Pantalica, Riserva Naturale Orientata della Necropoli di Pantalica, Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica

Riserva Naturale Orientata della Necropoli di Pantalica, Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Mappa di Pantalica


Mappa di Pantalica (per ingrandire la mappa clicca qui).

Cenni principali su Pantalica

La Riserva Naturale Orientata della Necropoli di Pantalica, Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande è un’importante attrazione turistico – archeologico – naturalistica della Provincia di Siracusa nonché dell’intera Sicilia, che nel 2005 è stata iscritta dall’Unesco nella lista dei “Luoghi Patrimonio dell’Umanità” per la sua straordinaria bellezza naturalistica e per il suo antico quanto enigmatico e semisconosciuto patrimonio storico.

Il sito di Pantalica è posto all’interno della Valle dell’Anapo, ossia la cava iblea in cui scorre il tratto centrale dell’omonimo fiume che nasce in territorio buccherese presso le Sorgenti Guffari e sfocia nel Mare Ionio a sud di Siracusa, attraversando i territori di Buccheri, Buscemi, Palazzolo Acreide, Cassaro, Ferla, Sortino, Solarino, Floridia e Siracusa. Il cuore della Valle dell’Anapo comprendente la Riserva di Pantalica è posto presso i territori delle città di Sortino, Ferla e Cassaro e si raggiunge dalla S.R. 11 Sortino – Ferla che un tempo collegava le due cittadine iblee mentre ora si interrompe proprio presso il sito di Pantalica; in ogni caso basta seguire le indicazioni stradali che riportano la dicitura “Necropoli di Pantalica” sia da Sortino, sia da Ferla, i due comuni in cui è posta la principale area archeologica, che comprende anche numerose aree attrezzate per i turisti.


La Necropoli di Pantalica con le sue tombe scavate nelle pareti a picco sulla Valle dell’Anapo.

Bisogna dire che malgrado la candidatura a “Luogo Unesco”, la Necropoli di Pantalica e la sua riserva sono ancora semi sconosciute al turismo nazionale ed internazionale, poiché in questi anni non è stata fatta un’adeguata pubblicità al territorio ibleo comprendente Pantalica e le città limitrofe. 

 Il cuore della riserva è chiaramente la grande Necropoli sicula posta nel cuore della Valle dell’Anapo, dove oltre alle tante rovine e alle innumerevoli tombe di età neolitico – sicula (più di 5000 tombe a “forno” o a grotticella scavate nella roccia che vanno a formare la più “grande necropoli neolitica del mondo”), possiamo trovare una natura ancora incontaminata formata da una folta macchia mediterranea che avvolge il letto del Fiume Anapo che in questa zona viene alimentato in questo punto dai Torrenti Calcinara e Sperone, nelle cui cave è posta anche parte della necropoli. Qui il Fiume Anapo si ingrotta negli inghiottitoi e negli anfratti posti nel fondo della cava scavando gallerie carsiche che si inoltrano per vari chilometri sotto il livello del mare dando vita a stupefacenti grotte (alcuna di esse ancora ampiamente inesplorate). Al di sopra dei Fiumi Anapo e Calcinara si erge il rilievo montuoso noto come “Sella di Filiporto” (raggiungibile da Ferla) in cui sono poste numerose rovine come quelle della cosiddetta “Anaktoron” ossia il palazzo del Re Hyblon, il sovrano del regno di Pantalica attorno al quale vi sono le rovine di un villaggio fortificato utilizzato anche in epoca greco – romana, mentre nelle pareti limitrofe vi sono i ruderi degli abitati rupestri di epoca bizantina di San Micidario, di San Nicolicchio e del Crocifisso. Ruderi di epoca ellenistica sono posti presso l’area di Giambra dove si presume vi sia la presenza di un Santuario Rupestre di epoca greca. Non meno interessanti i siti carsici di Grotta Trovata o delle Grotte dei Pipistrelli o delle Meraviglie (che sono quelli più noti della moltitudine delle grotte carsiche poste presso le pareti scavate dai Fiumi Anapo e Calcinara).

La Riserva di Pantalica occupa la maggior parte del territorio ibleo sortinese, ma come detto prima, include anche anche parte dei territori comunali di Cassaro e Ferla (senza contare gli altri comuni bagnati dal fiume che però non fanno parte della riserva vera e propria) arrivando a includere molti altri siti archeologici e naturalistici di cui quelli più importanti sono quelli della Foresta Calcinara, di Bosco Giarranauti (posti in territorio ferlese) e delle aree di Giambra e Ponte Diga (in territorio di Cassaro) per non parlare delle altre aree limitrofe quali Fusco, Cozzo Bernardo, Fiumara di Sopra e di Sotto, Rovettazzo ecc…

Il Fiume Anapo inoltre è costeggiato dal tracciato della Ex Ferrovia Siracusa – Ragusa – Vizzini, il cui tratto più importante era posto proprio nel fondo cava della Valle dell’Anapo nei pressi del sito di Pantalica. Questa ferrovia che non è più in funzione dal Giugno 1953 collegava Siracusa alle aree iblee siracusane e ragusane passando da Floridia, Solarino, Sortino, Ferla, Cassaro, Palazzolo, Buscemi e Giarratana dove vi erano le diramazioni per Ragusa e Vizzini andando a collegarsi inoltre con Monterosso Almo e Buccheri. Gran parte della ferrovia è stata adibita a strada di campagna oppure alcuni punti sono stati inglobati dentro i tessuti urbani, l’unico tratto interamente preservato è quello che costeggia l’Anapo da Solarino a Palazzolo, divenuto un lungo sentiero che costeggia il fiume venendo utilizzato dagli escursionisti che lo percorrono o a piedi o in bicicletta. Le stazioni ferroviarie poste in questo tratto (Sortino – Fusco, Sortino – Pantalica, Cassaro – Giambra e Cassaro – Ferla) oltre alla limitrofa Masseria Specchi ospitano aree tematiche e di ristoro per i visitatori di Pantalica.

Tornando a parlare della Necropoli di Pantalica, va detto che essa si trova a sud ovest di Sortino (da cui dista circa 3 chilometri). Essa è divisa in vari punti ed è delimitata a sud ovest dalla “Sella di Filiporto” e a nord est dalla confluenza con il torrente Calcinara. L’ingresso alla riserva naturale è posto sulla S.P. 13 Sortino – Ferla (ora Strada Regionale 11) ed è caratterizzato dalla stele dell’Unesco che già fa capire al visitatore che questa importante riserva naturalistica possiede un grandissimo valore culturale e naturalistico da rispettare.


Foto panoramica della Valle dell’Anapo (nei pressi di Sortino).

La Valle dell’Anapo come detto prima comprende il percorso dell’omonimo fiume che va dalle Sorgenti Guffari (Buccheri) alla Cava Rovettazzo (o “Rivettazzo” che dir si voglia) in località “Ponte Diddino” (situata tra Solarino e Floridia) comprendendo anche la cava in cui scorre il principale affluente di questo fiume, il Torrente Calcinara. Il tratto più interessante della Valle dell’Anapo infatti è quello compreso tra la “Sella di Filiporto” e la confluenza con il Torrente Calcinara (che a sua volta è alimentato dal piccolo Torrente Sperone). Le acque di questi cosi d’acqua sono caratterizzate da numerose cascate, cascatelle e marmitte, dovute alla conformazione montana della Valle dell’Anapo.


La Valle dell’Anapo presso Pantalica tra Cassaro e Sortino.

Il letto dei due fiumi è circondato da una lussureggiante flora di tipo mediterraneo comprendente numerose piante di indubbio pregio naturalistico. La ricchezza delle acque ha fatto si che attorno al fiume vi si sviluppasse un’importante ecosistema boschivo (il più importante della Sicilia sud orientale) formato da alberi secolari quali Querce, Platani Orientali, Frassini, Salici, Carrubi, Olivi, Mandorli, Alaterni e Pini Silvestri o D’Aleppo (posti nelle aree boschive demaniali). Il sottobosco e le pareti montane sono ricchi di numerose piante arbustive e erbacee come: l’Ortica Iblea (sprovvista di peli urticanti), il Giaggiolo, i Gigli selvatici, i “Fichi d’India”, l’Acanto (una pianta simile all’Orchidea ma più rustica) l’Asparago selvatico (o “Sparacello”) l’Oleandro (chiamato in siciliano col nome di “Rannulu”) e le rarissime Orchidee degli Iblei. Sono innumerevoli le varietà di piante aromatiche tra cui vanno menzionate la Menta Selvatica, il Crescione, la “Nepita” e la “Nepetella” (piante autoctone simili alla Menta), il Cappero, l’Origano, il Rosmarino e la Salvia. Accanto ai corsi d’acqua vi sono importanti piante acquatiche come la Ninfea, la rarissima Menta Acquatica e il Capelvenere.


Il fondo della Valle dell’Anapo situato presso l’area di Pantalica.


Il Torrente Calcinara.


Esemplari di Orchidee che crescono presso l’area di Pantalica.

Oltre alla flora vi è anche un’interessante fauna formata da: Volpi, Topi di campagna, Martore, Istrici, Ricci, Lepri, Donnole, Faine, Gatti selvatici e Pipistrelli (per quanto riguarda i Mammiferi); Serpenti innocui (Biacco, Biscia acquatica e Colubro Leopardino) e no (Vipere, anche se poche poiché soggette nel tempo a dissennati massacri) e Lucertole (per quanto riguarda i Rettili); Tinche, Trote (tra cui la rara Trota “Macrostigma”, nome greco significante “Dalle grandi macchie”), Anguille, varie specie di Ciprinidi, Gamberi e Granchi di Fiume e Lumache di acqua dolce (per quanto riguarda Pesci Crostacei e Molluschi); Rane e Rospi (per quanto riguarda gli Anfibi); Libellule, Bombi (una specie di grosse api aventi una folta peluria), Scarabei, Gerridi (una specie di cavallette che riescono a camminare sulla superficie acquatica grazie alle loro lunghe zampe) e numerose Farfalle (per quanto riguarda gli Insetti); Cardellini, Martin Pescatori, Cinciallegre, Pettirossi, Tortore, Verdoni, Rondoni, Gazze, Merli, Falchi di Palude, Poiane, Gufi reali, Civette e talvolta possiamo intravedere qualche Aquila Reale (per quanto riguarda i Volatili).

Per visitare Pantalica e il territorio ibleo attorno ad essa bisogna rispettare una serie di regole;

  • Avere un buono stato di salute (non avere handicap fisici, malattie osseeneurologiche e cardiovascolari);
  • Avere una buona perizia nel sapersi arrampicare su ogni tipo di parete rocciosa di tipo montano;
  • Essere esperti in speleologia (per quanto riguarda l’esplorazione di grotte, caverne o anfratti) o in alpinismo (per quanto riguarda arrampicate ed esplorazioni su pareti montane);
  • Fare attenzione ai serpenti che siano velenosi o no;
  • Saper attraversare fiumi e torrenti di qualsiasi portata;
  • Visitare i territori iblei nel periodo primaverile o estivomai in autunnoin inverno (periodi piovosi) o dopo un temporale poiché le pareti iblee possono essere scivolose e disgregarsi con l’acqua (essendo roccia calcarea è soggette a crollo), stessa cosa dicasi per l’esplorazione di grotte ed ipogei profondi;
  • Non esplorare mai grotte o ipogei sotterranei durante un temporale poiché vi è il rischio di rimanere soffocati nella grotta causa il riempimento di acqua delle pareti calcaree;
  • Non lasciare rifiuti organici ed inorganici;
  • Non accendere fuochi specialmente in estate poiché potrebbero sorgere focolai incendiari;
  • Si possono fare tranquille scampagnate a patto che i luoghi scelti siano sicuri (da evitare specialmente aree vicino a precipizi);
  • Non molestare la fauna locale;
  • Non danneggiare la flora;
  • Non raccogliere funghi senza la specifica autorizzazione rilasciata dalle ASL;
  • Non effettuare scavi archeologici non autorizzati dagli enti preposti;
  • Non tagliare alberi;
  • E’ possibile effettuare scampagnate, campeggi o passeggiate in certi territori iblei ma bisogna rispettare le regole sovrastanti e soprattutto non montare campeggi nelle aree potenzialmente pericolose da visitare;
  • Non tentare di “visitare” forzatamente aree e edifici citati nel sito di proprietà privata in cui l’accesso è vietato.

Storia di Pantalica

Pantalica (dall’arabo “Buntarigah” cioè “Ricco di grotte”) è il nome del punto in cui la Valle del Fiume Anapo si interseca con la Valle del Torrente Calcinara. Al centro di queste due valli vi è un vasto altopiano roccioso noto come “Sella di Filiporto”. 

Anticamente questo altopiano non esisteva perché la punta sud orientale della Sicilia era sommersa dalle acque del Mediterraneo. Dopo varie esplosioni vulcaniche sottomarine che spaccarono la crosta terrestre deformandola e innalzandola al di sopra del livello del mare, si formò un vasto altipiano roccioso. Esso dopo vari millenni venne modellato dall’azione erosiva delle acque meteoriche (piogge) che percolando nella tenera rocca calcarea di origine vulcanica formò grandiose grotte naturali da cui sgorgarono i vari corsi d’acqua della Sicilia sud orientale; essi scorrendo sul tavolato roccioso formarono profondi canyon chiamati localmente “Cave” (tra le quali vanno citate la “Cava Grande del Cassibile” e la “Valle dell’Anapo” nella Provincia di Siracusa; mentre in quella ragusana vi sono la “Cava d’Ispica” e la vastissima e profondissima “Gola dell’Irminio”, scavalcata dall’omonimo viadotto sulla SS 115 Modica Ragusa).

Pantalica nacque proprio così, grazie all’opera di cavatura operata dall’Anapo che, non solo disegnò l’omonima valle, ma scavò anche grotte e anfratti di tipo carsico profondi chilometri e chilometri sotto il livello del mare, al cui interno vi sono grandiose Stalattiti, Stalagmiti, Colonne e addirittura piccoli corsi d’acqua sotterranei.

Le prime popolazioni a popolare Pantalica furono sparute tribù seminomadi che, nell’Età del Bronzo, si spostavano di continuo alla ricerca di terre fertili su cui praticare l’agricoltura e l’allevamento. Queste popolazioni abitarono prima dentro le tante profonde grotte carsiche situate presso le pareti a picco, poi loro costruirono veri e propri villaggi formati da piccole capanne. E furono proprio le popolazioni di questi villaggi a cavare nella friabile roccia calcarea delle vicine pareti montane le prime tombe a forno sulle pareti di Pantalica.

Passata l’Età del Bronzo alcune comunità si insediarono sulla sommità della collina che domina l’intera Valle dell’Anapo nota come Sella di Filiporto e lì, intorno al 1200 a.C. vi costruirono un villaggio che andò via via espandendosi divenendo una vera e propria cittadella fortificata, sotto cui si vennero ad aggiungere migliaia e migliaia di tombe artificiali crivellando così chilometri di parete rocciosa con tanti buchi neri di forma quadrangolare.

 Questa città chiamata “Hybla”, divenne capitale di un piccolo regno siculo che comprendeva gli attuali territori comunali di Sortino, Cassaro, Ferla, Melilli, Priolo Gargallo, Floridia e Solarino dando vita alla “Civiltà di Pantalica”. Il sovrano di questo regno, il mitico “Hyblon”, fece si che la sua “Nazione” ebbe contatti amichevoli con le popolazioni sicule che abitavano nella costa nord della provincia aretusea facendo si che potessero creare una città indipendente da Hybla, ma sua alleata. Così nacque un primitivo villaggio che in epoca greca divenne un’importante città marittima col nome di “Megara Hyblea” (che diventerà l’attuale Augusta) oltre che tenere rapporti amichevoli con il villaggio di Thapsos (le cui rovine sono poste presso Priolo Gargallo). Hyblon tenne anche ottimi rapporti commerciali con i Fenici che fecero crescere il prestigio e la potenza amministrativa di “Hybla”. Dopo la morte di Hyblon questo regno durò alcuni secoli fino a quando intorno al 733 a.C. arrivarono i coloni greci che, dopo aver assoggettato le popolazioni sicule attorno all’attuale territorio di Siracusa, conquistarono Hybla e questo piccolo regno di origine sicula.

Durante il periodo greco, “Hybla” divenne un piccolo villaggio dedito all’agricoltura e all’allevamento, funzione che non perse neanche sotto i Romani. Va detto che a poca distanza da Pantalica i greci costruirono il lungo acquedotto sotterraneo noto come “Canale Galermi” che convogliava le acque dell’Anapo da Pantalica a Siracusa. Questo acquedotto rimase in funzione per lunghissimi secoli.

Nell’epoca delle persecuzioni cristiane, le tante grotte divennero sicuri rifugi per i Cristiani che si sottraevano così alle atroci torture e ad una morte certa. Bisogna dire che in queste grotte si rifugiò anche “Santa Sofia”, la “Patrona di Sortino” prima di dimorare presso l’attuale sito di Santa Sofia a Rasso (per sapere di più sulla vita di “Santa Sofia” vai nel link “Feste e tradizioni di Sortino”).

Dopo la Caduta di Roma, Pantalica divenne sede di diversi oratori rupestri bizantini come quelli di “San Micidario” e “San Nicolicchio”, che diventarono vere e proprie “Chiese” molto frequentate dalle comunità contadine che stavano intorno all’Anapo.

In seguito alla conquista araba della Sicilia avvenuta a partire dall’anno 827, gli Arabi, dopo aver cacciato i Bizantini, si stabilirono presso le rovine di “Hybla” rinominando così come detto prima l’antica contrada col nome di “Buntarigah”. Qui loro vi costruirono molti mulini ad acqua (utilizzati per macinare il grano, le olive e per lavorare il miele), numerose canalizzazioni, chiamate in siciliano “Saie”, che portavano l’acqua dell’Anapo nei villaggi limitrofi (Cassaro, Ferla, Floridia, Melilli) ma anche nella stessa Siracusa; e anche enormi serbatoi circolari o quadrangolari, chiamati in siciliano “Gebbie”, dove l’acqua veniva immagazzinata per sopperire alla mancanza di risorse idriche dovuta al secco clima estivo. Da qui le “Saie” e le “Gebbie” si diffusero in tutta la Sicilia e ancora oggi vengono costruite dagli agricoltori per far si che i loro campi possano essere sempre irrigati costantemente. 

Dopo la cacciata degli Arabi e la conseguente fondazione di Sortino in età medievale e rinascimentale, la costruzione e l’ampliamento di mulini e canalizzazioni varie non terminarono. anzi ci fu anche un incremento sostanziale dell’agricoltura, dell’allevamento e inoltre venne anche migliorata l’apicoltura (praticata qui da alcune popolazioni arabe che erano rimaste ancora nel territorio ibleo di Pantalica)

Purtroppo il terremoto del 1693 ha distrutto tutte queste opere fondiarie di età araba e medievale. Comunque negli anni a venire esse vennero ricostruite più funzionanti di prima, tanto che mulini, “Saie” e “Gebbie” sono state utilizzate fino alla prima metà del 1900. Oggigiorno possiamo trovare ancora delle “Gebbie” e delle “Saie” funzionanti; mentre i mulini ad acqua ancora attivi sono davvero pochi. L’area di Pantalica divenne importante per agricoltori e pastori che qui coltivavano la terra e portavano gli animali al pascolo. L’area divenne Feudo della famiglia siracusana Nava – Specchi.Verso la fine dell’800 l’archeologo Paolo Orsi studiò approfonditamente l’area di Pantalica cominciando a catalogare tutti i principali siti archeologici posti al suo interno. Gli studi vennero continuati dall’archeologo Luigi Bernabò Brea. A tutt’oggi le campagne archeologiche su Pantalica non sono affatto terminate in quanto in questa zona vi sono moltissimi siti ancora da studiare o addirittura da scoprire e catalogare.

Dopo anni di abbandono culturale, nel 2005 la Necropoli di Pantalica e tutto il suo circondario è stato proclamato come detto prima “Patrimonio Unesco”. Le amministrazioni comunali di Cassaro, Ferla e appunto Sortino (che nel frattempo sono entrate a far parte dell’Unesco vista la loro vicinanza a Pantalica), aiutate dall’Assessorato Regionale al Turismo e dalla Provincia Regionale di Siracusa, oggigiorno stanno cercando di far conoscere il patrimonio naturalistico, storico e culturale di Pantalica anche al di fuori dei confini regionali. Anche se l’impresa sembra ardua, i risultati pian piano stanno divenendo anno dopo anno convincenti. Oggigiorno infatti Pantalica è uno dei siti archeologici e naturalistici più famosi della Sicilia che ogni anno vede aumentare il numero di escursionisti e visitatori che intendono visitare l’area oppure divertirsi all’aria aperta e incontaminata di Pantalica,

Sottosezioni

Torna indietro

Torna alla pagina “Il Siracusano”

Torna alla home page