Augusta, Megara Hyblaea

Augusta

Megara Hyblaea

A sud di Augusta, presso le Contrade Bufalaro e Megara – Giannalena, ubicata a sud degli impianti petrolchimici della Esso vi sono le rovine dell’antica città siculo – greca chiamata Megara Hyblaea (noto anche come “Megara Iblea”), il cui sito archeologico è il più importante di tutto il territorio augustano ma è anche una delle principali zone archeologiche della Provincia di Siracusa. Esse si raggiungono dalla S.P. 114 Priolo – Augusta tramite l’Asse di Penetrazione Megara seguendo proprio le indicazioni per raggiungere l’omonimo sito archeologico (segnaletica marrone con la scritta “Megara Hyblaea”); da qui seguire una traversa alla nostra sinistra che conduce al sito archeologico megarese. Dall’Autostrada Siracusa – Catania, presso l’imbocco del tratto “autostradale” della SS 114 SR – CT bisogna uscire allo svincolo “Sortino” e da qui andare in direzione Zona Industriale – Siracusa – Megara Hyblaea seguendo le indicazioni sopracitate (l’uscita è posta solo in direzione “Siracusa” venendo da Catania).


L’ingresso al sito archeologico di Megara Hyblaea.

Il sito archeologico di Megara Hyblaea è posto a sud della foce del Torrente Cantera (che in epoca greca era noto come “Alabon”) in cui era posto un antico scalo portuale che serviva la limitrofa cittadina le cui rovine sono ormai semi abbandonate a loro stesse visto il disinteresse delle istituzioni locali nel valorizzarlo (essendo sempre minacciato dall’espansione industriale che già nel 1949 con la costruzione della raffineria Rasiom, ora Esso, deturpò la zona a nord delle rovine di Megara in cui era posta la principale Necropoli del sito megarese) e proseguire la campagna di scavi che venne interrotta molti anni fa (visto che buona parte del sito è interrata e cela sicuramente altre importanti rovine). Nonostante tutto il sito di Megara Hyblaea rimane uno dei più interessanti da visitare in Sicilia sudorientale visto che buona parte del perimetro della cittadina marinara di origine greca è rimasto intatto facendoci capire a che livelli era l’urbanistica di allora, e Megara Hyblea rappresentava un modello urbano già in epoca greco – romana essendo il primo vero e proprio centro abitato in territorio augustano (oltre al villaggio di Trotylon presso Brucoli di cui ancora non si riescono a trovare le rovine) e il termine “megarese” serve appunto anche ad identificare persone, luoghi, eventi ecc… propri della città attuale di Augusta.

La storia di Megara Hyblaea è un po’ complessa; in età sicula una comunità di agricoltori, pescatori e pastori si stabilì a sud dell’attuale città di Augusta fondando molto probabilmente un piccolo villaggio abitativo che in seguito venne annesso al regno siculo di Hyblon di Pantalica, sovrano di Hybla (per saperne di più su quest’altro visita il link riguardante Pantalica nella sezione riguardante Sortino). Nel 728 a.C. alcuni coloni greci provenienti dalla città greca Megara guidati da Lamis, dopo aver popolato Thapsos (antica città le cui rovine sono situate presso Priolo Gargallo) e aver fondato il villaggio denominato Trotylon (ubicato presso Brucoli) ampliarono questo insediamento abitativo fondando quindi la città di Megara Hyblaea in comune accordo con il Re Hyblon di Pantalica. Megara Hyblaea dispose di un’importante porto mercantile posto alla foce del limitrofo Torrente Cantera e con le città di Hybla e Leontinoi (attuale Lentini) nonché con la limitrofa Siracusa, strinse alcuni accordi commerciali facendo in modo che la cittadina potesse espandersi rapidamente e divenire importante dal punto di vista commerciale almeno per quanto riguardava i primi anni seguenti alla sua fondazione anche grazie al porto che era posto alla foce del Torrente Cantera. Ebbe anche una notevole importanza culturale e la si ritiene il luogo di nascita del poeta Epicarmo. Dopo alcuni secoli il Tiranno Gelone di Siracusa, caduta Hybla, tentò anche di conquistare Megara Hyblaea. Ma la popolazione megarese effettuò una strenua quanto inutile resistenza fino a quando in molti decisero di abbandonare la città. Gelone allora rase al suolo Megara e deportò la popolazione restante presso la colonia di Selinunte, le cui rovine sono ubicate presso Castelvetrano (TP). In seguito Megara Hyblaea divenne una base fortificata dei siracusani in seguito alla guerra tra Atene e Sparta (quest’ultima città si era alleata con Siracusa per sconfiggere gli ateniesi) ospitando una guarnigione militare. Dopo qualche tempo in cui il sito venne nuovamente abbandonato, Megara venne ripopolata da alcuni pastori, ma venne nuovamente conquistata e distrutta dai Romani in occasione della conquista di Siracusa avvenuta grazie al Console Marcello nel 212 a.C. Alluvioni, terremoti e altre calamità naturali, oltre all’incuria della gente, fece si che le rovine della città di Megara divenissero “invisibili”, fino a quando nel 1891 due archeologi francesi, Georges Vallet e Francois Villard, riportarono alla luce alcune rovine di quest’antica città. Anche il celebre archeologo Paolo Orsi si interessò del sito megarese conducendo alcune campagne di studio. Altri scavi condotti dagli archeologi Luigi Bernabò Brea e Gino Vinicio Gentili effettuati durante il periodo seguente al secondo dopoguerra riportarono alla luce altre importanti rovine.

Oggigiorno gli scavi e gli studi attorno a quel che resta di Megara Hyblaea non sono giunti a conclusione, poiché gli archeologi credono che sotto la terra megarese si possano nascondere altre rovine e altri tesori e per questo il sito andrebbe ristudiato e andrebbero condotte nuove campagne di scavi salvaguardando il luogo rendendolo totalmente fruibile al turismo (nonostante la vicinanza alle industrie petrolchimiche). Bisogna dire inoltre che molti reperti (anfore, statue ecc…) sono esposti presso il Museo Archeologico di Siracusa mentre è stato adibito un piccolo “Antiquarium” ubicato presso le stesse rovine megaresi nei locali un tempo facenti parte del cosiddetto “Faro Cantera” un faro marittimo non più funzionante collocato presso la sponda meridionale del fiume sulla scogliera nota come “Punta Giannalena” (oggi questo antiquarium è chiuso al pubblico e non si sa se vi siano esposti reperti provenienti da Megara Hyblaea o no).


L’Antiquarium di Megara Hyblaea posto presso l’ex Faro Cantera.

Passiamo alla descrizione del sito di Megara Hyblea che, nonostante presenti poche ma significative rovine catalogate, è piuttosto ampio risultando ancora ampiamente inesplorato (e alla mercè di tombaroli che ogni tanto vanno nelle campagne limitrofe a trafugare reperti); in queste zone si troverebbe ancora buona parte dell’originaria Megara di origine greca, mentre il sito attuale è in gran parte di origine ellenistica (ultimi secoli della dominazione greca nel mediterraneo prima della conquista romana). Dalla strada di accesso costeggiamo un piccolo boschetto arrivando presso l’ex Faro Cantera che ospita l’Antiquarium sopracitato. Qui vi è una breve scogliera posta a sud della foce del Torrente Cantera a nord della quale doveva sorgere l’approdo portuale dell’antica città megarese (di cui non vi sono significative rovine) mentre l’area occupata dal faro era la vera e propria “Acropoli” della città megarese in cui possiamo intravvedere le rovine di un edificio quasi sicuramente il tempio consacrato alla principale divinità cittadina (il dio Apollo a cui era consacrata la città greca di Megara da cui partirono i coloni che fondarono Megara Hyblaea?). Da qui seguendo una stradina entriamo presso il sito archeologico megarese tramite le rovine di quella che doveva essere la porta di nordest (che conduceva allo scalo portuale dell’antica Megara Hyblaea). Qui vi è anche un casale feudale settecentesco appartenente un tempo alla famiglia dei principi Moncada (residente presso Melilli). Qui vi era collocata anche una sorgente di acqua dolce, ormai prosciugata ma che un tempo era utilizzata da pescatori e agricoltori.

Entrati quindi presso il sito archeologico di Megara Hyblaea potendo ammirare alcuni antichi “sarcofagi” riportati alla luce durante le passate campagne di scavo e posti all’ingresso. Arriviamo quindi presso le rovine della porta orientale di Megara Hyblea vero e proprio ingresso all’attuale area archeologica in cui possiamo ammirare alcune importanti rovine di vari edifici di cui quelle principali recano dei pannelli informativi (ormai logori).


La via di accesso alle rovine di Megara Hyblaea.

La città è innanzitutto circondata dai resti delle mura della città che delimitano gran parte del perimetro dell’antico centro abitato in cui, nella zona nord del sito abitativo era posta la piazza principale nota come “Agorà” in cui si incrociano le principali strade della città greca che la dividono in quattro formando così una grande “croce” (andando ad anticipare di molti secoli modelli urbanistici utilizzati in Sicilia sudorientale durante la ricostruzione avvenuta dopo il terremoto del 1693) un tempo delimitata da ampi portici di cui alcuni paletti di colore rosso ne indicano l’ubicazione. L’Agorà, divisa da una parete di cemento posta come riferimento dagli studiosi per dividere la città arcaica di origine greca (posta nel sito più basso) da quella relativamente più moderna di epoca ellenistica (posta in quello più alto) in cui vi era collocato un tempio a sezione semicircolare con funzioni sacrificali vista la presenza di alcuni altari (o di quello che ne rimane) sui quali venivano offerti vari doni agli dei che erano venerati in questo edificio sacro (il cui culto è del tutto sconosciuto).


Le mura ellenistiche di Megara Hyblaea.


L’Agorà di Megara Hyblaea.


I resti del tempio posto presso l’Agorà di Megara Hyblaea.

Da una stradina che costeggia questo tempio possiamo raggiungere verso sudest le rovine del ginnasio ellenistico di Megara Hyblaea in cui i giovani della città venivano istruiti alle varie arti (musica, scrittura, teatro), tra cui anche quelle sportive e della guerra data la vicinanza di un ampio sito noto come “palestra ellenistica di Megara Hyblaea”.

A nord dell’Agorà vi sono collocate le costruzioni più antiche ritenute appartenenti ai primi coloni di Megara Hyblea che molto probabilmente erano “Dammusi” (case dal tetto basso) con cortiletto interno a sinistra delle quali sono poste le rovine di un altro tempio di cui restano solo i basamenti caratterizzati da decorazioni in bassorilievo (questo edificio molto probabilmente venne distrutto durante l’assedio di Siracusa da parte del console romano Marcello).


Rovine poste nella zona nord di Megara Hyblaea.

A sud dell’Agorà sono presenti le rovine delle terme di Megara Hyblaea che un tempo erano formate da un grande edificio semicoperto diviso in varie stanze recanti ognuna di esse una vasca che si metteva in collegamento con una fornace che riscaldava le acque termali tramite un sistema di canali sotterranei; qui possiamo ammirare la pavimentazione dell’edificio formata da conci ceramici. Ad ovest delle terme vi sono le rovine dell’Heroon, il tempio consacrato ad un “eroe” molto importante per Megara Hyblaea; si presume fosse stato eretto in memoria del fondatore della città Lamis e che forse ne ospitasse anche la sua tomba (urna cineraria?).


Rovine poste a sud dell’Agorà di Megara Hyblaea.

Proseguendo per la strada ad ovest dell’Agorà raggiungiamo le rovine della porta occidentale di Megara Hyblaea circondata da mura ellenistiche formate da grossi blocchi di pietra in cui vi sono anche i resti di bastioni difensivi. A sud delle rovine della porta possiamo ammirare quel che resta di alcune fornaci in cui venivano fusi i metalli molto probabilmente per la produzione di armi; qui possiamo ancora ammirare i banchi di roccia lavica utilizzati come “incudini”.


Fornaci poste all’interno del sito di Megara Hyblaea.

A sud di questa fornace sono poste le rovine del più importante edificio abitativo fino ad ora rinvenuto presso Megara Hyblaea. Si tratta di una villa abitativa di tipo nobiliare detta “Casa di Gnaiou Modiou” chiamata così dal nome del proprietario posto in un’iscrizione greca in mosaico collocata presso quello che doveva esserne l’ingresso. Di questo edificio possiamo ammirare la stanza centrale formata da un’interessante pavimentazione in mosaico formata da conci ceramici che formano eleganti motivi geometrici collegata a delle piccole terme facenti sempre parte di questa casa. Si presume sia la casa si abitazione della massima autorità di Megara Hyblaea.

Ritornando presso l’Agorà percorriamo la strada a sud di essa raggiungendo le rovine del cosiddetto “Pritaneo”, il luogo che fungeva da “municipio” dell’antica Megara Hyblaea, posto alla nostra sinistra scendendo verso sud; qui vi era posta la “fiamma” consacrata alla Dea Estia protettrice del focolare domestico e della prosperità di un luogo abitato che doveva rimanere sempre accesa per far si che la città rimanesse sempre prospera in un modo o nell’altro. A destra del Pritaneo vi sono le rovine di un piccolo tempio di cui restano i basamenti di una serie di colonne poste in posizione centrale (non si sa a quale divinità fosse consacrato).


Rovine del Pritaneo di Megara Hyblaea.


Particolare delle colonne del tempio adiacente al Pritaneo di Megara Hyblaea.

Al termine della strada che dall’Agorà conduce alla zona meridionale di Megara Hyblaea vi sono i resti della porta meridionale della città, dotata di un sistema difensivo “a tenaglia” formato da mura oblique che formavano una strettoia che serviva per rendere più facilmente difendibile la città; qui i nemici venivano condotti per essere bloccati sotto il lancio di frecce provenienti da limitrofi torrioni difensivi a sezione circolare (di cui restano ancora i basamenti). Si presenta simile alla “Porta a Tenaglia” posta nel sito archeologico dell’antica città di Leontinoi (posta nei pressi di Lentini).


Le mura difensive meridionali di Megara Hyblaea.

Al di fuori delle mura cittadine era posta la vasta Necropoli greca formata da sepolcri semiterranei formati da sarcofagi in pietra. Si tratta di sepolcri rinvenuti durante varie campagne di scavo mentre i siti sepolcrali veri e propri sono stati irrimediabilmente cancellati grazie all’installazione a nord del torrente Cantera della raffineria Rasiom (ora Esso) nel 1949 andando a cancellare quella che era la necropoli più importante di Megara Hyblaea (che doveva ospitare anche tombe di epoche più antiche); in questo punto venne ritrovata la statua della Dea Madre che allatta due bambini (nota come “Kourotrophos”) esposta al Museo Paolo Orsi di Siracusa dopo un accurato restauro (al momento del ritrovamento venne distrutta inavvertitamente durante la costruzione della raffineria Rasiom, per fortuna il danno non era molto grave ed è stato possibile ricomporla). Un’altra necropoli era posta ad ovest nell’area tuttora attraversata dalla tratta ferroviaria Siracusa – Catania e ancora presenta gli originari siti sepolcrali. Sono rimaste intatte le Necropoli Ovest e Sud di cui la prima posta a ridosso della cinta muraria esterna di Megara Hyblea (posta all’inizio della strada che dall’asse di penetrazione per le industrie limitrofe conduce al sito archeologico megarese mentre la seconda è collocata all’altezza dell’ex Faro Giannalena (alla fine dell’asse di penetrazione nelle campagne poco più a nord del cementificio Buzzi Unicem). Di queste necropoli rimangono solo i grossi sarcofagi sepolcrali in pietra rimasti miracolosamente intatti (mentre altri sono stati danneggiati oppure direttamente divelti e trafugati dai tombaroli). Qui sono stati rinvenuti i principali reperti di Megara Hyblaea esposti al Museo Paolo Orsi di Siracusa che, oltre alla statua della Dea Madre comprendono un’altra statua stavolta di un uomo nudo (“Kouros”) ormai smembrata (rimane intatta solo la parte del busto) nonché frammenti di vasellame e vari conci ceramici.


La Necropoli di Megara Hyblaea.

Questo elencato fino ad ora era solo una minima parte del sito di Megara Hyblaea visto che come detto prima è stata rinvenuta una seconda cinta muraria molto più larga che circonda buona parte delle campagne attorno all’attuale sito archeologico (visibile dall’Asse di Penetrazione Megara, ciò ci fa presumere che buona parte dell’originaria Megara Hyblaea è ancora “sotterrata” ed è anche stato tagliato in due dalla ferrovia che collega Catania a Siracusa. Di fronte alla centrale Enel Tifeo inoltre vi sono le rovine di un grande tempio di cui non si conosce la divinità venerata. Tracce di edifici sono collocate anche a sud del sito di Megara Hyblaea collocate presso i ruderi di antichi caseggiati rurali. Molto probabilmente sotto questo ammasso di terra dovrebbero trovarsi molte rovine interessanti e, vista la presenza di un “ginnasio” non è esclusa la presenza di un edificio “teatrale”, una sorta di piccolo “teatro – stadio” le cui rovine sono presenti in gran parte delle antiche città di origine greca.

Per avere informazioni dettagliate sull’ingresso alle rovine di Megara Hyblaea e al suo “Antiquarium” bisogna telefonate ai seguenti numeri +39 0931 481 111 e +39 0931 512 364. L’orario di visita agli scavi e all’Antiquarium va dalle 9.00 alle 17.30 – 18.00 (di solito) di tutti i giorni; l’ingresso costa 4 euro (2 euro ridotto) anche se molte volte si riesce ad entrare gratuitamente visto che il sito lasciato all’incuria dalle istituzioni, nonostante l’interesse di associazioni locali e di chi tuttora lo veglia (pochi custodi per svariati metri quadrati di sito archeologico) attualmente non riesce ad attirare un gran numero di visitatori e quindi molte volte i custodi fanno entrare gratuitamente. Tralasciando il pagamento o no del biglietto di ingresso va detto che è un vero peccato l’abbandono di quest’area archeologica (la più importante collocata in territorio augustano) perché con una valorizzazione dell’intero sito e l’inizio di nuove campagne di scavi archeologici Megara Hyblaea potrebbe essere assieme ai parchi archeologici della città di Siracusa (Neapolis – Castello Eurialo – Mura Dionigiane ecc…), Noto (Noto Antica, Eloro), Palazzolo Acreide (Akrai), Sortino (Pantalica) una delle aree archeologiche più importanti della Provincia di Siracusa e della Sicilia sudorientale (magari creando un sito congiunto con la limitrofa Thapsos posta in territorio di Priolo Gargallo).

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