Area Archeologica “Cava d’Ispica”

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Area Archeologica
“Cava d’Ispica”
(Territori di Ispica, Modica e Rosolini)

Mappa dell’Area Archeologica di Cava d’Ispica


Mappa di Cava d’Ispica (per ingrandire la mappa clicca qui)

Cenni principali e storici sulla Cava d’Ispica


Foto panoramica della Cava d’Ispica.

La Cava d’Ispica è una vasta cavità di tipo ibleo tra le più importanti dei Monti Iblei.

Questa cava iblea è sede di un’ampia zona naturalistico – archeologica compresa tra i territori comunali di Ispica (da cui prende il nome), Modica, e in minima parte di Rosolini (in Provincia di Siracusa).

All’interno della cava scorreva un d’acqua ormai prosciugato, noto come “Torrente Favara” o “Busaitone” che si originava dalle sorgenti Baravitalla, Pernamazzoni, Medica e Scalepiane (in territorio di Modica), Serramontone e Favara (in quello ispicese).

L’unica di esse ad avere ancora una discreta riserva idrica è la “Sorgente Medica”, che va ad alimentare l’acquedotto comunale di Ispica.

Il corso d’acqua è noto anche come “Fiume Serramontone” per via dell’omonima sorgente (ormai secca) che lo alimentava, ubicata presso l’omonima area iblea prospiciente alla  “Grotta di Sant’Ilarione” (a nord del “Parco Forza”).

In questo punto era posto il “Vurvu a Campana” ossia un tipico “laghetto fluviale” ovviamente secco, che doveva essere simile a quelli posti lungo i vari corsi d’acqua dei Monti Iblei tra le Province di Ragusa e Siracusa.

La Sorgente “Favara”, posta presso l’omonima contrada ubicata a sudest di Ispica, è quella ancora “attiva” anche se posta al di fuori del vero e proprio “cuore” della cava iblea.

Essa alimenta un breve corso d’acqua la cui foce nota come “Gorgo Chiaro” è ubicata ad ovest della località balneare ispicese di Santa Maria del Focallo.

La Cava d’Ispica racchiude al suo interno il sito archeologico rupestre più importante della Sicilia sudorientale al pari di Pantalica (quest’ultimo posto in Provincia di Siracusa tra i territori di Sortino, Ferla e Cassaro), noto per la presenza di rovine di diverse epoche tutte concentrate in un’unica cava iblea.

Più volte è stata menzionata una probabile candidatura della Cava d’Ispica all’interno della lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco assieme alla Cava Grande del Cassibile (situata quasi per intero in territorio di Avola, in Provincia di Siracusa).

Dal 2019 la Cava d’Ispica fa parte del “Parco Archeologico Kamarina – Cava d’Ispica” (pagina facebook).

La Cava d’Ispica è ampiamente antropizzata (anche se il suo tratto centrale e alcune aree sono ancora un po’ impervie da visitare) ed è suddivisa in tre zone:

  • Cava d’Ispica Sud;
  • Cava d’Ispica Nord;
  • Cava d’Ispica Est.

L’area di “Cava ‘Ispica Sud” è quella posta a ridosso della città ispicese, e comprende ciò che resta della medievale “Spaccaforno”, e con molta probabilità i ruderi del presunto centro abitato greco – romano di “Hyspa”.

Essa è raggiungibile dalla S.P. 47 “Traversa Barriera” meglio nota come “Strada della Barriera” (che collega il centro storico ispicese alle SS 115 Ispica – Rosolini e S.P. 46 Ispica – Pozzallo, andando in direzione “Cava d’Ispica – Parco Forza”) chiamata così dall’omonima area della cava in cui erano poste le mura dell’antica “Spaccaforno”, le cui principali rovine archeologiche sono collocate presso l’area nota come “Parco Forza”.

I siti principali sono:

  • i resti del Castello Medievale noto come “Il Fortilizio”;
  • le rovine delle Chiese Medievali Ispicesi tra cui quelle della “Santissima Annunziata”, di “San Bartolomeo” e di “Santa Maria della Cava” (in quest’ultima è presente ancora una Cappella Rupestre ancora aperta al culto);
  • il sito rupestre noto come “Centoscale”;
  • le Chiese e i Conventi Rupestri della cava (Sant’Ilarione, Grotte di Lintana, Sant’Agata, San Teodoro ecc…);
  • le Concerie medievali di Cava d’Ispica;
  • la Necropoli rupestre di Scalaricotta;
  • l’area nota come “Vignale San Giovanni” in cui è posta una chiesetta medievale consacrata un tempo a “San Giovanni Battista”;
  • i probabili resti di epoca greco – romana del centro abitato di “Hyspa”;
  • le “Case – Grotta” di Cava d’Ispica che vennero abitate fino alla seconda metà del 1800 essendo a loro volta utilizzate come rifugi antiaerei durante la II guerra mondiale.

A ciò si aggiungono l’ex Macello antistante all’ingresso del sito archeologico, i ruderi del “Mulino della Barriera”, la strada panoramica del “Belvedere Lungocava”, la limitrofa “Cava Mortella” e le aree rupestri di “Cava Tuono – Santa Maria di Gesù”, “Scalanuova” e “Albero dei Sospiri”.


L’area archeologica del “Parco Forza”.


“Case – grotta” poste presso l’area del Parco Forza.


La Necropoli di Santa Maria di Gesù.


L’area archeologica di Vignale San Giovanni.

L’area di Cava d’Ispica Nord, che corrisponderebbe all’antico insediamento siculo di “Tyracina”, è posta in territorio di Modica.

Secondo a quanto riferisce lo storico Diodoro Siculo, essa era considerata la “Città degli Uomini Invincibili” perché la sua popolazione di origine sicula resistette ad un lungo assedio siracusano avvenuto nel 440 a.C. durante la guerra contro il guerriero Ducezio (con a cui gli abitanti di Tyracina erano alleati), che terminò con una prima distruzione del centro abitato che comprese il massacro di gran parte della sua popolazione che si oppose agli aretusei.

Intorno al 40 d.C. circa, in epoca romana, con molta probabilità Tyracina si diffuse il cristianesimo  grazie all’operato di “San Pancrazio Martire” (allora Vescovo di Taormina) e del suo discepolo Epafrodito.

Al vescovo taorminese sarebbe stata intitolata la “Basilica di San Pancrati” sorta con molta probabilità sul sito occupato da un tempio di epoca greca (consacrato al dio Apollo?), oggi ridotta allo stato di rudere.

Il sito abitativo di Tyracina sarebbe stato abbandonato nel 875 in seguito alla conquista araba della Sicilia, andando definitivamente in rovina e quindi distrutto anche a causa di vari terremoto (tra cui quello dell’11 Gennaio 1693).

Si tratta dell’area archeologica che comprende i siti rupestri più interessanti della Provincia di Ragusa, ubicata in gran parte all’interno del territorio di Modica (Baravitalla, Larderia, Calicantone, Pernamazzoni, Scalepiane) e in minore parte di Ispica (Scorsone – Zucchero) e di Rosolini in Provincia di Siracusa (Contrada Grotticelli). 

Cava d’Ispica Nord racchiude al suo interno le principali rovine rupestri neolitiche, paleocristiane e bizantine della cavità iblea, a cui si aggiunge un caratteristico Mulino ad acqua ancora funzionante, divenuto un sito museale.

I siti principali sono:

  • le aree rupestri di epoca neolitica e bizantina di Contrada Baravitalla comprendenti la “Grotta della Signora”, la “Tomba del Principe”, la “Grotta dei Santi”, le “Grotte di Serra Pero” e la “Chiesa Rupestre di San Nicola”;
  • le rovine della Chiesa bizantina di San Pancrati;
  • il Mulino “Cavallo” di Cava d’Ispica nord;
  • le aree funerarie rupestri di Cava Ispica nord comprendenti le “Catacombe della Larderia” (le più grandi in Sicilia tra quelle interamente scavate nella roccia), le “Catacombe del Camposanto” e l’Ipogeo degli Antonii”;
  • il “Ginnasio Rupestre di Cava d’Ispica”;
  • la “Grotta di Santa Maria” e il limitrofo insediamento abitativo delle “Grotte Cadute;
  • L’Oratorio Rupestre della “Spezieria”;
  • le aree rupestri di Pernamazzoni, Cava Lavinaro e Calicantone;
  • il sito protostorico noto come “Castello Sicano” appartenente all’insediamento di “Tyracina”, con i sottostanti “Dieri di Cava d’Ispica”;
  • l’area di Scale Piane comprendente le “Grotte Giardina” e il Convento Rupestre di Contrada Scale Piane, nel quale sarebbe collocato il “Sacello di Sant’Alessandra”;
  • l’area di Contrada Grotticelli posta in territorio rosolinese, in cui vi sono poste le “Grotte Capreria” e la “Chiesa Rupestre di Sant’Isidoro”, e i limitrofi siti di Contrada Scorsone – Zucchero.


La “Tomba del Principe” di Contrada Baravitalla.

I ruderi della Chiesa di San Pancrati.


Le Catacombe della Larderia.


La Grotta di Santa Maria.

L’area di Cava d’Ispica Est è posta interamente in territorio ispicese, e comprende il tratto che va dalla “Sorgente Favara” alla foce dell’omonimo torrente collocata presso il litorale di Santa Maria del Focallo.

Le rovine più importanti sono quelle del sito funerario di epoca paleocristiana sito nella località nota come “San Marco”.

Esso è il più grande sito cimiteriale di tipo rupestre della Provincia di Ragusa che comprende varie grotte sepolcrali, essendo tra l’altro il secondo per estensione di tipo paleocristiano dopo le Catacombe di Siracusa compreso all’interno dell’area del Val di Noto.

Dalle rovine presenti presso l’intero tratto della Cava d’Ispica possiamo dedurre che quest’area ha svolto (e in parte continua a svolgere tuttora) un’importante funzione storica per le limitrofe popolazioni durante i secoli sia avanti che dopo Cristo in cui essa fu frequentata da popolazioni di origine sicana, sicula, greca, romana, bizantina e araba.

Proprio all’interno di questa cavità si sviluppò la storia dell’odierna cittadina di Ispica.

Infatti l’area limitrofa al Colle Calandra (sito collinare su cui è posta l’odierna città ispicese) fu con molta probabilità sede dell’originario sito abitativo di epoca greco – romana noto come “Hyspa”, da cui derivò il toponimo “Hyspicaefundus” (“Fondo di Hyspa”) derivante dal limitrofo corso d’acqua ormai secco che attraversava la cava iblea.

Il limitrofo torrente è noto come “Busaitone”, toponimo che deriverebbe dal nome del dio “Poseidone” a cui sarebbe stato dedicato un tempio ubicato in quella che fu l’Acropoli di Hyspa corrispondente alla rupe comprendente l’attuale area di “Parco Forza”.

Secondo vari studi l’ubicazione di esso corrisponderebbe al punto in cui era ubicata la non più esistente Chiesa della Santissima Annunziata (area meridionale di Parco Forza).

Durante il periodo alto medievale, presso il tratto settentrionale dell’area “ispicese” della cava presumibilmente tra il 363 e il 365 d.C. dimorò “Sant’Ilarione da Gaza”.

Dal toponimo latino derivò il nome di “Spaccaforno”, la città medievale che si divideva tra il fondo della cava e le propaggini nordorientali del Colle Calandra.

Il toponimo viene citato la prima volta in una bolla papale del 1169 redatta da Papa Alessandro III.

Durante i 300 anni di dominazione normanna, sveva, angioina e aragonese, Spaccaforno non fu sede di un vero e proprio governo, appartenendo a vari “reggenti”.

Durante il secolo 1300 il Conte Berengario Barberi di Monterosso che fu l’ultimo reggente di Spaccaforno, donò la proprietà di essa alla Regina Eleonora (moglie di Re Federico II di Aragona) divenendo proprietà “demaniale”, usufruendo di un vero e proprio “piano di governo”.

Spaccaforno passò poi a Pietro II di Aragona che a sua volta la cedette al fratello Guglielmo di Aragona, che di conseguenza la cedette al maggiordomo Manfredi Lancia.

Nel 1367 Spaccaforno venne occupata dal cavaliere ragusano Francesco Prefoglio, divenendone “Signore ” solo nel 1375.

Successivamente Spaccaforno fece parte della Contea di Modica, allora retta dai Conti Chiaramonte.

Dopo la condanna a morte del Conte Andrea Chiaramonte avvenuta nel 1392, Spaccaforno e di conseguenza la Contea di Modica appartennero al Conte Bernardo Cabrera.

Il figlio di quest’ultimo, Giovanni Bernardo, nel 1426 vendette le terre di Spaccaforno al nobile netino Nicolò Speciale (che nel frattempo divenne Viceré di Sicilia).

Spaccaforno appartenne di nuovo ai Conti Cabrera di Modica nel 1445, ma nel 1453 venne venduta alla famiglia Caruso (sempre di Noto).

Spaccaforno fu quindi l’unico comune dell’area sudorientale dell’attuale Provincia di Ragusa a non far parte della “Contea di Modica”.

Nel 1497 Ispica passò alla famiglia palermitana degli Statella, proprietaria proprietaria dei Feudi di Mongialino presso Mineo in Provincia di Catania, e di Cassaro in quella di Siracusa.

Gli Statella furono i feudatari del “Marchesato di Spaccaforno”, a cui appartenne fino alla prima metà del 1800.

Al centro di un’altura a ridosso tra la cava e l’attuale città, sorgeva in posizione inespugnabile il “Castello di Spaccaforno”, che divenne anche la prediletta residenza della potente famiglia Statella, prima del crollo dell’antica città ispicese in seguito al terremoto dell’11 Gennaio 1693.

Dopo questo sisma la cava (perlomeno il tratto ispicese) non venne del tutto abbandonata in quanto molti continuarono a vivere all’interno delle già citate “Case – Grotta” in gran parte ubicate presso il quartiere della “Barriera” posto lungo l’estrema propaggine orientale della Cava d’Ispica.

Coloro che continuarono a dimorare dentro questi siti abitativi piuttosto simili alle aree di Chiafura (Scicli), Modica e Ragusa Ibla (per rimanere in Provincia di Ragusa), si guadagnavano da vivere coltivando presso i limitrofi terrazzamenti sulla cava o praticando l’allevamento mediante l’ausilio di vere e proprie “stalle rupestri” (ottenute da grotte che ebbero secoli prima funzioni sacre o funerarie) mentre l’attuale Ispica veniva ricostruita sull’attiguo colle.

L’area archeologica venne visitata e documentata dall’artista e studioso francese Jean-Pierre Houël nel secolo 1700, ma essa sarà studiata da diversi archeologi tra i secoli 1800 e 1900 (e gli studi proseguono tuttora).

Tra gli archeologi più noti che hanno studiato l’area vanno citati il roveretano Paolo Orsi, il tedesco Adolf Holm e il comisano Biagio Pace che definì la Cava d’Ispica “una delle più grandi curiosità archeologiche della Sicilia “.

Anche molti ispicesi hanno giustamente (e continuano ancora) a studiare la cavità; tra loro vanno citati gli studiosi Innocenzo Leontini (vissuto durante la prima metà del 1900) che scoprì la necropoli di località “Albero dei Sospiri”, Antonino Moltisanti e Melchiorre Trigila.

Nel frattempo il flusso del corso d’acqua cominciò man mano a diminuire, e in conseguenza a ciò il letto del torrente che lambiva l’antica Spaccaforno diventò del tutto secco.

Oggi l’intera cava è divenuta un grande “Parco Archeologico” con due distinte aree di accesso note come “Parco Forza – Cava d’Ispica Sud” (la zona della cava a ridosso della città di Ispica) e “Cava d’Ispica Nord” (posta quasi per intero in territorio modicano), in cui per entrarvi bisogna pagare un biglietto d’ingresso.

  • “Parco Forza – Cava d’Ispica Sud” 2 Euro (1 Euro ridotto);
  • “Cava d’Ispica Nord” 4 Euro (2 Euro ridotto).

Ovviamente vi sono aree che si possono visitare gratuitamente come ad esempio la Chiesa di Santa Maria la Cava o l’area rupestre della Barriera, e si possono compiere escursioni del tutto gratuite entrando in punti della cava meno accessibili e in un certo senso più pericolosi (Grotticelli – Scalepiane – Crocifia – Cava Mortella) o percorrendo il letto dell’antico torrente che solcava la cava che ormai risulta prosciugato ad eccezione del tratto finale alimentato dalla Sorgente Favara.

Infatti il letto del torrente della Cava d’Ispica noto come “Busaitone”, “Pernamazzoni” o “Favara”, è un vero e proprio “sentiero”, anche se in inverno durante le forti piogge potrebbe arrivare ad avere un consistente scorrimento idrico.

Un tempo però le acque che solcavano questa cava erano abbondanti tant’è che vi erano posti dei mulini ad acqua di cui quelli più noti sono i Mulini Infante, dei Tre Ladri, Pernamazzoni (ormai in rovina) e “Cavallo” (che è quello ancora attivo ospitante un museo antropologico).

Va detto infine che presso la Cava d’Ispica (zona “Parco Forza”) ogni anno viene organizzato un folcloristico “Presepe Vivente” considerato come quello più grande e importante della Sicilia sudorientale (presepeviventeispica.com).

Per maggiori informazioni su escursioni e eventi contattate l’Associazione “Cava d’Ispica” che si occupa anche del “Centro Documentale” di Piazza Statella che riguarda l’importante cavità iblea posta tra i territori di Ispica, Modica e Rosolini (sito web www.cavadispica.org), oppure consultare la pagina facebook del Parco Archeologico Kamarina – Cava d’Ispica.

Sottosezioni

Luoghi da visitare

Cava d’Ispica Sud (Ispica)

Cava d’Ispica Nord (Ispica – Modica – Rosolini)

Cava d’Ispica Est (Ispica – Santa Maria del Focallo)

Feste, tradizioni ed eventi di Cava d’Ispica

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