Noto, Palazzo Trigona di Canicarao

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Noto

Palazzo Trigona di Canicarao
(Ex Palazzo Deodato di Frigintini – Ex Chiesa degli Angeli Custodi)

Il Palazzo Trigona di Canicarao (o più semplicemente “Palazzo Trigona”), è considerato come il palazzo barocco più bello della città assieme al Palazzo Nicolaci di Villadorata ma anche come uno dei più rappresentativi esempi del tardobarocco siciliano del Val di Noto, stile architettonico utilizzato per la ricostruzione dei centri abitati della Sicilia sudorientale sconvolta dal terribile terremoto dell’11 Gennaio 1693 che distrusse e danneggiò questo lembo dell’isola siciliana.

In base a ciò l’edificio è stato proclamato “Luogo Patrimonio dell’Umanità” dall’Unesco nel Giugno 2002. 

L’edificio è situato in Via Cavour (numero civico 93) tra le Vie Gioberti e Giovanni XXIII, quasi di fronte alla scalinata di Via Mariannina Coffa.


L’elegante Palazzo Trigona di Canicarao, uno dei palazzi barocchi più importanti di Noto.

Il primitivo nucleo dell’edificio apparteneva alla famiglia dei Baroni Deodato di Frigintini  (imparentato con il ramo dei Baroni di Burgio) che, in seguito alla ricostruzione della nuova Noto sul Colle Meti, fecero erigere il loro nuovo palazzo intorno all’anno 1740 ad est del sito in cui è collocata tuttora la Cattedrale di Noto.

Il progetto venne affidato all’architetto Rosario Gagliardi da Bartolomeo Deodato, ultimo barone maschio del feudo di Frigintini, una località appartenente attualmente al comune di Modica (RG) di cui l’ultima erede fu la baronessa Maria Deodato che si sposò con il Marchese Gaspare Trigona sancendo così il passaggio delle proprietà dei Deodato alla nobile famiglia Trigona, le cui radici natie sarebbero di stirpe germanica (infatti si vuole che i primi capostipiti siano originari della Svevia, regione storica dell’attuale Germania) ma che nel medioevo si sarebbero trasferiti in Sicilia presso Piazza Armerina divenendo proprietaria di numerosi feudi sparsi in buona parte della Sicilia centro occidentale ma che aveva intenzione di espandere i propri possedimenti anche nell’area del Val di Noto (attuale Sicilia sudorientale).

Grazie al matrimonio con un’esponente dei Deodato acquisirono i feudi di Frigintini, e più in la quello di Canicarao (un piccolo feudo situato presso Comiso, in Provincia di Ragusa) mentre in territorio netino furono proprietari di feudi presso le Contrade Gisira, Bonfallura e Frammeduca (attuale Contrada Falconara).

Dalla loro unione nacque Bernardo Trigona di Canicarao che decise di ampliare e abbellire ulteriormente il palazzo di famiglia affidando nel 1777 i lavori di riqualificazione all’architetto Francesco Paolo Labisi.

Il figlio Vincenzo Trigona di Canicarao fece completare i lavori intorno al 1781 mentre altre opere di abbellimento e di sistemazione dei locali interni si sono protratti fino al 1793.

Nel 1855 l’ala del Palazzo Trigona che si affacciava presso la Piazza Duomo venne acquistata dal Vescovo Mario Giuseppe Mirone per conto della Diocesi di Noto fondata nel 1844, divenendone così l’attuale “Palazzo Vescovile”.

L’edificio ha comunque subito vari interventi di restauro durante gli anni, in maniera speciale dopo il secondo conflitto mondiale e nel periodo posteriore al terremoto del 13 Dicembre 1990.

L’edificio principale comunque sia appartenne sempre alla famiglia Trigona di Canicarao anche se buona parte di esso venne utilizzato come area espositiva con l’allestimento della “Sala Rosario Gagliardi” e con l’apertura della sede dell’associazione “Pro Noto”.

Questo fastoso palazzo è il più grande in stile barocco del centro storico di Noto in contrapposizione col Palazzo Nicolaci di Villadorata (famiglia che rivaleggiava con i Trigona per la supremazia aristocratica sulla città netina), più piccolo ma con decorazioni barocche più fantasiose rispetto a queste del Palazzo Trigona, molto più austero e calibrato ma ugualmente splendido e unico nel suo genere.

Così come detto in precedenza, l’edificio venne progettato inizialmente da Rosario Gagliardi per conto della famiglia Deodato di Frigintini, ma poi assunse le forme attuali grazie al progetto dell’architetto netino Francesco Paolo Labisi.


Il sontuoso Palazzo Trigona (visto dalla Via Mariannina Coffa), uno dei palazzi barocchi più belli di Noto.

La facciata del palazzo, divisa in due ordini orizzontali e in tre corpi (quello centrale e quelli laterali che vanno a formare delle torrette), presenta un’imponente portale arcuato posto in un corpo avanzato delimitato da un doppio ordine di pilastri (due per lato) con capitelli di tipo corinzio arricchiti da formelle in bassorilievo raffiguranti motivi floreali che sorregge il possente balcone centrale racchiuso da una pregevole inferriata in ferro battuto, la cui apertura rettangolare (incassata dentro eleganti pilastrini con decorazioni geometriche) è sormontata da un timpano spezzato recante al centro un’aquila con le ali spiegate, simbolo della famiglia Trigona (e della città di Noto).

A fianco del portale vi sono sei finestre (tre per lato escluse quelle dei corpi laterali), che si presentano di forma trapezoidale incassate in un’elegante cornice di pietra bianca arricchite nella parte superiore da timpani circolari a base aperta e da cartigli posti nella parte inferiore.

Sotto le finestre più esterne vi sono due portoncini arcuati che conducono a quelli che erano i magazzini sotterranei del palazzo.

Accanto al balcone sull’ordine superiore vi sono 6 balconi di forma trapezoidale sorretti da mensoloni con scanalature e mascheroni grotteschi e racchiusi anch’essi da inferriate bombate elegantissime ad apertura rettangolare incassata dentro una cornice in pietra arricchita nei suoi vertici da ghirlande floreali in bassorilievo, e nella sua parte centrale di mezzo da un mascherone scolpito nella parete posto nel mezzo di una maglia floreale scolpita con la tecnica del bassorilievo molto elegante dal punto di vista decorativo ed estetico.

Il tutto risulta sormontato da timpani a base chiusa semicircolari (il primo e il terzo) e triangolari (il secondo).


L’elegante facciata del Palazzo Trigona di Cannicarao.


Il portale del palazzo.

I corpi laterali posti tra le Vie Gioberti e Giovanni XXIII, che come detto prima formano delle torrette laterali, sono solcati da due grossi pilastri che dalla parte inferiore dell’edificio si vanno a congiungere con la sommità della facciata, essendo contraddistinti nella sua parte inferiore da finestroni a nicchia arcuata incassati nella parete con doppia apertura (quella inferiore rettangolare, quella superiore arcuata) decorati da cartigli e pennacchi in pietra bianca.

Di sopra vi sono posti dei balconi simili a quelli posti nella parte centrale della facciata sormontati da timpani triangolari a base chiusa.

Qui vi sono poste delle mensole che, facendo ad angolo, sono state collocate per sorreggere altre due aquile di cui solo quella posta nella parte destra ad angolo con Via Giovanni XXIII è visibile poiché l’altra è caduta in frantumi qualche tempo fa.

L’ordine superiore, cinto da un terrazzino racchiuso da balaustrini che sorgono sul frontone merlato (con contrafforti a tronco di prisma, anch’essi merlati) intervallati da blocchi recanti piccoli pinnacoli.

Al centro di esso vi è posta la sommità del palazzo contraddistinta da un corpo a sezione rettangolare delimitato da quattro pilastri (due per lato) al cui centro di un incassamento poligonale vi è una finestrella circolare.

Sopra vi è sempre la struttura a balaustrini appena descritta. Nella parte alta dei corpi laterali invece vi è un’alta balconata racchiusa sempre dalla medesima inferriata bombata, con apertura rettangolare sormontata da un travone liscio di forma semi arrotondata.

Sopra ad entrambi vi è un elegante frontone triangolare delimitato da eleganti pinnacoli a coppa nei suoi vertici.


Particolare dell’ordine superiore della facciata del Palazzo Trigona.

Nelle facciate laterali del Palazzo Trigona (poste sulle Vie Vincenzo Gioberti e Giovanni XXIII) vi sono posti eleganti balconcini circolari con varie decorazioni (quelli posti in basso su Via Gioberti possiedono un timpano semicircolare merlato a base aperta con conchiglioni posti sopra le aperture, mentre quelli in alto hanno un timpano triangolare a base chiusa) e finestre con travoni semi arrotondati (in tutto 6 balconi e 3 finestre.

Sulla Via Giovanni XXIII vi è solo una fila di questo tipo di balconi e finestre, mentre vi sono finestre e balconi o incassati nella parete o sormontati da travoni).

L’interno è suddiviso in eleganti stanze arricchite con eleganti elementi architettonici e decorativi settecenteschi oltre che dagli affreschi decorativi opera del pittore Antonio Mazza. Qui possiamo ammirare la “Sala Rosario Gagliardi” (intitolata all’architetto siracusano, ma netino d’adozione che curò la ricostruzione della città netina assieme agli architetti Vincenzo Sinatra e Francesco Paolo Labisi) e vari spazi attrezzati ad ospitare mostre artistiche.

Accanto alla “Sala Gagliardi” vi è la sede dell’associazione “Pro Noto”  (gli ingressi della “Sala Gagliardi” e della suddetta associazione sono situati in Via Gioberti, che collega la Via Cavour al Sagrato della Chiesa del Santissimo Salvatore).

Come detto in precedenza, all’interno del Palazzo Trigona vi sono grandi stanze decorate da stucchi policromi d’epoca e soprattutto da affreschi del pittore Antonio Mazza che raffigurano episodi tratti dalla Bibbia.

E inoltre si conservano vari mobili settecenteschi e ottocenteschi e strumenti musicali d’epoca tra cui una preziosa un arpa costruita nel periodo settecentesco. Parte dell’edificio è divenuto sede di una struttura ricettiva (per saperne di più visitate il sito www.palazzotrigonasuite.com).

Da ammirare anche il grandioso giardino interno, confinante con quello del Palazzo Vescovile, che come già sappiamo prima faceva parte di questo Palazzo e venne acquisito dalla curia vescovile della Diocesi di Noto per erigere la propria sede netina.

Esso è caratterizzato da un loggiato su cui si affaccia una grande veranda incassata dentro un profondo arco, accanto alla quale vi sono finestre e balconate interne decorate da splendide decorazioni barocche (timpani spezzati, accartocciati, bassorilievi di tipo floreale ecc…) che si affacciano su di un bel giardino mediterraneo (talvolta utilizzato per tenere spettacoli musicali o mostre artistiche a seconda dell’evento).

Va detto infine che presso la Via Gioberti era ubicata la piccola Chiesa degli Angeli Custodi che apparteneva alla famiglia Trigona utilizzandola come cappella privata, posta di fianco alla sede dell’associazione Pro Noto; essa è caratterizzata da un corpo avente un accesso rettangolare sopra cui è posta una finestra semicircolare.


La Chiesa degli Angeli Custodi (edificio rettangolare al centro della foto).

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