Riserva Naturale Orientata “Cava Grande del Cassibile”

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Riserva Naturale Orientata
“Cava Grande del Cassibile”
(Territori di Avola, Noto e Siracusa)

Mappa della Cava Grande del Cassibile


Mappa della Cava Grande del Cassibile (per ingrandire la mappa clicca qui).

Cenni principali e storici sulla Cava Grande del Cassibile

La Riserva Naturale Orientata della Cava Grande del Cassibile è una delle più importanti aree ad alta valenza naturalistica della Provincia di Siracusa e dell’intera Sicilia sudorientale, poiché è considerata come un vero e proprio angolo di paradiso da tutti gli amanti della natura.

Essa è compresa all’interno di una delle più vaste cave iblee della Sicilia sudorientale, posta nel settore orientale dei Monti Iblei ubicato presso la provincia aretusea tra i territori comunali di Avola, Noto e Siracusa.

L’istituzione di questa riserva naturale da parte della Regione Sicilia è avvenuta il 30 Luglio 1990.


Il cartello che indica la presenza della Riserva Naturale Orientata della Cava Grande del Cassibile.


La Cava Grande del Cassibile, la più grande cavità iblea della Sicilia sudorientale.

L’ingresso principale della Cava Grande è posto in Contrada Monzello di Pietre è raggiungibile dalla S.P. 4 Avola – Avola Antica – Manghisi oltrepassando la frazione di Avola Antica seguendo la segnaletica per la riserva naturale.

Volendo si potrebbe percorrere tutta la S.P. 14 “Mare Monti” Siracusa – Canicattini – Palazzolo (uscendo allo svincolo autostradale “Canicattini Bagni” sulla A 18 Siracusa – Gela) o la SS 124 Siracusa – Palazzolo, da cui percorriamo poi la SS 287 in direzione “Noto” oltrepassando il Ponte di Manghisi per proseguire fino al bivio “Noto – Avola Antica” percorrendo la S.P. 4 procedendo in direzione della frazione montana avolese seguendo poi le indicazioni per la “Cava Grande del Cassibile”.


La profonda della Cava Grande del Cassibile, attraversata dall’omonimo fiume che forma pittoreschi laghetti.

La Cava Grande del Cassibile con i suoi 350 metri d’altezza, 800 di ampiezza e 12 chilometri di lunghezza, è una delle più vaste cave iblee della Sicilia sudorientale, antropizzata solo in pochi tratti dove vi è poca vegetazione e non vi sono presenti dislivelli altimetrici e idrici di una certa imponenza (cascate, marmitte, scale).

Questa importante riserva naturalistica appartiene all’Azienda Regionale per le Foreste Demaniali, che la ha affidata a sua volta al Corpo Forestale della Regione Sicilia.

Praticamente il nome “Cava” sta a indicare una qualsiasi profonda frattura avutasi con l’erosione della superficie calcarea dei Monti Iblei, avvenuta tramite eventi meteorici (acqua, vento, calore ecc..,) cui si sono formati fenomeni carsici che hanno plasmato tantissime cavità rocciose dando vita a caverne o grotte più o meno impenetrabili e antropizzate con scale scavate nella roccia iblea, ma anche a monumentali pareti in pietra calcarea che formano vere e proprie sculture naturali. 

La profondità della Cava Grande del Cassibile è andata a formarsi pian piano grazie all’azione erosiva del Fiume Cassibile, che fu di vitale importanza per le popolazioni che sin dal periodo neolitico popolarono questo lembo di Sicilia.

Prima i sicani, poi i siculi ed in fine i greci, che lungo il fiume da questi ultimi chiamato “Kakyparis” cominciarono a dimorare e ad utilizzare le sue acque per l’agricoltura e l’allevamento.

In epoca sicula lungo le sponde di questo fiume venne a crearsi la cosiddetta “Civiltà del Cassibile”, consistente in una forma di urbanizzazione sparsa dislocata lungo le pareti dei rilievi iblei che delimitano questa cavità, composta  da insediamenti o per meglio dire “villaggi” abitativi.

Il più importante tra essi era quello tra il Cugno Mola e i rilievi iblei di contrada Cugni Stallaini (posti tra i territori di Siracusa, Noto e Canicattini bagni), nei pressi del tratto orientale del fiume.

In prossimità dell’area in cui si erge il sopracitato rilievo noto come “Cugno Mola”, è posta la Necropoli del Cassibile, ossia un cimitero rupestre comprendente circa 2000 tombe scavate nella roccia, seconda per estensione solo a quella di Pantalica posta lungo la valle (o per meglio dire “cava iblea”) all’interno della quale scorre il Fiume Anapo compresa tra i territori di Sortino, Cassaro e Ferla.


Le pareti rocciose della Cava Grande del Cassibile.

Il Fiume Cassibile è uno dei più importanti corsi d’acqua di tipo fluviale della Provincia di Siracusa.

Esso nasce presso la Contrada Santa Lucia di Mendola tra i territori di Noto e Palazzolo Acreide (aree di Fontana Velardo e Fontana Saraceni), dapprima venendo alimentato dai torrenti Baulì, San Marco, Putrisino e Bongiorno per poi attraversare la località nota come Manghisi (contrada situata pochi chilometri a nord della Cava Grande, a cavallo tra i territori di Noto e Avola), andando man mano a scavare e modellare la struttura naturale di questa ampia cavità naturale.

La Cava Grande del Cassibile inoltre “taglia” il versante sud orientale dei Monti Iblei ubicato nella zona meridionale della Provincia di Siracusa creando una “conca” che si estende fino alla foce del fiume in Contrada Marchesa (tra i territori comunali di Avola e Siracusa), sfociando presso il Mare Ionio.

Poco più a nord della foce è posto il centro urbano noto appunto come “Cassibile”, frazione extraurbana del comune di Siracusa che prende il nome da questo importante corso d’acqua.


Il Fiume Cassibile, che scorre all’interno della Cava Grande.

La Riserva è molto vasta e comprende ben tre territori comunali:

  • Territorio di Noto, comprendente i tratti “Manghisi – Petracca”  comprendente la zona “occidentale” della riserva, e “Cugni Stallaini – Cunziria”, posta invece a nordovest presso la quale è ubicata la cosiddetta “Grotta dei Briganti”;
  • Territorio di Siracusa, comprendente il tratto nordorientale del fiume, delimitato dal “Cugno Mola” e dai limitrofi rilievi in cui è collocata la “Necropoli del Cassibile”; 
  • Territorio di Avola, che comprendente buona parte della sponda meridionale del Fiume Cassibile comprendendo (da ovest verso est) le Contrade Porcari, Carrubbella, Monzello di Pietre in cui è posto il cosiddetto “Belvedere di Cava Grande” (una sorta di terrazza sulla cava da dove parte il sentiero che conduce all’interno della riserva), il “Fosso Calcagno” dove sono presenti numerose grotte calcaree dette “Dieri”, le aree di “Tangi”, “Serra Palazzo” e di “Gallina” corrispondenti al tratto noto come “Cava dell’Enel”, oltre a numerose rovine e sentieri noti come “Scale”.

Il tratto più famoso della Cava Grande del Cassibile è quello che comprende i cosiddetti “Laghetti” che si formano grazie agli anfratti in cui le acque del fiume vanno a depositarsi.

La discesa per raggiungere i laghetti è chiamata “Scala Cruci” e inizia dalla Contrada “Monzello di Pietre”, dove è presente il principale punto di ristoro della riserva e il “Belvedere di Cava Grande” dove è possibile osservare la sopracitata area dall’alto.

Qui è severamente vietato sporgersi oltre la recinzione in metallo o oltrepassarla poiché si rischia di cadere nel vuoto, inoltre è indispensabile per chi soffrisse di determinate patologie avere molta cautela nel percorrere questo sentiero poiché la discesa e la salita sono ambedue molto faticose.


Il Belvedere di Cava Grande.

La “Scala Cruci”, seppur si presenti piuttosto impervia sia nello scendere che nel salire, è il sentiero meno difficoltoso per poter raggiungere l’interno della Cava Grande, ma è severamente vietato appoggiarsi vigorosamente al corrimano in legno poiché al di qua di esso vi è il precipizio, ed è consigliabile camminare in prossimità della parete rocciosa anche perché nelle giornate estive qui si formano zone d’ombra che danno un po’ di refrigerio.

Durante la discesa il paesaggio cambia notevolmente; dalla scalata aspra e impervia ci troviamo proprio nel bel mezzo della vallata tra boschi di macchia mediterranea e piccoli anfratti rocciosi, potendo così ammirare da vicino i profondi “Laghetti di Cava Grande”.


Il sentiero detto “Scala Cruci” da cui si raggiungono i Laghetti di Cava Grande.

Va detto che vi sono altri sentieri dislocati per tutta la riserva che sono:

  • il “Sentiero di Mezza Costa” (quello che attraversa buona parte della Cava Grande da ovest a est;
  • i sentieri di “Scala Prisa“, “Scala Cruci” e “Scala Porci” in territorio avolese (zona sud est della Cava);
  • “Scala Mastra Ronna”, “Scala Mennula” e “Scala Disa” in territorio siracusano (zona nord est della cava);
  • “Regia Trazzera della Montagna”, “Regia Trazzera Torrero Ferraro”, “Scala Castiddanu” e “Scala u Saravagghiu” in territorio netino (zona nord ovest della Cava).

La maggior parte di questi sentieri sono inaccessibili o poco antropizzati, ma per poter agevolmente visitare la Cava Grande visualizzate i sentieri proposti nelle sottosezioni poste in fondo alla pagina.

Nella parete nord della Cava Grande del Cassibile, nei settori denominati “Cugno Mola” e “Cugni di Cassibile”, in cui possiamo ammirare la Necropoli del Cassibile, i resti di un villaggio rupestre di epoca sicula e varie chiese rupestri e necropoli bizantine dove all’interno vi sono stati trovati affreschi raffiguranti le figure poco leggibili di vari “Santi”.

Sotto la zona nota come “Carrubbella” vi si snoda invece una fascia di piccole caverne carsiche che si inerpicano sulla parete montuosa e scoscesa, i cosiddetti “Dieri” (termine siciliano derivato dalla parola araba “Ad Deyar”, che significa “Casa”).

Queste caverne naturali modellate presumibilmente dai Bizantini, servivano come postazioni di difesa contro i popoli barbarici che seminavano distruzione nel territorio ibleo.

Esse sono vere e proprie gallerie scavate nella roccia che si snodano all’interno delle pareti rocciose. Essi sono raggiungibili attraverso delle piccole rientranze da dove si inerpicano cunicoli ad imbuto scavati nelle pareti interne di questo tratto di cava.

In questa stessa parete vi è poi il “Fosso Calcagno”, una frattura nella parete rocciosa dove vi è presente moltissima fauna montana tra cui: volpi, donnole, serpenti e anche tartarughe di terra.

Sopra il “Fosso Calcagno” vi è la sommità della parete sinistra della Cava Grande, dove vi si trovano ampie distese di campagna iblea, dove possiamo ammirare i tipici terreni racchiusi da muri a secco (muri innalzati pietra su pietra senza l’ausilio di calce o cemento).

In ogni caso la scalata per raggiungere la grotta o i sentieri verso “Fosso Calcagno” e la sommità della parete destra è molto faticosa ed è assolutamente vietata per chi non è esperto in alpinismo o speleologia, poiché chi non ha esperienza delle suddette discipline rischia di cadere nel vuoto.

Nella parete nord ovest della Cava Grande vi è una grotta chiamata “Grotta dei Briganti” da dove si accede tramite una scalinata molto impervia, consigliata a scalatori esperti. Questa grotta praticamente è un incavo carsico nella roccia di forma semicircolare, dove vi sono collocate venti piccole caverne.

Secondo una vecchia leggenda, presso questo particolare sito rupestre vi si rifugiavano i malviventi dell’epoca, e da ciò deriverebbe il nome “Grotta dei Briganti”.

All’interno di essa inoltre vi sono inoltre delle piccole nicchie di varia struttura scavate nella parete rocciosa, una piccola cisterna per l’acqua piovana e delle piccole incavature che fungevano sia da mangiatoie per gli animali, sia per vasche utilizzate per conciare le pelli.

Difatti la “Grotta dei Briganti” aveva la doppia funzione di stalla e di conceria, per questo è nota anche come “Grotta della Cunziria” (conceria in siciliano).

Sopra la grotta vi è la continuazione della scalinata, la cosiddetta “Fuga dei Briganti” meglio nota come “Scala di Mastra Ronna”, un sentiero che conduce verso la sommità della parete destra della Cava Grande del Cassibile, posta nel territorio appartenente al comune di Noto noto come “I Cugni” (Contrada Cugni Stallaini).


La Grotta dei Briganti o della “Cunziria”, posta a strapiombo sulla Cava Grande del Cassibile.

Avendo parlato di quello che si trova nelle due pareti laterali, ora cercheremo di scoprire le meraviglie naturali e artificiali per cui la Cava Grande è giustamente nota in tutto il mondo. 

Innanzitutto arrivati a valle vi è una scalinata denominata “Santa Croce” (la sopra citata “Scala Cruci” ), che conduce ai “Laghetti di Cava Grande”.

 Questi piccoli laghetti, in dialetto locale noti come “Uruvi“, sono stati formati dal letto del Fiume Cassibile, le cui acque hanno scavato pian piano questi anfratti rocciosi situati a valle, divisi da vari dislivelli che formano delle piccole cascate.


I Laghetti della Cava Grande del Cassibile.

Le numerose strettoie e rientranze rocciose situate accanto il fiume formano le cosiddette “Marmitte dei Giganti”, ossia delle rapide che a seconda del livellamento delle rocce laterali danno vita a cascatelle che seguono la linea morfologica della stessa roccia erosa dallo scorrimento idrico.


Le “Marmitte dei Giganti” poste in mezzo ai laghetti della Cava Grande.

Dopo aver parlato delle marmitte, adesso andiamo a vedere come sono strutturati i “Laghetti di Cava Grande”, che, come sappiamo sono ampi invasi di acqua purissima separati da delle marmitte concatenate tra di esse chiamate “Marmitte dei Giganti”.

Come detto in precedenza, questi invasi naturali sono chiamati “Uruvi”, di cui i maggiori di essi sono noti come “Uruvu Tri Zicchi”, “Uruvu Campana” e “Uruvu Tunnu”.

Alcuni laghetti sono poco profondi quindi accessibili a tutti, ma gli “Uruvi” altri hanno una decina di metri di profondità, per cui l’immersione dentro di essi è assolutamente vietata per chi non riesce a nuotare in acque piuttosto profonde.

Il laghetto principale (quello più grande) è chiamato “Laghetto di mezzo” e corrisponde al cosiddetto “Uruvu Campana” , poiché è posto al centro della Cava Grande del Cassibile.

L’acqua di questi laghetti rimane fredda anche nei torridi mesi estivi poiché l’acqua, sempre in movimento, si raffredda notevolmente nelle ore notturne, per cui l’acqua rimane fresca e gradevole per chi in estate decide di farsi un bel bagno presso queste piscine naturali.

Un’immersione dentro di essi senza dubbio darà molto refrigerio a chi ha affrontato l’impervia discesa sotto il cocente sole siciliano.

Non a caso i più coraggiosi si dilettano a “tuffarsi” dentro i laghetti più profondi anche se questa pratica è preferibile evitarla per evitare di farsi male.

Altri laghetti più o meno grandi e profondi sono sparsi lungo tutto il corso del Fiume Cassibile posto tra le zone note come Petracca (posta ad ovest della “Scala Cruci” e quindi dalla zona dei laghetti principali) e Tangi – Cugni di Fassio (posta rispettivamente ad est).


Il laghetto più profondo della Cava Grande noto come “Uruvu Campana”.

Andando verso la parete destra della Cava Grande presso i laghetti principali, possiamo ammirare i resti dell’antico Eremo di Santa Maria della Cava Grande, alcune vecchie masserie ormai diroccate con annessi mulini idrici e “Palmenti” le macine le cui ruote in “Pietra Modicana”, “Pietra Siracusana” o in “Pietra di Comiso”, venivano utilizzate per macinare il grano per ottenerne la semola di grano duro o le olive per ricavarne l’olio, azionati da turbine sotterranee messe in moto dalla corrente del fiume.

Vi è anche la presenza di ovili fortificati da massicci muri a secco costruiti per difendere il gregge dai lupi.

Questi ovili erano chiamati in siciliano “Manniri ro lupu” che tradotto letteralmente significa “Pascolo del lupo”, gioco di parole siciliano utilizzato per dire che questi ovili proteggevano le greggi dai lupi.

Questi ovili persero la loro funzione in seguito alla diffusione della caccia al lupo in tutta la Sicilia, che portò alla dissennata estinzione del Lupo Siciliano.

Il fondo della cava è caratterizzato dalla presenza di carrubi e olivi secolari oltre che da una folta macchia mediterranea che da rifugio a varie specie animali di cui parleremo approfonditamente più sotto.


Un vecchio mulino (Mulino Toscano) posto presso il Fiume Cassibile.

Il tratto sudorientale della Cava Grande del Cassibile, posto a pochi chilometri dalla sua foce, è noto per la presenza di una centrale idroelettrica recentemente ristrutturata.

Questo tratto della cava posto in territorio avolese viene chiamato in maniera popolana “A Cava i l’Enel”  poiché li vi era una piccolo bacino idroelettrico appartenente all’Ente Nazionale Energia Elettrica (“Enel”) costruito nei primi anni del 1900 assieme all’ormai disabitato “villaggio” (in cui dimoravano gli operai che lavoravano all’interno di essa) e rimesso in funzione nel 2017.

In quest’area sono posti i resti di alcune necropoli sicule, tra cui quelli della limitrofa “Necropoli del Cassibile” ubicati in territorio siracusano, a cui si aggiungono gruppi di tombe rupestri tra cui quella posta sotto il rilievo noto come “Serra Palazzo” (posto lungo la sponda sudorientale della cavità iblea).

Quest’area è raggiungibile sia dalla traversa “Gallina” il cui imbocco è posto lungo la SS 115 Avola – Cassibile, dalla traversa “Petrara” posta accanto allo svincolo per la A 18 Siracusa – Gela (sempre sulla statale 115) e dalla Circonvallazione di Avola (dove bisogna imboccare il cavalcavia in direzione della S.P. 83 Sanghitello – Petrara – Tangi).

In questo tratto, oltre al bacino idroelettrico dell’Enel e ad alcuni mulini ad acqua non più funzionanti (Mulino Nuovo, Mulino Loffredo e Mulino Toscano), possiamo ammirare le pareti della cava dentro le quali scorre il fiume, che grazie all’azione erosiva operata dallo scorrimento delle acque verso il Mar Ionio che ha modellato le pareti rocciose facendole divenire simili a vere e proprie scalinate naturali.


Il tratto della Cava Grande del Cassibile noto come “Cava dell’Enel” per la presenza di una vecchia centrale idroelettrica.

A nord di questa zona vi è ubicato il “Cugno Mola”, un piccolo colle che, oltre alla sopracitata “Necropoli del Cassibile”, è caratterizzato dalla presenza un antico complesso termale romano dotato di vasche in pietra, resti di caldaie per l’acqua calda e spogliatoi, a cui si aggiungono i resti di un tempio e di una fortezza di epoca greca


il Cugno Mola, presso il quale è collocata la Necropoli del Cassibile.


La Necropoli del Cassibile.

Per quanto riguarda la flora che contraddistingue la Cava Grande del Cassibile, all’interno di essa possiamo ammirare vari alberi di carrubo, olivo, platano, frassino, quercia e Pino d’Aleppo.


La lussureggiante flora della Cava Grande del Cassibile.

In prossimità del fiumi sono presenti numerose piante erbacee e arbustive quali: l’avena selvatica, il papavero, la coda di volpe (in siciliano “Maccia ‘mpicalora” ), la margherita selvatica, il cappero, il finocchio selvatico, l’asparago selvatico, l’acanto, la “falsa ortica” (riva di peli urticanti), i gigli selvatici, il pero selvatico (noto in siciliano come “Pirainu”), l’oleandro, il rosmarino, la “Spina di Cristo”, il capelvenere, il mirto, numerosi roveti (su cui crescono le more) e infine numerose orchidee selvatiche.

Per quanto riguarda la fauna possiamo incontrare i diversi animali:   

  • Rettili tra cui: lucertole e gechi, la testuggine o tartaruga di terra e numerose specie di serpenti tra cui gli innocui biacco, colubro leopardino, biscia dal collare e la vipera;
  • Pesci e crostacei tra cui; la tinca, la trota macrostigma, la carpa, la lumaca d’acqua dolce e il granchio di fiume;
  • Volatili tra cui; la beccaccia, il fagiano, il cardellino, la quaglia, il rondone, la civetta, il germano reale, la poiana, il falco pellegrino, il gufo reale, l’allocco e aquile;
  • Mammiferi tra cui: la volpe, il porcospino, l’istrice, la faina, la donnola e la lepre.


Un esemplare di Lucertola fotografata presso la Cava Grande del Cassibile.

Bisogna dire infine che è assolutamente vietato:  

  • Campeggiare di notte nella Cava Grande poiché vi è un certo limite di orario per visitarla;
  • Compiere tuffi o ingressi di tipo spericolato presso il corso del fiume e i laghetti formati da esso;
  • Visitare la Riserva durante e/o dopo periodi di pioggia poiché le pareti sono perennemente soggette a perdite di consistenza quindi a crolli (ed è anche consigliabile non sostare in prossimità delle pareti rocciose);
  • Visitare la Riserva in cattive condizioni di salute (difatti è vietato l’accesso a chi ha malformazioni agli arti o agli organi interni e/o malattie cardiovascolari, ossee, neurologiche, a chi soffre di paralisi parziali o totali) e far visitare la riserva (specie i tratti più faticosi) a bambini piccoli e donne incinte;
  • Non avere una certa esperienza in alpinismo e speleologia per chi volesse visitare sentieri impervi, impraticabili, scalare le pareti rocciose e visitare grotte e anfratti posti nelle pareti rocciose;
  • Accendere fuochi all’interno della riserva;
  • Lasciare rifiuti organici e inorganici;
  • Molestare la fauna locale;
  • Effettuare scavi archeologici non autorizzati;
  • Danneggiare la vegetazione o le rovine presenti all’interno della riserva.

Per informazioni più approfondite sulla Riserva Naturale Orientata della Cava Grande del Cassibile visitate questo sito www.cavagrande.altervista.org.

Mappa della Riserva Naturale Orientata della Cava Grande del Cassibile

 


(clicca per ingrandirle)

Sottosezioni

Feste, tradizioni ed eventi di Cava Grande del Cassibile

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