tra cui quelli “bolliti” tipici del ragusano (aromatizzati con semi di finocchio o anice), o quelli alle mandorle, agli agrumi al cioccolato, alla frutta secca ecc…

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Artigianato acatese

La Costruzione dei Carri di Carnevale di Acate

Acate è uno dei centri del ragusano in cui è radicata l’arte artigianale della costruzione dei Carri di Carnevale.

La costruzione dei carri carnascialeschi, comune a quella che avviene in altri centri della Sicilia sudorientale in cui viene fastosamente celebrato il Carnevale (in Provincia di Ragusa ciò avviene a Chiaramonte Gulfi e Monterosso Almo).

Essi sono noti come “Carri Allegorici” perché rappresentano “un’ironica allegoria” basata su eventi storici, fatti di cronaca locale, nazionale ed internazionale, o su personaggi famosi e fenomeni di tendenza.

Ad Acate la creazione di un “Carro di Carnevale” prevede un periodo di tempo più o meno lungo a seconda di come esso viene assemblato.

Il carro comprende una struttura portante in legno o metallo che prevede anche parti semoventi che creano il movimento; tutto ciò viene ricoperto dai “bozzetti” di cartapesta che vanno a completarne l’opera. 

Il carro viene quindi assemblato con i bozzetti (ovviamente dipinti), comprendendo i generatori di corrente che alimentano i dispositivi di movimento e le luci poste esternamente, oltre all’amplificazione sonora.

I carri più belli vengono premiati la sera del Martedì Grasso.

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Strutture ricettive acatesi

Visita il sito www.tripadvisor.it per saperne di più su hotel, case vacanze, bed & breakfast, pub, discoteche, ristoranti.

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Fotogallery di Acate

(in allestimento)

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