Santa Croce Camerina

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Santa Croce Camerina
(Punta Secca – Casuzze e Caucana – Punta Braccetto)

Mappa di Santa Croce Camerina e del suo territorio


Mappa di Santa Croce Camerina (per ingrandire la mappa clicca qui).

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Cenni principali su Santa Croce Camerina

Santa Croce Camerina è una piccola cittadina posta nell’area occidentale della Provincia di Ragusa, situata a circa 20 chilometri di distanza dal capoluogo ibleo.

Essa è inoltre collocata a poca distanza dagli importanti siti archeologici di Caucana e Kamarina.

Santa Croce Camerina è collocata in prossimità propaggini dei rilievi iblei posti a sudovest del capoluogo Ragusa delimitate dalle cave iblee in cui scorrono i Torrenti Petraro e Grassullo, posti rispettivamente a nord e a sud della cittadina santacrocese.

La cittadina risulta circondata da una breve piana piuttosto fertile che si affaccia sul Mare Mediterraneo formando il territorio marino santacrocese, caratterizzato da scogliere che delimitano lunghe spiagge sabbiose, su cui si affacciano le frazioni balneari nonché rinomate località turistiche di Punta Secca, Casuzze – Caucana e Punta Braccetto.

Al centro di quest’area molto importante dal punto di vista agricolo per la presenza di numerosi impianti serricoli specializzati nella coltivazione di primizie da serra, ma anche da quello archeologico per la presenza di molti ruderi tra cui quelli degli antichi centri abitati di Kaukana e Kamarina, è ubicato il centro urbano di Santa Croce Camerina.

Esso si presenta come una piccola ma interessante cittadina sorta all’interno di un antico feudo ecclesiastico, che passò in seguito alla famiglia dei Marchesi Celestri.

Infatti, grazie al Marchese Giovanni II Celestri, il 29 Gennaio 1599 venne fondato l’attuale centro abitato di “Santa Croce” che andò man mano ad espandersi assumendo poi il toponimo “Camerina” data la vicinanza all’area archeologica comprendente le rovine dell’antica città greca di Kamarina.

L’area possiede anche varie sorgenti sotterranee utilizzate in gran parte per irrigare i campi coltivati e gli impianti serricoli, ma che vanno ad alimentare il Torrente San Giovanni l’unico vero corso d’acqua del territorio santacrocese che sfocia nel Mare Mediterraneo presso la località di Punta Secca.

La cittadina di Santa Croce Camerina è disposta attorno alle Piazze Cesare Battisti e Vittorio Emanuele II poste all’esatto centro dell’agglomerato urbano, da cui partono varie strade che formano una vasta planimetria “scacchiera”, di cui quelle principali sono la Via Roma, il Viale della Repubblica, la Via del Carmine, la Via Camerina e la Via Giacomo Matteotti.

Gli edifici principali di questa piccola cittadina sono la Chiesa Madre di San Giovanni Battista consacrata ai Santi Patroni cittadini “San Giuseppe” e alla palermitana “Santa Rosalia”, i nobiliari Palazzi Celestri, Vitale – Ciarcià e Mauro – Carratello, il Municipio con l’adiacente Chiesa del Carmine, e infine la monumentale “Fonte Paradiso” posta all’interno della Villa Comunale cittadina.

Nelle vicinanze vi sono piccole ma interessanti aree archeologiche di cui le più importanti sono i resti del Bagno Arabo di Mezzagnone, la Necropoli del Mirio e il sito archeologico di Contrada Pirrera.


La Chiesa Madre di San Giovanni Battista.

Come detto in precedenza a Santa Croce Camerina appartengono tre località balneari, considerate tra le più importanti della Provincia di Ragusa e le cui spiagge hanno ricevuto la “Bandiera Verde” che indica la presenza di luoghi balneari particolarmente sicuri per i bambini.

Esse sono:

  • Punta Secca;
  • Casuzze e Caucana;
  • Punta Braccetto.

Punta Secca è posta sulla protuberanza rocciosa nota come “Capo Scalambri”, che comprende le limitrofe aree marinare e balneari adiacenti al Faro marittimo (il più grande della Provincia di Ragusa), le cinquecentesche “Torre Scalambri” e “Torre di Mezzo”,  la piccola Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo, e la cosiddetta “Casa di Montalbano” nota perché al suo interno si sono svolte gran parte delle riprese televisive della nota serie “Il Commissario Montalbano”, essendo divenuta per questo la principale “attrazione” di questa piccola località balneare.


La frazione balneare di Punta Secca.


La “Casa di Montalbano”.


La Torre Scalambri.


Il Faro di Punta Secca.


Il Porto di Punta Secca.

Casuzze e Caucana un tempo erano due frazioni separate che ora formano un unico centro urbano molto vicino alla limitrofa “Marina di Ragusa” in cui, oltre ad attrezzate spiagge, sono poste le rovine del centro urbano di epoca romana noto appunto come “Caucana” (o “Kaukana”) un tempo sede di un approdo portuale, che si possono ammirare dal “Lungomare delle Anticaglie”.

Punta Braccetto è una località marina posta al confine col territorio di Ragusa (poco distante dall’area archeologica di Kamarina) su di una protuberanza rocciosa sulla quale vi sono le rovine della cinquecentesca “Torre Vigliena”, mentre nelle vicinanze si possono ammirare le Spiagge Vigliena e di Euridice (chiamata così in seguito al mito greco di Orfeo ed Euridice in quanto questa zona era considerata come il luogo di sepoltura di quest’ultima), la curiosa scogliera dei “Canalotti di Punta Braccetto”, e l’area naturalistica di Randello con “lo Spiaggione” e il vicino sito archeologico di Kamarina comprendente le rovine dell’omonima città greca.

Santa Croce Camerina è anche famosa per vari prodotti tipici locali tra cui citiamo le sue primizie da serra (pomodori delle varietà “Ciliegino” e “Datterino”, melanzane, zucchine, peperoni, angurie ecc…), il pescato catturato al largo delle sue località marine, la produzione di formaggi e latticini e soprattutto del “Pane di San Giuseppe”.

Oltre a ciò vanno segnalate le allegre festività in onore di “San Giuseppe” e di “Santa Rosalia” che si tengono all’interno della cittadina santacrocese, oltre ai vari eventi estivi che si svolgono nelle località di Punta Secca, Casuzze e Punta Braccetto.

Tutto ciò che è stato citato sta facendo aumentare il movimento turistico all’interno di questo piccolo centro del ragusano.

Va detto infine che Santa Croce Camerina fa parte del GAL (“Gruppo di Azione Locale”) “Terra Barocca” (sito web galterrabarocca.com).

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Statistiche generali

  • Nome in siciliano: “Santa Cruci” ;
  • Abitanti: santacrocesi;
  • Popolazione abitante: 10973 abitanti;
  • Comuni confinanti: Ragusa;
  • Fiumi e torrenti limitrofi: Torrente Petraro, Torrente San Giovanni – Fiume Santa Croce, Torrente Grassullo;
  • Monti e rilievi limitrofi: Cozzo Cappello;
  • Clima: freddo e umido in invernocaldo in estate con venti di ponente o sciroccomite in autunno e primavera;
  • Santi Patroni: San Giuseppe e Santa Rosalia;
  • Altri Santi venerati: San Giovanni Battista, Santa Maria di Porto Salvo (Punta Secca), Trasfigurazione di Cristo (Casuzze e Caucana), Santa Maria del Tindari (Punta Braccetto);
  • Economia giarratanese: agricoltura e serricoltura, allevamento, produzione di olio extravergine di oliva, produzione di formaggi e latticini, settore agroindustriale, settore edileturismoeconomia commerciale a conduzione familiare, commercio agroalimentare, settore ricettivo;
  • Prodotti tipici e specialità gastronomiche: Pane di San Giuseppe, Pescato di Punta Secca, Olio Extravergine di Oliva, formaggi e latticini, cereali, legumi, primizie e prodotti ortofrutticoli, pizze e focacce, conserve, dolciumi;

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Come raggiungere Santa Croce Camerina

Via Auto

  • Per chi proviene dall’Italia peninsulare e da Messina, Catania e rispettive province: immettersi sull’Autostrada A 18 Messina – Catania, dopodiché percorrere la Tangenziale di Catania e immettersi sull’Autostrada Catania – Siracusa – Gela (in esercizio fino a Rosolini) e uscire allo svincolo “Lentini – Carlentini” (con indicazione anche per Ragusa), per poi immettersi sulle SS 194 Lentini – Vizzini e SS 514 Vizzini – Ragusa / SS 115 Ragusa – Modica per poi uscire allo svincolo “Ragusa – Santa Croce Camerina” immettendosi sulla S.P. 60 Ragusa – Malavita – Santa Croce Camerina arrivando ed entrando presso la cittadina santacrocese;
  • Per chi proviene da Palermo, Caltanissetta, Enna e Trapani e rispettive province: immettersi sull’Autostrada A 19 Palermo – Catania ed uscire allo svincolo “A 18 Tangenziale di Catania – Ragusa – Siracusa” ed immettersi prima nella tangenziale, dopodiché sull’Autostrada Catania – Siracusa e uscire allo svincolo “Lentini – Carlentini” e seguire le indicazioni sopracitate;
  • Per chi proviene da Gela e Agrigento: immettersi sulla SS 115 fino a Vittoria e imboccare le S.P. 112 Marangio – Mazzara (“Circonvallazione ovest” di Vittoria), S.P. 18 Vittoria – Piombo e S.P. 20 Comiso – Santa Croce in direzione “Santa Croce Camerina”, arrivando ed entrando presso la cittadina santacrocese;
  • Per chi proviene da Siracusa: immettersi sull’Autostrada A 18 Siracusa – Gela in direzione sud (Gela) uscendo allo svincolo di Rosolini, percorrendo la SS 115 oltrepassando Ispica e Modica per poi uscire allo svincolo “Ragusa – Santa Croce Camerina” immettendosi sulla S.P. 60 Ragusa – Malavita – Santa Croce Camerina arrivando ed entrando presso la cittadina santacrocese.

Via Treno

  • Sul sito www.trenitalia.com compilare il modulo con le città di partenza e le città di arrivo (in questo caso Ragusa) per conoscere giorni, orari e durata del viaggio.

Via Aereo

  • Gli aeroporti più vicini a Santa Croce Camerina sono quelli di Comiso (Aeroporto “Pio La Torre” www.aeroportodicomiso.eu) e di Catania (Aeroporto Fontanarossa “Vincenzo Bellini” www.aereoporto.catania.it), sui siti controllate gli orari dei voli, e sui siti delle autolinee controllate gli orari degli autobus che dagli aeroporti di Catania e Comiso conducono a Santa Croce Camerina (controllate le Autolinee AST, Interbus, Tumino Bus).

Via Autobus

Via Mare

  • Santa Croce Camerina è raggiungibile via mare dagli scali di Pozzallo (RG), Catania, Messina, Milazzo (ME), Termini Imerese (PA), Palermo e Trapani (per le informazioni stradali vedere paragrafi soprastanti); per saperne di più visitate il sito www.traghettilines.it.

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Storia di Santa Croce Camerina

Dall’età del bronzo al periodo greco – romano

L’area in cui è posta l’attuale cittadina di Santa Croce Camerina risultava popolata sin dal periodo della prima Età del Bronzo (1800 – 1400 a.C.) da popolazioni sicane prima e sicule poi.

La presenza di ruderi corrispondenti a questi siti abitativi della medesima epoca presenti presso le aree di Contrada Forche (immediatamente a sudovest della cittadina santacrocese), Porcospino, Sughero, Torre di Mezzo (ad ovest di Punta Secca) e Femmina Morta (area di Punta Braccetto) con annessi sepolcreti semi rupestri riutilizzati in epoche successive.

Il territorio cominciò ad assumere una certa importanza a partire dal VI secolo a.C. in seguito alla fondazione della città di Kamarina nell’anno 598 a.C. da parte di coloni provenienti da Siracusa (a sua volta colonia della città greca di Corinto) noti con i nomi di “Daskon” e “Menekleos” (il ritrovamento di alcune monete in cui è raffigurato l’elmo corinzio attesterebbe ciò).

Kamarina, costruita sul promontorio costiero noto come “Monte Cammarana”, diviene un importante centro portuale ubicato a sud della foce del Fiume Ippari la dove era posto l’antico “Lago” formatosi secondo la leggenda dalla morte della Ninfa Kamarina (e della formazione del Fiume Ippari), che venne prosciugato per poter favorire l’agricoltura, ma anche per poter costruire un approdo marittimo protetto e facilmente difendibile proprio presso il suo estuario.

Il simbolo di questa cittadina fu proprio il “cigno”, animale legato al mito della Ninfa Kamarina, che venne poi utilizzato come “stemma comunale” dell’attuale città di Santa Croce Camerina.

La città di Kamarina fu quindi il primo vero e proprio “insediamento di tipo urbano” ad essere edificato presso l’area posta all’interno del triangolo delimitato dalle città di Comiso, Vittoria e appunto Santa Croce Camerina,.

Essa era ritenuta molto importante dal punto di vista commerciale e militare grazie all’attivo porto collocato presso l’estuario del Fiume Ippari, mentre a sud scorreva il Fiume Oanis (oggi noto come “Torrente Rifriscolaro”, che scorre tra l’area di Cava Randello e il Monte Cammarana).

All’interno della cittadina vi era la sede di una guarnigione militare. Kamarina fungeva da vero e proprio “avamposto militare” che venne utilizzato dai siracusani per controllare e contrastare eventuali propositi bellici da parte della vicina Gela.

Gli abitanti di Kamarina però si ribellarono a Siracusa, venendo però sconfitti del tutto nel 552 a.C. Furono in molti ad essere condotti in esilio e allontanati forzatamente da Kamarina.

Intorno al 500 a.C. Kamarina passò a Gela a causa di una sconfitta subita dall’esercito siracusano.

La città rifiorì sotto il Tiranno Ippocrate di Gela tornando ad avere una notevole valenza economica.

In seguito alla “Guerra del Peloponneso” tra le “Polis” di Sparta e Atene, che in Sicilia vedeva anteposti gli eserciti di Siracusa (alleata di Sparta) contro quello di Atene, Kamarina si alleò con gli ateniesi muovendo battaglia contro la città aretusea.

Nel 424 a.C. l‘esercito camarinese durante questa guerra conquistò la città di Morgantina (un’antica città i cui ruderi sono posti nei pressi di Aidone in Provincia di Enna), ma vedendo che i siracusani stavano per avere la meglio sugli ateniesi, Kamarina decise di ritirarsi dal confitto.

Nel 401 a.C. Kamarina subì la conquista da parte dei cartaginesi che saccheggiarono e devastarono la città camarinense, venendo nuovamente riconquistata da Siracusa nel 357 a.C. sotto Dionisio il Grande.

Sotto il tiranno Timoleonte, nel 339 a.C. Kamarina toccò la sua massima espansione urbana in seguito ad una nuova ripresa economica.

Nel 275 d.C. Kamarina venne conquistata dai mamertini, mentre nel 258 d.C. subì la conquista dai romani assieme a buona parte delle colonie greche della Sicilia tra cui anche la potente Siracusa, che nel 212 d.C. venne conquistata dal console Marcello, decretando così la conquista della Sicilia da parte di Roma.

Nel periodo romano Kamarina, anche se per un periodo di tempo svolse sempre il compito di importante approdo marittimo, subì un profondo declino causato dalla crescente importanza del limitrofo insediamento costiero noto come “Kaukana”.

Il medesimo toponimo identifica le rovine dell’approdo posto ad est di Punta Secca nella località oggi nota come “Caucana”, indicando anche i limitrofi insediamenti posti a ridosso di Santa Croce Camerina che con molta probabilità risalirebbero al periodo tra il III – II secolo a.C. (300 – 100) collocato tra l’ultimo periodo greco e la conquista romana della Sicilia.

La presenza di questo insediamento viene ufficialmente attestata intorno al II secolo d.C. a seconda della datazione redatta dal geografo Claudio Tolomeo (vissuto tra il 100 e 175 d.C.), il quale cita la presenza di Kaukana definendola “Limen” ossia “Porto”.

Tuttavia i ruderi (visibili dal Lungomare delle Anticaglie dell’attuale frazione, appunto nota come “Caucana”) risalirebbero al periodo “tardo romano” tra i secoli IV (301 – 400) e V d.C. (401 – 500).

Questo centro marinaro avrebbe quindi origini piuttosto antiche risalenti alla prima “età imperiale”, espandendosi durante i secoli successivi divenendo un approdo marittimo molto più efficiente di quello posto presso l’estuario del Fiume Ippari a Kamarina, essendo quindi utilizzato per effettuare molti scambi commerciali in particolare tra l’Africa settentrionale, Costantinopoli e Roma.

Molto probabilmente da qui partivano molte scorte di grano coltivato nell’entroterra ibleo (va detto che ai tempi dell’Impero Romano la Sicilia veniva definita come “il Granaio di Roma” perché questo importante cereale veniva coltivato in gran parte dell’attuale regione siciliana, cosa che avviene tuttora).

Tutto ciò fece divenire Kaukana un vero e proprio “centro logistico e commerciale” di una certa importanza, mentre nel frattempo l’antica Kamarina era quasi del tutto disabitata.

Dal medioevo ai giorni nostri

Dopo la fine dell’Impero Romano di Occidente coincidente con l’inizio del medioevo quando la Sicilia appartenne all’Impero Romano d’Oriente (retto dai bizantini e con capitale Costantinopoli), Kaukana che subì incursioni da parte dei “Vandali” (popolazione barbara stabilitasi in Africa settentrionale), continuò comunque a godere di una certa importanza.

Infatti secondo lo storico bizantino Procopio di Cesarea, nel 533 d.C. dal porto di Kaukana partì alla conquista dell’isola di Malta la flotta bizantina capitanata dal generale Belisario. 

Comunque sia durante le invasioni la popolazione andò ad abitare nei villaggi dell’entroterra, in particolare l’area dove ora è posta l’odierna cittadina di Santa Croce Camerina,

Infatti a poca distanza dal centro abitato troviamo molte rovine di epoca altomedievale e bizantina tra cui vanno citati i siti di Mezzagnone, Pirrera e del Mirio, che facevano parte di un vasto abitato bizantino che comprendeva una “Basilica” cristiana e un’area cimiteriale. 

Kamarina e Kaukana vennero saccheggiate e definitivamente distrutte nell’anno 827 dall’esercito saraceno guidato da Asad ibn al Furat durante le fasi della conquista araba della Sicilia.

In epoca araba l’area adiacente all’antica Kaukana venne chiamata “Ayn al Qasab” (“Fonte delle Canne”, toponimo comune a quello di un’altra località marina siciliana, Torre Archirafi posta in Provincia di Catania in territorio di Riposto) e infine “Ras al Karam” (che dovrebbe significare “insenatura” o “golfo”), che divenne “Rosacambra”, “Scaramia” e infine “Scalambri” (nome che indica la scogliera di Punta Secca nota appunto come “Capo Scalambri”, su cui è posta l’omonima Torre).

Infatti col toponimo “Rosacambra” (o “Risgalambro”) veniva indicato un vasto feudo compreso tra le valli dei Torrenti Petraro e Grassullo che venne detenuto dagli arabi dal 827 al 1061, anno in cui i normanni riconquistarono la Sicilia.

Nel 1090 l’attuale territorio santacrocese racchiuso nel feudo di Rosacambra cominciò a far parte della “Contea di Ragusa” retta dal Conte Goffredo I d’Altavilla e l’area posta tra le antiche Kaukana e Kamarina divenne un importante sbocco portuale.

Infatti il Conte Ruggero I d’Altavilla (l’allora sovrano di Sicilia) nel 1091 da qui si imbarcò per andare a conquistare l’isola di Malta. Nel 1140 Silvestro d’Altavilla Conte di Marsico e Ragusa cedette il feudo di Rosacambra al Monastero di Santa Maria la Latina, il cui priorato era presente a Gerusalemme all’interno del locale convento benedettino.

In seguito all’inizio delle crociate il priorato si trasferì presso il Monastero di San Filippo di Agira (nell’attuale Provincia di Enna), da cui tramite la rettoria contraddistinta dal Monastero dei Santi Lorenzo e Filippo di Agira presente a Scicli, governò il feudo di Rosacambra che prese nel frattempo il nome di “Santa Croce” in quanto consacrato al culto dell’ “Esaltazione della Croce”.

Nel frattempo ad est delle aree del Mirio edi Mezzagnone venne fondato un piccolo villaggio abitativo noto appunto come “Casale Santa Croce” che comprendeva una piccola chiesa consacrata alla “Madonna”.

La fondazione di questo villaggio (la futura città di Santa Croce Camerina) comportò la divisione di questo feudo in due parti; il Feudo di Santa Croce a nordovest, e il Feudo di Rosacambra a sudest (dove ancora troviamo una contrada avente questo toponimo). 

Questo feudo, essendo di tipo “ecclesiastico”, rimase avulso dagli eventi storici che si sono susseguiti nei periodi svevo, angioino e aragonese comprendenti anche la rivolta dei “Vespri Siciliani” e la successiva “Guerra del Vespro”, rimanendo anche al di fuori del territorio compreso all’interno della “Contea di Modica” istituita il 25 Marzo 1296.

Comunque esso veniva dato in affitto a varie famiglie nobili ragusane o modicane.

Nel 1458 il feudo venne affidato al nobile modicano Pietro Celestri che, nella data del 30 Aprile 1470, acquisì l’intero feudo.

Successivamente la feudalità passò al figlio di Pietro Celestri, Michele, che a sua volta la donò al feudo al figlio Pietro II che morì in battaglia a Ravenna nel 1512.

Il feudo quindi passò all’erede Giovan Battista Celestri, ma data la giovane età di quest’ultimo esso venne guidato dai nonni Pietro e Margherita Pancaldo.

Quest’ultima a seguito di un falso testamento, donò il feudo al terzogenito Matteo Celestri che nel 1534 lo cedette alla figlia Bianca Celestri, andata in sposa al nobile siracusano Giovanni Bellomo.

Dal 1535 vi fu una contesa tra le famiglie Celestri e Bellomo che entrambe ne rivendicavano l’intera proprietà, fino a quando nella data del 23 Dicembre 1580 Giovan Battista II Celestri e Giovanni Cosimo Bellomo arrivarono ad un accordo in cui il Feudo di Santa Croce apparteneva ai Celestri, mentre quello di Rosacambra ai Bellomo. 

In questo periodo posto tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600 vennero costruite le principali fortificazioni costiere per poter scongiurare attacchi via mare da parte dei saraceni: la “Torre Scalambri” presso l’attuale località di Punta Secca nel 1594, la “Torre di Mezzo” nel 1602 e la “Torre Vigliena” nel 1607. 

Le sopracitate vicende storiche oltre alle incursioni saracene unite a epidemie malariche e carestie, fecero si fecero si che il feudo cadde in decadenza e furono in molti coloro che abbandonarono il territorio santacrocese per stabilirsi altrove.

Il nobile Giovan Battista II Celestri capì che quella vasta terra feudale doveva essere rilanciata chiedendo nel 1596 all’Impero di Spagna tramite Vicereame di Sicilia la “Licentia Habitandi et Rehedificandi” (che più avanti sarebbe stata nota come “Licentia Populandi”) a Re Filippo III di Spagna, che venne ottenuta nella data del 2 Novembre 1598.

Il 28 Gennaio 1599 in seguito a questa licenza nacque ufficialmente il centro abitato di “Santa Croce”.

Il 7 luglio 1600 Giovan Battista II Celestri fondò la parrocchia di Santa Croce, mentre il 25 Maggio 1602 venne nominato “Marchese di Santa Croce”, facendo in modo che la sua famiglia potesse da ora in poi fregiarsi di un importante titolo nobiliare.

Il territorio feudale santacrocese divenne sede di un “Marchesato” collocato all’interno della Contea di Modica a cui però non appartenne.

Si ebbe così una certa ripresa economica con lo sfruttamento dell’agricoltura e delle attività artigianali, con gente proveniente in prevalenza da Modica e Scicli che cominciò a popolare il centro abitato santacrocese.

Gli eredi del Marchese Giovan Battista II Celestri (morto a Madrid il 7 Aprile 1615), Pietro IV, Giambattista III e Pietro V fecero a loro volta costruire la Chiesa Madre cittadina, ampliare la chiesetta feudale costruendo un Convento Carmelitano.

Inoltre l’area costiera venne munita di importanti opere difensive per poter respingere gli attacchi dei saraceni.

Per prima cosa vennero restaurate le Torri Scalambri e Vigliena poste rispettivamente a Punta Secca e Punta Braccetto.

A ciò seguì la costruzione della “Torre di Mezzo” tra le aree sopracitate.

Tutte queste opere di fortificazione formavano assieme al “Papallosso di Kamarina” (non più esistente) e alla vicina “Torre di Mazzarelli”, un importante avamposto militare che proteggeva gli scali marittimi di Punta Secca – Capo Scalambri e Mazzarelli (attuale “Marina di Ragusa”).

Comunque sia i problemi legati alle epidemie di malaria erano presenti data la presenza di pantani paludosi (come ad esempio in non più esistente “Pantano dei Pesci” posto un tempo in prossimità della costa santacrocese) in cui si propagava la malattia, e molta gente che abitava il borgo feudale emigrò altrove (specie nella vicina Vittoria fondata 1607 dalla Contessa Vittoria Colonna), facendo in modo che lo sviluppo urbano ed economico del centro santacrocese risultò molto risicato.

Tant’è che era più simile ad un “villaggio” collocato a poca distanza dalla dimora feudale principale e non un vero e proprio “centro abitato”, che a quel tempo era anche circondato da un folto bosco costiero che si affacciava tra Punta Secca e Punta Braccetto. 

Durante il terremoto dell’11 Gennaio 1693 il centro urbano di Santa Croce subì numerosi danni e vi furono anche diverse vittime ma, dato che lo sviluppo urbano non era molto diffuso, la ricostruzione divenne molto più agevole. Stessa cosa dicasi anche per la vicina Punta Secca.

Santa Croce venne ricostruita con planimetria a scacchiera attorno alla grande piazza centrale dominata dalla costruenda Chiesa Madre consacrata ai culti di “San Giuseppe” (Patrono cittadino) e “Santa Rosalia”.

Vennero edificati il signorile Palazzo dei Marchesi Celestri, il nuovo Convento dei Frati Carmelitani e vari palazzi nobiliari tra cui quello della famiglia Vitale – Ciarcià. 

Per buona parte del 1700 la nuova “Santa Croce” appartenente sempre alla famiglia dei Marchesi Celestri, assumeva man mano la forma di un vero e proprio “centro cittadino”, che finalmente cominciava ad avere un importante sviluppo economico favorito dall’agricoltura e dall’allevamento.

Ciò era dovuto anche grazie alla presenza di fertili terreni ottenuti bonificando le aree malariche.

Anche lo sfruttamento del piccolo scalo marittimo di Punta Secca, in cui erano ormeggiate imbarcazioni da pesca, fu molto determinante per l’economia locale.

Nel 1800 Santa Croce appartenne al “Regno delle Due Sicilie” retto dalla casata reale dei Borbone di Napoli e, in seguito all’abolizione delle feudalità avvenuta nel 1812 e divenendo nel 1819 “libero comune” facendo parte del Distretto di Modica (appartenente Provincia di Siracusa retta dall’allora governo borbonico).

All’interno della cittadina vi erano famiglie nobiliare (tra cui i Vitale e i Ciarcià) i cui esponenti militavano in società segrete antiborboniche.

Dal 1861 Santa Croce appartenne al Regno d’Italia facendo parte del “Circondario di Modica” (appartenente sempre alla Provincia di Siracusa), e il suo toponimo venne modificato con l’attuale “Santa Croce Camerina” per la vicinanza all’antico insediamento greco di Kamarina, che nel frattempo cominciava ad essere studiato in maniera più approfondita.

Per buona parte della seconda metà del 1800 e nei primi decenni del 1900 la cittadina di Santa Croce Camerina andò ad espandersi venendo suddivisa in quattro quartieri distinti: “Castello” a nordovest, “Fontana” a sudovest, “Belpiano” a nordest e “San Giacono” a sudest.

Vennero costruiti anche il Municipio attuale (al posto del diruto Convento dei Carmelitani) e vari edifici di pubblica utilità.

Nonostante l’espansione urbana e i buoni risultati in campo economico dovuti alle attività agricole e pescherecce, furono in molti ad emigrare all’estero (in particolare in America).

Con lo scoppio della I guerra mondiale Santa Croce Camerina passò uno dei periodi più bui della sua storia perché molti santacrocesi (di giovane età) che rappresentavano la principale forza – lavoro cittadina, vennero chiamati a combattere lungo il “fronte italiano” e ovviamente furono in molti ad essere uccisi o feriti in maniera grave.

La cittadina santacrocese doveva fare fronte pure alla mancanza di forza lavoro adatta a ricoprire i principali settori economici cittadini (ossia quello agricolo e artigianale).

Ma ancor più grave bisognava avere la forza di accettare la morte di molti giovani combattenti originari di Santa Croce Camerina; molti altri ritornarono a casa, ma gravemente feriti o mutilati.

Dopo la I guerra mondiale con l’avvento del fascismo, vennero definitivamente completati i lavori riguardanti la sistemazione delle reti elettrica e idrico – fognaria con il netto miglioramento delle condizioni di vita.

Nonostante ciò, per via della dittatura fascista non vi era molta libertà di espressione, e furono in molti a patire ciò.

Oltre a ciò molti santacrocesi continuarono ad emigrare verso l’America in cerca di fortuna, anche se durante il ventennio fascista (1920 – 1930) vi fu un discreto sviluppo lavorativo.

Nel 1940 scoppiò la II guerra mondiale e la cittadina di Santa Croce Camerina si ritrovò nuovamente coinvolta all’interno di un conflitto che, oltre a comportare ciò che è stato descritto durante le fasi della I guerra mondiale, vide la guerra combattersi proprio in suolo santacrocese.

Infatti la cittadina e le vicine zone marine di Punta Secca, Punta Braccetto e Casuzze subirono gravi incursioni e bombardamenti da parte degli angloamericani, specie durante lo “Sbarco in Sicilia” del 10 Luglio 1943 (che interessò le coste del siracusano e del gelese).

Durante ciò persero la vita 14 santacrocesi i cui nomi ora sono commemorati presso l’area del “Fortino” posta a sud della cittadina santacrocese (all’ingresso di Via Roma).

Va comunque detto il 10 Luglio 1943 presso la costa di Punta Braccetto sbarcò comunque una guarnigione angloamericana vista la presenza di una caserma costiera appartenente alla Guardia di Finanza posta in adiacenza alla Torre Vigliena; ne seguì una battaglia che costò la vita ai due militari ragusani Antonino Carnemolla e Salvatore Tribastone.

Dopo la II guerra mondiale, nel trentennio comprendente gli anni 1950, 1960 e 1970, Santa Croce Camerina cominciò lentamente a risollevarsi innanzitutto con la ricostruzione postbellica, a cui seguì l’urbanizzazione delle contrade marine di Punta Secca, Casuzze comprendente i ruderi dell’antica Kaucana (da cui deriva l’attuale nome della frazione balneare nota appunto come “Caucana”) e Punta Braccetto.

Ovviamente le attività agricolo – zootecniche vennero man mano modernizzate rispettivamente con l’introduzione dell‘agricoltura in serra (molto più redditizia di quella a campo aperto), e con la costruzione di moderne stalle.

A ciò si aggiunse la presenza di piccole industrie manifatturiere.  Inoltre grazie all’ammodernamento delle arterie stradali, anche i primi “turisti” cominciarono a scendere presso queste aree vicine ai noti siti di Donnalucata e Kamarina (per non parlare delle altre località limitrofe tra cui Scoglitti, Marina di Ragusa e ovviamente i centri urbani del ragusano). 

Ovviamente le condizioni non furono favorevoli per tutti quanti i santacrocesi, e quelli che emigrarono altrove (stavolta in Italia o in Europa settentrionale) furono in molti.

Ciò proseguì negli anni 1980.

Negli anni 1990 e 2000 arrivando infine ai giorni nostri, grazie a nuove tecnologie e alla diffusione di internet, i vari settori economici santacrocesi tra cui quello turistico. trovarono molto giovamento.

Difatti oggigiorno “Santa Croce Camerina” e le sue limitrofe zone balneari di Caucana – Casuzze, Punta Braccetto e soprattutto di Punta Secca (nota per ospitare la sopracitata “Casa di Montalbano”), sono tra le più rinomate zone turistiche del ragusano contraddistinte anche da una fiorente economia legata al radicato settore agroindustriale.

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Santa Croce Camerina oggi; economia, turismo, personaggi famosi

Economia

Santa Croce Camerina oggi si presenta come una funzionale cittadina della Provincia di Ragusa la cui principale fonte economica è rappresentata dalla coltivazione di primizie da serra quali vari tipi di pomodoro (tra cui “Ciliegino”, “Datterino”, “Costoluto” ecc…), peperoni, melanzane e zucchine; da citare anche la coltivazione di meloni ed angurie.

Tra le colture a campo aperto vanno citate quelle cerealicole (frumento di grano duro di cui varietà di “Grani Antichi Siciliani”), leguminose (ceci, lenticchie, fagiolini, fave ecc…) e vari tipi di ortaggi (lattuga, carciofi, spinaci, broccoli ecc…).

Inoltre è molto diffusa la raccolta di verdure selvatiche quali senape dei campi, bietole selvatiche, asparagi selvatici ecc… 

Tra le colture frutticole vanno citate quelle dell’uva da vino utilizzata per la produzione di vini locali (tra cui il “Cerasuolo di Vittoria”) o da tavola, mandorle, carrube, olive da olio ecc… oltre a vari alberi da frutto (fichi, prugne, gelsi ecc…).

Da citare la raccolta e il commercio di Fichi d’India e di Funghi di Carrubo.

L’allevamento di animali è molto diffuso e nel territorio santacrocese vengono allevati bovini (da latte o da carne), ovini (tra cui pecore e capre), suini, equini (cavalli, asini ecc..). pollame (polli da carne, galline ovaiole) e vari animali da cortile (conigli, anatre, oche, tacchini ecc…).

La pesca è diffusa presso le località marine di Punta Secca, Caucana – Casuzze e Punta Braccetto; di solito vengono catturati pesci (orate, spigole, saraghi, mormore, cefali, triglie, scorfani, sgombri, acciughe, sarde, aguglie ecc…), crostacei (gamberi, scampi, canocchie, cicale di mare e aragoste) e molluschi (polpi, seppie, calamari e totani).

Il settore industriale è formato da piccole aziende di tipo edilizio, agricolo – zootecnico e di componenti per serre, oltre a piccole attività artigianali specializzate nella produzione di vari prodotti tipici locali (olio d’oliva, formaggi e latticini, pane e prodotti da forno in generale, conserve ecc…).

Molto diffuso il settore commerciale con la presenza di vari negozi posti tra Santa Croce Camerina e le sue località balneari.

Turismo

Il turismo presso Santa Croce Camerina e in maniera speciale presso le località marine di Punta Secca, Caucana – Casuzze (molto vicina a Marina di Ragusa, frazione marittima e balneare del capoluogo ragusano) e Punta Braccetto, è dovuto alla presenza di importanti luoghi da visitare resi noti anche dalla famosa serie del “Commissario Montalbano”.

Difatti presso Punta Secca vi è quella appunto nota come “Casa di Montalbano” in cui si effettuano molte riprese di questo telefilm che come ben si sa, gran parte delle sue scene sono state filmate in gran parte dei centri facenti parte della Provincia di Ragusa.

E infatti la “Casa di Montalbano” di Punta Secca è il principale “luogo turistico” del territorio santacrocese, che grazie alla notorietà avuta appunto grazie al sopracitato telefilm, è divenuto uno dei posti più visitati della Provincia di Ragusa entrando di diritto all’interno dei principali “luoghi turistici” del ragusano e della Sicilia sudorientale in generale.

Vanno citati anche i monumentali edifici posti nel centro storico di Santa Croce Camerina, le sue aree archeologiche limitrofe tra cui quelle di “Kaukana” e di “Kamarina” (posta in territorio ragusano) oltre ai ruderi vicini al centro urbano santacrocese presso le contrade Mirio, Mezzagnone e Pirrera.

Inoltre le località balneari limitrofe sono provviste di attrezzate spiagge che sono tra le più famose e rinomate della Sicilia sudorientale.

In prossimità di tutte queste località sono posti inoltre alberghi, ristoranti, pub e discoteche che, oltre ad attirare molta gente (di cui moltissimi turisti), contribuiscono anche alla locale economia santacrocese.

Infine anche le varie festività santacrocesi tra cui quelle di “San Giuseppe” famosa per le sue artistiche “Tavole”, e di “Santa Rosalia”, oltre ai vari eventi che si tengono nelle località balneari, contribuiscono ad attirare un ottimo movimento turistico all’interno della cittadina santacrocese e del suo territorio in generale.

Personaggi famosi

Le personalità più importanti legatr a Santa Croce Camerina sono quelle di Giovan Battista II Celestri, fondatore della cittadina santacrocese; e di Lucio Mandarà, scrittore, regista e sceneggiatore per conto della RAI (Radiotelevisione Italiana).

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Guida turistica di Santa Croce Camerina
(clicca sui link per visualizzare i luoghi da visitare)

Il centro urbano di Santa Croce Camerina, comprendente anche la sua parte più antica, è suddiviso in quattro quartieri: “Fontana” a sudovest, “San Giacomo” a sudest”, “Belpiano” a nordest e “Castello” a nordovest. A settentrione della cittadina sono posti gli Impianti Sportivi cittadini e l’imbocco della Circonvallazione di Santa Croce Camerina da cui si accede ai vari quartieri cittadini e da cui possiamo raggiungere le vicine località balneari santacrocesi; presso questa strada vi sono il Museo Civico – Etnografico e il Museo del Fumetto. Dal tratto meridionale della circonvallazione raggiungiamo la Via Roma, la strada da cui si accede più facilmente al centro storico santacrocese comprendente interessanti edifici storici. Al bivio con la Via Caucana è posto il Fortino di Santa Croce Camerina, in cui è posto il Monumento ai Caduti della II guerra mondiale. A poca distanza vi sono poste l’Area Verde di Via XXIV Maggio e la Via Balilla, in cui è stato rinvenuto un piccolo sito archeologico. Nell’area sudoccidentale della cittadina santacrocese è posto l’Istituto Sacro Cuore comprendente una piccola chiesa ed un convento, e la Biblioteca Comunale “Giovanni Verga”. Al termine della Via Roma è posta la Piazza Giovan Battista II Celestri, comprendente il monumento che commemora la nascita della cittadina santacrocese e in cui possiamo ammirare il Palazzo Celestri di Sant’Elia – Arezzo di Celano un tempo appartenuto ai Marchesi Celestri di Santa Croce Camerina, e il Palazzo Fiorilla. Poco più a nord è posto l’asse viario Viale della Repubblica – Via Bagni che attraversa la parte centrale del centro storico cittadino, in cui possiamo ammirare il Palazzo Vitale – Ciarcià, il più grande ed elegante edificio nobiliare santacrocese. All’esatto centro della cittadina è posta la grande ed elegante Piazza Vittorio Emanuele II, principale punto d’incontro di Santa Croce Camerina in cui possiamo ammirare a sud il Palazzo Morana e il Palazzo Rinzivillo – Portelli, al centro la monumentale Chiesa Madre di San Giovanni Battista che è il principale monumento cittadino consacrato a “San Giuseppe” e a “Santa Rosalia” (rispettivamente Patrono e Compatrona di Santa Croce Camerina), e infine a nord il liberty Palazzo Pace. Ad ovest della piazza è collocato l’elegante Palazzo Mauro – Carratello. Dalla piazza imbocchiamo a nord la Via Giacomo Matteotti da cui si possono raggiungere il Piazzale dell’ex Chiesa della Madonna dell’Itria, la Via Carmine in cui è posta la Chiesa di Santa Maria del Carmine con l’ex Convento ora sede del Municipio di Santa Croce Camerina, e il piccolo sito archeologico di Via Idria in cui sono poste le rovine di edifici tardoromani e bizantini. A nord di Santa Croce Camerina vi sono le aree di Piazza degli Studi, Piazza Unità d’Italia con il Monumento ai Caduti della I guerra mondiale, Piazza Mercato Vecchio e infine la Villa Comunale comprendente la monumentale “Fonte Paradiso”, una fontana – abbeveratoio considerata tra i principali monumenti cittadini.

Il territorio ibleo di Santa Croce Camerina presenta interessanti zone rurali contraddistinte anche dalla presenza di molte rovine archeologiche. A nordovest della cittadina è posta l’area archeologica formata dalle Contrade Castello – Mirio – Mezzagnone, una delle più interessanti del ragusano in cui sono poste le rovine del Castello Vecchio e della Torre di Sant’Elena, della Necropoli paleocristiana del Mirio e del particolare sito del Bagno di Mezzagnone. A poca distanza vi sono l’Edicola Votiva di Contrada Mezzagnone e l’Area iblea di Contrada Baccanese – San Martino presso la quale possiamo ammirare la “Fonte di San Martino” che fungeva da abbeveratoio. Poco più a sud vi sono le rovine di un villaggio protostorico posto in Contrada Pezza – Forche. A poca distanza dalla cittadina santacrocese è posto l’importante Mercato Ortofrutticolo. A nord è posta la Cava Mistretta in cui scorre il Torrente Petraro, noto perché lambisce la limitrofa area di Donnafugata. A nordest di Santa Croce Camerina sono poste le aree rurali di Santa Rosalia e Malavita, le eleganti tenute note come Villa Nicosia, Tenuta Malavita e Villa Ciarcià, il Cimitero di Santa Croce Camerina e le aree iblee di Costa degli Archi, Marchesa e Muraglia – Piano Spinazza. L’area orientale del territorio ibleo santacrocese presenta l’elegante Casa Nabiti e l’area iblea della Cava del Torrente Grassullo con le limitrofe contrade. A sudest di Santa Croce Camerina sono poste l’area iblea della Contrada Canestanco, il rilievo noto come Cozzo Cappello e l’elegante tenuta ottocentesca nota come Villa Schininà. A sud della cittadina santacrocese è posta la Cava della Fontana in cui scorre il corso d’acqua noto come “Torrente San Giovanni”. L’area occidentale del territorio ibleo santacrocese presenta l’impianto molitorio cinquecentesco de Mulino Vecchio, le aree iblee di Porcospino comprendente ruderi di epoca protostorica e Sughero in cui è posto il settecentesco Mulino Nuovo. A sudovest di Santa Croce Camerina possiamo ammirare la tenuta del Feudo Pirrera – Scattarelli con il limitrofo Sito Archeologico di Contrada Pirrera, una delle più importanti aree archeologiche del territorio santacrocese comprendente la “Latomia della Pirrera”, la limitrofa Necropoli paleocristiana e le rovine di una Basilica bizantina. Poco più ad ovest è posta la piccola Necropoli di Contrada Puntolillo, sito funeario di epoca paleocristiana.

A sud di Santa Croce Camerina sono poste le località balneari (nonché frazioni amministrative del comune santacrocese) di Punta Secca – Casuzze e Caucana – Punta Braccetto, che sono tra le più importanti della costa ragusana venendo frequentate da un gran numero di turisti.

La frazione Punta Secca è posta a sud di Santa Croce Camerina ed il suo centro abitato è una delle più importanti località turistiche del ragusano che richiama molti turisti. Dal Corso Aldo Moro si raggiunge la Piazzetta della Torre in cui possiamo ammirare la Casa di Montalbano, ossia l’edificio più visitato della località balneare santacrocese che deve la sua fama al telefilm in cui è protagonista l’omonimo commissario, e la cinquecentesca Torre Scalambri che è invece l’edificio storico più importante di Punta Secca, che in origine serviva per contrastare le incursioni marittime dei saraceni. A poca distanza è posta la Scogliera di Capo Scalambri attorno alla quale si sviluppò il centro abitato di Punta Secca. Lungo il Corso Giuseppe Verdi possiamo ammirare il Palazzo Arezzi, la Chiesa di San Francesco di Paola e Santa Maria di Porto Salvo e i Magazzini del Pesce, arrivando presso la Piazza del Faro in cui è posto un altro edificio simbolo della località santacrocese, l’ottocentesco Faro di Punta Secca che è il principale faro marittimo della Provincia di Ragusa. A poca distanza sono posti il Belvedere Panoramico “Capo Scalambri” e il Porto di Punta Secca. Ad est vi è posto il Lungomare Amerigo Vespucci comprendente la Piazza della Concordia. A nordest è posta l’area iblea e marina di Contrada Vignazze, mentre ad est e ad ovest del centro abitato è posto il famoso Litorale di Punta Secca composto da spiagge sabbiose contraddistinte da fondali marini puliti e poco profondi. Ad ovest vanno menzionate la Spiaggia del Palmento con il sito noto come “Grotta di Ernesto” e la Scogliera di Contrada San Nicola. L’estremità occidentale del territorio di Punta Secca è interessata dalla presenza delle rovine della fortificazione costiera seicentesca nota come Torre di Mezzo, posta a poco distanza dalla Spiaggia di Contrada Cannitello – Spera in cui vi è posizionata la foce del Torrente San Giovanni. A nordest di Punta Secca sono poste le aree iblee delle contrade Serramezzana e Comuni di Punta Secca.

Ad est di Punta Secca è posta la località balneare formata dai centri abitati di Casuzze e Caucana, il cui centro abitato diviso da Marina di Ragusa (con cui forma un grande agglomerato urbano di tipo costiero) dal Torrente Grassullo, è solcato dall’Asse viario Casuzze – Caucana collocato lungo la S.P. 88 che mette in collegamento Punta Secca alla sopracitata frazione ragusana. A nord di Casuzze sono poste le aree iblee di Contrada Casazze e di Contrada Biddemi – Donne, mentre a sud vi è la Chiesa all’Aperto di Santa Maria Madre della Chiesa e soprattutto il Litorale di Casuzze che ne comprende le principali aree balneari. Tra i centri abitati di Casuzze e Caucana sono poste la Piazza Favorita con l’Arena Giardino d’Estate, la Chiesa all’Aperto della Trasfigurazione, la Piazza Italia, la Piazza Naxos, la Piazza Primavera e la Piazza Sicilia con la Chiesa all’Aperto di Santa Maria Regina Apostolorum. Poco più a nord vi è l’area iblea della Contrada Finaiti. La principale attrazione turistica è però l’Area Archeologica di Kaukana all’interno della quale sono poste le rovine dell’omonimo insediamento portuale comprendente i resti di vari edifici, tra i quali i più importanti sono quelli di una Basilica bizantina comprendente parte della pavimentazione formata da formelle in mosaico oltre ad una necropoli composta da sarcofagi di pietra. A nordovest è posta l’area iblea di Contrada Pellegrino – Pescazze, mentre a sud possiamo ammirare il Lungomare delle Anticaglie comprendente alcune rovine di Kaukana, assieme ad un lungo litorale formato da una lunga spiaggia sabbiosa delimitata ad ovest dalla scogliera di Punta Longobardo.

Presso l’estremità nordoccidentale del territorio marino santacrocese è ubicata la località balneare di Punta Braccetto, il cui centro abitato è posto al confine tra i comuni di Santa Croce Camerina e Ragusa. A sudest vi sono le aree marine di Contrada Femmina Morta con la limitrofa scogliera, e di Contrada Pantano in cui un tempo era posta una palude nota come “Pantano dei Pesci; ad est vi è posta l’area iblea di Contrada Vigna a Mare in cui è posto un sito archeologico bizantino. A sud è posta la Spiaggia Vigliena con la foce del Torrente Petraro, mentre a poca distanza vi sono la Chiesa all’aperto di Santa Maria del Tindari e la panoramica Piazza dei Tramonti. Ad ovest possiamo ammirare la Spiaggia di Euridice delimitata da vari scogli affioranti, a sud della quale vi è posta la Scogliera del Braccio della Colombara che da il nome alla località balneare santacrocese, su cui sono poste le rovine della Torre Vigliena. A nordovest possiamo ammirare la Scogliera dei Canalotti di Punta Braccetto formata da varie insenature naturali, e infine il lungo Litorale dello Spiaggione, antistante alla riserva naturale integrale che racchiude al suo interno il Bosco di Cava Randello.

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Elenco completo dei luoghi da visitare

Centro urbano di Santa Croce Camerina

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Territorio ibleo santacrocese

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Punta Secca – Caucana e Casuzze – Punta Braccetto
(territorio marino santacrocese)

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Punta Secca

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Casuzze Caucana 

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Punta Braccetto

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I luoghi il cui titolo è affiancato da un asterisco (*) sono pericolosi da visitare per vari motivi. Inoltre molti edifici storici, fabbricati e aree al di fuori del centro abitato potrebbero essere di proprietà privata, e senza relativi permessi (da parte dei rispettivi proprietari) non vanno assolutamente visitate al loro interno e l’accesso non consentito è severamente vietato e perseguito a norma di legge.

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Geolocalizzazione del luoghi da visitare

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Feste e tradizioni religiose e popolari
(clicca sui link per visualizzare le feste e le tradizioni)

Le più importanti feste di Santa Croce Camerina sono la “Festa di San Giuseppe” celebrata la Domenica limitrofa alla data del 19 Marzo e comprendente la festività in onore del “Santo Patrono” cittadino con l’allestimento delle “Cene di San Giuseppe”, altari votivo formati da tavolate imbandite in cui sono posti i “Pani di San Giuseppe” (il principale “prodotto tipico” cittadino) divenendo vero e proprio simbolo della festa che comprende il corteo della “Sacra Famiglia” che viene invitata a pranzare presso le sopracitate “Cene”, la processione della statua del “Santo Padre di Cristo”, interessanti spettacoli pirotecnici e lo svolgimento di vari eventi; e la “Festa di Santa Rosalia” la più antica festività religiosa cittadina consacrata alla “Santa Patrona” cittadina che viene celebrata con la processione del suo simulacro, vari spettacoli e gli immancabili fuochi d’artificio.

Altre festività piuttosto importanti sono la Festa di Sant’Antonio Abate celebrata il 16 e il 17 Gennaio accendendo vari falò, il Carnevale Santacrocese che comprende sfilate in maschera e vari spettacoli, la Pasqua Santacrocese con i riti della Settimana Santa, la Festa del Corpus Domini comprendente l’Infiorata presso il centro storico cittadino, la Festa del Sacro Cuore di Gesùla Festa di San Giovanni Battista celebrata la Domenica limitrofa alla data del 24 Giugno con la processione della statua del “Santo Precursore”, la Festa di Santa Maria del Carmine, la Commemorazione di tutti i Defunti, la Festa di San Martino e infine il Natale Santacrocese.

Vanno segnalate inoltre le festività estive celebrate presso le località balneari appartenenti a Santa Croce Camerina che sono: la Festa della Trasfigurazione a Casuzze, la Festa di Santa Maria di Porto Salvo a Punta Secca comprendente la processione a mare della “Madonna”, e infine la Festa di Santa Maria del Tindari a Punta Braccetto.

Infine vanno citate le varie tradizioni popolari del territorio di Santa Croce Camerina.

Elenco delle feste e tradizioni popolari di Santa Croce Camerina

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Eventi, sagre e rassegne enogastronomiche

Festa della Repubblica

Il 2 Giugno, in occasione dell’anniversario della “Nascita della Repubblica Italiana” (per saperne di più clicca qui), a Santa Croce Camerina si celebra la “Festa della Repubblica” comprendente sfilate militari e spettacoli musicali; si tratta di un evento che viene celebrato dal 2018.

La mattina del 2 Giugno alle ore 10.00 dal Municipio di Santa Croce Camerina si ritrovano la banda dei bersaglieri e le forze armate che, dopo gli onori ai militari caduti, cominciano il loro corteo verso per le vie della cittadina santacrocese.

Alle ore 10.30. in Piazza Unità d’Italia si tiene la cerimonia dell’alzabandiera con la deposizione di una corona d’alloro presso il monumento ai caduti, con la partecipazione degli studenti santacrocesi. Alle ore 11.00 si tiene il concerto dei bersaglieri in Piazza Vittorio Emanuele II.

Nel pomeriggio a partire dalle ore 17.00 in Piazza Vittorio Emanuele II inizia la parte serale dei festeggiamenti. Alle ore 18.30 inizia il corteo della banda musicale cittadina, che effettuerà un concerto presso la Piazza Vittorio Emanuele II.

La festività prosegue alle ore 20.30 con vari concerti musicali curati da artisti locali con cui, a serata inoltrata, terminerà la Festa della Repubblica di Santa Croce Camerina.

Estate Kamarinense
(Santa Croce Camerina – Punta Secca – Casuzze e Caucana – Punta Braccetto)

L’Estate Kamarinense è il contenitore di spettacoli (musicali, teatrali, cabarettistici ecc…), rassegne culturali, sagre di prodotti tipici ed eventi sportivi che si tengono in estate a Santa Croce Camerina, Punta Secca, Casuzze e Caucana e infine a Punta Braccetto, organizzati dal Comune di Santa Croce Camerina, da varie associazioni locali e da attività commerciali.

Presso queste località (in maniera particolare Punta Secca) si tengono i sopracitati eventi che ne animano la stagione balneare, andando ad allietare i residenti, i turisti e i villeggianti. 

Oltremente Festival

È la rassegna di musica jazz che viene organizzata tra Luglio e Agosto presso le località marine di Punta Secca, Caucana e Scoglitti (frazione di Vittoria) dall’associazione culturale “Quattroetrentatre”, comprendente vari concerti di musica jazz e contemporanea in generale oltre a vari laboratori musicali.

Per saperne di più visita il sito web www.quattroetrentatre.it

Notte Saracena di Punta Braccetto

La “Notte Saracena” è un evento che si tiene nel mese di Agosto (periodo tra il 20 e il 25 Agosto) presso la Spiaggia Vigliena di Punta Braccetto a partire dalle ore 21.00.

Si tratta di un’interessante evento incentrato sull’incontro delle culture siciliana e mediorientale che prevede esibizioni di danza del ventre, esibizioni equestri, spettacoli musicali e degustazioni di cous cous.

Per informazioni più dettagliate visitate il sito www.perpuntabraccetto.com.

NOTA BENE! Le varie festività religiose e gli eventi citati nella corrente pagina possono variare ed eventualmente non essere organizzati in base alla programmazione annuale cittadina, per cause di forza maggiore e in base a fattori di vario tipo.

Per qualsiasi informazioni riguardanti gli eventi che si tengono a Santa Croce Camerina visitate i siti comune.santa-croce-camerina.rg.it, www.santacroceweb.com, www.italreport.itassarcana.wixsite.com, www.puntaseccalive.itwww.kaukana.it e www.perpuntabraccetto.com.

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Prodotti tipici santacrocesi

Il Pane di San Giuseppe


Il “Pane di San Giuseppe” preparato in occasione della festa patronale.

Il “Pane di San Giuseppe”, considerato come il principale prodotto tipico di Santa Croce Camerina, essendo quindi iscritto nel Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia (per saperne di più clicca qui), viene preparato per la festa celebrata in onore di “San Giuseppe” essendo collocato sulle artistiche tavolate note come “Cene”.

Esso è noto localmente come “U Pani Pulitu”, nome che deriverebbe dal legame con la purezza e la santità di “San Giuseppe”.

Questo pane si offre ai figuranti che interpretano la “Sacra Famiglia” durante il rito della “Cena” (vedi link “Festa di San Giuseppe” per saperne di più).

 La preparazione del “Pane di San Giuseppe” prevede la lavorazione dell’impasto di farina di semola di grano duro con acqua, sale ed olio d’oliva andando ad aggiungere “U Criscienti” ossia il “Lievito Madre” con il quale l’impasto mediante la fase di lievitazione diviene morbido.

Si formano vari panetti su cui si incide una “croce” che vengono quindi lasciati a lievitare.

Dopo la fase di lievitazione i panetti cominciano ad essere modellati a seconda del formato desiderato, venendo poi spennellato in superficie con tuorlo d’uovo che rende la crosta lucida durante la cottura che avviene nel forno a legna.


La cottura nel forno a legna del “Pane di San Giuseppe”.

Le principali forme di “Pane di San Giuseppe” hanno una precisa simbologia legata al culto consacrato al “Santo Padre di Cristo” e sono: le iniziali di “San Giuseppe” (due pani rispettivamente a forma di “S” e di “G”, “A Varva i San Giuseppi” a forma di barba che va a simboleggiare il volto del santo, “U Vastuni i San Giuseppi”  a forma di bastone ricurvo che va a raffigurare il medesimo che venne utilizzato dal santo falegname, “A Spera” a forma di ostensorio del Santissimo Sacramento, “I Ucciddati” (“Cucciddati” ) a forma di ciambella che simboleggiano l’uguaglianza tra gli uomini.

Altre forme del “Pane di San Giuseppe” sono quelle assomiglianti a vari animali (colombe, cavallini, pesci, galli, agnelli ecc…), fiori (rose) ecc…


Alcune foto del “Pane di San Giuseppe”.

Il “Pane di San Giuseppe”, che dopo la cottura viene benedetto, viene degustato da solo ma può anche accompagnare vari cibi (specie durante il rito della “Cena di San Giuseppe” in cui vengono serviti molti piatti tipici locali).

Va comunque detto che anche il pane “tradizionale” prodotto tutti i giorni nei panifici di Santa Croce Camerina è ottimo sia da solo, che affettato e “Cunzatu” ossia condito con ingredienti di vario tipo (tra cui olio d’oliva, sale, origano, peperoncino,  formaggi, salumi, pomodori secchi interi o “Capuliati” ecc…).

Le “Primizie” e le verdure in generale di Santa Croce Camerina

Nei dintorni di Santa Croce Camerina vi sono molti impianti serricoli in cui al loro interno vengono coltivate ottime “primizie da serra” tra cui varietà di pomodori (“Ciliegino”, “Datterino”, “Costoluto” ecc…), zucchine, melanzane, peperoni, meloni (della varietà “Cantalupo”) e angurie.

Ad esse si vanno a collocare le varie colture coltivate in campo aperto che variano a seconda della stagione in cui crescono di cui vanno citati broccoli, carciofi, spinaci, lattuga ecc… a cui si aggiungono varie leguminose (fagiolini, fave, lenticchie, ceci ecc…).

Molto diffusa la raccolta di verdure selvatiche tra cui gli asparagi selvatici, ingrediente base del “Pisci r’Ovu” (una frittata di uova sbattute con formaggio e appunto asparagi) preparata per le festività di “San Giuseppe” e di Pasqua.

Anche la coltivazione di frutta è molto redditizia , specialmente quella di uva da vino da cui si ottiene in prevalenza il “Cerasuolo di Vittoria” (avente certificazione “DOCG” ossia “Denominazione di Origine Controllata e Garantita”) le colture frutticole vanno citate quelle dell’uva da vino utilizzata per la produzione di vini locali (tra cui il “Cerasuolo di Vittoria”).

Anche se non sono veri e propri “ortaggi”, va citata anche l’importanza dei “Funghi di Carrubo” (in dialetto “Funci i Carrua” ), simili ad una massa spugnosa di colore rosacea o gialla che cresce sugli alberi di carrubo.

Questo pregiato fungo è ottimo cotto in umido con pomodoro, cipolla e olio extravergine di oliva, andando a condire anche formati di pasta caserecci come ad esempio i “Cavati”.

L’Olio Extravergine di Oliva

L’olio extravergine d’oliva prodotto presso “Santa Croce Camerina”, facente parte del consorzio di tutela “Olio Extravergine di Oliva Monti Iblei” rientrante nell’area denominata “Valle dell’Irminio” (comprendente anche il territorio appartenente al comune santacrocese), essendo quindi prodotto con olive della varietà “Moresca” (non inferiore al 60% più altre varietà al 40%) tutte coltivate presso l’area santacrocese.

L’olio d’oliva santacrocese è di alta qualità e viene utilizzato per condire e insaporire vari piatti tipici locali (primi piatti, secondi piatti di pesce o di carne, minestre di verdure o legumi, insalate ecc…), venendo anche inserito all’interno dell’impasto del “Pane di San Giuseppe”.

Ovviamente è ottimo anche per condire le fette di “Pani Cunzatu” assieme ad altri ingredienti.

L’olio di oliva prodotto a Santa Croce Camerina è anche ottimo per la preparazione di varie conserve di verdura tra cui i “Ciappi” di pomodoro secco aperto “a libro” e essiccato al sole, base del “Capuliatu” (pomodori secchi sminuzzati ottimi per condire vari piatti oppure il sopracitato “Pani Cunzatu” ), ma anche melanzane, carciofi, peperoni, zucchine, olive (intere o schiacciate) e ovviamente ottime conserve di pesce (acciughe, tonno ecc…), e creme di verdure varie o di pesce.

La Pasta casereccia

A Santa Croce Camerina, così come in gran parte della Provincia di Ragusa,  è diffusa la preparazione di vari formati di pasta casereccia a base di farina di grano duro tra cui quella proveniente da varietà di “Grani Antichi Siciliani” coltivate presso il territorio santacrocese.

I formati più tradizionali sono i ravioli ripieni di ricotta, tagliatelle, “Cavati” (noti anche come “Cavatieddi” ) simili a gnocchetti (lisci o rigati), “Maccarruni” ossia maccheroni bucati con un piccolo filo di ferro, tra cui va citato il formato noto come “A Principissedda” (simile a maccheroncini lisci leggermente ricurvi, che in commercio sono noti come “Maglie di Bucati”).

Questi formati di pasta sono ottimi con il sugo di pomodoro e carne di maiale, oppure col “Sucu Fintu” a base di pomodoro insaporito con olio di oliva, cipolle e vari aromi (chiodi di garofano, finocchietto selvatico, cardamomo e cannella); quest’ultimo tipo di sugo insaporisce “A Principissedda” divenendo un piatto tipico della festività di “San Giuseppe”.

Formaggi e latticini

Nel territorio di Santa Croce Camerina vi sono vari caseifici in cui vengono prodotti ottimi formaggi a base di latte bovino e ovino, proveniente da animali che oltre a pascolare in incontaminati campi, mangiano mangimi di ottima qualità.

Tra i formaggi e i latticini di latte bovino (mucca o bufala) citiamo la Provola dalla tipica forma “a pera”, il “Ragusano” (formaggio avente la forma di un parallelepipedo, noto anche come “Caciocavallo”) e latticini quali mozzarella e la ricotta.

Tra i formaggi e i latticini a base di latte ovino proveniente da pecore o capre (di razza “Comisana”) va citato il “Pecorino” che può essere semplice o insaporito con pepe nero o peperoncino, di varie stagionature, la “Tuma” e un’ottima ricotta.

Il Pescato di Punta Secca

La frazione santacrocese di Punta Secca, avendo un attivo porto peschereccio, è un’area piuttosto importante per vendita e la degustazione del vario pescato locale, proveniente dal limitrofo Mare Mediterraneo. 

I pesci pescati dai pescatori di Punta Secca sono sarde, acciughe, triglie, spigole, pagelli, orate, saraghi, scorfani, tracine, occhiate, cefali, dentici, sgombri, sauri, gronghi, murene, cernie, ricciole, pesci spada, tonni ecc… a cui si aggiungono vari tipi di crostacei (gamberi, canocchie, scampi, cicale di mare e aragoste) e molluschi cefalopodi (polpi, calamari, totani e seppie) e a vari frutti di mare (perlopiù provenienti da limitrofi allevamenti di acquacoltura).

Per cui presso Punta Secca (e in buona parte delle località balneari santacrocesi tra cui Punta Braccetto, Casuzze e Caucana) ma anche all’interno della stessa Santa Croce Camerina, vi sono vari ristoranti in cui si possono degustare ottimi primi piatti a base di pasta di ottima qualità tra cui pasta al nero di seppia, al sugo di pesce spada, cernia, tonno ecc… oppure con vari frutti di mare (cozze, vongole ecc…), o ai ricci di mare ecc… oltre a vari secondi e antipasti tra cui la zuppa di pesce misto, grigliate e fritture di pesce misto ecc…

A ciò si aggiungono l’insalata di mare con gamberetti, calamari e polpi, le preparazioni con le sarde salate e tanti altri piatti della tradizione locale come la “Caponata” di pesce o cotti con la “Cipuddata” (con pomodoro e abbondante cipolla).

Focacce e pizze

Presso Santa Croce Camerina e gran parte delle sue frazioni, vi è una fiorente produzione di focacce e pizze di vari formati il cui impasto è sempre a base di farina di grano duro, fatta lievitare preferibilmente con il “Criscienti” o “Lievito Madre”, che sono tipiche della tradizione locale e che si preparano in occasione di varie festività quali la Pasqua e il Natale.

Tra le focacce vanno citate i “Mpanati”  ripiene con carne di agnello (tipiche della Pasqua), i “Scacce” (ripiegate su se stesse o a mezzaluna) farcite con vari ingredienti tra cui ricotta, formaggio (il “Ragusano” o la Provola), pomodoro, broccoli, melanzane, spinaci, prezzemolo, bietole selvatiche, patate, cipolle, salsicce di maiale ecc… i “Testi ri Turcu” di forma tondeggiante farcite anch’esse con ingredienti vari (di solito salsiccia e ricotta; oppure ricotta, spinaci e uva passa, queste ultime tipiche della festa di “San Giuseppe”),“Scacciuni” (un’unica focaccia che viene tagliata in mezzo e farcita con vari ingredienti) oltre a pizze condite sempre con vari ingredienti. Da citare anche “U Sfuogghiu” tipico del Natale, formato da una sottile pasta (simile ad una sfoglia) che viene lavorata con strutto e zucchero, il tutto farcito con salsiccia e ricotta.

Dolciumi tradizionali

Infine citiamo i vari dolciumi tradizionali preparati a Santa Croce Camerina durante l’anno, in particolare per le varie festività.

Tra i pani dolci citiamo i “Pupi cu l’Ovu”, tipici della Pasqua e aventi vari formati, aventi un uovo sodo al loro interno (che simboleggiano la “Resurrezione”) e cosparsi con zuccherini colorati, e i  i “Mastazzola” (pani dolci a base di miele, mandorle o vino cotto, tipici del Natale o della Festa dei Morti) e i “Parigini” (pagnottelle dolci farcite con confettura alla frutta).

Tra i biscotti citiamo i duri “Palummeddi” o “Pasti Fuorti” (a base di chiodi di garofano e cannella) tipici della Pasqua e del periodo dei Morti, i biscotti “Scaurati” a base di semi di finocchio selvatico che vengono fatti prima bollire e poi infornati, e vari biscotti a base di pasta di mandorle, con la quale si preparano anche la “Frutta Martorana” e i “Pupi”.

Tra i dolci fritti citiamo i “Macallè” (cartocci fritti di forma cilindrica farciti con ricotta dolce, crema o cioccolato), i “Cicirieddi” (che sono palline dolci aventi l’impasto  a base di farina di grano tenero che vengono fritte e cosparse con abbondante miele), le “Chiacchiere” (sfoglie dolci fritte e cosparse con abbondante zucchero a velo, tipiche del Carnevale) e le “Frittelle” dolci di San Martino.

Degna di nota è la “Cubbaita”, il torrone a base di miele, semi di sesamo o mandorle (viene inoltre preparato il tradizionale torrone “bianco” con albume d’uovo, mandorle o nocciole).

Da non trascurare le focaccine dolci note come “Cassateddi” farcite con ricotta zuccherata (talvolta insaporite con cannella).

Ottimi i vari dolci a base di mosto d’uva come la “Mustata“, che è un dolce al cucchiaio a base di mosto la cui preparazione prevede una lunga bollitura, ma che è ottima anche essiccata al sole dentro vari stampini, così come la “Cutugnata” ossia la confettura di mele cotogne (fatta essiccare sempre dentro appositi stampini).

Inoltre è diffusa la produzione di ottimi dolci della tradizione siciliana (tra cui Cassate e Cannoli) e di pasticcini di vario tipo, oltre a cornetti e brioche per la colazione.

Va detto infine che vi è un’ottima produzione di gelati e granite artigianali.

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Artigianato santacrocese

Le Cene di San Giuseppe


Un’artistica “Cena di San Giuseppe” che viene imbandita in occasione della festa patronale.

Le “Cene di San Giuseppe” sono i tradizionali altari votivi realizzati in occasione della festività consacrata al “Santo Patrono” di Santa Croce Camerina, un vero e proprio “vanto” dell’artigianato locale che è stato iscritto nel Registro delle Eredità Immateriali della Regione Sicilia (per saperne di più clicca qui). 

Le Cene di San Giuseppe, la cui origine risale all’istituzione della festività nel 1832, sono veri e propri “Altari votivi” allestiti come “voto di grazia ricevuta” nei confronti di “San Giuseppe”, in cui i tre figuranti che compongono la “Sacra Famiglia” vengono invitati a mangiare la mattina della festa esterna consacrata al “Santo Patriarca”.

Essi sono composti da uno o più tavoli coperti da un grande drappo bianco, recanti al centro una statua o una raffigurazione di “San Giuseppe”, dietro al quale è posto un grande drappo colorato piuttosto elegante.

Il tutto decorato da ghirlande floreali che sono formate da rami di agrumi (arance amare e limoni) e da decorazioni di vario tipo tra cui altri drappi posti ai margini della tavolata, tra cui le composizioni floreali note come i “Lauri” (comprendenti germogli di cereali dal colore giallo paglierino molto simili a quelle tipiche del periodo di Pasqua, rappresentanti i frutti che la terra lavorata dall’uomo dona).

A ciò si aggiungono variopinti fiori primaverili di cui violaciocche (note anche come “Balicu” ) e fresie, e grossi finocchi i cui rami vengono lasciati penzolare dalla tavola.

Le “Cene di San Giuseppe” vengono allestite nei giorni che precedono la festa esterna (vedi link “Festa di San Giuseppe” per saperne di più) nel seguente modo.

La tavola viene collocata in prossimità di una parete dove viene appeso un unico drappo in tessuto colorato piuttosto elegante (o una serie di drappi colorati attorno a quello più pregiato posto in posizione centrale), il cui margine esterno viene  incorniciato da rami di agrumi intrecciati tra di essi, da cui cui pendono frutti di limoni e arance amare (rappresentanti le difficoltà e le amarezze della vita umana).

Al centro su un sostegno si colloca un’immagine o una statua che raffigura “San Giuseppe” (o “La Sacra Famiglia”), accanto alla quale viene posta una lampada ad olio che alimenta la “Lampa” , la fiamma che illumina l’altarino (rappresentante la fede), affiancata da vasi di vetro in cui sono posti mazzi di violaciocche (“Balicu” ) e di fresie con accanto i sopracitati “Lauri”.

Dopo viene sistemato il “Pane di San Giuseppe” in questa maniera: i pani a forma di “S” e “G” sono collocati sotto l’immagine di “San Giuseppe” andando ad affiancare rispettivamente a sinistra e a destra un’altra forma di pane votivo, a forma di “Spera”, il pane a forma di “Ucciddati” viene posto ai lati della tavola andando ad “incorniciare” un contenitore su cui vengono disposte varie preparazioni tipiche (frittelle di baccalà, frittata di asparagi, focacce ecc…).

Tra i formati di “Ucciddatu” vengono collocati i restanti disposti formati di pane (“Varva“, “Vastuni” ecc…), e altri piatti tipici. Al centro del tavolo viene posto un recipiente colmo di frutta e verdura locale, con a fianco da tre bottiglie di vino su cui è posta un’arancia dolce (il tutto raffigurante il dono di “Dio” dovuto al lavoro degli uomini, e le speranze tenute in vita che vanno in contrapposizione alle amarezze, rappresentante dalle arance amare e dai limoni che incorniciano la “Cena”).

Ai margini del tavolo sono collocati in maniera simmetrica i grossi finocchi il cui ramo viene fatto penzolare dai bordi della tavola, andandola a decorare.

Il lavoro del Carradore e la costruzione di carretti siciliani

A Santa Croce Camerina è posta una bottega artigiana in cui, il carradore Antonio Vasile, costruisce artistici carretti siciliani in legno.

La valenza di questo suo lavoro artigianale gli è valsa l’iscrizione nel Registro delle Eredità Immateriali della Regione Sicilia (per saperne di più clicca qui).

Lo scopo del carradore è quella di costruire i carretti di legno di cui quelli ben conosciuti della tradizione siciliana, la cui lavorazione richiede la costruzione di tutte le parti che lo compongono (cassa centrale, ruote e stanghe) utilizzando vari tipi di legname a seconda di ciò che si va a costruire, facendo in modo che il carro costruito sia resistente e stabile.

Per prima cosa vengono costruite le ruote del carro che, oltre a sostenerlo, devono essere perfettamente in equilibrio tra loro dando stabilità al mezzo.

Dopodiché si passa alla realizzazione del carretto vero e proprio la cui struttura portante è contraddistinta da una trave da cui dipartono varie assi di legno.

Segue la collocazione delle tavole e delle assi che reggono i finimenti del cavallo (o asino) che traineranno il mezzo che verrà utilizzato per il trasporto di persone, attrezzi agricoli e merci.

Dopo la realizzazione del carro si provvederà poi alla decorazione del medesimo, andando a creare il tipico “carretto” della tradizione siciliana.

Le colture floreali di Santa Croce Camerina

Presso il territorio di Santa Croce Camerina, vi sono varie serre in cui vengono coltivate varie colture floreali tra cui varie piante ornamentali, fiori da mazzo (utilizzati per eventi di vario tipo) e “Stelle di Natale” (commercializzate nel periodo natalizio).

Buona parte di queste piante vengono vendute in ambito locale, oppure in varie zone della Sicilia o dell’Italia.

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Strutture ricettive santacrocesi

Visita il sito www.tripadvisor.it per saperne di più su hotel, case vacanze, bed & breakfast, pub, discoteche, ristoranti.

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Fotogallery di Santa Croce Camerina

(in allestimento)

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