Ispica

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Ispica
(Cava d’Ispica – Santa Maria del Focallo)

Mappa di Ispica e del suo territorio


Mappa di Ispica (per ingrandire la mappa clicca qui).

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Cenni principali su Ispica


Foto panoramica di Ispica.

La città di Ispica, localmente nota con l’antico nome di “Spaccafurnu”, è la più orientale della Provincia di Ragusa, ed è la più “vicina” alla Provincia di Siracusa (in particolare ai territori comunali di Rosolini, Pachino e Noto).

Ispica dista circa 31 chilometri dal capoluogo Ragusa, e il suo territorio comunale confina con le aree appartenenti alle vicine città di Modica, Pozzallo e Rosolini (SR).

La cittadina è situata sul rilievo ibleo noto come “Colle Calandra” che si affaccia ad est sulla Cava d’Ispica, cavità di tipo ibleo solcata dal Torrente Favara (noto anche come “Pernamazzoni” o “Busaitone”); ad ovest Ispica è invece delimitata dalla Cava Salvia, in cui scorre l’omonimo torrente.

Sullo sperone orientale di questo sito collinare prospiciente alla Cava d’Ispica, era ubicata la medievale “Spaccaforno” le cui rovine sono poste in gran parte all’interno dell’area nota come “Parco Forza”.

La cittadina di Ispica posta sul Colle Calandra.

Ispica è nota anche come “Città della Carota” per via del suo principale prodotto tipico, la “Carota di Novella di Ispica” avente certificazione “IGP” (“Indicazione Geografica Protetta”).

Un altro prodotto tipico è il “Sesamo di Ispica”, divenuto “Presidio Slow Food”.

Ispica è nota anche come la “Città degli Statella” poiché l’omonima e nota famiglia siciliana (a cui appartennero militari, politici e personalità religiose) ebbe qui il suo “feudo” principale; difatti lo stemma comunale cittadino raffigura quello araldico della suddetta famiglia nobiliare.

Ispica viene anche citata come “Porta del Ragusano” essendo il primo centro abitato che si incontra in Provincia di Ragusa venendo dalla vicina Provincia di Siracusa; infatti la cittadina risulta attraversata dalla SS 115 congiungendosi ai tratti “Ispica – Rosolini” e “Ispica – Modica” da cui si raggiungono rispettivamente le città di Siracusa e Ragusa.

Tramite il tratto della SS 115 per Rosolini, Ispica è collegata alla A 18 Siracusa – Gela attualmente in esercizio fino alla cittadina rosolinese, in attesa della costruzione del tratto per Modica che prevede la presenza dello svincolo per la Ispica e Pozzallo.

Nei pressi dell’imbocco della SS 115, è posto lo scalo ferroviario che collega Ispica alla Ferrovia “Siracusa – Ragusa – Gela – Canicattì – Caltanissetta Xirbi”.

L’area urbana di Ispica, posta sulla sommità del Colle Calandra, presenta due zone ben distinte: la parte moderna posta nell’area sudoccidentale e il centro storico collocato in quella nordorientale.

Le due zone sono separate idealmente tra loro dalla “Via Statale” che tuttora funge da “strada principale” che funge da raccordo tra i sopracitati tratti della SS 115 da cui si raggiungono alcuni dei principali centri abitati del ragusano (Modica, Ragusa, Comiso e Vittoria) venendo dalla Provincia di Siracusa (quindi dalla rete autostradale siciliana, che termina a Rosolini), e viceversa alcuni dei principali centri del siracusano (Rosolini, Noto, Avola e Siracusa) provenenendo dalla Provincia di Ragusa.

La “Via Statale” corrisponde al tracciato cittadino della SS 115 che in attesa della costruzione dei tratti autostradali della “Siracusa – Gela” per Modica e della “Ragusa – Catania”, è attualmente l’arteria stradale più importante del ragusano assieme alle SS 194 e SS 514.

Questa strada “taglia” in maniera obliqua l’intero tessuto urbano ispicese contraddistinto da un’assetto stradale a “griglia” con vie parallele e perpendicolari tra loro, fatta eccezione per l’area nordorientale del centro storico, ossia quella più antica dell’attuale area urbana in cui le strade sono strette e un po’ tortuose.

Lo stile architettonico predominante del centro storico ispicese è il “liberty” tant’è che questa cittadina viene considerata come uno dei più importanti esempi di questo stile architettonico almeno per quanto riguarda la Provincia di Ragusa.

Sono anche presenti interessanti edifici in stile tardo barocco settecentesco, e  addirittura costruzioni di epoca medievale.

La bellezza del centro storico ispicese ha inoltre ispirato molti registi che qui hanno girato diversi film, di cui il più celebre è “Divorzio all’Italiana” del regista Pietro Germi, le cui riprese cinematografiche vennero effettuate nel 1960 all’interno della cittadina posta sul Colle Calandra.

Ispica fa inoltre parte dei cosiddetti “Luoghi di Montalbano”, in quanto presso il suo centro urbano e all’interno di alcuni dei suoi edifici sono state girate varie scene del noto telefilm “Il Commissario Montalbano” , che involontariamente ha svolto (e tuttora svolge) un’ottima pubblicità turistica per il territorio ragusano (dato che le scene di questo sceneggiato televisivo sono ambientate in gran parte della Provincia di Ragusa), comprendendo anche la cittadina ispicese.

Inoltre Ispica è stata oggetti di varie riprese cinematografiche di film e telefilm più o meno famosi.

In seguito a ciò è stata creata un’associazione culturale nota come “Ispica da Oscar” (sito web www.ispicadaoscar.com), per promuovere il turismo cittadino facendo proprio proprio leva sulle sopracitate riprese cinematografiche effettuate all’interno della cittadina ispicese.

La principale strada d’accesso al centro storico di Ispica è il Corso Umberto I, lungo viale alberato ora isola pedonale, in cui sono posti il monumentale Palazzo Bruno di Belmonte (attuale Municipio di Ispica) che è uno dei più importanti esempi del liberty siciliano (stile appartenente anche a vicini edifici abitativi), e l’ex Mercato Cittadino.


Il Corso Umberto I.


Il Palazzo Bruno di Belmonte.

Da qui si raggiunge l’ampia ed elegante “Piazza Unità d’Italia” un tempo nota come Piazza Regina Margherita.

Essa è la principale piazza della città che funge anche da principale area di verde pubblico, presso la quale si affacciano la barocca Chiesa Madre di San Bartolomeo, il Palazzo Bruno (in stile liberty), e il Palazzo Cerruto.


Piazza Unità d’Italia con la Chiesa Madre di San Bartolomeo.

Altra via di accesso è l’asse viario formato dalle Vie Ciano Costanzo e XX Settembre posto ad oriente, che collegano sempre la Via Statale alla Piazza Unità d’Italia.

Limitrofe a questa zona vi sono la Piazza Santa Maria Maggiore con l’omonima Chiesa barocca e l’elegante loggiato settecentesco progettato dall’architetto Vincenzo Sinatra, che è uno dei principali simboli della città ispicese e prossimo candidato ad entrare nei Patrimoni dell’Umanità Unesco per la sua unicità


La Piazza di Santa Maria Maggiore.


Il Loggiato della Piazza di Santa Maria Maggiore.

Nelle vicinanze possiamo ammirare il barocco Palazzo Gambuzza.

Dal Corso Garibaldi possiamo raggiungere la Piazza Santissima Annunziata, in cui è posta la Chiesa della Santissima Annunziata col suo lungo ed elegante campanile.

Il Corso Garibaldi di Ispica.


La Piazza Santissima Annunziata.

Dalla Piazza Santissima Annunziata, tramite il Corso Vittorio Emanuele raggiungiamo la zona più antica del centro storico cittadino  posta su di una rupe a strapiombo sulla Cava di Ispica.

Essa corrisponde all’area “medievale” dell’attuale città ispicese in cui possiamo ammirare le Chiese di Sant’Antonio Abate, di Sant’Anna, di Santa Maria del Carmine (Patrona di Ispica) e di Santa Maria di Gesù, oltre a vari edifici settecenteschi in stile barocco.

Il territorio ibleo limitrofo alla città comprende innanzitutto l’importante area archeologica di Cava d’Ispica, contraddistinta dalla presenza di interessanti rovine archeologiche di varie epoche.

Presso quest’area è posto quello che era il principale “nucleo” della medievale città ispicese, le cui rovine sono poste presso il cosiddetto “Parco Forza” (area ubicata a nordest di Ispica).

Qui infatti sono ubicati ruderi del Castello di Ispica, i ruderi di alcune chiese come quella dell’Annunziata, la Chiesa Rupestre di Santa Maria della Cava, i Villaggi Rupestri di epoca Bizantina e le Catacombe neolitiche, sicule e paleocristiane.


La Cava d’Ispica.

Un’altra area interessante è quella del sistema di cave iblee formato dalle Cave Martorina – Coda di Lupo – Salvia, meglio noto come “Cava Salvia” in cui sono sempre rovine di tipo rupestre, posto ad ovest di Ispica.

A nord e a sud di Ispica sono ubicate altre interessanti aree iblee tra cui vanno citate quelle delle di Contrada Sulla, di Cava Scardina, di Cava Albarcara e di Contrada Marabino.

Ad est di Ispica, vi sono le interessanti aree rurali ubicate presso le propaggini occidentali dei “Promontorio di Pachino”, solcate dal tratto terminale del Torrente Favara sul quale sono poste le Catacombe di Contrada San Marco.

Il territorio di Ispica è anche contraddistinto dalla presenza di interessanti aree marine ubicate presso la frazione di Santa Maria del Focallo.

Essa è una borgata balneare posta presso la foce del Torrente Favara, che comprende le splendide scogliere della limitrofa zona nota come “Marza” che sono “Punta Ciriga” il cui “Scoglio Iannuzzo” è il punto più a sud della Provincia di Ragusa) e “Porto Ulisse”.

 A ciò si aggiunge unna splendida spiaggia sabbiosa che arriva fino a Pozzallo ed è quasi per intero contraddistinta da dune di sabbia note come “Macconi”, contraddistinte da una particolare e caratteristica vegetazione.

Da citare la presenza di un folto bosco di acacie e pini marittimi posto nella località nota come “Maccone Bianco”.

Presso Santa Maria del Focallo sono poste diverse strutture ricettive particolarmente attive durante nel periodo estivo.

L’area ad oriente di Santa Maria del Focallo è inoltre caratterizzata dalla presenza di “Pantani”, ossia aree umide o per meglio dire “laghi costieri” di cui i più importanti sono i Pantani Gorgo Salato, Bruno – Marza e Longarini.

Quest’ultimo rappresenta il più grande lago costiero della Sicilia sudorientale (e il secondo per estensione dell’isola dopo il Biviere di Gela), confinante col territorio pachinese e quindi con la Provincia di Siracusa.


Il Pantano Longarini.

Per la pulizia del suo litorale e per l’ambiente circostante incontaminato (come le acque del Mediterraneo che lo bagnano), il litorale di Santa Maria del Focallo ha ricevuto molte volte il riconoscimento della “Bandiera Blu”.

Di Ispica fa parte il curioso isolotto noto come “Isola dei Porri” posto al largo di Santa Maria del Focallo.


Il litorale di Santa Maria del Focallo.

Per quanto riguarda tradizioni folcloristiche e prodotti tipici, Ispica è rinomata per la “Pasqua Ispicese”, la festa popolare più importante di Ispica che comprende i toccanti i riti della “Simana Santa” legata ai culti del “Santissimo Cristo alla Colonna”, del “Santissimo Cristo con la Croce” e del “Cristo Risorto”.

A ciò si aggiungono tante altre feste di cui citiamo tra le più importanti quelle in onore di “San Giuseppe”, di “Santa Maria del Carmine” (la “Patrona” cittadina), di “Santa Maria Assunta”, di “Santa Maria Addolorata” e del “Santo Natale” comprendente lo svolgimento del pittoresco “Presepe Vivente” alla Cava d’Ispica.

La notorietà di Ispica la si deve anche ai prodotti tipici locali, tra i quali il più importante è la “Carota Novella di Ispica” (con certificazione IGP), ma non sono meno importanti le varie primizie ortofrutticole coltivate in serra, la fiorente produzione vitivinicola e la presenza di tanti piatti tipici tradizionali tipici.


La Carota Novella di Ispica.

Ispica infine fa parte dei diversi enti turistici: Associazione Nazionale “Città del Vino” (www.cittadelvino.it), Associazione Nazionale “Città dei Sapori” (www.cittadeisapori.it), Strada del Vino “Val di Noto” (www.stradadelvaldinoto.it), Strada del Vino “Cerasuolo di Vittoria” (www.stradadelvinocerasuolodivittoria.it), “GAL (Gruppo d Azione Locale) Terra Barocca” (galterrabarocca.com), “Distretto Turistico Sudest” (www.distrettoturisticosudest.com), e “GAC (Gruppo di Azione Costiera) dei Due Mari” (www.gacdeiduemari.it).

Ispica è gemellata con le città di Rüti (Svizzera) e Slatina (Romania).

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Statistiche generali

  • Nome in siciliano: “Spaccafurnu” ;
  • Abitanti: ispicesi;
  • Popolazione abitante: 16005 abitanti;
  • Comuni confinanti: Modica, Pozzallo (RG), Rosolini, PachinoNoto (SR);
  • Fiumi e torrenti limitrofi: Torrente Favara (Fiumara della Cava di Ispica – Torrente Pernamazzoni o Busaitone), Torrente Gariffi, Torrente Graffetta, Torrente Martorina – Coda di Lupo – Salvia, Torrente Scardina – Cipolla;
  • Zone lacustri: Pantani di Santa Maria del Focallo (Pantani Bruno – Marza, Gariffi, Gorgo Salato, Longarini);
  • Monti e rilievi limitrofi: Colle Calandra, Cozzo Ricci – Crocifia, Poggio S. Pandino, Poggio Salmeci, Poggio Tremiglia;
  • Clima: freddo e umido in inverno con eventuali precipitazionicaldo e torrido in estate con venti di ponente o sciroccomite con eventuali piogge in autunno e primavera;
  • Santa Patrona: Santa Maria del Carmine;
  • Altri Santi venerati: San Giovanni Bosco, San Biagio, San Giuseppe, Santa Croce, “Santa Cascia”, “Santissimo Cristo alla Colonna”, “Santissimo Cristo con la Croce”, “Santissimo Cristo Risorto”, San Domenico Savio, Santa Rita da Cascia, Sant’Antonio di Padova, Madonna della Grazia, Santa Maria AssuntaSanta Maria Immacolata, Santa Maria Addolorata, Santa Lucia Martire, Sacra Famiglia;
  • Economia ispicese: agricoltura, allevamento, turismo, settore commercialeeconomia commerciale a conduzione familiare, commercio agroalimentare;
  • Prodotti tipici e specialità gastronomiche: Carota Novella di Ispica, primizie da serra (pomodori, melanzane, peperoni, zucchine ecc…), legumi, formaggi, salumi e insaccati, focacce caserecce, dolciumi tradizionali;

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Come raggiungere Ispica

Via Auto

Via Treno

  • Sul sito www.trenitalia.com compila il modulo con le città di partenza e le città di arrivo (in questo caso Ispica) per conoscere giorni, orari e durata del viaggio.

Via Aereo

  • Gli aeroporti più vicini a Ispica sono quelli di Catania (Aeroporto Fontanarossa “Vincenzo Bellini” www.aeroporto.catania.it) e di Comiso (Aeroporto “Pio La Torre” www.aeroportodicomiso.eu), sui siti controllate gli orari dei voli, e sui siti delle autolinee controllate gli orari degli autobus che dagli aeroporti di Catania e Comiso conducono a Ispica;

Via Autobus

Via Mare

  • Ispica è raggiungibile via mare dagli scali di Pozzallo (RG), Catania, Messina, Milazzo (ME), Termini Imerese (PA), Palermo e Trapani (per le informazioni stradali vedere paragrafi sopracitati); per saperne di più visitate il sito www.traghettilines.it.

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Storia di Ispica

Dal periodo protostorico (2000 a.C.) alla distruzione seicentesca (1693)

Il territorio ispicese nel periodo protostorico si presentava già come un’area adatta ad ospitare molti insediamenti primitivi.

Infatti nelle contrade iblee poste attorno all’attuale cittadina vi sono molte testimonianze di ciò.

L’area che più si apprestava ad ospitare insediamenti era la Cava di Ispica.

Coloro che cominciarono ad abitare le pareti di questa cavità (in particolare quelle a ridotto del confine con i territori di Modica e Rosolini) con molta probabilità erano di etnia sicana.

Il principale abitato era arroccato presso quello che oggi è chiamato “Castello Sicano”, posto nel tratto modicano della cava.

In seguito ai conflitti tra sicani e siculi, furono questi ultimi a dimorare nei pressi della cava, mentre nelle pareti vi erano collocate le aree cimiteriali formate da necropoli rupestri.

Durante il periodo protostorico, le aree abitative più importanti che comprendevano anche siti funerar di tipo rupestre, erano quelle di Baravitalla, Grotta della Signora, Scalaricotta, Pernamazzoni, Calicantone e appunto del Castello Sicano.

L’area doveva essere densamente popolata da gente di etnia sicula anche in epoca greca.

Sicuramente l’abitato cominciò a delinearsi nei secoli in cui la Sicilia apparteneva alla cosiddetta “Sicilia Greca”, la cui “colonia” più importante fu la vicina Siracusa (fondata nel 754 a.C. da coloni provenienti dalla città greca di Corinto).

Secondo alcuni studi condotti da vari studiosi (tra i quali figura anche l’ispicese Melchiorre Trigila), il villaggio molto probabilmente era diviso in due siti:

  • “Hyspa” (o “Ipa”) riconducibile all’attuale area di “Parco Forza”, limitrofa all’odierna area urbana di Ispica che trae il nome dal limitrofo corso d’acqua (il Torrente Favara);
  • “Tyracina”, collocata invece sul versante nord della Cava di Ispica nei pressi delle aree di Baravitalla, Crocifia e Calicantone (tra il territorio ispicese, rosolinese e modicano), nei pressi del cosiddetto “Castello Sicano”.

La comunità che abitava a ridosso della cavità praticava l’agricoltura e allevamento.

Molto probabilmente vi era anche la presenza di un avamposto militare presso l’area di Tyracina.

E ciò sarebbe stato documentato dallo storico Diodoro Siculo, che narra di un assedio avvenuto nel al 440 a.C. perpetrato dall’esercito di Siracusa nei confronti di Tyracina, città sicula alleata del guerriero Ducezio.

I siracusani assediarono Tyracina invano poiché essa resistette con veemenza meritandosi l’appellativo di “Città degli Uomini Invincibili”, che però venne conquistata e distrutta dall’esercito siracusano che sterminò gran parte di coloro che si sono opposti al loro assedio.

Il centro abitato venne comunque ricostruito, e di essa fa riferimento un’epigrafe del 198 a.C. rinvenuta presso l’area archeologica della città greca di Delfi in cui essa è chiamata “Tyrakion”.

Molto probabilmente “Hyspa” e “Tyracina” non formavano due veri e propri “centri abitati”, ma si trattava di un agglomerato di varie aree abitative sparse lungo la cavità, provviste di aree funerarie comprendenti sepolcri a fossa.

Durante il periodo romano l’area abitativa limitrofa all’attuale Ispica, venne chiamata “Hyspicaefundus” che significa “Fondo di Ispica”.

Il toponimo derivera da “Hyspa”, nome che indicava l’attuale Torrente Favara.

Questo nome però col formarsi della lingua siciliana, si tramutò in “Spaccafurnu”.

Non meno interessante la storla legata all’attuale frazione balneare ispicese di Santa Maria del Focallo, in particolare l’area nota come “Porto Ulisse”.

Secondo alcuni studi locali, quest’area arroccata presso una scogliera ubicata lungo la linea di confine che separa le Province di Ragusa e Siracusa (attuali territori di Ispica e Pachino) avrebbe ospitato un insediamento marittimo noto come “Apolline” che fungeva da antico scalo portuale avente funzioni pescherecce e (forse) militari.

Le supposizioni su ciò sono date dal fatto che di fronte a quest’area marina, si svolsero alcune battaglie navali durante il periodo della I guerra punica.

Durante gran parte dell’epoca romana si diffuse il Cristianesimo in Sicilia, e la Cava di Ispica divenne uno dei luoghi in cui le comunità cristiane preferivano nascondersi durante le persecuzioni perpetrate nei loro confronti, che cessarono grazie all’operato dell’Imperatore Costantino il Grande.

In questo periodo vennero scavate caverne artificiali collegate da varie gallerie che servivano sia da aree cimiteriali.

Tra esse citiamo le “Catacombe della Larderia” che sono le più grandi della Sicilia interamente scavate nella roccia, e le “Catacombe di San Marco” che invece vanno a formare il più grande sito sepolcrale della Provincia di Ragusa.

Infatti presso l’odierno territorio di Ispica o per meglio dire, le aree di “Hyspa” e “Tyracina” che formavano una sorta di “conurbazione”, possedeva (e possiede tuttora) il più alto numero di catacombe paleocristiane in Sicilia sudorientale, seconda solo alle aree sepolcrali poste all’interno della città di Siracusa.

Al termine dell’epoca romana coincisa con la deposizione dell’ultimo imperatore Romolo Augustolo nel 476 d.C. l’area adiacente alla Cava d’Ispica limitrofa all’odierna cittadina ispicese, cominciò ad essere popolata da comunità cristiane di origine bizantina divenendo così un vero e proprio “centro abitato” a tutti gli effetti.

I bizantini, oltre a popolare la sommità del Colle Calandra, sfruttarono buona parte dell’area iblea di Cava di Ispica compresa tra i territori odierni di Modica, Rosolini e ovviamente della stessa città ispicese, creando una vera e propria “città rupestre”.

Vi erano le aree religiose formate da varie chiese rupestri come ad esempio la Grotta dei Santi di Cava d’Ispica o la Chiesa di Santa Maria della Cava.

Ad esse si aggiunsero alcuni cosiddetti “Conventi Rupestri” come ad esempio il “Sacello di Sant’Alessandra” in Contrada Scale Piane (in territorio modicano, ma poco più a nord della Contrada ispicese di Crocifia) o la “Grotta di Sant’Ilarione”.

Nell’area più interna corrispondente al tratto più a nord della Cava d’Ispica venne inoltre costruita la Basilica di San Pancrati, il primo vero “luogo di culto” costruito presso l’area territoriale ubicata tra i centri abitati di Ispica e Modica.

A questo periodo appartengono anche i siti rupestri della “Grotta della Spezieria”, il complesso noto come “Camposanto” o “Grotte Cadute” e la sopracitata Catacomba di San Marco (posta però al di fuori della Cava d’Ispica ma sempre presso il tratto pianeggiante del Torrente Favara).

La comunità bizantina si integrò perfettamente con la popolazione locale, e in questo periodo l’anacoreta “Sant’Ilarione da Gaza” visse per un determinato periodo di tempo (presumibilmente tra il 363 e il 365 d.C.) all’interno di una caverna ubicata lungo la Cava d’Ispica nota appunto come la “Grotta di Sant’Ilarione”.

Altri insediamenti con annessi siti funerari erano posti lungo le aree di Cava Sulla, Cava Scardina, Cava Salvia, Cava Albarcara e presso l’attuale frazione balneare di Santa Maria del Focallo.

Proprio quest’ultima area sarebbe stata sede di uno scalo marittimo localizzato tra la scogliera di Porto Ulisse e il Pantano Longarini.

Infatti all’interno del pantano, durante alcuni lavori per la realizzazione di vasche per l’itticoltura effettuati nel 1963, venne casualmente rinvenuto il relitto di una nave in legno la cui datazione varia tra i secoli 500 e 600 d.C.

A partire dall’anno 827, in seguito alla conquista araba della Sicilia, le comunità cristiane abbandonarono la sopracitata area limitrofa alla Cava d’Ispica

Gli arabi che presero possesso di questa vasta area, cominciarono ad erigere un centro fortificato tra il versante nord del Colle Calandra e il sottostante tratto della Cava d’Ispica riconducibile al centro abitato di “Hyspa”.

La comunità araba fece diffondere in territorio ispicese la coltivazione degli agrumi, e costruì opere fondiarie legate allo sfruttamento delle varie riserve idriche lungo la Cava di Ispica.

Infatti il termine “Favara” con il quale si indica gran parte del corso d’acqua che un tempo scorreva lungo la Cava d’Ispica è di origine araba, e significa “fonte – sorgente”.

Inoltre molti toponimi appartenenti ad alcune contrade iblee poste tra i territori di Ispica, Modica, Rosolini, Pachino e Pozzallo sono anch’essi di origine araba.

Nel 900 l’Isola dei Porri, facente tuttora parte del territorio comunale ispicese, divenne luogo di sepoltura degli avversari dell’emiro Ziyadat Allah III (tra cui anche parenti stretti come il padre e i fratelli) che fece uccidere per conquistare il trono dell’Emirato di Tunisia.

Nel 1090 la Sicilia venne liberata dagli arabi grazie all’intervento dei cavalieri normanni, e di conseguenza anche il territorio di Ispica venne liberato.

La città cominciò a prendere forma e venne edificato sulla fortezza araba preesistente il cosiddetto “Fortilizio”, ossia il castello che divenne sede del governo ispicese e delle prigioni.

L’antica “Hyspa”, che cominciò ad essere chiamata “Hyspicaefundus” ossia “Spaccaforno” da come si evince nella bolla del 1169 di Papa Alessandro III, in circa 300 anni di dominazione normanna, sveva, angioina e aragonese, non ebbe un vero e proprio “governo”, passando di conseguenza a vari “reggenti”.

Fino a quando nel 1300 l’ultimo suo reggente, il Conte Berengario Barberi di Monterosso la donò alla Regina Eleonora (moglie di Re Federico II di Aragona) divenendo proprietà “demaniale” e quindi usufruendo di un vero e proprio “piano di governo”.

Spaccaforno passò poi a Pietro II di Aragona che la cedette al fratello Guglielmo di Aragona, che a sua volta ne diede la giurisdizione al maggiordomo Manfredi Lancia.

Nel 1367 venne occupata dal cavaliere ragusano Francesco Prefoglio, che divenne “Signore di Spacaforno” solo nel 1375.

Successivamente Spaccaforno appartenne alla Contea di Modica, divenendo di proprietà dei Conti Chiaramonte.

Il seguito alla condanna a morte del Conte Andrea Chiaramonte avvenuta nel 1392, Spaccaforno, assieme alla Contea di Modica, appartenne al Conte Bernardo Cabrera.

Il figlio Giovanni Bernardo però vendette le terre di Spaccaforno dapprima al nobile netino Nicolò Speciale (che nel frattempo divenne Viceré di Sicilia) nel 1426.

Spaccaforno appartenne di nuovo ai Conti Cabrera di Modica nel 1445, per poi essere venduta alla famiglia Caruso (sempre di Noto) nel 1453.

In seguito a ciò Spaccaforno / Ispica fu quindi l’unico comune dell’area sudorientale del ragusano a non far parte della Contea di Modica (altri centri in Provincia di Ragusa a non farne parte furono Acate, Comiso, Giarratana e Santa Croce Camerina).

Nel 1497 Ispica passò alla famiglia Statella, originaria molto probabilmente delle Fiandre ma che si stabilì a Palermo divenendo proprietaria dei Feudi di Mongialino presso Mineo in Provincia di Catania, e di Cassaro in quella di Siracusa.

Gli Statella furono quindi feudatari del “Marchesato di Spaccaforno”, che fu di loro proprietà fino alla prima metà del 1800.

Nei secoli 1500 e 1600 Ispica o per meglio dire “Spaccaforno”, passò a vari esponenti di questa famiglia andando quindi ad espandersi e a divenire un fiorente centro economico posto in posizione strategica tra l’area della Contea di Modica, la costa siciliana tra i mari Ionio e Mediterraneo e l’area del siracusano in cui il centro più importante nelle vicinanze era Noto.

In questo periodo il litorale ispicese fu munito di diverse opere difensive, o per meglio dire “Torri” di avvistamento utilizzate per contrastare le incursioni marittime dei saraceni.

Esse furono tre: la Torre di Santa Maria del Focallo, la Torre di Punta Murra e la Torre di Punta Castellazzo.

Oggi queste torri non sono più esistenti.

Alla prima metà del 1600 risalirebbero le vicende del poeta dialettale non vedente noto come il “Cieconato di Spaccaforno”, la cui leggendaria fama era dovuta alla sfida con l’abile poeta palermitano Pietro Fullone (quest’ultimo vissuto nel periodo compreso tra il 1600 e il 1670).

Nel 1644 Filippo IV d’Asburgo (sovrano della Sicilia che faceva parte dell’Impero di Spagna), proclamò “Patrona Celeste” la “Madonna del Carmine”, che da allora venne venerata a Spaccaforno col medesimo titolo seppur in maniera non del tutto ufficiale (ciò avverrà nel 1875).

Ma i principali culti cittadini erano e tuttora sono quelli consacrati al “Santissimo Cristo alla Colonna” venerato durante la solennità del Giovedì Santo, e al “Santissimo Cristo con la Croce” che invece viene celebrato il Venerdì Santo.

Infatti la città era suddivisa in due fazioni rappresentate da due “Arciconfraternite” legate ai suddetti culti:

  • quella dei “Cavari”  contraddistinta da indumenti di colore rosso che venerava il “Santissimo Cristo alla Colonna” presso la Chiesa del Crocifisso (attuale Chiesa Rupestre di Santa Maria della Cava) rappresentando il popolo “lavoratore”;
  • quella dei “Nunziatari” caratterizzata da indumenti di colore azzurro, appartenente alla Chiesa della Santissima Annunziata e devota al “Santissimo Cristo con la Croce”, rappresentante i ceti “aristocratici”.

In passato le fazioni dei “Cavari” e dei “Nunziatari” non erano in buoni rapporti per motivi “campanilistici” e per le marcate differenze sociali, e più volte vi furono “incomprensioni” che causarono vari tumulti.

Oggi le due “fazioni” e le corrispettive arciconfraternite continuano ad esistere, ma le divisioni sociali e il conseguente “campanilismo” sono venuti gradualmente a mancare.

L’11 Gennaio 1693 un terribile terremoto seminò morte e distruzione in tutta la Sicilia sudorientale, distruggendo il Val di Noto e gran parte dei suoi principali centri abitati.

Anche Spaccaforno venne completamente rasa al suolo, e il numero dei morti ovviamente fu alto.

La cittadina posta sulla sponda occidentale del Torrente Favara era completamente distrutta e i pochi superstiti decisero di abbandonare il preesistente sito, stabilendosi poco più a sud sull’altura del Colle Calandra che tra l’altro ospitava alcuni quartieri tra cui quello noto come “U Cartidduni”.

Si presume che le tre sopracitate torri poste presso il litorale ispicese siano state distrutte appunto dal suddetto terremoto.

Dalla ricostruzione (1700) ai giorni nostri

Dopo il sisma dell’11 Gennaio 1693, la famiglia Statella fece partire fin da subito la ricostruzione della città di Spaccaforno sul Colle Calandra presso l’area nota come “I Cugni”.

Venne progettato un centro abitato con strade ortogonali a griglia che occupava parte dell’antico abitato (speroni rocciosi a nord e ad est del colle) espandendosi poi verso sudovest in direzione della Cava Salvia lungo la “Regia Trazzera” che si collegava a Modica, Pozzallo e Scicli (occupata ora dall’attuale SS 115).

Vennero coinvolti nei lavori di ricostruzione gli architetti Rosario Gagliardi da Siracusa e Vincenzo Sinatra da Noto, lo stuccatore Giuseppe Gianforma da Palermo e il pittore catanese Olivio Sozzi, che lavorarono alle tre principali chiese cittadine consacrate a “San Bartolomeo”, “Santa Maria Maggiore” e alla “Santissima Annunziata”; queste ultime due facenti capo rispettivamente ai “Cavari” e ai “Nunziatari”.

Vennero ricostruiti anche la residenza della famiglia Statella, le Chiese di Sant’Antonio Abate, Sant’Anna, e i Conventi di Santa Maria del Carmine e di Santa Maria di Gesù.

La ricostruzione terminò nella seconda metà del 1700 facendo in modo che Spaccaforno tornasse a rivivere.

Nella prima metà del 1800 il Marchesato di Spaccaforno (così come la limitrofa Contea di Modica) cessò di esistere poiché le feudalità vennero abolite in seguito all’abolizione del feudalesimo in Sicilia redatta nel 1812 dall’allora Regno di Sicilia (che successivamente fece parte del “Regno delle Due Sicilie” retto dai Borbone di Napoli).

Il territorio ispicese cominciò a far parte del “Distretto” di Modica facente parte dell’allora Provincia di Siracusa fino al 1837, anno in cui il capoluogo divenne la vicina Noto.

Durante il periodo noto come “Risorgimento” vi furono vari tumulti che terminarono con gli arresti dei rivoltosi; tra essi vanno citati i “Moti di Spaccaforno” del 1820 in cui la povera gente si rivoltò contro i nobili e le autorità locali.

Dal 15 Maggio 1844 Spaccaforno cominciò a far parte della Diocesi di Noto, che si staccò dall’Arcidiocesi di Siracusa.

Dal 1860, in seguito alla “Spedizione dei Mille”, Spaccaforno fece parte del Regno d’Italia.

Durante il periodo risorgimentale vanno citate le gesta del tenente colonnello nonché patriota Vincenzo Statella nato a Spaccaforno nel 1825.

Vincenzo Statella è noto per aver combattuto diverse battaglie tra cui quella di Milazzo al fianco di Giuseppe Garibaldi avvenuta durante la “Spedizione dei Mille”.

Il patriota ispicese morì il 24 Maggio 1866 durante la Battaglia di Custoza avvenuta durante la III guerra d’indipendenza.

In seguito all’Unità d’Italia del 1861, Ispica quindi cominciò a fare parte della Provincia di Siracusa trovandosi all’interno del “Circondario di Modica”.

Il 3 Luglio 1875 la “Madonna del Carmine” venne proclamata ufficialmente “Patrona” della città di Spaccaforno.

La seconda metà del 1800 non fu un periodo felice per Spaccaforno così come per gran parte della Sicilia poiché, oltre a vari periodi di carestia ed epidemie, vi furono anche tassazioni elevate sul grano macinato che misero a disagio la popolazione favorendo così il fenomeno del brigantaggio avverso al Regno d’Italia.

Nonostante ciò la sua cittadina e il limitrofo territorio cominciarono ad avere dei sostanziali miglioramenti dal punto di vista infrastrutturale, che portarono ad un certo sviluppo economico.

In questo periodo a Spaccaforno (precisamente presso l’ex Monastero del Carmine), soggiornò lo scrittore Luigi Capuana che qui trovò l’ispirazione per i romanzi “Profumo” e “Il Marchese di Roccaverdina”.

Nel 1891 venne costruita la stazione ferroviaria di Spaccaforno sulla linea “Siracusa – Ragusa – Gela – Canicattì – Caltanissetta Xirbi”.

In quel periodo venne inoltre installata la prima linea telegrafica.

Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 venne data un’ impronta “elegante” alla città, che proseguirà nei primi decenni del 1900 con la costruzione di diversi palazzi in stile liberty, di cui i più grandi ed eleganti appartenenti alla famiglia Bruno di Belmonte.

Quest’ultima, assieme agli Statella e ai Modica di San Giovanni, era una delle più importanti famiglie aristocratiche cittadine a cui appartenevano varie proprietà tra i territori di Ispica, Modica, Pachino e Portopalo di Capo Passero.

Infatti la Tonnara ed il limitrofo Castello Tafuri di Portopalo di Capo Passero erano di proprietà della famiglia Bruno di Belmonte.

In questo periodo a Spaccaforno dimorò lo scrittore catanese Luigi Capuana, che qui trovò l’ispirazione per i suoi romanzi “Profumo” e “Il Marchese di Roccaverdina”.

I primi anni del 1900 videro il completamento delle linee telegrafiche (e quindi telefoniche) ed elettriche, il completamento dell’acquedotto nel 1913 e l’inizio di un certo elevamento “culturale” di una buona parte della popolazione spaccafornese.

Spaccaforno divenne un importante centro economico e culturale, e a ciò si aggiunse il notevole sfruttamento delle risorse agricole del territorio, e l’avviamento di attività artigianali e commerciali.

Nonostante ciò nel 1915 cominciò la I guerra mondiale che vide l’invio al fronte di numerosi giovani cittadini che vennero chiamati al fronte e inviati a combattere lontano da casa loro.

Ciò creò la mancanza della principale forza lavorativa cittadina composta in gran parte da contadini e artigiani, creando così un ennesimo periodo di crisi economica.

Molti spaccafornesi morirono durante i combattimenti, e tra coloro che sopravvissero vi furono molti feriti gravi.

Durante il primo dopoguerra a Spaccaforno prese piede il partito fascista che, oltre a portare la repressione tipica di una dittatura, fece in modo che la città ebbe la luce elettrica e l’acqua potabile in tutti i quartieri.

Inoltre vennero bonificate le aree della foce del Torrente Favara e dei limitrofi pantani affinché potessero cessare le epidemie di malaria.

In questo periodo furono in molti ad emigrare verso l’America, per andare alla ricerca di condizioni lavorative ed economiche più vantaggiose.

Dal 2 Gennaio 1927 in seguito al decreto redatto dal politico ragusano Filippo Pennavaria, la cittadina ispicese cominciò a far parte della Provincia di Ragusa (dal 4 Agosto 2015 “Libero Consorzio Comunale di Ragusa”).

Inoltre nel 1935 il nome “Spaccaforno” venne abolito in favore dell’attuale “Ispica”, nome derivante dal toponimo “Hyspa” con cui viene identificato l’antico centro abitato posto presso la limitrofa Cava d’Ispica.

Negli anni 1940, in conseguenza allo scoppio della II guerra mondiale nel 1940 la città di Ispica e di conseguenza la sua popolazione, fu coinvolta in un conflitto molto più grave e sanguinario di quello del 1915 – 1918.

Nel 1943 durante l’occupazione angloamericana della Sicilia avvenuta in seguito all’Operazione Husky iniziata tra il 9 e il 10 Luglio del medesimo anno, caratterizzata dal massiccio sbarco di forze militari inglesi e statunitensi lungo le coste della Sicilia sudorientale.

Anche il litorale di Santa Maria del Focallo fu coinvolto nelle suddette operazioni militari.

Ispica subì qualche bombardamento che danneggiò alcune zone del centro storico, e la popolazione scese a rifugiarsi presso le grotte della Cava di Ispica.

In concomitanza di ciò avvenne uno dei fatti più gravi della storia ispicese che vide il 9 Luglio 1943 la fucilazione di due soldati: l’ispicese Carmelo Lissandrello e il giarratanese Giorgio Avola che vennero ritenuti colpevoli di essere “fuggiti” di fronte al nemico angloamericano essendo incolpati ingiustamente di “diserzione”.

A nulla valsero le richieste di grazia, l’allora comando fascista ispicese capitanato dal comandante Camillo Apollonio emanò la condanna a morte per fucilazione, e alle ore 11.00 della suddetta data i due soldati vennero giustiziati presso l’Orto Moltisanti (posto dietro il Convento della Madonna del Carmine nei pressi della Cava d’Ispica).

I corpi dei due soldati vennero tumulati nel cimitero ispicese.

Al termine del secondo conflitto mondiale, Ispica subì una profonda opera di ricostruzione che coincise con un profondo rinnovamento lavorativo e politico.

Durante gli anni 1960, 1970, 1980 e 1990, Ispica cominciò un lungo processo che mirava a promuovere la città e a creare posti di lavoro sul territorio stesso, facendo in modo che la città ispicese così come gran parte del territorio ragusano potessero essere l’area più prospera del Sud Italia.

Inoltre nel 1960 presso Ispica vennero girate alcune scene del film “Divorzio all’Italiana” del regista Pietro Germi.

In questo periodo vennero inoltre edificati il Quartiere “167”, gli impianti sportivi cittadini e le moderne Chiese di San Giuseppe, di Santa Maria Immacolata e della Madonna delle Grazie (limitrofa all’omonimo Eremo settecentesco).

Ciò avvenne anche in seguito alla riqualificazione della frazione balneare di Santa Maria del Focallo, che divenne il principale luogo di villeggiatura degli ispicesi, dato che qui sono state man mano edificate molte villette residenziali.

Nonostante ciò vennero condotti degli interventi edilizi che non sono stati molto apprezzati dagli ispicesi, tra i quali vanno citati la costruzione della Torre dell’Orologio di Piazza Unità d’Italia e del limitrofo edificio scolastico in seguito all’abbattimento di altri del Convento dei Cappuccini, e la demolizione di vari edifici di epoca settecentesca e ottocentesca, come ad esempio la Chiesa dell’ex Convento di San Giuseppe di Corso Vittorio Emanuele.

Ancora oggi questi “interventi” edilizi, non sono stati accettati da gran parte degli ispicesi.

Comunque sia, i restanti edifici storici sono stati salvaguardati, acquisendo una notevole valenza turistico – culturale.

La coltivazione e la valorizzazione della “Carota di Ispica” oltre che di buona parte di vari prodotti ortofrutticoli (da serra o da campo aperto), ha contribuito ad avviare un importante crescita economica per la cittadina ispicese.

Anche i settori manifatturiero, produttivo e commerciale, e il parallelo sviluppo di aziende specializzate nei servizi informatici e telematici, hanno contribuito a buona parte della crescita economica di Ispica.

Nonostante ciò, furono ancora in molti gli ispicesi ad emigrare in Italia settentrionale o in altre nazioni nordeuropee.

Negli anni 2000, la cittadina di Ispica e la limitrofa area balneare di Santa Maria del Focallo sono divenute molto importanti anche dal punto di vista turistico, e ciò ha favorito la nascita di nuovi posti di lavoro e il miglioramento parziale delle infrastrutture viarie.

Il turismo è stato favorito anche grazie ad alcune scene del telefilm “Il Commissario Montalbano”, le cui riprese cinematografiche sono state effettuate in alcuni luoghi noti di Ispica.

Proprio grazie a varie riprese cinematografiche effettuate ad Ispica, si sta cercando di sviluppare un movimento turistico legato a ciò.

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Ispica oggi; economia, turismo, personaggi famosi

Economia

Ispica svolge la funzione di importante centro logistico tra le Province di Ragusa e Siracusa, divenendo anche un’ambita meta turistica per la presenza dei suoi eleganti monumenti cittadini, dell’area archeologica della Cava di Ispica, e delle aree marine di Santa Maria del Focallo comprendenti le località di Cirica (o Ciriga), Marza e Porto Ulisse.

A tutto ciò ovviamente si aggiungono varie ed interessanti tradizioni culturali, popolari e gastronomiche.

Ispica è infatti divenuta uno dei più importanti centri della Provincia di Ragusa dal punto di vista economico, avente un’importante valenza turistico – culturale.

L’economia principale della cittadina è basata sull’agricoltura che comprende varie coltivazioni in serra collocate presso la breve piana posta tra il confine tra le Province di Ragusa e Siracusa compreso tra i territori comunali di Ispica, Pozzallo, Rosolini e Pachino.

All’interno di queste serre è diffusa la coltivazione di pomodoro (delle varietà Ciliegino, Datterino, Piccadilly, Marmande ecc…), melanzane, peperoni, zucchine, meloni e angurie.

In campo aperto invece si coltiva la “Carota Novella di Ispica”, divenuta il prodotto di eccellenza della città ispicese per le sue svariate qualità, ottenendo la denominazione “IGP” (“Indicazione Geografica Protetta”).

Da citare anche la coltivazione del “Sesamo di Ispica” e del “Cavolo Vecchio di Rosolini”, entrambi presidio “Slow Food”.

Inoltre è diffusa la coltivazione di vari tipi di ortaggi (patate, lattuga, carciofi, spinaci, bietole, broccoli, cavolfiori ecc…), cereali (frumento di cui varietà di “Grani Antichi Siciliani”) e erba da pascolo per gli allevamenti di bestiame.

Le colture arboree sono rappresentate in prevalenza da vigneti in cui viene coltivata uva da vino (in prevalenza del tipo “Nero d’Avola”), mandorle, melograni, carrube, olive, agrumi, prugne e gelsi.

L’allevamento di animali è molto diffuso nelle zone “alte” del territorio ispicese poste al confine tra i territori di Rosolini e Modica, riguardando bovini di razza “modicana” (principalmente da latte), ovini e caprini (pecore di razza “comisana” da latte), suini, e talvolta anche equini (cavalli e asini).

Inoltre è diffuso l’allevamento di pollame (polli da carne e galline ovaiole) e di vari animali da cortile (conigli, anatre, oche ecc…).

La pesca viene svolta in maniera amatoriale e riguarda perlopiù alcune razze ittiche localizzate presso il tratto marittimo del Mare Mediterraneo ubicato tra la foce del Torrente Favara e lo sbocco dei Pantani Bruno e Longarini quali cefali, spigole, mormore, orate e talvolta anguille.

L’industria nel territorio ispicese riguarda ditte che risultano attive nei settori edile, metalmeccanico, alimentare, cartario e pirotecnico.

Vi sono anche svariate attività artigianali attive principalmente nel settore alimentare in grado di produrre molti prodotti tipici come pasta, pane, focacce e dolciumi di vario tipo, oltre che varie specialità a base della locale “Carota di Ispica”.

Turismo

Il movimento turistico ad Ispica è cresciuto in maniera esponenziale a partire dagli anni 2000 e ciò è stato favorito in base a vari fattori.

Innanzitutto il flusso turistico verso Ispica è stato favorito grazie al miglioramento delle infrastrutture stradali avvenuto in seguito alla costruzione del tratto dell’Autostrada A 18 “Siracusa – Gela” terminante presso la vicina cittadina di Rosolini, a sua volta collegata alle SS 115 (che si collega ai centri del siracusano, a Modica e a Ragusa), S.P. 46 “Ispica – Pozzallo”, SS 194 “Modica – Pozzallo” e S.P 66 “Pozzallo – Sampieri” che conduce all’importante scalo portuale della città pozzallese che fornisce un collegamento giornaliero con Malta.

Ispica funge inoltre da ottima base logistica per poter visitare le vicine “Città Barocche del Val di Noto” divenute patrimonio Unesco nel 2002, di cui vanno citate le vicine Modica, Scicli, Ragusa e Noto; ciò ha favorito la costituzione di varie strutture ricettive.

Ma Ispica, grazie all’opera di valorizzazione dell’architettura locale e delle limitrofe aree archeologiche poste lungo la Cava d’Ispica, a cui si aggiunge il turismo balneare offerto dalle strutture ricettive di Santa Maria del Focallo, è divenuta uno dei centri turistici più interessanti del ragusano.

Ispica nonostante sia un piccolo centro di provincia, è caratterizzata da un buon movimento turistico favorito dalla bellezza del centro storico in cui convivono edifici in stile tardo barocco, neoclassico e liberty di cui vanno citate la Chiesa Madre di San Bartolomeo, la Chiesa di Santa Maria Maggiore col suo loggiato barocco, e la Chiesa della Santissima Annunziata.

Questi edifici sono in procinto di far parte dei Luoghi Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco  dell’ambito delle “Città Barocche del Val di Noto”.

Ad essi si aggiungono la Chiesa di Sant’Antonio Abate, la limitrofa Chiesa cinquecentesca detta della “Sciabica”, l’ex Chiesa di Sant’Anna, il Convento di Santa Maria del Carmine con la sua attigua chiesa, la Chiesa di e la Chiesa di Santa Maria di Gesù con il limitrofo edificio monastico di cui fa parte la “Cappella Bruno di Belmonte”.

Tra gli edifici in stile liberty vanno citate le residenze urbane e extraurbane della famiglia Bruno di Belmonte.

Il turismo è favorito anche dalla presenza di interessanti spiagge poste presso la località balneare di Santa Maria del Focallo di cui fa parte anche la scogliera di Punta Ciriga, che tra l’altro sono state insignite del riconoscimento della “Bandiera Blu”.

A tutto ciò si aggiunge la principale attrazione ispicese, la “Cava di Ispica”.

Questa cavità iblea che delimita il Colle Calandra su cui è posta la cittadina ispicese, è sede di varie aree archeologiche, e all’interno di essa si tengono molte manifestazioni turistico – culturali di cui la più importante è “Presepe Vivente” organizzato nel periodo natalizio, considerato come uno tra i più belli e caratteristici dell’intera Sicilia sudorientale.

Non sono da meno le varie festività religiose di cui le più importanti sono quelle della “Pasqua Ispicese” considerata come una delle feste popolari più belle dell’intera Sicilia con i suoi toccanti riti che si tengono durante la “Settimana Santa” legati ai culti del “Santissimo Cristo alla Colonna” e del “Santissimo Cristo con la Croce” venerati rispettivamente all’interno delle Chiese di Santa Maria Maggiore e della Santissima Annunziata, a cui si aggiunge la Processione del “Cristo Risorto”.

Non sono da meno le feste in onore della “Madonna del Carmine”, di “Santa Maria Assunta”, di “Santa Maria Addolorata”, a cui si aggiunge il “Natale Ispicese” col sopracitato “Presepe Vivente” inscenato presso la Cava d’Ispica.

Oltretutto ad Ispica vi è un fervente movimento artistico – culturale attivo in vari ambiti (teatrale, musicale e delle arti figurative) nonché sede di varie associazioni per la salvaguardia del territorio e delle sue tradizioni.

Come detto in precedenza, Ispica è divenuta spesso oggetto di varie riprese cinematografiche di cui le più note sono quelle del film “Divorzio all’Italiana” e del telefilm “Il Commissario Montalbano”; in base a ciò si sta promuovendo un tipo di turismo culturale legato proprio a ciò grazie all’associazione culturale “Ispica da Oscar”.

Personaggi famosi

Ad Ispica sono legate varie personalità, tra le quali citiamo “Sant’Ilarione di Gaza” (che dimorò per un periodo di tempo a Cava d’Ispica), il pittore settecentesco Olivio Sozzi (nativo di Catania), il “Venerabile Padre Salvatore della Santissima Trinità” (al secolo Andrea Statella), il funzionario politico  Antonio Statella dei Principi di Cassaro, il patriota Vincenzo Statella, la “Beata Maria Crocifissa Curcio”  fondatrice delle “Suore Carmelitane Missionarie di Santa Teresa del Bambin Gesù”, il musicista Giuseppe Bellisario (nativo di Licata), lo scultore Salvatore Monica, il nutrizionista Giorgio Calabrese (nativo di Rosolini) e all’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice

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Guida turistica di Ispica
(clicca sui link per visualizzare i luoghi da visitare)

Ispica è una delle più importanti città dal punto di vista turistico – monumentale della Provincia di Ragusa per via del suo interessante centro storico collocato sulla cima del Colle Calandra, considerato tra i più importanti della Sicilia sudorientale per la varietà e l’eleganza dei suoi monumenti, oltre che per la sua pittoresca posizione a ridosso della cava in cui scorre il limitrofo Torrente Favara.

Esso è suddiviso in vari quartieri caratterizzati dalla presenza di edifici barocchi, neoclassici e liberty.

Ad Ispica si accede tramite la “Via Statale” ossia il tratto urbano della SS 115 che si collega poi ai tratti per Modica e Rosolini.

Presso il tratto est di Via Statale è posta un’artistica Edicola Votiva consacrata al “Santissimo Cristo alla Colonna” di Ispica.

A sud della Via Statale raggiungiamo la Piazza Caduti di Nassirya e il limitrofo Belvedere di Via Michelini.

Da questa piazza si accede alla periferia sud della cittadina ispicese solcata dall’asse viario formato dalla Via Brescia e dalla Via Papa Giovanni XXIII denominato “Quartiere 167”.

Qui possiamo ammirare la moderna Chiesa di Sant’Anna, la Villa Bruno di Belmonte di Via Papa Giovanni XXIII un’elegante residenza in stile liberty appartenente un tempo alla famiglia Bruno di Belmonte), il Parco Urbano “Piazza Pietro Germi” e la Chiesa di San Giuseppe in stile moderno, che è il luogo di culto più importante di questo quartiere. 

Lungo il tratto meridionale di Via Statale possiamo ammirare la Fonte – Abbeveratoio novecentesca.

Lungo questa strada possiamo raggiungere e ammirare gli edifici in stile liberty noti come Casa Lauretta e Casa Agnello, l’ex Cinema Politeama Aurelio, l’Istituto Carmelitane Missionarie di Santa Teresa del Bambin Gesù e la Cittadella dello Sport.

Nella periferia occidentale attorno alla Piazza Comandante Antonino Ferla è ubicato il Quartiere della Madonna delle Grazie in cui possiamo ammirare la moderna Chiesa della Madonna delle Grazie e raggiungere anche il settecentesco Eremo della Madonna delle Grazie che originalmente era al di fuori della città ispicese.

Ad occidente lungo il tratto ovest di Via Statale (imbocco della SS 115 “Ispica – Modica”), è posta la bella Edicola Votiva consacrata alla “Madonna delle Grazie”.

A poca distanza possiamo raggiungere l’edificio in stile liberty sede dell’Acquedotto di Ispica.

Dalla Via Statale imbocchiamo il Corso Umberto I, la principale arteria viaria del centro storico ispicese facente parte del Quartiere della Matrice di San Bartolomeo, che si presenta come un lungo viale alberato divenuto area pedonale.

Lungo il tratto occidentale di questa strada possiamo ammirare il Palazzo Passarello, il Palazzo Modica – Passarello, il Palazzo Curto, e il  Palazzo Cappello, interessanti edifici in stile neoclassico e liberty.

A metà del Corso Umberto I possiamo raggiungere l’area solcata dalla Via Duca degli Abruzzi dove possiamo ammirare vari edifici liberty quali la Casa Montalbano e il Palazzo Blanco.

Poco più a sud è posta la Via Francesco Crispi nei pressi della quale possiamo ammirare la Casa Hernandez, la Casa Vaccaro e la Casa Tringali.

Degno di nota è il Viale Mario Rapisardi che attraversa l’alberata Piazza Mazzini, dal quale possiamo ritornare presso il Corso Umberto I.

Lungo il tratto orientale del Corso Umberto I possiamo ammirare la Galleria Contemporanea “La Calandra” e il neoclassico Palazzo Lentini, ma l’edificio più degno di nota è il Palazzo Bruno di Belmonte (attuale sede del Municipio di Ispica), che è uno dei più importanti esempi del “liberty” siciliano.

Poco più ad est troviamo il portico del settecentesco Palazzo Statella, e il Vecchio Mercato di Ispica.

A nord del Corso Umberto I raggiungiamo l’area di Piazza Antonio Brancati in cui possiamo ammirare il Palazzo Modica – Quattrocchi.

A poca distanza vi sono il Palazzo Modica di Via Foscolo, il Palazzo Favi, il Palazzo Favi – Denaro e il  Palazzo Zuccaro (edifici in stile liberty, neoclassico e barocco).

Al termine del Corso Umberto I accediamo alla Piazza Unità d’Italia che è la principale nonché la più grande della città di Ispica, comprendente la “Villetta Comunale” e i due “Monumento ai Caduti” delle due guerre mondiali.

Qui possiamo ammirare la moderna la moderna Torre dell’Orologio dell’Istituto Scolastico Einaudi (posta li dove un tempo era collocato il non più esistente Convento dei Cappuccini), il Palazzo Bruno in stile liberty (molto simile al Palazzo Bruno di Belmonte di Corso Umberto I), il barocco Palazzo Vella e il neoclassico Palazzo Cerruto.

Al centro della piazza è posta la settecentesca Chiesa Madre di San Bartolomeo Apostolo, che è il principale luogo di culto cittadino in stile tardo barocco.

A sudest di Piazza Unità d’Italia entriamo nel Quartiere di Santa Maria Maggiore tramite la Via XX Settembre, lungo la quale possiamo ammirare il Palazzo Cavalieri e il Palazzo Capasso (edifici in stile liberty), e l’Istituto Santissimo Cristo.

A meridione raggiungiamo la bella Piazza Santa Maria Maggiore caratterizzata dall’elegante Loggiato settecentesco in stile tardo barocco.

Di fronte ad esso è posta la settecentesca Chiesa di Santa Maria Maggiore, uno dei luoghi sacri più importanti della città di Ispica per la sua imponenza e per i culti al “Santissimo Cristo alla Colonna”, alla “Madonna Assunta” e alla “Madonna Addolorata” praticati all’interno di essa; essa è una delle più rinomate chiese della Sicilia sudorientale per la ricchezza di opere d’arte pittorica che adornano gli interni, tra le quali vanno citati gli stupendi affreschi settecenteschi (opera dei pittori Vito D’Anna e Olivio Sozzi).

A poca distanza possiamo ammirare il settecentesco Palazzo Gambuzza, e l’edificio sede del Cinema Diana.

A nordovest di Piazza Unità d’Italia, tramite il Corso Garibaldi raggiungiamo i quartieri dell’Annunziata e di San Biagio chiamati così per la presenza delle rispettive chiese.

In prossimità di questa strada vi vari edifici neoclassici tra i quali citiamo l’Ex Palazzo Municipale, il Palazzo Alfieri di Corso Garibaldi, il Palazzo Neoclassico al numero civico 58.

Ad est di questa strada possiamo ammirare il neoclassico Palazzo Moltisanti, il barocco Palazzo Alfieri di Via D’Azeglio, e il Palazzo Murè in stile liberty.

Alla fine del Corso Garibaldi possiamo ammirare il neoclassico Palazzo Bruno – Modica, un elegante edificio aristocratico della cittadina ispicese.

Al termine del Corso Garibaldi raggiungiamo la Piazza Santissima Annunziata, elegante spiazzale in cui possiamo ammirare un Palazzo Liberty al numero civico 12, il Palazzo Modica – Annunziata.

A settentrione è posta la bella Chiesa della Santissima Annunziata col suo imponente campanile, uno dei più importanti edifici di culto della città di Ispica consacrato al culto del “Santissimo Cristo con la Croce”, caratterizzato al suo interno da eleganti stucchi decorativi.

A poca distanza dalla piazza possiamo raggiungere la è posta la Casa Natale della Beata Madre Crocifissa Maria Curcio, la piccola Chiesa di San Biagio, il Largo Padre Paolo Ferlisi, e il Belvedere sulla Cava d’Ispica noto come “Lungocava”.

Ad est di Piazza Santissima Annunziata imbocchiamo il Corso Vittorio Emanuele entrando nell’area del quartiere noto come “San Giuseppe”.

Nel tratto occidentale di questa strada possiamo ammirare l’imponente edificio in stile liberty noto come Palazzo Bruno – Vaccaro – Lentini, il settecentesco Ex Monastero Benedettino di San Giuseppe  un tempo affiancato da una piccola chiesa, e un elegante Palazzo Neoclassico posto al numero civico 27.

A settentrione possiamo ammirare il Palazzo Moltisanti di Via Bellini, un interessante edificio in stile neogotico.

Lungo il tratto orientale di Corso Vittorio Emanuele possiamo ammirare il Palazzo sede dell’Istituto Ancelle Missionare Camilliane, il neoclassico Palazzo Ravalli, i settecenteschi Palazzo Tagliarini e Palazzo Monaco, e un Palazzo Neoclassico al numero civico 60.

A nord del tratto orientale di Corso Vittorio Emanuele raggiungiamo la Piazza Sant’Antonio Abate entrando nel quartiere noto come “Cartidduni”, che attualmente è il più antico della città di Ispica formato da antichi edifici che si affacciano su vicoletti rimasti tali e quali al periodo medievale.

Qui possiamo ammirare il Palazzo Moltisanti di Piazza Sant’Antonio Abate, la settecentesca Chiesa di Sant’Antonio Abate consacrata anche ai culti della “Madonna della Catena” e di “Santa Lucia”, e l’adiacente Chiesa della Sciabica del 1500 che attualmente è la costruzione più antica della città ispicese.

Lungo l’estremo tratto orientale del Corso Vittorio Emanuele possiamo ammirare il Palazzo Santostefano, la Chiesa di Sant’Anna (ora Auditorium “Beata Maria Crocifissa Curcio”) e l’Antico Lavatoio di Ispica.

La zona più orientale del centro storico ispicese è posta attorno alla Piazza Statella, ubicata sulle propaggini nordorientali del Colle Calandra sulle quali è posto il Quartiere “Carmine”.

Qui possiamo ammirare l’edificio in stile liberty sede del Centro Documentale “Cava d’Ispica”, ma soprattutto la settecentesca Chiesa di Santa Maria del Carmine in elegante stile barocco consacrata alla “Santa Patrona di Ispica”, con l’attiguo convento al cui interno soggiornò lo scrittore Luigi Capuana.

L’estrema area orientale del centro storico di Ispica è solcata dalla Via Roma lungo il quartiere di “Santa Maria di Gesù” abbarbicato su uno sperone roccioso posto tra la piccola Cava Tuono e lo sbocco della Cava d’Ispica.

Lungo la Via Roma possiamo ammirare l’Edicola votiva barocca consacrata alla “Madonna Immacolata” in stile barocco.

Tra le Vie Roma e D’Azeglio è posto il Belvedere sulla Cava Tuono, a nord del quale è posto il settecentesco Palazzo Carpinteri.

Alla fine di Via Roma è posta la Piazza Padre Pietro Iabichella da cui possiamo ammirare un ottimo panorama dello sbocco della Cava d’Ispica.

Da qui raggiungiamo la Chiesa di Santa Maria di Gesù comprendente l’attiguo Convento francescano e la Cappella “Bruno di Belmonte” in stile liberty che funge da mausoleo sepolcrale per alcuni esponenti dell’omonima famiglia ispicese.

A sud del convento è posta la Scala San Francesco, sentiero che si collega al sottostante sbocco della Cava d’Ispica.

A poca distanza dal centro urbano ispicese, presso l’area tra le SS 115 per Rosolini e la S.P. 46 per Pozzallo possiamo raggiungere la Stazione Ferroviaria di Ispica e il Cimitero Monumentale.

Al di fuori della città vi è il vasto territorio ibleo ispicese che va a comprendere la parte occidentale del “Promontorio di Pachino” e le aree tra le Cave Salvia e Ispica.

Ad ovest di Ispica lungo il confine col territorio di Modica, è posta l’area iblea di Contrada Crocifia comprendente anche lo “Stadio Peppino Moltisanti”, nella quale troviamo alcuni interessanti edifici tra le quali citiamo la Masseria Modica, la neoclassica Villa Bruno di Belmonte, l’elegante residenza nota come “Torre del Mare”, e il Feudo Bruno – Crocifia.

A sud è ubicata la Cava Salvia, una interessante cavità iblea (la seconda per estensione in territorio ispicese dopo la Cava d’Ispica), in cui sono poste varie rovine archeologiche.

A nordest di Ispica possiamo ammirare l’area iblea di Poggio Campana, la località nota come Contrada Scorsone posta a nord dello sbocco di Cava d’Ispica in cui sono poste le tenute feudali note come Feudo Scorsone – ModicaFeudo Scorsone – TedeschiFeudo Scorsone – Grimaldi, e la Villa Favi.

A nord troviamo l’area iblea di Cava Sulla comprendente alcuni siti rupestri, il Feudo Modica – Scardina, e la Cava Scardina che delimita il confine col territorio di Rosolini.

A nordest raggiungiamo il piccolo ma interessante Circuito di Ispica, le aree iblee di Contrada Cavafico – Margitello, Cozzo Randio, Poggio Oliva, l’interessante costruzione medievale nota come “Fortezza Bruno”, l’area iblea di Poggio Gallarazzo comprendente anche un sito archeologico, la Cava Carrubba – Lavinaro.

In quest’area vi sono anche le tenute feudali note come Feudo Roselle – ModicaFeudo Roselle – BrunoFeudo Modica – San Basilio.

A sudest è posta l’area iblea di Pantano Secco che prende il nome da un’area umida ormai bonificata, a poca distanza della quale vi è posto il Feudo Bruno – Milana – Pantano Secco.

A sudovest possiamo ammirare la Torre di Poggio Tremiglia, l’area iblea di Cava Albarcara comprendente alcune catacombe rupestri, il Feudo Pantano – Modica, la Contrada Marabino con la sua omonima Torre medievale, il Feudo Graffetta – Statella noto come “Villa Anna” e infine l’area di Cava Giovara.

L’intera cuspide nordoccidentale del territorio ibleo ispicese e parte dell’area ad est della cittadina, sono occupate dalla vasta area archeologica della Cava d’Ispica, vasta cavità iblea compresa tra i territori comunali di Ispica, Modica e Rosolini (SR) all’interno della quale scorreva buona parte del “Torrente Favara”, suddivisa in tre distinte aree note come “Cava d’Ispica Sud – Parco Forza”, “Cava d’Ispica Nord” e “Cava d’Ispica Est”.

L’area di “Cava d’Ispica Sud – Parco Forza” corrisponde al sito in cui era ubicata gran parte dell’antica città di Spaccaforno ubicato a nordest dell’attuale centro abitato ispicese.

L’intera area comprende i presunti Ruderi di Hyspa ossia del centro abitato di epoca greco – romana da cui con molta probabilità si sviluppò la suddetta città.

All’ingresso dell’area archeologica posto a nordovest della S.P. 47 sono poste le Case – Grotta di Cava Ispica, l’ex Macello di Ispica che diventerà sede di un museo archeologico, e le Rovine della Chiesa Madre di San Bartolomeo

Poco più a nord è posto l’antico Fortilizio Medievale da cui deriva il nome “Parco Forza” comprendente le rovine del Castello Medievale, del Palazzo Marchionale dei Marchesi Statella, del Monastero di San Giuseppe oltre che di vari siti rupestri, i Ruderi della Chiesa della Santissima Annunziata comprendenti anche vari sepolcri a fossa, l’Antiquarium della Cava d’Ispica in cui sono posti vari reperti archeologici, l’Anfiteatro di Cava d’Ispica presso il quale vengono organizzati vari spettacoli, la particolare Galleria Rupestre del Centoscale e un presunto “Martyrium” rupestre utilizzato per la sepoltura di un “Santo Martire”.

Ad ovest del Parco Forza troviamo la Chiesa Rupestre di Santa Maria della Cava, l’unico luogo “consacrato” dell’antica città di Spaccaforno un tempo inglobato all’interno della non più esistente Chiesa del Crocifisso.

In adiacenza troviamo le Concerie di Cava d’Ispica, la concrezione rocciosa nota come  “Pietra Grande”, l’Oratorio Rupestre di Lintana e l’area iblea di Cava Martella.

Poco più a nord è ubicata l’area iblea di Serramontone in cui era posta l’omonima sorgente prosciugata che formava il “Vurvu a Campana”, in cui sono posti i ruderi del Mulino Infante e l’Oratorio Rupestre di Sant’Ilarione

Ad est lungo la S.P. 47 nota anche come “Strada della Barriera” possiamo ammirare l’omonimo quartiere rupestre comprendente varie abitazioni e luoghi di culto rupestri.

Lungo questa strada sono posti i ruderi del Mulino dei Tre Ladri, la Chiesa Rupestre di San Sebastiano, la Chiesa Rupestre di Sant’Agata, la Chiesa Rupestre di San Nicola, la Chiesa Rupestre di San Gaetano, la Necropoli di Scalaricotta formata da varie tombe rupestri, l’area iblea di Cava Tuono – Orto Silvia, la Chiesa Rupestre di Sant’Anna, e infine l’area di Vignale San Giovanni posta presso lo sbocco della Cava d’Ispica in cui è posta la Chiesa Medievale di San Giovanni Battista e varie necropoli rupestri di epoca paleocristiana.

Al di fuori dell’area di Cava d’Ispica – Parco Forza vanno citate le aree iblee di Contrada Scalanuova – Albero dei Sospiri e di Contrada Crocifia – Raffararuni caratterizzate dalla presenza di necropoli rupestri.

L’area di   “Cava d’Ispica Nord” è posta tra i territori comunali di Modica e Rosolini a nordovest del territorio ispicese.

Essa comprende i presunti Ruderi di Tyracina, la mitologica “Città degli Uomini Invincibili” di epoca sicula che resistette all’assedio dell’esercito siracusano.

L’estrema cuspide nord della cavità è posta in territorio modicano comprendendo il cosiddetto Tratto iniziale della Cava d’Ispica comprendente le aree di Passo Parrino, Baravitalla, Marchesa e Serra Pero.

Sull’estremo versante nordorientale della cava. sono poste le rovine della Basilica di San Pancrati, chiesa di epoca bizantina di cui oggigiorno restano solo parte delle mura perimetrali.

Il tratto nord della cava è caratterizzato da interessanti siti rupestri dei quali vanno citati il presunto tempio rupestre denominato Grotta della Signora, l’oratorio rupestre noto come Grotta dei Santi di Cava d’Ispica presentante interessanti affreschi, e la Tomba del Principe di Cava d’Ispica con le annesse necropoli di epoca neolitica.

Lungo i margini di questo tratto della cava erano poste le Sorgenti del Torrente Busaitone – Favara, che solcava gran parte della cavità.

Poco più a sud è posto un altro oratorio rupestre noto come Grotta di San Nicola.

In questa medesima zona è posto il Mulino Cavallo, l’unico funzionante di tutta la Cava d’Ispica divenuto sede di un museo antropologico.

A meridione vi è l’ingresso alla vera e propria “area archeologica” dalla quale raggiungiamo le Catacombe della Larderia, che con le sue sue tre gallerie colme di nicchie sepolcrarie scavate nella roccia sono le terze più vaste della Sicilia dopo quelle di Siracusa, essendo tra l’altro considerate come il sito rupestre ipogeico di tipo sepolcrale più grande della Sicilia.

In adiacenza vi è posto il sito del Ginnasio Rupestre, le Catacombe del Camposanto, la Chiesa Rupestre di Santa Maria.

Poco più a sud troviamo l’abitato rupestre noto come “Grotte Cadute”, l’Oratorio Rupestre della Spezieria chiamato così perché presumibilmente in epoca medievale qui vi era sede di un laboratorio per la produzione di unguenti e medicinali, il rilievo noto come Poggio Salnitro comprendente vari siti rupestri, e la catacomba nota come Ipogeo degli Antonii.

A meridione dell’area archeologica di Cava d’Ispica Nord è posta l’area iblea di Contrada Pernamazzoni che comprende al suo interno una sorgente, un mulino ad acqua non più funzionante la cava detta appunto di “Pernamazzoni” e l’adiacente area iblea di Contrada Gisirella, il “Rifugio Pernamazzoni” e vari siti archeologici di tipo rupestre (necropoli di epoche varie).

Scendendo verso meridione lungo questo tratto della Cava d’ispica incontriamo posta l’area iblea di Cava Lavinaro comprendente una necropoli rupestre e il “Rifugio Scirocco”.

Adiacente ad essa è posta l’interessante area di Contrada Calicantone, in cui è posta la “Sorgente Medica”, alcune necropoli rupestri, ma soprattutto i ruderi della fortezza nota come “Castello Sicano” sotto la quale sono posti i “Dieri di Cava d’Ispica”.

A sudest di quest’area vi è la Contrada Scalepiane a cui appartiene l’area rupestre di “Grotte Giardina” e il Convento Rupestre in cui è posta la Chiesa Rupestre di Sant’Alessandra.

 A nord lungo il versante opposto, in territorio rosolinese è ubicata l’area iblea di Contrada Grotticelli – Finocchiara comprendente vari siti rupestri dei quali i più noti sono le “Grotte Capraria” e la Chiesa Rupestre di Sant’Isidoro.

Ad est di questa medesima area, ritorniamo in territorio ispicese lungo la Contrada Scorsone – Zucchero, in cui sono poste alcune catacombe e vari ruderi.

il Castello Sicanole aree di Scalepiane – Grotta GiardinaGrotticelli – Finocchiara e di Contrada Scorsone – Zucchero.

L’ultimo tratto della cavità è denominato “Cava d’Ispica Est” ed è posto ad oriente di Ispica occupando l’area a settentrione della località balneare ispicese di Santa Maria del Focallo.

Questo tratto è interamente solcato dal Torrente Favara, essendo l’unico tratto della cavità a presentare acque di scorrimento alimentata dalla “Sorgente Favara”, sfociando nel Mare Mediterraneo ad ovest di Santa Maria del Focallo, 

  Lungo questo tratto sono poste le Catacombe di San Marco, che formano la necropoli rupestre più vasta della Provincia di Ragusa, oltre ad essere il secondo più sito funerario di tipo paleocristiano più esteso della Sicilia dopo le Catacombe di Siracusa (differenziandosi dalle Catacombe della Larderia in quanto queste ultime rappresentano un “unico” sito sepolcrale colmo di loculi, mentre le Catacombe di San Marco comprendono varie aree rupestri che si affacciano lungo il corso del Torrente Favara).

Presso la limitrofa Contrada Valle Forno è inoltre posta una monumentale Edicola Votiva consacrata al “Santissimo Cristo alla Colonna”.

L’area meridionale del territorio comunale di Ispica corrisponde al suo litorale bagnato dal Mare Mediterraneo presso il quale si affaccia la frazione di Santa Maria del Focallo posta tra i territori di Pozzallo e Pachino (Siracusa) comprendente ad oriente la località nota come “Marina Marza”, che un tempo fu sede di un feudo comprendente uno scalo portuale e una torre di avvistamento cinquecentesca (ormai non più esistenti).

Essa è contraddistinta da un moderno centro abitato solcato dalla S.P. 67 “Pozzallo – Marza”.

Ad occidente tra i territori di Ispica e Pozzallo è posto il promontorio noto come “Cozzo di Santa Maria del Focallo”, sul quale un tempo era posta la sede principale del villaggio feudale dalla cui non più esistente chiesa deriva il toponimo della località marittima ispicese.

A nord vi sono le aree iblee di Contrada Recupero e di Contrada Porrello, quest’ultima ritenuta sede di un “Emporion” di epoca greco – romana. 

A Santa Maria del Focallo è posta la Foce del Torrente Favara, facente parte di imponenti opere di canalizzazione realizzate durante la bonifica avvenuta nei primi anni del 1900.

A nord è posta una piccola area umida nota come Pantano Bruno – Santa Maria del Focallo, oltre a varie Aree iblee formate dalle Contrade Contrada Chiusazza, I Passi, Margio, Scagaforno, Cozzo Marchesi e Poggio Carovello.

Poco più a settentrione di esse è posto il Pantano Gariffi, che attualmente è l’unico lago di acqua dolce della provincia ragusana.

Da menzionare il Bosco di Santa Maria del Focallo comprendente la grossa duna sabbiosa nota come “Maccone Bianco”, particolare zona naturalistica del territorio di Ispica divenuta sede di un’area attrezzata.

A nordest di Santa Maria del Focallo è posta l’area in cui era posto l’Ex Feudo della Marza, ricadente nell’area orientale della costa ispicese.

In quest’area sono poste piccole aree umide note rispettivamente come Pantano Chianette e Pantano Arezzi

Ma la località è nota per il suo Litorale sabbioso bagnato dal Mare Mediterraneo (il secondo per estensione in Provincia di Ragusa dopo quello tra Scoglitti e Marina di Acate – Foce del Fiume Dirillo), formato da una lunga spiaggia intervallata da alte dune di sabbia note come “Macconi”, attorno ai quali è posto il centro abitato della località marittima ispicese comprendente anche attrezzate strutture alberghiere.

La spiaggia è suddivisa in varie aree balneari come “Favara”, “Maccone Bianco”, “Marina Marza” e “Ucca a’ Marina”.

 Ad oriente di questo lungo litorale è posta la protuberanza rocciosa su cui è posto il pittoresco Borgo Marinaro di Ciriga.

Essa forma appunto la Scogliera di Ciriga, una delle località marine più rinomate e pittoresche del ragusano per i suoi “faraglioni” che circondano interessanti spiaggette sabbiose che comprendono anche interessanti anfratti.

Qui è posto anche il punto più a sud della Provincia di Ragusa delimitato dallo “Scoglio Iannuzzo”.

A nord di Ciriga troviamo il Pantano Gorgo Salato, piccola ma interessante area umida costiera caratterizzata dalla presenza di acque salmastre.

Ad est di Ciriga è posta l’area marina di Porto Ulisse – Punta Castellazzo comprendente alte scogliere che alternano spiaggette sabbioso, che in origine comprendeva un piccolo approdo portuale in epoca feudale nella quale si presume vi fosse posto un piccolo centro abitato di epoca greco – romana noto come “Apolline”, che a sua volta era caratterizzato dalla presenza di una non più esistente fortezza marina.

A nord di questa località balneare è ubicato il Pantano Bruno – Marza detto anche “Pantano Murra”, un vasto invaso di acqua salmastra che un tempo fu anche sede di una piccola salina.

Lungo l’estremo tratto orientale della S.P. 67 “Pozzallo – Marza” (in direzione di Pachino), venne posto un Monumento in memoria dello “Sbarco in Sicilia” avvenuto il 10 Luglio del 1943 durante la II guerra mondiale lungo il litorale ispicese.

Lungo il confine tra i territorio di Ispica e Pachino (Province di Ragusa e Siracusa), è posto il Pantano Longarini, il più grande lago costiero della Sicilia sudorientale (comunicante col limitrofo litorale sabbioso bagnato dal Mare Mediterraneo) ampiamente popolato da uccelli acquatici e fauna ittica , che un tempo fu sede di una salina, di un allevamento ittico e molto probabilmente di un approdo portuale di epoca bizantina in quanto qui venne scoperto il relitto di una nave bizantina che dovrebbe essere esposto in futuro presso il sopracitato Ex Macello di Ispica.

Al largo della costa di Santa Maria del Focallo è posta l’Isola dei Porri, un piccolo isolotto in cui sono stati rinvenuti dei sepolcri di epoca medievale al cui interno erano seppelliti resti umani ormai scheletriti.

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Elenco completo dei luoghi da visitare

Centro urbano di Ispica

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Territorio ibleo ispicese

Cava d’Ispica

Cava d’Ispica Sud (Ispica)

Cava d’Ispica Nord (Ispica – Modica – Rosolini)

Cava d’Ispica Est (Ispica – Santa Maria del Focallo)

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Santa Maria del Focallo
(Santa Maria del Focallo – Marina Marza – Aree iblee limitrofe – Territorio marino ispicese – Pantani)

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I luoghi il cui titolo è affiancato da un asterisco (*) sono pericolosi da visitare per vari motivi. Inoltre molti edifici storici, fabbricati e aree al di fuori del centro abitato potrebbero essere di proprietà privata, e senza relativi permessi (da parte dei rispettivi proprietari) non vanno assolutamente visitate al loro interno e l’accesso non consentito è severamente vietato e perseguito a norma di legge.

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Geolocalizzazione del luoghi da visitare

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Feste e tradizioni religiose e popolari
(clicca sui link per visualizzare le feste e le tradizioni)

Ispica è caratterizzata dalla presenza di solenni ma allo stesso tempo vivaci festività popolari molto sentite dagli abitanti della città ispicese.

La più importante è la “Pasqua Ispicese”, che è tra le più ricche ed interessanti manifestazioni di tipo pasquale della Sicilia intera essendo considerata tra l’altro come una delle feste popolari più importanti dell’isola siciliana, caratterizzata da riti folcloristici e tradizioni secolari tramandate dai “Cavari” e dai “Nunziatari”, e un ricco programma pirotecnico.

Essa comprende la “Festa della “Patena” che si svolge durante il Martedì Grasso di Carnevale che apre il periodo della “Quaresima”, la Processione della “Santa Cassa” e la “Via Crucis Vivente” l’ultimo Venerdì di Quaresima, le celebrazioni della “Domenica delle Palme”, i riti del “Giovedì Santo” comprendenti la solennità del “Santissimo Cristo alla Colonna” venerato dai “Cavari”, la manifestazione del “Venerdì Santo” in onore del “Santissimo Cristo con la Croce” venerato dai “Nunziatari”, e l’allegra festa della Domenica di Pasqua consacrata al “Cristo Risuscitato”.

Tutte queste feste comprendono vari spettacoli pirotecnici.

Un’altra festa importante è quella consacrata a “Santa Maria del Carmine”, la “Patrona di Ispica” venerata presso la Chiesa posta nell’estrema area nordorientale della città nota come “Quartiere del Carmine”.

Essa è celebrata nel periodo limitrofo al 16 Luglio alternando solenni riti sacri, pellegrinaggi e cortei cittadini ad allegre manifestazioni organizzate presso il suddetto quartiere, comprendendo anche gli immancabili fuochi pirotecnici.

Il 15 Agosto si celebra la festa consacrata a “Santa Maria Assunta” venerata all’interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Essa che è considerata come una delle feste più vivaci della città ispicese in quanto ricadente nel periodo di Ferragosto, comprendendo varie rassegne ed eventi come l’allegro “Palio dell’Assunta” e la “Notte dei Sapori” che avviene tra degustazioni di prodotti tipici e eventi di vario genere, a cui si aggiunge uno stupendo spettacolo pirotecnico.

Anche il periodo del “Natale Ispicese” si presenta ricco di tradizioni sacre che comprendono le ricorrenze consacrate a “Santa Maria Immacolata” e a “Santa Lucia”, quest’ultima coincidente con la tradizionale accensione dei “Cascaruni” (grandi falò votivi) a cui si aggiungono le tradizionali usanze natalizie e soprattutto lo svolgimento del “Presepe Vivente di Cava di Ispica”.

Quest’ultimo è uno dei più rinomati e interessanti “Presepi Viventi” della Sicilia per il suo interessante percorso all’interno del sito archeologico del Parco Forza, nel quale vi è un alto numero di figuranti che, rappresentando gli antichi lavori artigianali del passato, animano questa particolare rappresentazione scenica della “Natività di Cristo”.

Durante l’anno si svolgono altre importanti feste presso la città ispicese.

A Gennaio vengono festeggiati “Sant’Antonio Abate” (Domenica limitrofa al 17 Gennaio) culminante con la “Benedizione degli Animali”, “San Sebastiano” (20 Gennaio), la “Sacra Famiglia” (ultima Domenica di Gennaio) con la processione dalla Chiesa Madre di San Bartolomeo, e “San Giovanni Bosco” (31 Gennaio); quest’ultima la più importante festa sacra invernale di Ispica celebrata dalla comunità parrocchiale della Chiesa della Santissima Annunziata comprendente eventi di vario tipo e fuochi pirotecnici.

A Febbraio si celebrano la festa liturgica di “San Biagio” all’interno della sua piccola chiesa posta a nord di Ispica, e il “Carnevale Ispicese” caratterizzato dallo svolgimento di allegri eventi carnascialeschi.

Durante il mese di Marzo, presso la periferia meridionale di Ispica si svolge la festa consacrata a “San Giuseppe” (Domenica limitrofa alla data del 19 Marzo), che comprende oltre ai riti sacri consacrati al “Santo Patriarca” anche sfilate a cavallo, degustazioni di prodotti tipici, eventi di vario tipo e fuochi pirotecnici.

A Maggio si celebrano le ricorrenze consacrate a “San Domenico Savio” (6 Maggio) presso la Chiesa della Santissima Annunziata, e a “Santa Rita da Cascia” (22 Maggio) all’interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

L’ultima settimana del mese di Maggio coincide con la festa in onore di “Santa Maria della Catena”, che comprende l’importante evento della cosiddetta “Insabbiata” di Ispica, ossia la sistemazione in Piazza Sant’Antonio e in Piazza 2 Ottobre di bozzetti artistici formati da sabbia colorata, presso i quali si tengono spettacoli ed eventi culturali.

A Giugno ricorrono le feste liturgiche del “Corpus Domini”, e di “Sant’Antonio di Padova” (13 Giugno) venerato all’interno della Chiesa di Santa Maria di Gesù.

Durante i primi giorni di Luglio si celebra la vivace festa mariana della “Madonna delle Grazie”, formata da solenni riti sacri e dal pellegrinaggio all’Eremo posto ad ovest di Ispica, nonché da allegri eventi.

A Settembre si celebrano le feste consacrate a “Santa Maria Addolorata” venerata all’interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore (Domenica limitrofa al 15 Settembre), e a “San Pio da Pietrelcina” (Domenica limitrofa al 23 Settembre) presso la Chiesa Madre di San Bartolomeo.

A Ottobre si festeggiano “Santa Teresa del Bambin Gesù” (1 Ottobre) presso la Chiesa di Santa Maria del Carmine, “San Francesco di Assisi” (4 Ottobre) all’interno della Chiesa di Santa Maria di Gesù, “Santo Papa Giovanni XXIII” (11 Ottobre) nella Chiesa della Santissima Annunziata, e “Santo Papa Giovanni Paolo II” (Domenica limitrofa al 22 Ottobre) dalla comunità appartenente alla Chiesa della Madonna delle Grazie.

Nel mese di Novembre ricorrono la  “Commemorazione di tutti i Defunti” (2 Novembre), e la “Festa di San Martino” (11 Novembre).

Infine, vanno citate le “tradizioni popolari” di Ispica, tra cui le vicende legate alla vita di “Sant’Ilarione”, i misteri dell’Isola dei Porri al largo del litorale ispicese,  il misterioso poeta noto come “Il Cieconato di Spaccaforno”, le opere dei religiosi ispicesi “Padre Salvatore della Santissima Trinità” e “Beata Maria Crocifissa Curcio”.

Elenco delle feste e tradizioni popolari di Ispica

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Eventi, sagre e rassegne enogastronomiche

Sagra del Pane Condito e della Ricotta Calda

La Sagra del Pane Condito e della Ricotta Calda è una manifestazione gastronomica organizzata durante la “Festa Esterna” in onore di “San Giuseppe” di Ispica, celebrata di solito la Domenica posteriore alla data del 19 Marzo (vedi link “Festa di San Giuseppe” per saperne di più).

La sagra allieta appunto le serate del Sabato di Vigilia e della seguente Domenica in cui vengono celebrati i festeggiamenti, iniziando alle ore 20.30.

Durante questa sagra si possono degustare il tipico “Pane Ispicese” condito con vari ingredienti, e la “Ricotta Calda” prodotta con latte locale.

La sagra è inoltre allietata da spettacoli musicali curati da artisti locali che iniziano alle ore 21.00 circa.

Per saperne di più visitate la pagina facebook della Chiesa di San Giuseppe.

Ispica Park Fest

L’Ispica Park Fest è un evento musicale che si tiene ad Aprile presso l’ingresso del “Parco Forza” (area adiacente all’ex Macello di Ispica), creata dagli ispicesi Claudio Di Giacomo e Fabrizio Canto.

Durante questo evento si esibiscono vari artisti siciliani (cantanti, musicisti e dj), in alternanza con degustazioni di piatti tipici e eventi di vario tipo comprendenti anche la promozione del territorio ispicese e ragusano.

Per informazioni più dettagliate visitate la pagina facebook dell’Ispica Park Fest.

Estate Ispicese

Il contenitore dei vari eventi noto come “Estate Ispicese” riguarda appunto gli eventi che si tengono ad Ispica e nella sua frazione di Santa Maria del Focallo durante il periodo estivo (Giugno, Luglio, Agosto e i primi giorni di Settembre), comprendendo rassegne artistiche e culturali, eventi musicali, sagre enogastronomiche, spettacoli teatrali e manifestazioni sportive.

Per saperne di più visitate il sito www.comune.ispica.rg.it e la sua pagina facebook.

Tradizionando

Si tratta di una rassegna parrocchiale organizzata dalla Parrocchia di Sant’Antonio Abate che si tiene durante il periodo estivo, di solito il primo fine settimana di Luglio.

A questo evento partecipano i bambini del catechismo parrocchiale, giocando tra loro e cucinando insieme.

L’ultima serata della rassegna (quasi sempre di Sabato), vede svolgersi in Piazza Sant’Antonio a partire dalle ore 20.00 circa spettacoli curati da artisti locali e degustazioni di vari piatti tipici locali.

Per saperne di più visita le pagina facebook TradizionandoParrocchia Santissima Annunziata – Sant’Antonio Abate.

Sagra “ra Tunnina”

La Sagra “ra Tunnina” di Ispica si tiene durante i festeggiamenti in onore della “Madonna delle Grazie” ricadenti la prima Domenica di Luglio.

La sagra viene organizzata dalla Parrocchia della Madonna delle Grazie presso il sagrato della moderna omonima Chiesa raggiungibile dalla Via Sardegna, tenendosi durante il primo fine settimana del mese di Luglio (Sabato e Domenica) in concomitanza con la sopracitata festività religiosa.

La sagra comprende la degustazione di preparazioni tipiche a base di tonno locale (“Tunnina” ), e lo svolgimento di spettacoli musicali e di eventi di vario tipo curati da artisti locali.

Per saperne di più visitate le pagine facebook Sicilian Food Ispica e Fazzoletti Azzurri Ispica.

Borgo del Carmine in Festa

La rassegna nota come “Borgo del Carmine in Festa” si tiene durante la sera del Sabato di Vigilia dei festeggiamenti esterni in onore della “Madonna del Carmine” (Patrona di Ispica) celebrati la Domenica posteriore alla data del 16 Luglio (giorno in cui viene invece celebrata la solennità liturgica).

L’evento si tiene presso il quartiere del “Carmine” (area limitrofa alla Piazza Statella) comprendendo degustazioni di vari piatti tipici tradizionali, spettacoli curati da artisti locali e giochi popolari.

Per saperne di più visitate le pagine facebook Sicilian Food Ispica e Santuario Madonna del Carmine.

Notte dei Sapori

La Notte dei Sapori è la più importante manifestazione enogastronomica di Ispica, che si tiene durante le sere del 14 e del 15 Agosto (a partire dalle ore 20.00 circa) presso il centro storico ispicese in Piazza Unità d’Italia in concomitanza con la festa in onore della “Madonna Assunta”.

La Notte dei Sapori è inoltre divenuto l’evento con il quale vengono sponsorizzati due importanti prodotti tipici della cittadina ispicese, la “Carota di Ispica” avente certificazione “IGP” (“Indicazione Geografica Protetta”), e il “Sesamo di Ispica” divenuto “Presidio Slow Food”.

Oltre a ciò si ha la possibilità di degustare vari prodotti tipici locali e varie preparazioni tipiche della cucina siciliana (focacce di vario tipo, arancine, cannoli, granite, dolciumi ecc…).

La manifestazione prevede anche lo svolgimento di concerti musicali curati da artisti locali e da cantanti italiani di una certa fama, spettacoli cabarettistici ed eventi culturali.

Non manca la presenza di mercatini di bancarelle ed esibizioni di artisti di strada.

Durante questa manifestazione che, come detto in precedenza, si tiene in parallelo con la festa in onore della “Madonna Assunta” (comprendendone di fatto anche lo spettacolo pirotecnico conclusivo, vedi link “Festa di Santa Maria Assunta” per saperne di più), gli esercizi commerciali del centro storico ispicese rimangono aperti fino a tarda nottata.

Per informazioni più dettagliate visitate la pagina facebook della Notte dei Sapori.

Sicilian Food Fest

Il Sicilian Food Fest è l’ultima rassegna estiva di tipo enogastronomico della città di Ispica, che si tiene il primo fine settimana di Settembre presso la Piazza Unità d’Italia.

Gli eventi cominciano alle ore 19.00 comprendendo degustazioni di varie preparazioni tipiche locali, esibizioni di artisti di strada, spettacoli cabarettistici e concerti musicali curati da artisti locali che si tengono rispettivamente il primo Sabato e la prima Domenica di Settembre.

La manifestazione si concluderà con un piccolo spettacolo pirotecnico.

Per saperne di più visita la pagina facebook Sicilian Food Ispica.

Rassegna Sportiva “Cammina e Corri per Santa Lucia”

Durante la “Festa Esterna” consacrata a “Santa Lucia” celebrata la Domenica limitrofa alla data del 13 Dicembre, dall’associazione sportiva locale “Ispica Running” viene organizzata la competizione sportiva “Cammina e Corri con Santa Lucia”.

Essa si svolge all’interno di un “circuito urbano”, compreso tra l’area nordorientale del centro storico cittadino e la Cava d’Ispica (Strada della Barriera e Belvedere “Lungocava”).

Alle ore 08.30 dalla Piazza Sant’Antonio inizia il “FitWalking”, una “camminata veloce” non competitiva.

Ad esso seguirà alle ore 09.15 la gara podistica di “Urban Trail”, i cui partecipanti compiranno tre giri all’interno del suddetto “circuito”.

Al termine di quest’ultima gara, avverrà la premiazione degli atleti che partecipano a questa competizione.

Per informazioni più dettagliate su questa competizione sportiva, visita le pagina facebook Ispica Running e Arciconfraternita di Sant’Antonio Abate.

NOTA BENE! Le varie festività religiose e gli eventi citati nella corrente pagina possono variare ed eventualmente non essere organizzati in base alla programmazione annuale cittadina, per cause di forza maggiore e in base a fattori di vario tipo. 

Per qualsiasi informazioni riguardanti gli eventi che si tengono a Ispica visitate i siti web www.comune.ispica.rg.it e relativa pagina facebook, www.ispicadaoscar.com e le pagine facebook Pro Loco Spaccaforno, Ispica in Festa, Visit Ispica, Ispica News, Ispica Città del ProfumoIndirettamente.

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Prodotti tipici ispicesi

La “Carota Novella di Ispica”


Cassette colme di Carote Novelle di Ispica.

La Carota Novella di Ispica è il principale prodotto di eccellenza della città ispicese.

Si tratta di un insieme di varietà di carote della varietà “rossa semilunga nantese” coltivate a partire dagli anni 1950 (più precisamente dall’anno 1955) in territorio ispicese.

La coltivazione di queste carote è poi man mano diffusa in tutta la Provincia di Ragusa (specialmente nelle aree limitrofe di Modica, Pozzallo e Scicli) ed in parte di quelle limitrofe di Siracusa (territori di Pachino, Portopalo, Rosolini e Noto), Catania (Caltagirone e Mazzarrone) e Caltanissetta (Niscemi).

Nel 2011 la “Carota Novella di Ispica” ha ottenuto la certificazione “IGP” (“Indicazione Geografica Protetta”).

Una confezione recante all’interno alcune Carote Novelle di Ispica.

Le varietà citate come “Carota Novella di Ispica IGP” sono: “Chambor”, “Concerto”, “Dordogne”, “Exelso”, “Nancò”, “Naval”, “Romance” e “Selene”.

Esse sono coltivate in inverno, avendo il loro picco di maturazione nel mese di Febbraio dal quale di solito comincia la raccolta delle medesime.

In genere queste carote oltre ad avere il tipico colore arancione acceso, presentano di forma “cilindro – conica.

Le particolari caratteristiche che hanno reso celebre le varietà di “carota ispicese” le si devono principalemente al clima dell’area in cui esse vengono coltivate.

Infatti le temperature miti favorite dalla presenza di scarse precipitazioni e quindi di lunghe ore a contatto con i raggi solari, favorisce la loro coltivazione che di solito avviene in aree totalmente incontaminate.

Ciò rende le carote ispicesi tra le più apprezzate per consistenza e gusto.

La Carota Novella di Ispica è infatti rinomata per la sua croccantezza e per il suo sapore mediamente dolce se consumate crude.

Ovviamente le carote ispicesi contengono importanti sostanze nutritive e antiossidanti di cui varie vitamine e minerali quali il beta – carotene.

La Carota Novella di Ispica è ottima cruda o cotta, apprestandosi ad essere ingrediente di varie preparazioni.

La maniera ottimale per gustare queste carote è ovviamente quella di lasciarle crude condendole eventualmente con olio d’oliva, sale e poco aceto di vino preparando un’insalata o di sole carote o con ortaggi misti.

Ma esse sono ottime anche cotte (bollite o infornate), per accompagnare preparazioni di vario tipo  a base di verdure, legumi, carne o pesce.

La Carota Novella di Ispica può essere comunque utilizzata per la preparazione di particolari conserve (creme, sughi o salse) per condire pasta, pizze, focacce, carne e pesce.

Ovviamente queste carote possono essere utilizzate anche per la produzione di vari tipi di dolciumi (biscotti, torte ecc…), di un liquore cremoso noto come “Carotello” (a base di Carote di Ispica e arance) e di alcuni prodotti cosmetici.

Per saperne di più visitate il sito web www.carotanovellaigp.it.

Il “Sesamo di Ispica”

Il “Sesamo di Ispica” è uno dei prodotti di eccellenza più rinomai della cittadina ispicese, che è stato riscoperto e valorizzato divenendo “Presidio Slow Food”.

La coltivazione del sesamo in territorio ispicese e ovviamente in Sicilia è diffusa sin dal periodo della conquista araba dell’isola, in quanto fu proprio grazie ai “conquistatori” arabi che cominciarono a coltivare questa pianta, i cui semi altamente aromatici vengono impiegati per dare il loro inconfondibile sapore a varie preparazioni tipiche siciliane.

Si presume che la coltivazione del sesamo sia una delle più antiche praticate in territorio ispicese, che dal periodo della dominazione araba della Sicilia (avvenuta a partire dall’anno 827), è stata praticata per svariati secoli.

Il Sesamo di Ispica venne riconosciuto e selezionato dai contadini locali durante il 1800, venendo da allora preservato e coltivato in varie aree del territorio ibleo ispicese.

Questo tipo di coltivazione non era di tipo “intensivo”, in quanto in territorio ispicese la coltivazione di cereali, legumi, olive, mandorle, ortaggi e frutta di vario tipo ha avuto sempre la precedenza per ovvi motivi legati al maggiore consumo e al profitto economico legato al commercio dei medesimi prodotti agricoli.

Tuttavia la coltivazione del sesamo continuò ad essere praticata in quanto esso rappresentava, e rappresenta tuttora un basilare ingrediente per la cucina locale.

Per salvaguardare il “Sesamo di Ispica” e tutelarlo per via dell’impiego di sesamo coltivato al di fuori della Sicilia (in Asia o Africa) e importato in Sicilia, nel 2016 esso è divenuto “Presidio Slow Food” in modo che la sua unicità potesse essere garantita e riconosciuta.

La pianta del “Sesamo di Ispica” (Sesamum indicum) fa parte della famiglia delle Pedaliacee, avente lo stelo principale lungo circa 50 – 100 centimetri dal quale si sviluppano le lanceolate foglie e i fiori di tipo tubolare di colore bianco, dai quali si ottengono appunto i frutti contenenti i sopracitati semi.

La semina delle piante avviene tra i mesi di Aprile e Maggio, con la conseguente crescita e sviluppo delle medesime durante il periodo estivo (Maggio – Agosto).

La raccolta avviene di solito dalla seconda metà di Agosto a Settembre quando le piante cominciano ad appassire; esse vengono falciate e affastellate facendole seccare al sole, dopodiché avviene la cernita dei semi di sesamo.

I frutti della pianta vengono setacciati in modo da trattenere i semi, che vengono ulteriormente puliti.

Il sesamo ha un alto valore nutritivo in quanto ricco di sali minerali e di sostanze antiossidanti.

Attualmente il “Sesamo di Ispica” o per meglio dire i suoi semi che in dialetto ispicese sono chiamati “Gghigghiulena”, vengono impiegati per rendere più saporiti vari tipi di pane o di dolciume (in prevalenza biscotti).

Ma il sesamo è l’ingrediente principale del “torrone” tipico del periodo natalizio noto appunto come “Gghigghiulena”, i cui semi sono legati tra loro con zucchero liquefatto aromatizzato alla vaniglia, miele, mandorle e scorze di agrumi.

I semi di Sesamo di Ispica inoltre sono piuttosto oleosi e si apprestano ad essere utilizzati per la produzione di olii e creme alimentari per insaporire vari tipi di cibi.

Con i medesimi infine si ottengono anche vari prodotti per la cosmetica (olii e essenze profumate di vario tipo).

Per saperne di più visitate i siti web www.sesamodispica.it e www.fondazioneslowfood.com/sesamo-di-ispica.

Ortaggi, frutta, legumi e funghi del territorio ispicese

Oltre alla Carota Novella e al Sesamo, Ispica è rinomata per gli ortaggi e la frutta coltivati in buona parte del suo territorio.

Il territorio ispicese è noto per la coltivazione delle cosiddette “Primizie” da serra.

Tra esse vanno citate le varietà di pomodoro “Ciliegino”, “Datterino”, “Piccadilly”, “Marmande” (noto anche come “Costoluto”) affine a quelle coltivate nel vicino territorio pachinese, a cui si aggiungono zucchine, peperoni, melanzane, meloni (arancioni della varietà “Cantalupo” e gialli) e angurie rosse.

Meloni “Cantalupo” coltivati ad Ispica.

In campo aperto vengono coltivati zucche (lunghe o tonde), lattuga, finocchi, bietole, spinaci, patate, carciofi, cipolle, broccoli, cavolfiori e il cosiddetto “Cavolo Vecchio di Rosolini” (anch’esso Presidio Slow Food).

Tra le verdure selvatiche di tipo spontaneo presenti nel territorio ispicese sono la cicoria selvatica, la senape dei campi, le bietole selvatiche, i capperi, la borragine e gli asparagi selvatici.

Con i sopracitati ortaggi si ottengono ottime conserve tra le quali menzioniamo quelle di pomodoro tra cui “I Ciappi” (pomodori aperti “a libro” e lasciati seccare al sole), “U Capuliatu” (che si ottiene sminuzzando finemente i pomodori secchi conservando il tutto sott’olio), “U Strattu” (ottenuto dalla setacciatura e dall’asciugatura al sole del pomodoro).

A ciò si aggiungono le conserve di varie verdure (carciofi, melanzane, zucchine, peperoni ecc…) sott’olio, sott’aceto o in crema.

E ovviamente essi sono utilizzati per varie preparazioni di cui le più “tradizionali” sono la “Caponata” e la “Parmigiana” di melanzane, i carciofi arrostiti alla brace, la frittata di asparagi selvatici (tipica del periodo pasquale), e varie verdure pastellate e fritte, o bollite e insaporite con olio d’oliva e aromi vari.

Tra la frutta coltivata, va citata la presenza di agrumi (arance, limoni e mandarini), noci, nocciole, mandorle, melograni, prugne e gelsi, utilizzati per la produzione di vari tipi di dolciumi.

Oltre a ciò va citata la coltivazione di varie specie di uva da vino (tra cui la varietà “Nero d’Avola”), dal cui mosto si ricava anche il dolciume noto come “Mustata” (vedi più sotto).

Inoltre è diffusa la coltivazione di carrube (così come avviene nella vicina Rosolini), utilizzate per produrre il cosiddetto “Vino Cotto” (un denso sciroppo utilizzato per insaporire i “Crispeddi” o come ingrediente per vari tipi di dolciumi, che può essere anche di mosto d’uva o di melograno).

Seppur esse non siano considerate come “frutti” a tutti gli effetti pur essendolo, vanno citate anche le varietà di olivo coltivate in territorio ispicese (vedi paragrafo “Olio Extravergine di Oliva ispicese e Conserve”).

Degno di nota è il consumo di Fichi d’India.

Oltre ai cereali, in particolar modo al frumento di grano duro utilizzato per la produzione di farine per la produzione di pasta, pane e vari prodotti da forno, va citata la coltivazione di varie specie di legumi utilizzati in varie preparazioni tra le quali citiamo ceci, piselli, lenticchie, fagioli e fave.

Queste ultime sono l’ingrediente principale del cosiddetto “Maccu” (una specie di purea ottenuta da fave secche insaporita con olio d’oliva e finocchio selvatico).

Piselli e fave possono essere utilizzati anche come farcitura di vari tipi di focacce (“Caitta” o “Mpanati” ).

Nel territorio ispicese possiamo trovare anche varie specie di funghi, ma la principale e quindi più nota è quella del “Fungo di Carrubo” (“Funcia i Carrua” ), che cresce presso gli alberi del medesimo frutto essendo simile ad una spugna di colore giallo.

Questo particolare quanto pregiato fungo è ottimo o arrostito alla brace, o cucinato in umido con pomodoro, olio d’oliva e aromi vari.

Pasta casereccia ispicese

Ad Ispica è molto diffusa la produzione di pasta casereccia di ottima qualità. 

La pasta ispicese viene prodotta con farina di grano duro locale, tra cui vanno citate anche alcune varietà di “Grani Antichi” siciliani (abbondantemente coltivati anche nei dintorni della cittadina ispicese).

Tra i formati di pasta più diffusi ad Ispica, vanno citati i “Gnucchitti” che sono dei maccheroni rigati mediante l’ausilio di un apposito ripiano di legno (o semplicemente con una forchetta), che si ottengono attorcigliando l’impasto ad un legno o ad un filo metallico.

Da citare anche i “Cavatieddi”, che sono simili agli omonimi cavatelli, che possono essere o lisci oppure rigati.

Inoltre è diffusa la preparazione dei “Lolli”, che sono invece simili agli “Strozzapreti” o ai “Cicatelli”, essendo di forma poco più allungata dei “Cavatieddi”.

È inoltre diffusa anche la produzione di vari formati di pasta tra cui tagliatelle, lasagne, cannelloni, maccheroni ecc…

E a ciò si aggiungono tortelli o ravioli farciti con ricotta fresca locale, pesce, verdura ecc…

I sopracitati formati di pasta vengono conditi di solito con il tradizionale “Sucu” al pomodoro a base di carne di suino  e ricotta tipico del periodo di Carnevale, con il cosiddetto “Sucu Fintu” (sugo al pomodoro che non prevede la presenza di carne, insaporito con cipolle e aromi vari), con verdure di vario tipo (tra cui melanzane, zucchine, pomodori, tenerumi di zucca ecc…), pesce, frutti di mare, nero di seppia ecc… oppure con legumi freschi o secchi come ad esempio la preparazione a base di fave secche nota come “Maccu”.

In alcune famiglie è diffusa la preparazione di questo tipo di pasta (di solito “Gnucchitti” o “Lolli” ) cotta nel mosto d’uva e insaporita con abbondante granella di mandorle.

 Tipici di Ispica sono i cosiddetti “Miliddi” più o meno simili a grossolani spaghetti, che sono l’ingrediente base di un tipico timballo a base di sugo di pomodoro e carne di maiale, broccoli e ricotta che viene cotto in forno, preparato di solito durante il periodo natalizio.

Questa preparazione può essere cotta anche dentro la cosiddetta “Mpanata che Miliddi” tipica del 24 Dicembre (Vigilia di Natale), la cui farcitura è simile a quella del sopracitato timballo.

Un altro formato tipico di pasta è u “Ncucciatieddu”, ossia piccoli frammenti di impasto a base di semola di grano duro che vengono “incocciati” a mano (o in alternativa ottenuti mediante una grattugia a fori grossi), cotti in umido con con zucca gialla e ricotta oppure con varie verdure o legumi.

Col grano grossolanamente macinato e bollito in acqua con sale e olio si ottiene una specie di polenta nota come “Cuturru”, una preparazione tipica di quest’area del ragusano (conosciuta e preparata anche a Rosolini, nella vicina Provincia di Siracusa) che viene servita con verdura e legumi cotti (e che può anche sostituire il riso per la preparazione degli “Arancini”).

Formaggi e latticini

Ispica, così come buona parte della Provincia di Ragusa, è rinomata per la produzione di formaggi e latticini di alta qualità.

Presso le masserie ubicate all’interno del territorio ispicese, vi sono vari caseifici specializzati nella lavorazione di latte bovino e ovino per la produzione di formaggi apprezzati in ambito locale e nazionale.

Il latte proviene da animali che crescono pascolando all’interno delle incontaminate contrade iblee a ridosso tra i territori di Ispica, Modica, Pozzallo, Rosolini, Noto e Pachino; principalmente si tratta di mucche da latte di razza “Modicana” e di pecore di razza “Comisana”.

Tra i formaggi ottenuti con latte bovino va citato il “Ragusano” con certificazione “DOP”(“Denominazione di Origine Protetta”) e vari tipi di provole, caciocavalli e caciotte (semplici o arricchite da ingredienti e aromi di vario tipo).

Col latte ovino si ottengono varie forme di “Pecorino” che variano a seconda della stagionatura, semplici o arricchite con pepe nero in grani o peperoncino.

Tra i latticini vanno citate le “Ricotte” di latte bovino o ovino ottime per insaporire varie preparazioni o per farcire ravioli o dolciumi quali i “Cannoli” o i “Cassateddi”.

Dalla lavorazione della ricotta inoltre si ottengono la “Tuma”, dalla quale derivano poi i sopracitati tipi di formaggio stagionato, e la cosiddetta “Ricotta Salata”.

Da citare infine la produzione di ottime mozzarelle di latte bovino.

Carne, Salumi e insaccati

La carne proveniente dagli allevamenti del territorio ispicese è di ottima qualità ed è in prevalenza bovina, suina, ovina, equina, comprendendo anche quella di polli e conigli.

Con queste carni si fanno molte specialità tipiche della cucina ispicese quali “U Tianu”, un piatto tipico del periodo natalizio a base di carne mista, salsiccia di maiale e sugo di pomodoro che vengono cotte in forno all’interno di una pentola in terracotta (chiamata localmente “U Tianu” ).

Inoltre con queste medesime carni è diffusa la preparazione di involtini farciti con vari ingredienti, del cosiddetto “Falsomagro” (una fetta di carne arrotolata simile ad un polpettone, farcita anch’essa con vari ingredienti e cotta in pentola assieme a sugo di pomodoro insaporito da aromi vari) preparato in occasione delle principali festività, polpette a base di carne di vitello o di cavallo di solito grigliate, fritte o cotte con sugo di pomodoro, spiedini, hamburger cotolette e vari tipi di “preparati / pronto cuoci” che si possono acquistare presso le macellerie ispicesi.

Una preparazione molto diffusa ad Ispica è quella del “Cunigghiu a Stimpirata” in agrodolce, e dell’agnello (o capretto) al forno.

La carne di agnello inoltre diviene l’ingrediente principale di “Pastieri” e “Mpanati” preparate in occasione della Pasqua Ispicese.

Con la carne di maiale si prepara la “Liatina” ossia la gelatina a base di pezzi di carne di maiale bollita assieme a aromi di vario tipo (arance amare o limoni).

L’allevamento di polli da carne è altamente diffuso anche ad Ispica, comprendendo di pari passo quello di galline ovaiole dalle quali si ottengono uova di ottima qualità.

Per quanto riguarda la produzione di insaccati freschi e stagionati, ad Ispica si producono salsicce a base di carne suina di ottima qualità insaccate in budelli con grasso di maiale e insaporite con vino rosso, peperoncino e semi di finocchio.

Le salsicce ispicesi sono ottime arrostite sulla brace, cotte in forno (specialmente all’interno del già citato “Tianu ri Natali” ), al sugo con vari tipi di carne a pezzi, in padella con verdure selvatiche, oppure all’interno di panini o come ripieno delle tipiche focacce note come “Cucchi”, “Caitta”, “Mpanati” o “Scacce” (a seconda del formato).

Queste salsicce vengono lasciate anche a stagionare, divenendo un ottimo salume noto come “A Sausizza Sicca” particolarmente apprezzato durante il periodo invernale.

Anche se non propriamente “carne” in senso stretto, va detto che ad Ispica è ampiamente diffuso il consumo di lumache di terra (“Crastuna”, “Babbaini”, “Favaluci”) cotti con pomodoro e verdure varie (di solito cipolle e peperoni).

Prodotti ittici e specialità a base di pesce

Seppure Ispica non si trovi sul mare, possiede comunque una buona tradizione culinaria legata alla cucina marinara.

Ciò lo si deve alla pescosità dei fondali marini antistanti al litorale ispicese che bagna l’area di Santa Maria del Focallo e le adiacenti località di Marina Marza, Ciriga e Porto Ulisse.

Ciò è favorito anche dallo sbocco a mare del Torrente Favara e delle acque salmastre dei Pantani Gorgo Salato, Bruno e Longarini.

Seppure il territorio ispicese non possieda un approdo peschereccio, la fornitura di prodotti ittici è garantita grazie alla presenza dei limitrofi porti pescherecci di Pozzallo e Portopalo di Capo Passero (SR).

Con i pesci di piccolo e medio taglio (sarde, acciughe, triglie, orate, spigole, pagelli, cefali, saraghi, occhiate, boghe, scorfani, naselli, sgombri, razze, sugarelli, aguglie, gallinelle ecc…) si fanno ottime zuppe e fritture di pesce misto, ma quelli più grossi (soprattutto quelli appartenenti alla categoria del “pesce azzurro”) possono essere anche grigliati o cotti al cartoccio o in varie modalità utilizzando vari tipi di ingredienti.

I pesci più grandi (dentici, palombi, pesci spada, cernie, tonni ecc…) sono ottimi interi o tagliati a tranci venendo cotti in umido, arrostiti alla brace o cotti al cartoccio con verdure o aromi vari.

Inoltre è diffuso il consumo di crostacei (gamberi, scampi, canocchie, cicale di mare, astici e aragoste), molluschi cefalopodi (polpi, calamari, totani e seppie), gasteropodi (murici) e bivalvi (cozze, vongole, cannolicchi, fasulari ecc…) preparati in vari modi, ma che possono implementare anche alcune delle suddette modalità di preparazione per i pesci.

Tra le preparazioni tradizionali a base di vari prodotti ittici va citata “A Tunnina” ossia il tonno cotto “che Pipi” (peperoni) o “ca Cipuddata” (con abbondante cipolla), triglie intere, sarde, acciughe o alici ecc… diliscate, dorate e fritte, la frittura o la zuppa mista di pesce.

Ma le preparazioni più tipiche sono quelle a base di anguilla.

Questo pesce simile ad un serpente vive in ambienti salmastri e quindi prolifera presso le aree dei pantani (su tutti i Pantani Bruno. Gorgo Salato e Longarini, quest’ultimo sede in passato di un allevamento ittico) e un tempo erano abbondantemente pescate.

Oggi la sua pesca delle anguille praticata lungo i pantani è severamente vietata ma talvolta qualche esemplare si spinge in mare aperto venendo di fatto catturato.

Le anguille a Ispica vengono preparate in umido con olio d’oliva, aglio, pomodoro e verdure, infarinate e fritte, e poste all’interno di focacce tipiche come “Caitta” e “Mpanati” assieme a patate e prezzemolo.

Ad Ispica è ampiamente diffuso il consumo di “Baccalà” (merluzzo salato di provenienza scandinava) che viene cucinato in umido, pastellato e fritto oppure utilizzato assieme a patate e prezzemolo sempre per farcire “Mpanati” e “Caitta”.

Infine determinati tipi di pesce possono essere conservati sott’olio o sotto sale (acciughe, tranci di tonno, pesci spada, sgombri ecc…).

Olio extravergine d’Oliva e conserve

La produzione di olio extravergine d’oliva ad Ispica è notevolmente diffusa data la vasta presenza di oliveti in buona parte del suo territorio comunale.

L’olio ispicese, assieme a quelli prodotti nelle province di Ragusa, Siracusa e in parte di quella di Catania, è tutelato dal consorzio di tutela “Monti Iblei DOP” facendo parte della zona di produzione “Val Tellaro” (assieme ai limitrofi comuni della provincia siracusana di Rosolini, Noto e Pachino) comprendente il 70% di olive di varietà “Moresca”.

Infatti questo è un olio di alta qualità contraddistinto da un’ottima fragranza, che si apprezza a condire e aromatizzare varie preparazioni tipiche locali tra cui piatti a base di ortaggi (tra cui la Carota Novella di Ispica) e legumi (zuppe e minestre), carne e pesce.

Ma la maniera adatta per apprezzare l’olio ispicese è quella di versarlo su fette di “Pane di Casa” locale caldo con sale, peperoncino, origano e pomodoro “Capuliatu” (vedi più sotto).

L’olio d’oliva ispicese è adatto anche per creare ottime conserve di ortaggi (melanzane, pomodori secchi, zucchine, carciofi ecc…), pesce (tranci di tonno, pesce spada, sgombro, sarde ecc…) o sott’olio o sotto forma di “creme” spalmabili.

Va detto infine che le medesime olive si apprestano anch’esse a vari metodi di conservazione, di cui quello più noto è rappresentato dalle olive alla “Stimpirata” (olive verdi con verdure varie quali carote, cipolline, cavolfiori, peperoncini ecc… ), e dalle olive nere “Punciuti”.

Pane, focacce e pizze

Ispica, come gran parte dei centri in Provincia di Ragusa, è rinomata per la sua produzione di pane, di focacce caserecce e pizze utilizzando le sopracitate farine di grano duro e dei cosiddetti “Grani Antichi”, il cui impasto viene lasciato a lievitare in maniera naturale grazie all’ausilio del lievito madre noto come “Criscienti” e reso compatto grazie all’ausilio della “Scaniatura”.

Queste sopracitate preparazioni vengono rigorosamente cotte all’interno di appositi forni a legna, alimentati da legna di ulivo, vite o agrumi.

Il Pane ispicese è contraddistinto da vari tipi di formati di cui va menzionato il più classico “Pani i Casa a pasta rura” (con crosta croccante e mollica interna compatta) dalla caratteristica forma allungata, a cui si aggiungono pagnotte ad impasto morbido, filoni, rosette ecc… semplici o insaporite da semi di sesamo (tra cui anche l’autoctono divenuto come detto in precedenza “Presidio Slow Food”).

Questo pane viene anche preparato in forma “votiva” durante varie festività religiose, tra le quali quelle consacrate a “Sant’Antonio Abate” e “San Giuseppe”.

Il pane ispicese è ottimo per accompagnare varie preparazioni tipiche locali, e lo si può degustare con conserve di verdure, di pesce, formaggi, salumi e insaccati.

Con esso si può preparare anche il tipico “Pani Cunzatu” con olio d’oliva, sale, origano, peperoncino, formaggi e conserve di vario tipo (di verdura, pesce ecc…).

Inoltre con questo tipo di pane, si possono fare anche ottime bruschette condite con ingredienti di vario tipo.

Tra i prodotti da forno ispicesi, vanno citati i vari formati di “focacce” farcite e cotte nel forno a legna, tipiche della Provincia di Ragusa e che della medesima rappresentano il principale “cibo da strada”.

I vari formati sono i “Mpanati”, i “Caitta” , le “Scacce”, i “Cucchi” , i “Pastieri” e i “Cassateddi”.

I “Mpanati” sono di forma tonda e consistono in due dischi di pasta uniti dall’artistico bordo chiamato “Rieficu”, che possono essere farcite al loro interno con vari ingredienti.

Le più tradizionali sono quelle a base di carne di agnello tipiche della Domenica di Pasqua,  “A Mpanata che Miliddi” della Vigilia di Natale (24 Dicembre) il cui ripieno è formato da i cosiddetti “Miliddi” (un formato di pasta simile a grossolani spaghetti) conditi con sugo di pomodoro, ricotta, broccoli, carne di maiale e salsiccia, e le “Mpanati” con patate, prezzemolo, baccalà o anguille.

Affini ai “Mpanati” ma diversi nel formato sono i “Caitti”, focacce di forma semicircolare che possono essere farcite con patate e salsiccia, spinaci o bietole selvatiche e pomodori secchi (o “Capuliati” ), broccoli e salsiccia, carciofi e fave, fave e ricotta, baccalà (o anguille) e patate ecc…

Le “Scacce”, affini a quelle preparate in gran parte del ragusano, sono particolari focacce farcite con vari ingredienti e arrotolate su se stesse prima di essere cotte in forno che possono essere farcite con salsa di pomodoro e formaggio, salsa di pomodoro e melanzane, salsa di pomodoro e cipolla, spinaci (o bietole selvatiche) e pomodori secchi, ricotta e salsiccia, ricotta e cipolla, ricotta e patate, prezzemolo e acciughe ecc…

Da menzionare inoltre i “Cucchi” (o “Vutati” ) a forma di rosa farcite al loro interno con salsiccia, ricotta e / o formaggio (di solito “Ragusano DOP”) e/o pomodoro “Capuliatu”.

“I Pastieri” sono affini ai “Cucchi”, ma sono farcite di solito con carne di agnello, essendo tipiche anch’esse del periodo pasquale.

Tra le preparazioni “dolci” citiamo i “Cassateddi” a forma di raggiera e farcite con ricotta dolce aromatizzata alla cannella, e i “Ramazzati” simili ai “Cucchi” e farcite sempre con ricotta zuccherata e cioccolato.

Queste focacce possono essere preparate durante tutto l’anno, anche se esse sono una preparazione tipica delle feste pasquali e natalizie.

Da citare infine la pizza preparata a Ispica che può essere “tradizionale” o “al taglio”, in entrambi i casi condita con vari tipi di ingredienti (formaggi, verdure, pesce, salumi, conserve di vario tipo ecc…) a seconda della fantasia di chi le prepara.

La frittura tradizionale, i “Purpetti” , i “Crispeddi” e gli “Arancini”

Molti piatti tipici della tradizione ispicese hanno come comune denominatore “la frittura”.

Tra le principali preparazioni fritte vanno citate i “Purpetti”, frittelle sferiche fritte in olio bollente ottenute da una pastella formata da pangrattato e uovo sbattuto, che viene condita con aglio, prezzemolo, sale, pepe, aromi di vario tipo e una vasta varietà di ingredienti (pomodoro fresco o secco, melanzane, patate, carote ispicesi ecc…).

Va menzionata anche la frittata di asparagi selvatici, uova e formaggio, nota come “U Pisciruovu”, i le triglie o i pesci azzurri (sarde, acciughe ecc…) diliscati, dorati e infine fritti, e ovviamente la frittura di pesce misto (comprendente anche crostacei e molluschi).

Una delle preparazioni più note sono i “Crispeddi” o “Fritteddi”, preparate in gran parte della Sicilia sudorientale per la festività di “San Martino” ricadente l’11 Novembre di ogni anno.

Esse sono sfere a base di pasta lievitata di farina di grano duro (a cui in maniera facoltativa si possono aggiungere anche patate bollite schiacciate), che vengono immerse nell’olio bollente e fritte.

“I Crispeddi” possono essere “semplici” oppure farcite con vari ingredienti salati o dolci.

Tra quelle salate vanno citate quelle a base di acciughe, ricotta salata, semi di finocchio selvatico ecc… mentre quelle dolci risultano cosparse con abbondante zucchero o miele, e sono farcite con noci, uva passa, crema alle nocciole, cioccolata, ricotta dolce ecc…

“I Crispeddi”, specie quelle semplici o farcite con ingredienti dolci, sono ottime se inzuppate nel “Vino Cotto”, denso sciroppo ottenuto dalla lavorazione delle carrube (che però può essere anche di mosto d’uva o di melograno).

Una degna menzione va data anche agli “Arancini” di riso, che come ben si sa la cui preparazione è diffusa in tutta la Sicilia.

Gli arancini (o arancine che dir si voglia) ispicesi sono di ottima qualità e possono essere di vari gusti tra cui citiamo quello più tradizionale al sugo di carne e formaggio, agli spinaci, al prosciutto, alle melanzane, al nero di seppia, alla carne di cavallo, ai funghi al pistacchio ecc…

Il Miele ispicese

In territorio ispicese vi è una buona produzione di miele, dovuta alla riscoperta dell’apicoltura.

Il miele prodotto ad Ispica proviene dalla naturale lavorazione del polline dei fiori di varie specie vegetali diffuse in gran parte del limitrofo territorio.

Questo miele viene utilizzato perlopiù per la produzione di dolciumi.

Oltre al miele, grazie all’apicoltura vengono prodotti “pappa reale” e cosmetici di vario tipo (su tutti saponi).

Dolciumi tipici ispicesi

I dolciumi tipici della città di Ispica sono di vario tipo, comprendendo in gran parte le tipiche preparazioni dolci delle festività.

Tenendo conto dei principali prodotti tipici cittadini, la “Carota di Ispica IGP” e il “Sesamo di Ispica”, con i medesimi si possono realizzare vari dolciumi,

Con la Carota Novella di Ispica e l’ausilio delle locali mandorle, si possono realizzare tortine e biscotti di vario tipo

Il Sesamo di Ispica viene impiegato per la produzione di ottimi dolciumi, di cui il più noto è il torrone noto come “Gghigghiulena” a base di miele, vaniglia, mandorle e scorze di agrumi,  vaniglia, miele, mandorle e scorze di agrumi, che viene tagliato in vari pezzi noti come “Lenze” .

Con il sesamo ispicese si possono insaporire anche biscotti e pani dolci di vario tipo, come ad esempio Colombe pasquali e Panettoni natalizi di fattura artigianale.

I dolci tradizionali di Ispica sono comunque legati alle festività e alla tradizione locale, e la preparazione di essi è comune anche ai limitrofi centri abitati (Pozzallo, Modica e Rosolini).

Durante il periodo di Carnevale è tradizione preparare le “Chiacchiere” (strisce di pasta sfoglia a base di farina di grano tenero e strutto fritte in olio bollente e cosparse con zucchero a velo oppure ricoperte da glassa di vari tipi (cioccolato, pistacchio ecc…).

A Pasqua è invece usanza preparare i “Cassateddi”, che sono focaccine a forma di raggiera farcite al loro interno con ricotta zuccherata e aromatizzata con polvere di cannella tipiche del periodo pasquale.

Più o meno simili ai “Cassateddi” sono i “Ramazzati” aventi una forma simile ad una rosetta (essendo il corrispondente dolce dei “Cucchi” ), che al loro interno sono farcite con ricotta dolce e pezzi di cioccolato.

Da menzionare i pani dolci anch’essi prodotti durante il periodo pasquale noti come “Pupi cu l’ovu”, aventi varie forme tra cui quella di colomba noti come “Palummeddi”, cosparsi in superficie con zuccherini colorati e recanti al loro interno un uovo sodo intero simboleggiante la “vita” intesa come la “Resurrezione di Cristo”.

I “Pasti Fuorti” sono biscotti preparati sia a Pasqua avendo forma di colombine che durante il periodo della “Festa dei Morti” (primi giorni di Novembre) essendo per questo affini ai dolci siciliani noti come “Ossa di Morto” o “Moscardini”.

Questi particolari dolci sono a base di un impasto di farina di grano tenero, zucchero e chiodi di garofano che vengono prima lasciati ad asciugare per un determinato periodo di tempo, e successivamente vengono infornati rilasciando inferiormente una croccante melassa dovuta allo scioglimento degli zuccheri durante la cottura.

Con la “Pasta Reale” di mandorle, in occasione del periodo pasquale vengono inoltre preparati gli agnellini (“Agnidduzzi” ) e le colombine (“Palummi” ) pasquali.

Durante il periodo della vendemmia vengono preparati i “Gnucchitti” dolci noti anche come “Purcidduzzi”, “Lolli” o “Cucciddati” (gnocchetti dolci di farina di grano tenero a base di miele o vino cotto), che vengono cotti nel mosto d’uva e cosparsi con abbondante granella di mandorle.

Col mosto d’uva si prepara anche a “Mustata” ossia una dolce “mostarda” cotta assieme alla cenere (di solito di legna di alberi di olivo) che ne assorbe l’acidità, cosparsa infine con abbondante granella di mandorle.

In questo periodo viene preparata anche confettura di mele cotogne chiamata come “A Cutugnata”, che viene lasciata a seccare in vari stampini assumendo vari tipi di forme.

Assieme alle sopracitate “Pasti Fuorti”, in occasione della Festa dei Morti (2 Novembre) vengono preparati i “Pupi” e la “Frutta Martorana” di “Pasta Reale” di mandorle (quest’ultima reperibile nelle pasticcerie durante tutto l’anno).

L’11 Novembre per la cosiddetta “Festa di San Martino”, vengono preparate le “Crispelle” o “Frittelle” dolci.

Esse sono palline di pasta lievitata a base di farina di grano che vengono fritte in olio bollente per poi essere cosparse con zucchero o miele e inzuppate nel vino cotto di carrube, il cui impasto può essere arricchito anche con uva passa, noci, crema di nocciole o ricotta dolce.

Piuttosto simili ad essere sono i “Gnuocculi” meglio noti come “Pignolata”, che sono sempre piccole palline il cui impasto è a base di farina di grano tenero che vengono fritte in olio bollente e amalgamate tra loro con miele e zuccherini colorati.

Da menzionare i vari dolciumi a base di mandorle tipici del periodo natalizio.

Tra i dolci a base di mandorle vanno citati i “Mustazzoli” (biscotti morbidi a base di mandorle, miele e vino cotto).

Ad essi si aggiungono i vari tipi di biscotti a base di mandorle di varie forme, tra cui quelli “arricciati” recanti o una ciliegia candita o una mandorla pelata al centro, i vari tipi di torroni (ottenuti anche con nocciole e pistacchi) e il “Biancumanciari” simile ad un budino a base di latte di mandorla aromatizzato con vaniglia e cannella.

Tra i dolciumi diffusi in gran parte del ragusano prodotti anche ad Ispica citiamo i “Viscotti Scaurati” (ossia i i biscotti “bolliti” aventi l’impasto a base di grano tenero, strutto e semi di finocchio), i biscotti glassati al cioccolato o al limone, i “Nucatuli” farciti al loro interno con un composto di mandorle e frutta candita, i biscotti al pistacchio, al latte e al burro (con glassa al cioccolato), e i “Macallè” (cartocci dolci fritti simili ai cannoli ma con impasto morbido) farciti con ricotta, cioccolato e crema pasticcera.

A Ispica è diffusa inoltre la produzione delle “Mpanatigghie”, particolari dolci di origine modicana a base di farina di grano tenero e strutto che come farcitura hanno con uno speciale ripieno dolce a base di carne tritata di manzo tritata, mandorle e cioccolato.

Inoltre ad Ispica, in occasione della festa in onore di “Santa Lucia” viene preparata la cosiddetta “Cuccìa” (grano bollito in acqua zuccherata, che può essere arricchito con ricotta dolce, canditi e pezzi di cioccolato).

Vanno inoltre citate le “Colombe” pasquali, e i “Panettoni” o “Pandori” natalizi, prodotti in maniera artigianale da pasticceria e panifici locali.

A tutto ciò si unisce la pasticceria siciliana comprendente dolci tradizionali diffusi in tutta l’isola come le “Cassate” di pasta di mandorle e ricotta, i “Cannoli” (farciti con ricotta dolce, crema pasticcera o cioccolata), gelati e granite di vari gusti, e vari tipi di torte e pasticcini.

Vini e liquori ispicesi

Concludiamo il discorso legato ai prodotti tipici di Ispica parlando del vino e dei liquori prodotti presso il territorio cittadino.

l’area ispicese, così come gran parte dei territori limitrofi (specie quello di Pachino), è rinomata per la sua produzione vitivinicola da cui si ottengono vini di alta qualità.

All’interno delle aree iblee a ridosso tra i territori di Ispica, Pozzallo, Rosolini e Pachino, vengono coltivate e utilizzate diverse uve da vino di cui la principale è quella del vitigno “Nero d’Avola” a cui seguono altri vitigni (Syrah, Nerello, Inzolia, Moscato ecc…).

Dalla lavorazione di quest’uva ottengono due tipi di vini.

Il classico vino “rosso” di colore scuro che ha un sapore più “forte” adatto ad accompagnare cibi più “tradizionali”.

Un tipo di vino “rosato” più delicato e adatto ad essere bevuto degustando preparazioni più raffinate (specie se a base di pesce).

È diffusa anche la produzione di vini bianchi a base di uve “Inzolia” e “Moscato di Noto”.

La produzione di liquori ad Ispica è piuttosto fiorente ed è legata ai frutti che il suo territorio offre.

Il liquore più rappresentativo della cittadina ispicese è il “Carotello”, a base di Carota di Ispica IGP e arancia.

Oltre ad esso è diffusa la produzione artigianale di liquori di vario tipo a base di agrumi (arance, limoni e mandarini), carrube, mandorle erbe aromatiche ecc…

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Artigianato ispicese

(in allestimento)

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Strutture ricettive ispicesi

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Fotogallery di Ispica – Santa Maria del Focallo

(in allestimento)

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