Noto

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Noto
(Noto Bassa – Noto Alta – San Giovanni Lardia, San Corrado Fuori le Mura, Santa Maria della Scala, Noto Antica, Villa Vela, Manghisi, Petracca, Sant’Alfano, Testa dell’Acqua, Castelluccio, Rigolizia, Santa Lucia di Mendola, San Paolo di Noto, Granieri, Calabernardo, Lido di Noto, Vendicari, San Lorenzo)

Mappa di Noto e del suo territorio


Mappa di Noto (per ingrandire la mappa clicca qui).

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Cenni principali su Noto


Foto panoramica di Noto scattata dal Cozzo Niura.

La bella città di Noto è ubicata presso l’area sud orientale della Libero Consorzio Comunale di Siracusa (Provincia di Siracusa) al centro della cosiddetta area del “Val di Noto”, che comprendeva buona parte della Sicilia orientale composta dai territori delle attuali Province di Siracusa e Ragusa, e in parte da aree appartenenti alla Provincia di Catania (Calatino), Enna e Caltanissetta.

Noto dista 32 chilometri da Siracusa, 7 da Avola e 14 da Pachino.

Noto è posizionata sull’altopiano del rilievo ibleo chiamato “Colle Meti”, delimitata ad oriente dal “Vallone San Giovanni” che, con la sua forma di anfiteatro naturale si affaccia presso la valle solcata dal Fiume Asinaro.

In realtà, questa è la “seconda città” di Noto, dato che la prima che era ubicata sul rilievo noto come “Monte Alveria” venne distrutta l’11 Gennaio 1693 a causa del terremoto che sconvolse gran parte della Sicilia sudorientale.

In seguito a ciò, venne ricostruita l’odierna Noto contraddistinta da eleganti edifici in stile tardo barocco.

L’ubicazione di questa città è splendida, poiché da essa si gode uno splendido panorama sulla zona meridionale della provincia aretusea, ma soprattutto perché i suoi monumenti barocchi, riconosciuti nel 2002 dall’Unesco come “Patrimonio dell’Umanità” nell’ambito delle “Città Barocche del Val di Noto”, danno un ulteriore valore di pregio all’intero suolo cittadino.


Veduta panoramica di Noto con la Cattedrale in primo piano.

Noto è uno dei più importanti centri turistico – culturali della Provincia di Siracusa, nota ai turisti come il “Giardino di Pietra”.

Questo “titolo” le è stato attribuito per la bellezza della sua architettura barocca, che per le sue forme e la sua sinuosità fa si che la cittadina diviene ogni anno meta di numerosi turisti provenienti da ogni parte del mondo.

La città netina si divide in due settori o per meglio dire “quartieri”:

  • “Noto Bassa” situata lungo l’area sudoccidentale del Colle Meti, in cui sono posti i principali monumenti barocchi cittadini;
  • “Noto Alta” (o “Piano alto”) che è ubicata sull’altopiano del Colle Meti, affacciandosi presso il Vallone San Giovanni ad est e la vallata in cui scorre il Fiume Asinaro ad ovest.

L’impianto urbanistico è rigorosamente a scacchiera con le vie che collegano le due parti della città, interrompendosi in scenografiche scalinate che si abbarbicano nei quartieri popolari del centro storico netino.

Ma non è raro incontrare sinuose viuzze poste a strapiombo sulla collina in cui è ubicata la città.

Noto è raggiungibile dallo svincolo autostradale sulla A 18 “Siracusa – Gela” tramite la bretella della S.P 59 “Avola – Fiumara – Calabernardo – Lido di Noto – Pizzuta” che si immette sul tratto nord della S.P. 19 Noto- Pachino, conducente al tratto della SS 115 Noto – Avola, da cui raggiungiamo la “Via Napoli” (strada principale da cui si accede alla città netina).

Dalla Via Napoli, tramite il Viale Guglielmo Marconi entriamo presso il centro storico della città costeggiando la “Villa Comunale” e varcando la cosiddetta “Porta Reale” percorrendo il centrale Corso Vittorio Emanuele II.


La “Porta Reale”.


La Villa Comunale di Noto.

Il centro storico,  ovviamente è diviso in “Noto Bassa” e “Noto Alta”.

La zona storica di Noto Bassa è quella con i più importanti monumenti barocchi. Essa è tagliata in due dal Corso Vittorio Emanuele a cui seguono tre piazze concatenate (da est ad ovest): Piazza 3 Ottobre 1920, Piazza Duomo e infine Piazza XIV Maggio meglio nota come “Piazza d’Ercole”.

L’area di Noto Alta è posta attorno alla Piazza Mazzini ed è attraversato da Via Principe Umberto e da Via Garibaldi, mentre risulta costeggiato a nord dall’asse viario formato dalle Vie Angelo Cavarra, Rosolino Pilo, Corrado Avolio e dei Mille, che collega tra l’altro la Via Napoli (e le sopracitate strade di comunicazione tra le SS 115 e l’Autostrada A 18) con la SS 287 Noto – Palazzolo che conduce alle aree extraurbane di San Corrado Fuori le Mura, Santa Maria Scala del Paradiso, Noto Antica e Manghisi. Di quest’area fanno parte gli storici quartieri “Agliastrello” e “Mannarazze”.

Il centro storico di Noto è il maggiore in Provincia dopo quello di Siracusa per numero di chiese e palazzi storici (conventi e residenze nobiliari) molti dei quali visitabili tra i quali citiamo la Cattedrale della città netina, il Palazzo Ducezio e il Palazzo Nicolaci di Villadorata che sono gli edifici più noti.

Ad essi si aggiungono le varie chiese barocche (adiacenti ad edifici conventuali) e neoclassiche che sono le Chiese dell’Ecce Homo, di San Francesco all’Immacolata, di Santa Chiara, del Santissimo Salvatore, di San Carlo Borromeo, di San Domenico, del Carmine, di Santa Maria del Gesù, di Sant’Agata, dell’Annunziata, del Santissimo Crocifisso ecc… (per citare quelle più note).

Oltre alle chiese, sono degni di nota anche gli edifici monumentali risalenti al periodo settecentesco, ottocentesco e novecentesco come ad esempio il Teatro Comunale “Tina Di Lorenzo”, il Palazzo Vescovile e il limitrofo Seminario, i nobiliari Palazzi Rau della Ferla, Trigona di Canicarao, Astuto di Fargione, Di Lorenzo di Castelluccio, Impellizzeri di San Giacomo ecc….


Piazza dell’Immacolata.


Piazza Duomo.


Piazza d’Ercole.

Al di fuori del perimetro cittadino, è posto il territorio comunale di Noto che è il più vasto della Sicilia in quanto esso va ad occupare buona parte del suolo provinciale essendo posto anche a ridosso di altri centri abitati limitrofi (Avola, Pachino, Rosolini, Palazzolo Acreide e Canicattini Bagni).

Difatti esso comprende numerose frazioni e zone abitative extraurbane.

Le più importanti di esse poste nell’area iblea sono:

  • San Giovanni Lardia;
  • San Corrado Fuori le Mura;
  • Madonna della Scala;
  • Villa Vela;
  • Noto Antica;
  • Testa dell’Acqua;
  • Castelluccio;
  • Rigolizia;
  • Santa Lucia di Mendola;
  • San Paolo di Noto;
  • Granieri.

Le frazioni marittime poste lungo il litorale netino bagnato dal Mare Ionio sono:

  • Calabernardo;
  • Lido di Noto;
  • San Lorenzo.

Limitrofe a queste frazioni vi sono molte contrade e località in cui possiamo ammirare rovine archeologiche, edifici storici e aree naturalistiche.


San Corrado di Fuori.

Madonna della Scala.


Noto Antica.


Testa dell’Acqua.

Lido di Noto.

Dal 1998, la città di Noto è capofila di un piccolo comprensorio amministrativo chiamato “GAL (Gruppo di Azione Locale) Eloro” (www.galeloro.org) di cui fanno parte tutti gli altri comuni della zona a sud di Siracusa (Avola, Rosolini, Pachino e Portopalo di Capo Passero).

Fa parte inoltre del del “GAC (Gruppo di Azione Costiera) dei Due Mari” (www.gacdeiduemari.it) assieme alle città di Avola, Pachino – Portopalo di Capo Passero, Ispica (RG) e Pozzallo (RG).

 Noto è sede anche di una grande Diocesi (“Diocesi di Noto”) comprendente oltre alla città netina  i comuni di Avola, Rosolini, Pachino, Portopalo di Capo Passero nella Provincia di Siracusa; Ispica, Pozzallo, Scicli e Modica nella Provincia di Ragusa (sito web www.diocesinoto.it).

Come è già stato detto prima, nell’anno 2002 il comune netino è stato inserito dall’Unesco nella lista mondiale dei luoghi “Patrimonio dell’Umanità” nell’ambito delle “Città Barocche del Val di Noto” (di cui fa parte anche la vicina Palazzolo Acreide, e i comuni di Modica, Scicli, Ragusa, Catania, Caltagirone e Militello in Val di Catania) per i suoi edifici in stile barocco dotati di una bellezza unica al mondo.

Lo scenario barocco della città ha fatto si che venissero girati numerosi film e fiction andate in onda nelle televisioni italiane e straniere.

Inoltre alcune scene del noto telefilm “Il Commissario Montalbano” sono state girate presso la città netina, facendola divenire una dei cosiddetti “Luoghi di Montalbano”, ossia varie località (paesi o contrade) in cui sono state effettuate le riprese di questo sceneggiato ispirato ai romanzi dello scrittore empedoclino Andrea Camilleri (la maggior parte di essi sono ubicati nella limitrofa Provincia di Ragusa).

Inoltre Noto è sede del “Consorzio Universitario Mediterraneo Orientale” (“CUMO”) facente parte dell’Università di Messina (sito web www.cumo.it).

Noto non è solo la “Capitale del barocco siciliano” ma anche una città che possiede notevoli risorse enogastronomiche, difatti la città netina è rinomata anche per il suo “Moscato di Noto”, vino liquoroso pregiato molto ricercato.

Ma oltre ad esso non bisogna trascurare anche le moltissime specialità gastronomiche che la città offre, specie quelle ottenute dalle colture agricole del suo territorio (agrumi, mandorle, olive, cereali), dalla zootecnica (prodotti lattiero – caseari, carni e insaccati) e dal pescato locale.

Prende il nome da questa città la “Pietra di Noto”, detta anche “La Pietra del Barocco” perché essa è stata impiegata per la costruzione dei monumenti netini divenuti “Patrimonio Unesco”.

Si tratta di un materiale litico di alto pregio dal caratteristico colore chiaro che viene estratto sulle alture iblee a ridosso della città netina, che ancora oggi viene richiesto in ambito edilizio ed artistico.

Presso Noto e le sue frazioni si tengono anche molti eventi, di cui quelli più importanti sono “L’Infiorata” ossia la collocazione di varie composizioni floreali lungo la Via Nicolaci (all’interno del centro storico netico) i cui soggetti raffigurati variano di anno in anno, e la Festa di San Corrado Confalonieri (Patrono di Noto) che viene celebrata il 19 Febbraio e l’ultima Domenica di Agosto.

Va comunque detto che Noto, assieme alla limitrofa Avola e ai centri posti nell’area sudorientale della Provincia di Siracusa, è posta presso l’area di confine dialettale tra i ceppi siracusani e ragusani, per cui il dialetto comincia ad essere più simile a quello parlato nel ragusano (parlata più stretta e assenza della “CH”, ad esempio “Chiavi” o “Chiovu” diventano “Ciavi” e “Ciovu” ecc…).

Noto è infine gemellata con la città di Pompei (NA) dal 2011.

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Statistiche generali

  • Nome in siciliano: “Nuotu” (o “Notu” );
  • Abitanti: netini o notinesi;
  • Popolazione abitante: 23275 abitanti;
  • Comuni confinanti: Siracusa, Avola, Canicattini Bagni, Pachino, Palazzolo Acreide, Rosolini (SR), Ispica, Modica (RG);
  • Fiumi e torrenti limitrofi Fiume Asinaro – Torrente CaroselloFiume Cassibile – Manghisi – San MarcoFiume Tellaro – Torrente Tellesimo, Torrente Acquanuova, Torrente BaulìTorrente Baronazzo, Torrente Bombello, Torrente Bonivini – CipollaTorrente BufalefiTorrente Bongiorno – Birritta – Testa dell’AcquaTorrente Calcicera – Roveto – VendicariTorrente Cardinale – Cava Bagni – CavadonnaTorrente Cava del Cugno, Torrente Cava del Margione, Torrente Cava dell’UrvaTorrente Cava della SignoraTorrente Coffitelle, Torrente Fiumara, Torrente GioiTorrente GuardiolaTorrente Manghisi di MezzoTorrente Manghisi di SopraTorrente Messinella, Torrente Piraro – Madonna della ScalaTorrente Pirainito – Cava ParadisoTorrente RuglioTorrente SalitelloTorrente San Calogero, Torrente San Corrado, Torrente San CorraiuloTorrente San GiovanniTorrente San Nicola – BelludiaTorrente Santa Chiara – San Giovanni lo VecchioTorrente Sant’Alfano – Bagni – Cavadonna, Torrente ScalarangioTorrente SortinoTorrente Stafenna, Torrente TortoroneTorrente VitusaSaia BaroniSaia RandeciSaia Scirbia;
  • Zone lacustri: Laghetti del Fiume Asinaro, Pantani di Vendicari;
  • Monti e rilievi limitrofi: Colle Meti, Cozzo Aguglia, Monte AlveriaMonte FinocchitoMonte Renna, Serra del VentoSerra PorcariSerra VetranaMonte Sant’Elia – Baronazzo;
  • Clima: freddo e umido in invernocaldo e torrido in estatemite con eventuali piogge in autunno e primavera;
  • Santo Patrono: San Corrado Confalonieri (Noto e Lido di Noto);
  • Altri Santi venerati: Santa Maria del Carmine, Santissimo Crocifisso di NotoBeato Guglielmo Buccheri (Noto e Calabernardo), Beato Antonio Etiope di Avola e Noto, Santa Maria Immacolata, Santa Rita da Cascia (Noto e Granieri)Santa Maria della Scala (Contrada Scala)Santa Maria Assunta (San Corrado Fuori le Mura)Sacro Cuore di Gesù (Noto e Rigolizia), Sant’Isidoro Agricola (Testa dell’Acqua), Santa Lucia Martire (Santa Lucia di Mendola);
  • Economia netina: agricolturaallevamentoturismoeconomia commerciale a conduzione familiare, esercizi alberghieri e strutture ricettive;
  • Prodotti tipici e specialità gastronomiche: Pizze e Focacce (“Mpanate” e “Sfinciuna”), Salumi e insaccati, Formaggi e latticini, Olio extravergine di oliva “Crispieddi e Pastetti” –  Dolciumi tipici locali (“Facciuna”, “Mpagnuccati”, “Pasticciotti”, “Cassateddi” ), Vini “Nero d’Avola” e “Moscato di Noto”;

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Come raggiungere Noto

Via Auto

  • Per chi proviene dall’Italia peninsulare e da Messina, Catania e rispettive province: immettersi sull’Autostrada A 18 Messina – Catania, dopodiché percorrere la Tangenziale di Catania e immettersi sull’Autostrada  Catania – Siracusa – Gela (in esercizio fino a Rosolini) e uscire allo svincolo “Noto”, per poi immettersi sull’asse viario formato dalle S.P. 59 e 19 e dalla SS 115 che conduce alla città netina;
  • Per chi proviene da Palermo, Caltanissetta, Enna, Agrigento e Trapani e rispettive province: immettersi sull’Autostrada A 19 Palermo – Catania ed uscire allo svincolo “A 18 Tangenziale di Catania – Ragusa – Siracusa” ed immettersi prima nella tangenziale, dopodiché sull’Autostrada Catania – Siracusa (che a sua volta si immetterà sul tratto autostradale Siracusa – Gela in esercizio fino a Rosolini) e uscire allo svincolo “Noto”, per poi immettersi sull’asse viario formato dalle S.P. 59 e 19 e dalla SS 115 che conduce alla città netina;
  • Per chi proviene da Gela e Ragusa: immettersi sulla SS 115 fino a Rosolini e imboccare l’Autostrada A 18 Siracusa – Gela ed uscire allo svincolo “Noto”per poi immettersi sull’asse viario formato dalle S.P. 59 e 19 e SS115 che conduce alla città netina, oppure percorrere tutta la SS 115 fino a Noto;

Via Treno

  • Sul sito www.trenitalia.com compilare il modulo con le città di partenza e le città di arrivo (in questo caso Noto) per conoscere giorni, orari e durata del viaggio.

Via Aereo

  • L’aeroporto più vicino a Noto è quello di Catania (Aeroporto Fontanarossa “Vincenzo Bellini” www.aereoporto.catania.it), sul sito controllate gli orari dei voli, e sui siti delle autolinee controllate gli orari degli autobus che dall’Aeroporto Fontanarossa conducono a Noto (controllate le Autolinee AST e Interbus).

Via Autobus

Via Mare

  • Noto È raggiungibile via mare dagli scali di Pozzallo (RG), Catania, Messina, Milazzo (ME), Termini Imerese (PA), Palermo e Trapani (per le informazioni stradali vedere paragrafi soprastanti); per saperne di più visitate il sito www.traghettilines.it.

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Storia di Noto

Dalle origini neolitico – sicule (2700 a.C.) alla dominazione greco – romana (730 – 211 a.C.)

Il territorio ibleo che circonda l’attuale città di Noto, durante il periodo protostorico è stata un’importante area di passaggio per numerose comunità neolitiche che in passato popolavano la Sicilia durante le epoche sicane e sicule.

In questo periodo storico, presso la Contrada Castelluccio venne fondato un villaggio in cui si sviluppò la cosiddetta “Civiltà Castellucciana” la cui datazione risale al periodo tra il 2300 e il 1700 a.C.

Essa non era altro che un’arcaica forma di “civiltà” diffusa in gran parte della Sicilia sudorientale, ma che prende il nome dalla località di “Castelluccio” posta a nordovest della città netina grazie all’archeologo Luigi Bernabò Brea, che per primo ne intuì l’esistenza studiando appunto le rovine di Contrada Castelluccio e di altri siti protostorici posti presso la Sicilia meridionale ed orientale.

Della cosiddetta “Civiltà Castellucciana” restano solo i resti del villaggio abitativo formato da capanne, e le importanti necropoli ubicate presso la Contrada Castelluccio lungo la “Cava della Signora”, di cui fa parte anche la “Tomba del Principe” (la “sepoltura” più nota di questo sito funerario).

Ma in verità l’intero territorio netino è caratterizzato dalla presenza di insediamenti abitativi di epoca protostorica comprendenti anche aree funerarie di tipo rupestre; tra essi citiamo i siti di Passo Ladro e Sant’Alfano, oltre a quelli di Monte Finocchito e Monte Alveria (risalenti al periodo “siculo”).

Come vedremo più avanti, molti di questi siti rupestri disseminati nel territorio vennero riutilizzati in epoca bizantina, divenendo sede di rifugi e oratori.

Tornando alla storia di Noto, secondo alcuni studiosi (tra cui va citato il palermitano Pietro Pisani vissuto tra il 1700 e il 1800) il primo insediamento da cui trae origine l’attuale comunità netina era ubicato o presso il “Cozzo Aguglia” (un rilievo montano posto ai confini con il territorio comunale di Palazzolo Acreide), oppure nell’area corrispondente all’attuale frazione netina di “Santa Lucia di Mendola”.

Comunque sia la data precisa in cui avvenne la fondazione di “Neas” non la si conosce, ma molto probabilmente essa avvenne tra il periodo tardo siculo e quello greco, quest’ultimo corrispondente alla fondazione di Siracusa avvenuta nel 734 a.C.

I coloni siracusani fondarono in seguito la cittadina portuale di “Eloro” presso l’area litoranea a sud della città aretusea (attuale frazione di Lido di Noto), e ciò avvenne con molta probabilità nel VIII secolo a.C. (800 – 701 a.C.). Ciò è stato dedotto in base a vari rinvenimenti effettuati presso l’attuale area archeologica comprendente le rovine della città marittima.

Se ciò corrisponderebbe al vero, si tratterebbe del primo vero e proprio “insediamento urbano” sorto in territorio netino, collegato alla città di Siracusa dalla prima “arteria” viaria più importante della Sicilia sudorientale, la “Via Elorina” che univa il centro urbano aretuseo a Capo Passero passando appunto dalla città di Eloro.

Invece per la fondazione della futura “Noto” si dovette attendere fino al V secolo a.C. (500 – 401 a.C.), quando le comunità che abitavano l’area tra Cozzo Aguglia e Santa Lucia di Mendola con molta probabilità scesero verso sudest, stanziandosi sull’altopiano del Monte Alveria.

Ciò sarebbe avvenuto intorno al 450 a.C. grazie al siculo noto come “Ducezio” nato nell’anno 488 a.C.

Egli fu una delle personalità più importanti di quel periodo storico, in quanto ambiva ad una “Sicilia libera” dai greci e governata solo da gente locale, i “Siciliani” (ossia l’unione delle parole “Siculi” e “Sicani”, i popoli che abitavano rispettivamente le zone orientali ed occidentali della Sicilia).

Infatti Ducezio tenne sotto scacco le principali città greche o per meglio dire “siceliote” conquistando i centri di Inessa – Aetna (Paternò – Catania), Morgantina (Aidone – Enna), Camarina (Ragusa), Enna e Motyon (San Cataldo – Caltanissetta), fondando oltre a Neas anche i centri di Menai (attuale Mineo) e Palike nel 453 a.C. (città che doveva essere la capitale del suo regno, i cui ruderi sono posti a nord di Mineo).

Dopo un periodo di esilio fondò la città di Kalé Akté (attuale Caronia, in Provincia di Messina) dove egli morì nel 440 a.C.

Alla sua morte tutti i suoi possedimenti tra cui anche “Neas”, passarono sotto il dominio di Siracusa.

Nel 413 a.C. presso le sponde del Fiume Asinaro a nord dell’insediamento marittimo di Eloro (al confine con l’attuale territorio comunale di Avola presso le Contrade Fiumara – Piombi e San Marco) avvenne l’atto conclusivo della spedizione ateniese in Sicilia avvenuta durante la “Guerra del Peloponneso” tra Atene e Sparta.

Si trattava della “Battaglia dell’Asinaro” combattuta tra i siracusani alleati di Sparta (capitanati da Gilippo) e gli ateniesi, dalla quale l’esercito aretuseo che ne uscì vincitore sconfiggendo gli ateniesi fuggiaschi e provati da molte battaglie (tra le quali va citata quella sul Fiume Erineo svoltasi presso l’attuale territorio di Avola).

Gran parte degli ateniesi vennero fatti prigionieri e rinchiusi a vita nelle Latomie di Siracusa, all’interno delle quali morirono di stenti; in pochi furono coloro riuscirono a fuggire dalla dura prigionia.

Molto probabilmente in memoria di questa vittoria, venne costruito un monumento commemorativo posto in località “Pizzuta” (poco più a nord della città di Eloro) nota appunto come la “Colonna Pizzuta”, che ancora oggi possiamo ammirare essendo ubicata poco più a sud dell’odierna frazione balneare di Lido di Noto.

Tornando a parlare dell’antica “Neas”, anche se la città era sicuramente in “orbita siracusana” sin dalla morte di Ducezio, l’unica data certa della presenza dei coloni aretusei presso l’antico sito abitativo sul Monte Alveria è l’anno 263 a.C. nel quale Neas passò al tiranno siracusano Ierone II (secondo a quanto riferiscono gli storici Polibio e Tito Livio).

I siracusani fecero di Neas un’importante roccaforte militare che però era anche nota per la sua valenza agricola, poiché la valle del limitrofo Fiume Asinaro era (ed è tuttora) un’area piuttosto fertile utilizzata per la coltivazione di ortaggi, cereali e legumi.

Inoltre presso l’antica città erano presenti un “Ginnasio” e un santuario rupestre consacrato al culto degli “Heroa”.

Con la dominazione romana in Sicilia in seguito alla caduta di Siracusa avvenuta nel 212 a.C. la città cambiò nome da “Neas” a “Netum” divenendo dal 214 a.C. alleata dei romani e sede di un “senato cittadino”.

I Romani lasciarono molti segni della loro permanenza nel territorio netino, come ad esempio la “Villa Romana del Tellaro” che si trova nel territorio costiero appartenente al comune di Noto (solcato dal fiume da cui questa costruzione prende il nome), e la certa importanza che aveva il vicino centro costiero di Eloro (a meridione del quale vi è la foce del suddetto fiume).

Oltre alla sopracitata villa, sono state ritrovate molte rovine di epoca romana, a dimostrazione dell’importanza che l’attuale territorio notinese aveva in questa epoca.

Inoltre in epoca romana lungo l’area costiera a sud di Eloro, era fiorente la produzione del “Garum”, un alimento a base di pesce marinato al sole all’interno di vasche circolari scavate nelle scogliere poste presso le aree marine di Marianelli, Calamosche e Vendicari.

In epoca romana presso la città di Neas e nell’area sudoccidentale del territorio netino (aree tra le Contrade Scalarangio, Palombieri e Gisira confinanti con i territori di Rosolini e Modica), si stanziarono delle comunità ebraiche a cui appartenevano anche aree funerarie, tra cui citiamo la “Grotta del Carciofo” di Noto Antica e le Necropoli di Scalarangio e Cava Paradiso (al confine col territorio di Rosolini).

La dominazione bizantina, il medioevo, il Rinascimento, la distruzione seicentesca (400 d.C. – 1693)

Dopo la fine dell’Impero Romano d’Occidente avvenuta nel 476 d.C., l’antica Noto fu conquistata e abitata dai Bizantini che lasciarono moltissime tracce dei loro insediamenti, così come nei vicini territori iblei appartenenti ad Avola, Rosolini e Palazzolo Acreide.

Presso le rovine dell’antica Noto e in varie località limitrofe ad esse troviamo molte chiese rupestri tra cui le più note sono le “Grotte dei Santi” delle Contrade Castelluccio e Pianette, il Convento Rupestre di San Marco, la Basilica di Santa Lucia di Mendola e le Celle del Crocifisso di Noto Antica.

Tra i siti funerari vanno citate le Catacombe di Cozzo Guardiole, Mezzogregorio, e delle Cento Bocche (quest’ultima posta presso l’antica Noto).

e i siti rupestri dei Dieri di Baulì e della Grotta della Cunziria (posta nel versante “netino” della Cava Grande del Cassibile).

A sud dell’area paludosa di Vendicari venne fondato un insediamento bizantino noto come la “Cittadella dei Maccari”.

In questo periodo venne abitata anche la città costiera di Eloro, che venne tra l’altro munita di una “Basilica”, mentre più a nord in località “Frammeduca” (area nordoccidentale della Contrada Falconara) venne costruito un analogo edificio sacro oggi noto come “La Pitturata”.

Da citare i vari “abitati rupestri” disseminati in gran parte del territorio netino, di cui i più noti sono i “Dieri di Baulì” posti presso la cava che solca l’omonimo bosco (area nordovest del territorio netino), e la “Grotta dei Briganti” posta sul versante “netino” della Cava Grande del Fiume Cassibile.

All’interno di queste grotte, furono in molti a vivere in maniera ascetica, e ciò avvenne anche parecchi secoli durante il periodo medievale.

 In seguito alla conquista araba della Sicilia avvenuta a partire dall’anno 827 e comandata da Asad Ibn al Furat, nel 864 la città venne conquistata dagli Arabi comandati da Khafaja Ben Sufyan, che la elevarono a capoluogo del “Val di Noto”.

Esso era il più meridionale dei cosiddetti “Valli” (province arabe) in cui la Sicilia era stata divisa dai Saraceni e che comprendeva le attuali Province di Siracusa e Ragusa, e una buona parte dei territori marginali delle aree appartenenti alle province di Catania, Enna e Caltanissetta.

Gli altri due sono il “Val di Demone” che occupava le attuali province di Enna, Messina, e rispettivamente i versanti settentrionali e orientali delle province di Catania e Palermo, e il “Val di Mazara” che occupa le province di Trapani, Palermo, Agrigento e la zona occidentale della provincia di Caltanissetta.

L’area del “Val di Noto” occupava pertanto l’intero suolo delle attuali Province di Siracusa e Ragusa, la punta sudoccidentale della Provincia di Catania (circondario di Caltagirone noto come “Calatino”), le aree meridionali della Provincia di Enna e l’area sudorientale della Provincia di Caltanissetta (per la precisione territori racchiusi nel triangolo Gela – Mazzarino – Niscemi).

Ancora oggi l’intera cuspide meridionale della Sicilia è chiamata “Val di Noto”.

In questo periodo il territorio netino divenne molto importante dal punto di vista agricolo grazie all’introduzione dell’agrumicoltura favorita dalla costruzione di cisterne per le acque (“Ghiebbie” ) e di imponenti opere di canalizzazione (“Saie” ).

Inoltre gli arabi introdussero i metodi per la concia delle pelli riutilizzando ambienti rupestri sotto il Monte Alveria che divennero vere e proprie “concerie”, mentre adiacenti ad esse vi erano collocati mulini per la molitura dei cereali (azionati dalle acque del limitrofo Fiume Asinaro che venivano convogliati sotto di essi). Un’altra conceria fu installata presso la Grotta dei Briganti di Cava Grande del Cassibile.

Durante il periodo arabo, la città di Noto era molto attiva anche dal punto di vista culturale ed artistico, e ciò influì anche il poeta Ibn Hamdis nativo di Noto ma appartenente ad una famiglia di origini arabe.

Nonostante ciò il culto cristiano venne abolito, e gran parte dei luoghi di culto di epoca bizantina vennero devastati.

Dopo la dominazione araba cessata in Sicilia nel 1091 grazie all’intervento del Conte Ruggero I di Altavilla, Noto divenne una vera e propria “città fortificata” durante il periodo normanno con la costruzione di un imponente castello.

Col ritorno del culto cristiano accantonato in epoca araba, vennero costruite le due grandi Chiese di San Nicola di Bari (che divenne la “Chiesa Madre” della città) e del Santissimo Crocifisso consacrata al “Crocifisso di Noto”.

A ciò seguì la costruzione di vari edifici di culto, di cui molti di essi aventi funzione “conventuale”.

Durante i secoli varie famiglie nobiliari tra cui i Landolina, i Morengia, i Cappello, i Cacciaguerra e i Sortino, portarono nella città netina ricchezza e prestigio.

Durante il periodo svevo (secolo 1200), grazie al nobile Isimbardo Morengia venne fondata l’Abbazia Cistercense di Santa Maria dell’Arco, e con molta probabilità si diffuse anche il culto francescano con la costituzione di comunità e monasteri appartenenti a quest’ordine.

Secondo alcune fonti storiche, i francescani sono presenti in territorio netino almeno dal periodo antecedente o corrispondente all’anno 1226.

Durante il periodo angioino, Noto partecipò alla “Rivolta dei Vespri Siciliani” del 2 Aprile 1282, a cui seguirono le sanguinose “Guerre del Vespro” tra angioini e aragonesi, che si sono protratte per buona parte del 1300.

Durante questo periodo, nel 1299 il castellano di Noto (nonché Barone di Licodia) Ugolino Callari si ribellò a Re Federico III d’Aragona schierandosi con gli angioini e consegnando la città a Carlo II d’Angiò. Ovviamente il periodo fu tumultuoso ma la città passò nuovamente agli aragonesi venendo governata da Guglielmo Calcerando.

In questo periodo Noto divenne un importante centro religioso che attirò molti “Eremiti” che seguivano l’esempio di “Sant’Elia da Noto” (vissuto attorno al 1100).

I due eremiti più noti di questo periodo furono il netino “Beato Guglielmo Buccheri” (che visse in eremitaggio dopo aver salvato la vita al sovrano aragonese Federico III d’Aragona), ma soprattutto il frate proveniente da Piacenza (precisamente dal borgo di Calendasco) “Corrado Confalonieri”, che in poco tempo divenne celebre ma anche molto amato per i suoi miracoli e le sue opere di bene, tanto che veniva già chiamato “Santo” dai netini, essendo tra l’altro venerato anche presso i centri limitrofi di Avola e Siracusa nonostante vivesse in eremitaggio presso la Cava dei Pizzoni (odierna area della frazione netina di San Corrado Fuori le Mura).

L’eremita morì il 19 Febbraio 1351, e il suo corpo venne portato in corteo fino alla Chiesa Madre di San Nicola di Bari della città netina, all’interno della quale venne sepolto. La sua beatificazione avvenne nel 1515 ad opera di Papa Leone X.

In concomitanza agli assalti saraceni, lungo la costa netina vennero costruite delle opere di fortificazione di cui la più nota è la “Torre Stampace” ubicata nei pressi dell’antica città di Eloro, che venne eretta nel 1353.

Poco tempo dopo, l’eremita netino Guglielmo Buccheri si spostò a Scicli, città in cui morì il 4 Aprile del 1404 essendo anch’egli protagonista di eventi miracolosi e di varie opere di bene.

Nel periodo a cavallo tra il 1400 e il 1500 in cui Noto fece parte prima del Regno di Sicilia retto dalla famiglia Aragona, e poi del Vicereame di Sicilia (che in seguito divenne parte dell’Impero retto dalla famiglia Asburgo di Spagna), la medesima città divenne ancor più potente e fastosa.

Nel 1400 questo processo di miglioria ebbe inizio grazie all’operato del Viceré Nicolò Speciale  originario di Noto che operò sotto Alfonso V d’Aragona.

Egli fece divenire la città netina importante dal punto di vista militare con la costruzione della “Torre Maestra” presso il Castello cittadino, ma anche dal punto di vista culturale ed economico vi furono varie migliorie.

In questo periodo operarono in città gli umanisti e studiosi Giovanni Aurispa, Antonio Cassarino, Antonio Corsetto e Andrea Barbazio.

Noto inoltre ebbe un importante rinnovamento urbano datole dai migliori architetti del tempo, tra cui spiccano i netini Giovanni Manuella (che progettò l’arca argentea in cui venne riposto il corpo di “San Corrado Confalonieri”) e Matteo Carnilivari.

In questo periodo venne sicuramente fondato l’Eremo di “Santa Maria Scala del Paradiso”, posto presso le sponde della Cava Piraro presso la quale è stata rinvenuta un’immagine della “Madonna” dipinta sulla roccia, ritenuta miracolosa e proclamata “Compatrona” della città netina.

Noto a partire dal 1500, ricevette il riconoscimento di “Città Ingegnosa” dal Re Ferdinando II d’Aragona e si arricchì con numerosi monumenti tra cui spiccavano chiese, conventi, palazzi e anche una fontana artistica (la cosiddetta “Fontana del Laocoonte”) che era posta nella piazza principale dell’antica città netina di fianco al “Palazzo Senatorio” che divenne la sede del governo cittadino.

In questo periodo visse lo studioso Vincenzo Littara e, seguendo le orme di “San Corrado” vennero a vivere in eremitaggio a Noto il “Beato Antonio Etiope” (schiavo africano che visse gran parte della sua vita nella vicina Avola, nella quale si convertì) e il “Venerabile Pietro Gazzetti”.

Dal punto di vista militare Noto divenne una città inespugnabile grazie alla nuova cinta muraria cinquecentesca comprendente imponenti bastioni a settentrione delimitati dalla “Porta della Montagna”, che vennero eretti a partire dal 1542 per volere dell’allora Viceré Ferrante Gonzaga per scongiurare assalti dei saraceni che in quel periodo minacciavano la Sicilia e le sue coste.

Tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600 all’interno della città netina vennero costruite altre chiese, conventi e palazzi nobiliari, tra cui vanno citati i Conventi dei Gesuiti e dei Carmelitani e il “Palazzo Landolina di Belludia”, uno dei primi edifici “barocchi” ad essere costruiti in territorio netino.

Il periodo seicentesco fu per Noto infruttuoso rispetto ai secoli passati anche a causa della mancanza di un vero e proprio “scalo portuale”, ma si ebbe una certa ripresa economica grazie alle attività artigiane che avevano sede nella città che attirarono anche l’attenzione delle nobili famiglie Astuto, Deodato, Impellizzeri e Zappata che furono molto importanti e determinanti per lo sviluppo culturale ed economico della città dato che acquisirono vari feudi e diedero modo di fari rifiorire culturalmente la città “capo vallo”.

Tutto sembrava procedere bene, fino a quando l’11 Gennaio 1693 un terribile terremoto che ebbe come epicentro il Golfo di Augusta sconvolse l’area del Val di Noto e gran parte della Sicilia orientale causando un’immane catastrofe che cancellò gran parte dei principali centri urbani di quest’area dell’isola siciliana provocando un alto numero di vittime.

La città di Noto venne rasa al suolo in pochi attimi; delle imponenti chiese, dei conventi limitrofi, dei palazzi nobiliari, delle piazze e dell’inespugnabile castello rimanevano solo macerie e miseri resti.

Ma il danno più grave fu la morte della gran parte della popolazione della città netina che perì schiacciata o soffocata dalle macerie durante le scosse sismiche, o in seguito a malattie infettive provocate a causa del circostante ambiente reso malsano dalla distruzione sopracitata.

Finiva così l’antica e potente città di Noto posta sul Monte Alveria.

Nonostante tutto ciò lo spirito di rivalsa e la voglia di vivere dei pochi netini sopravvissuti che, dopo essersi accampati in un’area a sud del Monte Alveria presso l’area in cui era ubicato il Convento dei Cappuccini, cominciarono a studiare soluzioni per ricostruire la loro città ancor più bella di prima.

Per prima cosa vennero recuperate le opere d’arte sopravvissute al terremoto di cui la più importante era la cassa argentea al cui interno riposava il corpo di “San Corrado Confalonieri”, che venne da subito invocato dai netini che avevano disperatamente bisogno di un “miracolo” per poter vedere la loro città rifiorire.

Dopodiché i notabili della città cominciarono a pianificare la rinascita della città “capo vallo”.

Dalla rinascita di Noto (1700) ai giorni nostri (2000)

Qualche tempo dopo il terremoto che l’11 Gennaio 1693 cancellò la città di Noto, il nobile palermitano Giuseppe Lanza Duca di Camastra venne incaricato dal Viceré di Sicilia Juan Francisco Pacheco Duca di Uzeda per curare la ricostruzione della martoriata area del Val di Noto (corrispondente all’attuale Sicilia sudorientale) che era quella maggiormente danneggiata dal sisma.

Il duca si recò nelle città distrutte e quindi anche presso l’antica Noto, in cui propose alla cittadinanza netina sopravvissuta al sisma (composta dalle famiglie nobiliari e dal popolo) di ricostruire la città ad est sul limitrofo rilievo noto come “Cugno Vasco” o più a sud sul “Colle Meti” dopo aver constatato l’impraticabilità nel ricostruire la città sul suo originale territorio presso la cima del Monte Alveria, che risultava troppo scombussolato e instabile per ospitare nuovi edifici.

Dopo varie resistenze da parte della famiglia nobile Impellizzeri e di una parte del popolo legato alla propria terra di origine, gran parte dei netini e le famiglie nobili più importanti decisero che la nuova “Noto” doveva essere costruita sul Colle Meti.

La scelta del Colle Meti fu favorita per la vicinanza al litorale ionico e all’ampiezza del suo altopiano in cui era possibile edificare.

I cittadini netini acconsentirono nello spostarsi verso il sito in cui sorgerà l’attuale città barocca, e assieme a loro anche la famiglia Impellizzeri accettò questa scelta anche perché sul Colle Meti possedevano già una proprietà che, dopo alcune modifiche, ospitò la propria “dimora” all’interno della nuova Noto (attuale Palazzo Impellizzeri di San Giacomo).

 Per la ricostruzione della città di Noto vennero chiamati molti capomastri, matematici e architetti celebri dell’epoca incaricati di dare un preciso “piano regolatore” alla città.

Tra essi citiamo il matematico Giovan Battista Landolina, l’architetto militare Carlos De Grunenbergh, e infine gli architetti Fra’ Angelo Italia (che disegnò la planimetria della vicina Avola, città anch’essa distrutta dal terremoto dell’11 Gennaio 1693 e ricostruita più a valle rispetto al sito in cui era ubicata) e soprattutto Giuseppe Formenti.

Quest’ultimo fu colui che ridisegnò l’attuale perimetro della nuova città di Noto posta sul Colle Meti.

I lavori di ricostruzione durarono per tutto il secolo 1700 (secolo in cui la Sicilia appartenne ai Savoia, agli Asburgo d’Austria e ai Borbone), vedendo impiegati molti ingegneri e capomastri.

Tra essi vanno citati l’architetto siracusano Rosario Gagliardi (che lavorò in gran parte del Val di Noto nel periodo post terremoto) a cui in seguito si unirono i netini Vincenzo Sinatra, Francesco Sortino, Francesco Paolo Labisi e Antonio Mazza.

Il piano regolatore della nuova città posta sul Colle Meti prevedeva la divisione di essa in due settori.

La parte inferiore chiamata “Noto Bassa” che doveva essere popolata dalle principali famiglie nobiliari netine (ad eccezione degli Impellizzeri) e ospitare i principali edifici ecclesiastici e governativi.

La parte superiore chiamata “Noto Alta” o “Piano Alto” che doveva ospitare i ceti meno abbienti e il resto degli edifici ecclesiastici più il palazzo degli Impellizzeri (che, come detto prima, restaurarono una proprietà posta in quest’area del Colle Meti facendola divenire sede della loro dimora nobiliare) formando così un quartiere popolare diviso dalla città bassa dall’attuale Via Cavour.

Dopo un secolo di estenuanti lavori in cui si vide innalzare grandiosi edifici in stile tardo barocco di cui vanno citate la Chiesa Madre di San Nicola di Bari posta nella piazza principale di Noto Bassa all’interno della quale venne collocata l’Urna argentea contenente le spoglie di “San Corrado Confalonieri”, la Chiesa del Santissimo Crocifisso edificata a Noto Alta presso la quale erano venerati i frammenti del “Crocifisso di Noto Antica” (posti all’interno di una “Croce” dorata progettata dall’architetto Rosario Gagliardi) oltre alla statua della “Madonna delle Neve” (opera dello scultore Francesco Laurana).

Vennero edificati anche gli edifici monastici comprendenti le Chiese e i Conventi del Santissimo Salvatore delle Benedettine, di San Domenico dei Frati Domenicani, di San Francesco all’Immacolata dei Frati Minori Conventuali, di Santa Maria dell’Arco dei Cistercensi, di Santa Maria del Carmine dei Frati Carmelitani, di Santa Chiara delle Clarisse, di San Girolamo delle Monache Cistercensi di Montevergini ecc…

Vennero inoltre costruiti il Palazzo Ducezio che divenne sede del governo cittadino, e gli eleganti palazzi nobiliari delle famiglie Impellizzeri di San Giacomo, Landolina di Belludia e Sant’Alfano, Deodato di Burgio, Zappata di San Floro ecc… a cui si unirono gli edifici appartenenti alle rampanti famiglie Nicolaci della Villadorata, Rau della Ferla, Astuto di Fargione, Di Lorenzo di Castelluccio, Trigona di Canicarao, oltre alle residenze di altre famiglie aristocratiche minori.

Con il conseguente rifiorire delle attività economiche ed artigiane, di pari passo avveniva  l’edificazione di uno scalo marittimo presso la borgata nota come “Calabernardo” (più vicino alla città netina rispetto al borgo feudale di Marzamemi appartenente alla famiglia Nicolaci di Villadorata).

Anche le limitrofe aree agricole di tipo feudale poste nel vasto territorio netino ebbero un certo risveglio, in particolare le contrade di San Giovanni Lardia, San Corrado di Fuori, Madonna della Scala, Villa Vela, Sant’Alfano, Testa dell’Acqua, Castelluccio, Rigolizia, Santa Lucia di Mendola, Belludia – Casale (attuale San Paolo di Noto), Granieri, Gisira e l’area corrispondente alla “Piana di Noto” posta presso il litorale in cui un tempo era posta la città greca di Eloro.

In questo periodo vennero costruiti gli Eremi religiosi di “San Corrado di Fuori”, “Santa Maria Scala del Paradiso” (in cui visse il “Venerabile Girolamo Terzo”), “Santa Maria della Provvidenza” e “Santa Lucia di Mendola”.

Con la rinascita della città netina, il cuore del “Val di Noto” tornava a pulsare, e gran parte dei suoi abitanti credevano che tutto ciò era avvenuto anche grazie all’intervento divino di “San Corrado Confalonieri”.

Durante il secolo 1800 si ultimano le fasi di ricostruzione della città netina.

Nel 1817 Noto, che apparteneva al “Regno delle Due Sicilie” assieme al resto della regione, perde il titolo di capoluogo del “Val di Noto” a favore di Siracusa.

Nel 1837 Noto tornò ad essere “capoluogo” a causa di moti rivoluzionari risorgimentali scoppiati all’interno della città aretusea. In seguito alla visita di Re Ferdinando II di Borbone, nel 1838 venne eretto l’arco monumentale noto come “Porta Reale”.

Grazie alla bolla papale “Gravissimum sane munus” redatta dal pontefice Papa Gregorio XVI, il 15 Maggio del 1844 Noto divenne sede di una nuova “Diocesi” facendo in modo che la “Chiesa Madre” cittadina consacrata a “San Nicola di Bari” (e al culto di “San Corrado Confalonieri”) venne elevata al ruolo di “Cattedrale”.

La Diocesi di Noto comprese oltre al vasto territorio comunale netino, anche quelli delle città della zona sud dell’attuale provincia aretusea che sono Avola, Pachino (e quindi della futura Portopalo di Capo Passero) e Rosolini, oltre ai comuni di Ispica, Pozzallo, Scicli e Modica che ora fanno parte dell’attuale Provincia di Ragusa.

Di questa diocesi fecero parte anche gli attuali comuni “aretusei” di Palazzolo Acreide, Cassaro, Ferla, Buscemi, Buccheri (tornati a far parte dell’Arcidiocesi di Siracusa dal 1950) e il comune “ragusano” di Giarratana (facente parte della Diocesi di Ragusa sempre dal 1950).

Nel 1848 a Noto scoppiarono diversi tumulti in seguito alla “rivoluzione indipendentista siciliana”, a cui parteciparono molti patrioti, tra cui il netino Matteo Raeli.

La rivolta venne sedata dalle autorità borboniche e i protagonisti di questi tumulti vennero esiliati a Malta (sorte che toccò anche al sopracitato Matteo Raeli).

L’8 Aprile 1860 ci fu un’altra rivolta guidata dal frate francescano Padre Vincenzo Rubera, che venne sedata dalle autorità borboniche cittadine.

Il 16 Maggio 1860 in seguito alla “Spedizione dei Mille” l’intera città venne occupata da un’associazione segreta rivoluzionaria che voleva l’indipendenza di Noto dai Borbone di Napoli per far così parte del Regno di Sardegna (futuro Regno d’Italia), guidata dai patrioti netini Vincenzo Catera e dai fratelli Antonino e Pietro Bonfanti, ai quali si unì il moderato Antonio Sofia (anch’egli di origini netine), che si riunirono presso l’edificio noto come “Palazzo Montandon”.

Quello stesso giorno presso la Piazza D’Ercole venne affisso il “tricolore” italiano assieme alla scritta “Viva l’Italia e Vittorio Emanuele, morte a chi tocca questo sacro vessillo”.

Nel frattempo i patrioti netini proclamarono Giuseppe Garibaldi “Cittadino onorario di Noto”. L’eroe dei 2 mondi inviò un telegramma di ringraziamento ai patrioti netini che oggi è collocato all’interno della “Sala degli Specchi” del Palazzo Ducezio.

Inoltre dell’esercito di Garibaldi, fece parte il patriota e futuro studioso netino Corrado Avolio.

Nel 1861 Noto fece parte del “Regno d’Italia” divenendo “capoluogo di provincia” fino al 1865 quando perse definitivamente questo ruolo a favore di Siracusa.

Nella seconda metà del 1800 e per il primo ventennio del 1900, la città netina, facente parte dell’attuale Provincia di Siracusa (dal 4 Agosto 2015 nota come “Libero Consorzio Comunale di Siracusa”) divenendo “Capoluogo” del “Circondario di Noto” che comprendeva le città di Avola, Pachino, Rosolini, Palazzolo Acreide, Cassaro, Ferla, Buscemi e Buccheri.

In questo periodo molti edifici conventuali vennero espropriati a causa del decreto di eversione dell’asse ecclesiastico (redatto nel 1866 dal Regno d’Italia).

Tra le personalità netine che vissero in questo periodo operando nel campo della musica, della scienza e della politica, si distinse quella della poetessa Mariannina Coffa.

Nel 1870 venne costruito il teatro comunale oggigiorno intitolato all’attrice “Tina Di Lorenzo”.

Il 20 Settembre 1887 venne costruita l’odierna Stazione Ferroviaria di Noto, collegata alle linee “Siracusa – Ragusa – Gela – Canicattì – Caltanissetta Xirbi” e “Noto – Pachino” (soppressa dal 1986), quest’ultima nota come la “Ferrovia del Vino” poiché essa veniva impiegata per inviare il vino da taglio prodotto in territorio pachinese verso il porto di Siracusa da cui esso veniva imbarcato per l’estero.

Nella prima metà del 1900 Noto ebbe uno sviluppo urbano non indifferente con la costruzione di eleganti edifici abitativi in stile liberty che avvenne presso l’area di Noto Alta a settentrione, e a sudest lungo l’area solcata dalla Via Principe Umberto.

In questo periodo risalirebbe la nascita del vino “Moscato di Noto”, la cui vinificazione venne effettuata all’interno della “Cantina Sperimentale” cittadina posta presso l’ex Convento dei Frati Cappuccini.

Ma dopo il primo decennio la città visse un’altro periodo buio per la sua storia. 

In seguito allo scoppio della I guerra mondiale molti giovani lavoratori vennero chiamati alle armi togliendo forza lavoro alla città, e molti di essi perirono durante i combattimenti (alcuni di loro vennero sepolti all’interno della Chiesa dell’Ecce Homo sorta la dove un tempo era posto il Convento dei Frati Cappuccini).

Nel primo dopoguerra Noto venne abbandonata da molti giovani che preferivano cercare lavoro in America date le precarie condizioni economiche della città, che si risollevarono parzialmente durante il periodo fascista (anni 1920 – 1930).

Il 3 Ottobre del 1920 presso la piazza antistante al Convento dell’Immacolata, venne assassinato il sindacalista netino Paolo Mirmina che era conosciuto per le sue battaglie a favore dei lavoratori locali (in particolare dei contadini); si tratterebbe di uno dei primi “delitti di mafia” avvenuti in Sicilia.

Nonostante ciò, in questo periodo di tempo la città di Noto venne provvista di una moderna linea elettrica e di una migliore rete idrico – fognaria.

Inoltre anche le limitrofe contrade vennero dotate di varie migliorie, in special modo la frazione di “Lido di Noto” che divenne la principale area balneare del comune netino.

Nonostante ciò molti netini furono contrari al regime fascista e alcuni di loro vennero inviati al confino, tra cui vanno citati l’orologiaio Luigi Di Matteo, il farmacista Francesco Guastella e l’agente di custodia Vincenzo Persico.

Dopo il ventennio fascista, con l’arrivo degli anni 1940 che corrisposero al disastroso periodo della II guerra mondiale.

Le coste netine furono protagoniste dello “Sbarco in Sicilia” dell’esercito angloamericano avvenuto la notte tra il 9 e il 10 Luglio del 1943.

Le divisioni inglesi e canadesi capitanate dal generale Montgomery sbarcarono presso l’area sudorientale della Sicilia dirigendosi verso l’entroterra siciliano.

Nel frattempo la città di Noto venne occupata dagli angloamericani.

Alla fine del conflitto mondiale si ebbe una lenta ripresa economica per risollevare l’economia grazie alla buona volontà dei notinesi che volevano lasciare alle spalle l’esperienza dolorosa del conflitto e guardare al futuro.

Purtroppo questo futuro rimaneva molto buio per molti netini che nei decenni a venire abbandoneranno Noto per cercare fortuna altrove, mentre coloro che sono rimasti presso la città di Noto cominciarono a svolgere attività artigiane o a cercare lavoro presso il petrolchimico siracusano.

Negli anni 1960, 1970 e 1980 si ebbe una lieve ripresa economica favorita anche dalla consapevolezza sempre più crescente sulle potenzialità turistiche e culturali che la città offriva.

La notte del 13 Dicembre 1990 il cosiddetto “Terremoto di Santa Lucia”, seppur non provocando vittime, danneggiò gran parte della città di Noto e assieme ad essa molti edifici storici.

Si presume che in seguito ai danni riportati da questo terremoto a cui seguirono scarsi lavori di restauro, la notte del 13 Marzo 1996 crollò la volta della Cattedrale di San Nicolò.

Da allora Noto divenne nuovamente un cantiere aperto in cui vennero restaurati buona parte degli edifici storici cittadini tra cui anche la Cattedrale cittadina, in cui venne ricostruiti sia il tetto che la cupola (il restauro venne completato nel 2007).

Nel mese di Giugno dell’anno 2002 Noto venne proclamata “Patrimonio dell’Umanità” Unesco assieme alle città di Palazzolo Acreide, Ragusa, Modica, Scicli, Catania, Caltagirone e Militello in Val di Catania che vennero iscritte nella lista delle “Città Barocche del Val di Noto” per la bellezza dei suoi edifici tardo barocchi ricostruiti nel 1700.

Da allora la città di Noto è divenuta uno dei principali luoghi turistici della Sicilia, e ciò ha permesso la nascita di varie attività economiche di tipo turistico – ricettivo, ma anche di numerose aziende agroalimentari e artigianali.

Malgrado i soliti problemi che attanagliano il meridione d’Italia, i risultati conseguiti presso la città di Noto sono stati eccellenti, facendo in modo che la città netina sia col tempo riuscita ad imporsi in Sicilia, divenendo di fatto un importante centro turistico e culturale di indubbia fama internazionale.

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Noto oggi; economia, turismo, cultura, personaggi famosi

Economia

La città di Noto oggigiorno è uno dei principali centri a vocazione turistica della Sicilia sudorientale, dato che essa è conosciuta in tutto il mondo per il suo barocco e le sue tradizioni folcloristiche e  gastronomiche.

Noto, così come nei centri a sud della Provincia (Avola, Rosolini, Pachino e Portopalo di Capo Passero) sta inoltre puntando sull’enogastronomia valorizzando i prodotti agricoli e zootecnici che offrono le coltivazioni circostanti.

Infatti l’agricoltura è ancora la principale risorsa economica per la città netina.

Presso il vasto territorio netino vengono coltivati: legumi (ceci, fave, lenticchie, fagiolini e piselli), cereali (grano duro tra cui anche qualche varietà di “Grano Antico Siciliano” e avena), ortaggi da serra (melanzane, peperoni, zucchine, meloni e pomodori delle varietà “Ciliegino”, “Datterino”, “Marmande” e “Piccadilly”) e ortaggi da pieno campo (finocchi, patate, cavolfiori, lattuga, carciofi, zucche, carote, cipolle, spinaci e cicoria).

Inoltre è diffusa la raccolta ed il commercio di ortaggi selvatici (asparagi, borragine, senape dei campi, bietole selvatiche ecc…). 

Tra le colture arboree vanno citati gli agrumeti (arance, mandarini e infine limoni tra cui la varietà “Femminello di Siracusa”) e vari tipi di frutteti (fichi, loti, melograni, susine, prugne, nespole, gelsi ecc…).

Sono diffuse le coltivazioni di frutta secca quali mandorle (varietà “Pizzuta d’Avola”, “Romana” e “Fascionello”), carrube e noci.

Non è indifferente il commercio di Fichi d’India.

Ma Noto è famoso sopratutto per la coltivazione dell’oliva da cui si ricava il cosiddetto un ottimo olio extravergine facente parte del consorzio di tutela “Monti Iblei” (sito web www.montiblei.com) ricadente all’interno della varietà “Val Tellaro” (formato con il 70% di olive autoctone della varietà “Moresca”).

Infine va detto che anche che a Noto vengono coltivati numerose specie di uva da vino tra cui anche quelle con cui si produce il “Moscato di Noto”, uno dei vini più importanti della provincia aretusea assieme al “Nero d’Avola” (prodotto anch’esso in territorio netino), al “Moscato di Siracusa” e ai cosiddetti “Vini di Pachino”.

 Per quanto riguarda la zootecnia, vanno citati gli allevamenti bovini, suini, ovini, volatili (polli e tacchini da carne, galline ovaiole), conigli ed equini (asini e cavalli).

Dagli allevamenti zootecnici provengono carne e latte di ottima qualità, a loro volta materia prima per la realizzazione di preparati alimentari, insaccati e prodotti caseari (formaggi e latticini).

Le mansioni di pesca vengono svolte dal borgo marinaro di Calabernardo, dove viene pescato principalmente pesce di piccola taglia (sarde, sugarelli, acciughe, saraghi, boghe, occhiate, pagelli, scorfani, aguglie, spigole ecc…).

 Le uniche attività industriali sono svolte da piccole industrie edili specializzate nella produzione di materiali da costruzione e nella lavorazione della “Pietra di Noto”; oltre ad esse vi sono impianti industriali in cui vengono prodotti mangimi e fertilizzanti.

Per quanto riguarda il settore alimentare, presso il territorio cittadino sono presenti piccole aziende alimentari di tipo familiare che producono: conserve alimentari (ortaggi, olive e pesce sotto sale o sott’olio), prodotti da forno (pane, pizze, focacce e biscotti) e dolciumi di vario tipo (marmellate di agrumi, confetture di frutta, preparati a base di mandorle ecc…).

Va segnalata la produzione artigianale di souvenir per turisti (carretti siciliani, cartoline ecc…) e di oggetti sacri legati al culto di “San Corrado Confalonieri” (Patrono della città netina) e di “Santa Maria Scala del Paradiso”.

Cultura

In ambito culturale la città di Noto, anche grazie al riconoscimento “Unesco” avvenuto nel 2002, ha avuto netti miglioramenti divenendo un polo culturale di alto livello per l’area sudorientale della Sicilia, prevedendo lo svolgimento di rassegne letterarie, storiche e musicali.

Va anche detto che Noto è sede di varie scuole superiori ed enti di formazione professionale.

Inoltre dal 26 Ottobre 2001 presso la città netina è stata istituito il “Consorzio Universitario del Mediterraneo Orientale” appartenente all’Università di Messina (sito web www.cumo.it).

Turismo

Il turismo è una delle principali fonti economiche della città di Noto, che ha avuto una sostanziale crescita a partire dal Giugno del 2002, periodo in cui la cittadina è stata inserita dall’Unesco nella lista dei “Luoghi Patrimonio dell’Umanità” nell’ambito delle “Città Barocche del Val di Noto”.

Questa “onorificenza” ha contribuito a far espandere la vocazione turistica della città netina e delle limitrofe contrade iblee e marine.

 Il crescente movimento turistico ha fatto in modo che presso la città netina e nelle varie località appartenenti ad essa (in particolare Lido di Noto e le limitrofe aree costiere) siano state avviate varie attività ricettive.

Tra esse citiamo vari tipi strutture di tipo alberghiero (da quelli più lussuosi alle strutture più economiche), aree parcheggio per camper fornite di punti di ristoro, ristoranti e pizzerie, locali di ritrovo giovanile (pub e discoteche).

Notevole è la presenza delle strutture agrituristiche disseminate all’interno del vasto territorio comunale netino, che conta il numero più alto esercizi agrituristici di tutta la cuspide sudorientale della Sicilia compresa tra le province di Siracusa e Ragusa.

Un notevole afflusso turistico è garantito dai vari eventi organizzati presso la città netina, di cui i più importanti sono l’Infiorata che si tiene la terza Domenica di Maggio e la Festa di San Corrado Confalonieri che si tiene due volte nell’arco annuale (19 Febbraio e ultima Domenica di Agosto).

Oltre ad essi, la varie rassegne, le feste, gli spettacoli e i numerosi che si tengono a Noto e presso il suo vasto territorio per buona parte dell’anno garantiscono un costante numero di visitatori.

Anche le aree iblee netine contraddistinte da zone ad alto pregio naturalistico, religioso ed archeologico sono oggetto di visite ed escursioni.

Stesso discorso vale per le aree marine e balneari contraddistinte da fondali puliti e ricchi di fauna ittica.

La “sponsorizzazione” di Noto e delle sue limitrofe località è stato reso possibile anche a varie riprese cinematografiche in compaiono scorci della città e delle sue contrade.

Tra le varie produzione di tipo cinematografico va citato ovviamente il telefilm del “Commissario Montalbano” (comprendente alcune scene girate a Noto), che è considerato come un vero e proprio “polo attrattore” per coloro che vogliono visitare l’area sudorientale della Sicilia.

Noto, oltre ad essere un’importante meta turistica di tipo culturale, paesaggistico, balneare ed enogastronomico che sta richiamando dall’Italia e dall’estero numerosi vacanzieri, è inoltre utilizzata come come “base” per visitare le vicine località turistiche del siracusano (tra cui le vicine Avola, Marzamemi, Palazzolo Acreide e la stessa Siracusa) e del ragusano (Ispica, Pozzallo, Scicli, Modica e ovviamente Ragusa).

Personaggi famosi

Tra i personaggi illustri che hanno dato ulteriore prestigio alla città netina ricordiamo: il guerriero Ducezio fondatore della città di Neas, il poeta di origine araba Ibn Hamdis (nato a Noto nel 1056), l’umanista Giovanni Aurispa, il Viceré di Sicilia Nicolò Speciale, il matematico Giuseppe Scala, lo studioso Antonio Cassarino, i giuristi Andrea Barbazio e Antonio Corsetto, gli architetti Matteo Carnilivari, Giovanni ManuellaFrancesco SortinoVincenzo Sinatra e Francesco Paolo Labisi, il pittore Costantino Carasi, l’attrice Tina di Lorenzo (i cui genitori erano netini), lo scrittore e studioso Rocco Pirri, i poeti Vincenzo LittaraGiovanni MarrasioMariannina Coffa, l’Arcivescovo di Catania Corrado Maria Deodato – Moncada, lo scultore e orafo Silvestro Catera, il musicista e compositore Pierantonio Mastrogiovanni – Tasca, il patriota nonché studioso e scrittore Corrado Avolio, il letterato Giuseppe Cassone, gli uomini politici ottocenteschi Matteo RaeliPietro Landolina, Salvatore La Rosa e Ascenzo Mauceri, il sindacalista Paolo Mirmina ucciso il 3 Ottobre 1920, l’economista Ernesto D’Albergo, gli eroi di guerra Francesco MaioreLuigi Adorno (caduti durante la II guerra mondiale), la ricercatrice ed eroina di guerra Mariannina Corradina Ciccone, l’avvocato e architetto Sergio Sallicano, il giornalista Ugo Lago, lo storico Corrado Gallo, il filosofo Corrado Curcio, lo scultore Giuseppe Pirrone (di origini palermitane), il magistrato Vittorio Sgroi, il giornalista Mimmo Fusco, il musicista Alfonso Belfiore, l’attore Marco Basile, il pittore Giuseppe Civello, il calciatore Giuseppe Rizza, e i religiosi “San Corrado Confalonieri” originario di Piacenza (vedi link “Festa di San Corrado”), “Beato Guglielmo Buccheri”, “Beato Nicola di Noto”“Venerabile Pietro Gazzetti”“Beato Nicolò Morengia da Noto”“Beato Antonio Etiope di Noto e Avola”“Venerabile Girolamo Terzo”“Sant’Elia da Noto”, e infine il “Venerabile Guglielmo Giaquinta”.

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Guida turistica di Noto
(clicca sui link per visualizzare i luoghi da visitare)

La città di Noto è posta sul Colle Meti in cui è posto il suo centro urbano, diviso nelle aree di Noto Bassa e Noto Alta in cui sono posti vari punti panoramici. Dall’asse viario Viale San Corrado Confalonieri – Via Napoli arriviamo presso il Belvedere San Corrado da cui si domina la Valle del Fiume Asinaro e si raggiunge il centro storico netino. Qui possiamo ammirare la Chiesa dell’Ecce Homo e il limitrofo ex Convento dei Cappuccini, il Viale Principe di Piemonte (strada con interessanti edifici in stile liberty) e la Villa Comunale della città netina in cui sono posti i busti di importanti personalità netine.

Attraversando la “Porta Reale” entriamo nel centro storico di Noto Bassa delimitato dal Corso Vittorio Emanuele II e dalle Vie Ducezio, Aurispa e Cavour comprendente vari quartieri riconducibili alle piazze occupati dagli edifici sacri. Proseguendo per il Corso Vittorio Emanuele II entriamo presso la Piazza 3 Ottobre 1920 in cui è posta la barocca Chiesa di San Francesco all’Immacolata con il suo limitrofo ex convento francescano, potendo ammirare anche il retro del Convento Benedettino del Santissimo Salvatore. Proseguendo possiamo ammirare la Chiesa di Santa Chiara e l’ex Convento delle Suore Clarisse (ora sede del Museo Civico di Noto).

Raggiungiamo quindi la Piazza Duomo, la principale della città di Noto in cui possiamo ammirare la Cattedrale dei Santi Nicola e Corrado Confalonieri, il Palazzo Ducezio, il Palazzo Vescovile, la Chiesa del Santissimo Salvatore e l’annesso Seminario facente del Convento Benedettino, il Palazzo Landolina di Sant’Alfano (sede del Museo della Diocesi di Noto), la Chiesa della Santissima Trinità e le piazzette Trigona e Landolina. Dietro al Palazzo Ducezio presso la Via Silvio Spaventa È posto l’elegante Palazzo Rau della Ferla

Proseguendo per il Corso Vittorio Emanuele II possiamo ammirare il Palazzo Deodato – Burgio e la Chiesa di San Carlo Borromeo e il Convento dei Gesuiti, mentre presso la limitrofa Via Corrado Nicolaci possiamo ammirare il Palazzo Nicolaci – Villadorata uno degli edifici barocchi più importanti della città di Noto; di fronte è posto il Palazzo Modica di San Giovanni mentre alla fine della strada è collocata la concava Chiesa di Montevergini (posta presso la Via Cavour) Nella parallela Via Rocco Pirri possiamo ammirare il Palazzo Landolina Rau, il Palazzo Bongiorno, la Loggia del Mercato in cui un tempo si teneva il mercato cittadino e il Palazzo Battaglia. Dal Corso Vittorio Emanuele II arriviamo presso la Piazza XVI Maggio, la più grande di Noto Bassa in cui si affacciano la Piazzetta d’Ercole con l’omonima fontana, la Chiesa di San Domenico (una delle più belle chiese barocche della Sicilia sudorientale) e il Teatro Comunale “Tina Di Lorenzo”; a poca distanza è posta l’Ex Convento dei Padri Crociferi.

Dal tratto occidentale del Corso Vittorio Emanuele II in cui si affaccia la Chiesa di San Michele, tramite la Via Ruggero Settimo raggiungiamo la Chiesa e il Convento di Santa Maria del Carmine, di fronte a cui inizia la Via Ducezio in cui si affacciano la Chiesa e il Convento di Santa Maria dell’Arco e la Chiesa dello Spirito Santo. Al termine della Via Ducezio è posto lo storico quartiere noto come “Macchina Ghiaccio”.

L’area meridionale del centro storico di Noto è solcata dalla Via Aurispa e dalla Via Roma in cui si affacciano rispettivamente la Chiesa di San Giovanni Battista alle Anime Sante, la Chiesa di Santa Maria alla Rotonda, la Piazza Talamone, la Piazza Calatafimi con la Chiesa di San Pietro Martire e la Piazza Montecanosa.

Tra Noto Bassa e Noto Alta è posta la Via Cavour in cui ad est e ad ovest sono collocati gli storici quartieri noti come “Mannarazze” che comprende il “Parco Mannarazze”, la Chiesa di Sant’Andrea e il Palazzo Mastrogiovanni – Tasca; e “Agliastrello” comprendente la Chiesa di Sant’Antonio Abate e il Palazzo Zappata di San Floro. In questa via possiamo ammirare il Palazzo Trigona di Canicarao che è uno dei più importanti edifici nobiliari della città netina, la Chiesa di Santa Maria di Montevergini, il Palazzo Astuto di Fargione, l’Oratorio di San Filippo Neri e la Chiesa di Santa Caterina e il Palazzo Di Lorenzo di Castelluccio, oltre alle laterali Vie Ascenzo Mauceri, Mariannina Coffa, Dante Alighieri, Fratelli Ragusa, Galileo Galilei e Antonio Sofia, strada che conduce a Noto Alta.

La parte del centro storico netino chiamata “Noto Alta” è posta nell’area settentrionale del Colle Meti ed è caratterizzata da importanti edifici quali la Chiesa e il Convento di Santa Maria di Gesù, la Chiesa dell’Annunziata, la Chiesa e il Convento di Sant’Agata, l’ex Convento di San Tommaso (ora carcere), il Palazzo Impellizzeri di San Giacomo, l’ex Convento di Sant’Antonio di Padova, la Chiesa di San Francesco di Paola e l’ex Convento di San Giovanni di Dio. Al centro di Noto Alta è posta la Piazza Mazzini in cui è collocata la Chiesa del Santissimo Crocifisso (la seconda per importanza dopo la Cattedrale) e nelle vicinanze il Palazzo Ciccone, il Palazzo Lucia, la Piazza Crispi con Chiesa di San Pietro al Piano Alto. A nord di Noto, tramite l’asse viario formato dalle Vie Angelo Cavarra – Rosolino Pilo – Corrado Avolio – dei Mille si raggiunge il Quartiere del Sacro Cuore con la moderna Chiesa del Sacro Cuore di Gesù e la panoramica Via Tommaso Fazello che ci riconduce presso Noto Bassa, per la precisione nei pressi delle aree dei Tre Ponti all’imbocco della SS 115 per Rosolini, della Vie Svevo, Montessori e Di Giovanni, della Piazza Bolivar e della Via Salvemini, da cui si ritorna presso la SS 115 per Avola e si raggiunge anche la Stazione Ferroviaria di Noto.

Al di fuori di Noto è posto il suo vasto territorio ibleo di cui fanno parte le aree di San Giovanni Lardia con la sua AbbaziaSan Corrado Fuori le Mura con l’Eremo di San Corrado di FuoriSanta Chiara con la Cava San Giovanni Lo Vecchio scavalcata dal monumentale Ponte Castagna; Santa Maria Scala del Paradiso con l’omonimo Eremo; il Parco Archeologico di Noto Antica in cui vi sono le rovine dell’antica città netina poste sul Monte Alveria e il sito archeologico della Cava Carosello; la località di Villa Vela; l’area di Manghisi e San Marco; l’area di Petracca e dei Cugni Stallaini adiacente alla Cava Grande del Cassibile; le necropoli Passo Ladro e Cozzo Guardiole; il sito archeologico di Sant’Alfano; la Grotta dei Santi di Contrada Pianette; l’area di Cava Cardinale; il Cimitero di Noto; le zone di Busulmona e Tre Fontane; il sito archeologico del Finocchito; la frazione di Testa dell’Acqua; il sito archeologico di Castelluccio; le aree di Rigolizia, Tremenzano, Cozzo Aguglia, Bancazzo, Baulì con il sito rupestre dei “Dieri”; Santa Lucia di Mendola con i suoi siti paleocristiani; la Valle del Fiume Tellaro; la Zisola con la Chiesa della Madonna Marina e l’area di San Corraiulo; San Paolo di Noto; le aree di Tre Maiali, Monte Renna e Granieri, Gisira, Scalarangio e Stafenna; la Valle del Fiume Asinaro; le aree di Zupparda, Cozzo Niura e della Falconara con le rovine della Basilica della Pitturata e le eleganti ville Favorita dei Marchesi Di Lorenzo e Eleonora dei Principi Nicolaci; l’area di Monte Gioi; il sito archeologico della Villa Romana del Tellaro con i suoi interessanti mosaici; e infine la Piana di Noto con i suoi feudi posti nelle aree di Bimmisca, Timpunazzo, Bufalefi e Burgio.

Il territorio marino netino è tra i più interessanti della Provincia di Siracusa e comprende le aree di Calabernardo caratterizzata da un porticciolo e dalla foce del Fiume Asinaro; la frazione balneare netina di Lido di Noto con le sue ampie spiagge; le rovine della Colonna Pizzuta e la sua antistante spiaggiala Riserva di Eloro – Vendicari comprendente l’area archeologica dell’antica città greca di Eloro e della Torre Stampace; le incontaminate spiagge di Eloro, Marianelli e Calamosche; la Torre Sveva e la Tonnara di Vendicari, i Pantani Piccolo, Grande (comprendente le Saline di Vendicari), Roveto, Sichilli, Scirbia e i ruderi della Cittadella dei Maccari. Infine va citata la frazione balneare di San Lorenzo comprendente il Feudo della famiglia Di Lorenzo, le spiagge di San Lorenzo, Reitani e Fondo Morte e con l’area archeologica di San Lorenzo Lo Vecchio.

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Elenco completo dei luoghi da visitare

Centro storico netino e principali monumenti barocchi

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Territorio ibleo netino e zone archeologiche

Zona centrale

Zona est

Zona nordest

Zona nord

Zona ovest

Zona nordovest

Zona sudovest

Zona sudest

Zona sud

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Territorio marino di Noto e riserve naturali

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I luoghi il cui titolo è affiancato da un asterisco (*) sono pericolosi da visitare per vari motivi. Inoltre molti edifici storici, fabbricati e aree al di fuori del centro abitato potrebbero essere di proprietà privata, e senza relativi permessi (da parte dei rispettivi proprietari) non vanno assolutamente visitate al loro interno e l’accesso non consentito è severamente vietato e perseguito a norma di legge.

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Geolocalizzazione dei luoghi da visitare

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Feste e tradizioni religiose e popolari
(clicca sui link per visualizzare le feste e le tradizioni)

La principale festività religiosa di Noto è legata al Patrono “San Corrado Confalonieri” che viene celebrato due volte l’anno (il 19 Febbraio e l’ultima Domenica di Agosto) in cui l’arca argentea contenente le ossa del “Santo Patrono di Noto” viene portata a spalla in processione per le strade del centro storico barocco della città netina accompagnata da grossi ceri lignei noti come “Cili” portati con devozione dai devoti netini che compiono una suggestiva danza correndo con questi grossi ceri sulle spalle. Degna di nota è la la ricorrenza consacrata alla “Madonna della Scala” Compatrona della città netina che viene celebrata la prima Domenica di Agosto presso la frazione di “Santa Maria Scala del Paradiso”. L’evento “mondano” più importante è l’Infiorata di Noto che si tiene la terza Domenica di Maggio comprendendo il “Corteo Barocco”. Le altre ricorrenze netine di una certa importanza sono il Carnevale Netino, la Pasqua Netina, le feste di “San Guglielmo Buccheri” a Calabernardo, “San Giuseppe Artigiano” alla Testa dell’Acqua, di “Santa Rita da Cascia”, dell’Alveria a Noto Antica, di “Pentecoste”, del “Corpus Domini”, del “Sacro Cuore di Gesù” a Noto, della “Madonna del Carmine”, di “Santa Rita da Cascia” (Granieri), del “Sacro Cuore di Gesù” a Rigolizia, di “Santa Maria Assunta” (San Corrado Fuori le Mura), di “Santa Maria di Porto Salvo” (Calabernardo), di “Santa Lucia” (“Santa Lucia di Mendola”), di “Sant’Isidoro Agricola” (Testa dell’Acqua), dell’Esaltazione della Croce e di “Santa Maria Immacolata” (comprendente l’inizio del “Natale Netino”). Sono importanti anche le Commemorazione dei Defunti e la Festa di San Martino.

Infine vanno citate anche le importanti tradizioni popolari netine

Elenco delle feste e tradizioni popolari di Noto

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Eventi, sagre e rassegne enogastronomiche

Stagione Teatrale (Teatro Vittorio Emanuele)

La Stagione Teatrale che vede esibirsi al “Teatro Vittorio Emanuele” di Noto numerosi artisti italiani ed esteri, è la più importante della Provincia di Siracusa. Per sapere orario, tipo di spettacolo e come assistervi, cliccate qui.

Festa dell’Agricoltura

È una manifestazione che si svolge ogni anno il 25 Aprile in Contrada Testa dell’Acqua. In un ampio spazio espositivo vengono allestiti numerosi stand i cui vengono esposti e venduti prodotti tipici del territorio (vino, olio, formaggi, salumi ecc…), cosmetici a base di prodotti naturali, piante e fiori e pezzi d’antiquariato. Durante la festa è possibile assaggiare carne arrostita e “Crispelle” preparate al momento. La fiera è animata da esibizioni di artisti di strada. Per informazioni più dettagliate cliccate qui.

Notte Bianca di Noto

La Notte Bianca di Noto si suddivide in “Notte dell’Infiorata” che si tiene il Venerdì che precede la suddetta manifestazione, e “Notte di Sherazade” che si tiene in estate (in uno o più appuntamenti a seconda del programma degli eventi estivi di Noto). Durante queste manifestazioni la città barocca rivive di notte grazie alle esibizioni di numerosi artisti, musicisti, cantanti ecc… dislocati nelle aree principali del centro storico netino. Oltre a varie esibizioni artistiche vi sono anche mostre d’arte e degustazioni di prodotti tipici.

Festival “Magie Barocche del Val di Noto”

Si tratta di un’importante serie di spettacoli musicali e teatrali che si tengono nelle città facenti parte dell’area nota appunto come “Val di Noto”, divenute “Patrimonio Unesco dell’Umanità” (Catania, Militello e Caltagirone nella provincia etnea; Ragusa, Modica e Scicli in quella ragusana; Palazzolo Acreide e appunto Noto in quella aretusea). Per saperne di più sugli spettacoli che si organizzano anche a Noto clicca qui.

Estate Netina – Effetto Noto

Rappresenta un vasto programma di spettacoli (musicali, teatrali, folcloristici, cabarettistici e culturali), esposizioni di opere d’arte, proiezioni di film all’aperto, sagre enogastronomiche e di vari eventi ricreativi per i cittadini e i turisti di ogni età. L’ “Estate Netina” comprende anche le numerose festività sacre sopraelencate che si tengono per tutto il periodo estivo (tra cui anche la festa estiva di “San Corrado Confalonieri”); per informazioni più dettagliate clicca qui.

Noto Jazz Festival

Si tiene ogni anno in estate in concomitanza con l’Estate Netina. il Noto Jazz Festival attira ogni anno numerosi artisti jazz ma anche molti estimatori di questo genere di musica.

Festival dei Due Mari

È una rassegna che si tiene nel secondo fine settimana di Novembre nei comuni della Sicilia sudorientale delle Province di Ragusa e Siracusa i cui territori si affacciano presso il Mare Ionio e il Mare Mediterraneo ossia Avola, Noto, Pachino e Portopalo di Capo Passero nel siracusano, Ispica e Pozzallo nel ragusano. Il festival comprende convegni e rassegne sull’ambiente marino dei due mari che bagnano quest’area della Sicilia e sullo sviluppo delle attività di pesca nonché sul folclore delle località costiere sopracitate. Si svolgono anche degustazioni di prodotti ittici locali e spettacoli di vario tipo. Per informazioni più dettagliate visitate il sito www.festivalduemari.it.

Volalibro

Volalibro è un’importante rassegna culturale per ragazzi che si tiene tra l’ultimo fine settimana di Novembre fino alla prima Domenica di Dicembre. Questa rassegna che si tiene a Noto è nata con lo scopo di far avvicinare i ragazzi siciliani (in particolare quelli della zona meridionale della Provincia di Siracusa) alla cultura generale seppur mantenendo una forte identità siciliana.  A questa varia manifestazione vi sono dibattiti culturali, spettacoli musicali, mostre fotografiche, percorsi culturali, laboratori didattici per gli studenti ecc…

Per informazioni più dettagliate visitate il sito www.volalibro.org.

NOTA BENE! Le varie festività religiose e gli eventi citati nella corrente pagina possono variare ed eventualmente non essere organizzati in base alla programmazione annuale cittadina, per cause di forza maggiore e in base a fattori di vario tipo. 

Per qualsiasi informazioni riguardanti gli eventi che si tengono a Noto visitare i siti www.comune.noto.sr.it e www.notoweb.it.

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Prodotti tipici netini

“I Cavateddi” e altri formati di pasta fresca

I cosiddetti “Cavateddi” (o “Cavati” ) sono un formato di pasta fresca, prodotto tipico della gastronomia netina affine a quella di molte altre città limitrofe.

I “Cavateddi” sono dei gnocchetti a base di semola di grano duro (o con farina di grani antichi siciliani) fatti seccare al sole, che dopo la cottura vengono conditi con un ghiotto sugo a base di carne (perlopiù di maiale, chiamato “U Sucu Fintu” ).

I “Cavateddi” e tanti altri vari formati di pasta fresca (maccheroni, ravioli alla ricotta, tagliatelle ecc…) si possono gustare in alcuni menù turistici offerti dai ristoranti netini.

Salumi, insaccati e formaggi tipici

A Noto sono molto fiorenti le attività di macelleria, cosa che ha contribuito all’espansione della produzione e vendita di insaccati e salumi suini (ma anche di cinghiale) oltre che di carni di buona qualità.

Vengono prodotte salsicce fresche o secche insaporite con vari aromi, ma anche numerosi tipi di salame casereccio e altri tipi di insaccati suini.

Per quanto riguarda i formaggi, essi sono molto utilizzati nella vasta gastronomia netina e va detto che vi sono anche molte piccole aziende a conduzione familiare nel territorio che li producono. Qui possiamo gustare le saporite ricotte fresche e formaggi come la “Tuma” e il Pecorino di tipo “Primo Sale”. Fiorente anche la produzione di Caciocavalli e Provole.


Ricotte fresche prodotte presso Noto.

Il pescato locale

La pesca, praticata nel mare di Noto da imbarcazioni poste nel porticciolo di Calabernardo, è principalmente basata su pesci locali rientranti nella categoria detta del “Pesce Povero” comprendente acciughe, sarde, boghe, sauri, triglie, saraghi, occhiate anche se la pesca di pesci come spigole, orate, dentici, scorfani e sogliole di una certa taglia è piuttosto frequente. Pesci come cernie, tonni e pesci spada vengono presi in estate facendo in modo che si possano riprodurre. Hanno una certa importanza la pesca di crostacei (gamberi, scampi, cicale di mare e qualche aragosta) e molluschi (polpi, seppie, calamari, totani).

Difatti anche il pesce entra nella gastronomia locale con numerose ricette, tra le quali vanno citate la zuppa di pesce vario, il tonno (o il pesce spada) “Cca cipuddata” ossia con cipolle fresche o a “ghiotta” con peperoni e pomodori e vari tipi di pesce fritto o arrostito e cucinato con i vari ingredienti del territorio.

Pane, focacce e pizze tipiche di Noto

A Noto è diffusa la preparazione di “Pane di Casa” casereccio il cui impasto prevede l’utilizzo di farine di grano duro siciliano tra cui anche quella dei cosiddetti “grani antichi” (varietà di grano siciliano che un tempo erano diffuse e che ora stanno venendo coltivate nelle campagne iblee della Sicilia sudorientale), che accompagna ottimamente molti piatti tipici locali.

Assieme al pane, anche a Noto è diffusa la preparazione di tradizionali focacce e pizze caserecce. Tra esse citiamo “Mpanati” e “Scacciati” farcite con ingredienti vari, a cui si aggiunge “A Cucca” (o “Tommasina”), che è una focaccia tondeggiante a base di formaggio e salsiccia. Affine ad essa è “A Lumiera” ossia una focaccia tonda aperta in superficie farcita con vari ingredienti (di solito pomodoro, formaggio e verdure varie).

Tra le pizze citiamo il cosiddetto “Sfinciune”, ossia un tipo di pizza molto soffice condito con pomodoro, origano e acciughe.

Infine vi sono le focacce dolci chiamate “Cassateddi” (o “Nfagghiulate” ) a base di ricotta dolce aromatizzata con cannella e rosso d’uovo, che vengono fatte specialmente a Pasqua e a Natale.

“Crispieddi” e “Pastetti”


“Crispieddi” di San Martino.

Sono specialità fatte tradizionalmente l’11 Novembre (giorno di “San Martino”). I “Crispieddi” sono paline di semola farcite con vari ingredienti (acciughe, finocchio selvatico, miele, ricotta ecc…) e fritte nell’olio bollente (tra queste citiamo anche le “Ciambelline” dolci”). I “Pastetti” o “Pasteddi” sono affini alle Crispelle, ma sono a base di cavolfiore.

Dolciumi tipici netini

Concludiamo parlando dei dolciumi tipici di Noto, tutti prettamente a base di mandorle e miele. Tra ecci citiamo vari biscotti a base di mandorle (simili a quelli fatti ad Avola) tra cui vi sono anche i “Mustazzola”. Biscotti prettamente netini sono i “Pasticciotti” (ripieni con confettura di mele cotogne o di fichi secchi), e i “Facciuni”, simili ai “Pasticciotti”, ma glassati. Altri dolci sono i torroni come la “Cubbaita”, la cosiddetta “Mpagnuccata”,  i “Pupi cu l’ovu” pasquali, i “Cassateddi” a base di ricotta dolce, la “Cutugnata” (confettura dura a base di mele cotogne di varie forme fantasiose) le Crispelle dolci e la mostarda d’uva secca o morbida fatta con mosto non fermentato. è anche diffusa la produzione di biscotti e pani dolci al vino cotto di carruba (un estratto usato per insaporire le Crispelle)


I dolci noti come “Facciuni”.

A Noto così come nei centri limitrofi è diffusa la produzione artigianale di ottimi dolciumi siciliani come Cannoli, Cassate, Granite, Frutta Martorana ma anche di gelati artigianali e soprattutto di vari tipi di caramelle a base di prodotti locali (miele, carrube ecc…).

Il Moscato di Noto


Una bottiglia di Moscato di Noto.

Il Moscato di Noto è uno dei vini più rappresentativi della Provincia di Siracusa assieme al Nero d’Avola, all’Eloro di Pachino e al Moscato di Siracusa.

Questo è un vino liquoroso di sapore dolce prodotto nella zona di Noto da uve locali che dopo una maturazione più o meno lunga dentro botti di legno viene imbottigliato dentro bottiglie opache e lasciato affinare.

Il Moscato di Noto si presenta rosso aranciato ed accompagna pietanze dolci.

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Artigianato netino

La Lavorazione della “Pietra di Noto”

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I bozzetti dell’Infiorata di Noto

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La creazione dei “Cili i San Currau” 

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Strutture ricettive netine

Visita il sito www.tripadvisor.it per saperne di più su hotel, case vacanze, bed & breakfast, pub, discoteche, ristoranti.

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Fotogallery di Noto

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