Comiso, Valle del Fiume Ippari e tratto comisano della Riserva Naturale Orientata del Pino d’Aleppo

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Comiso

Valle del Fiume Ippari e tratto comisano della Riserva Naturale Orientata del Pino d’Aleppo

Mappa della Valle del Fiume Ippari


Mappa della Valle del Fiume Ippari (per ingrandire la mappa clicca qui).

Cenni principali sulla Valle del Fiume Ippari

L’area ad ovest di Comiso è interamente solcata dalla Valle del Fiume Ippari, il cui omonimo corso d’acqua lambisce anche l’area dell’importante Riserva Naturale Orientata del Pino d’Aleppo che è una delle più importanti aree naturalistiche della Sicilia sudorientale nonché uno dei più importanti siti boschivi della regione siciliana che venne istituita nell’anno 1990, il cui nome deriva dalla consistente presenza di questa pianta arborea.

Il Fiume Ippari, il cui termine deriverebbe dal termine greco antico “Ippois” ossia “Cavallo” essendo appunto noto come “Fiume dei Cavalli”, nasce da diverse sorgenti di cui la principale è posta in Contrada Cifali in territorio di Comiso.

Il primitivo corso del fiume si origina presso il rilievo noto come “Serra Burgio” posto tra i territori comunali di Chiaramonte Gulfi e Ragusa, attraversando prima la cavità iblea nota come “Cava San Marco” e poi successivamente l’area settentrionale del territorio comisano corrispondente alla Contrada Cifali in cui è posto anche un mulino ad acqua.

Da qui il fiume si ingrotta rispuntando a sudovest della suddetta area scendendo verso la città di Comiso lambendo le aree di Serra Carcara, Borgo Orchidea, Borgo Bosco, Mastrella, Margi – Deserto – Difesa.

Il fiume va a delimitare l’area della periferia occidentale di Comiso in cui è posto un parco urbano collocato proprio presso la riva del fiume che riceve i corsi dei Torrenti Petraro, Porcaro e Cucca (che sono convogliati nel sottosuolo cittadino prima di immettersi nel fiume).

Con molta probabilità il fiume è alimentato anche dalle acque della sorgente sotterranea che da il consistente apporto idrico anche alla “Fonte di Diana” posta al centro dell’omonima piazza situata nel cuore del centro storico di Comiso.

Ad ovest di Comiso la portata idrica del fiume comincia quindi ad aumentare bagnando le aree di Merlino (nota anche come “Passaporto”) dov’è collocato il mulino ad acqua denominato “Inxiraro” per poi proseguire verso ovest lambendo le aree di Frategianni e Cozzo del Re presso la confluenza col Torrente Profinni.

Da qui il fiume scende verso ovest lungo la Contrada Giardinello in cui è collocata l’ex Cartiera di Comiso fatta erigere dai Conti Naselli.

Da qui in poi il Fiume Ippari, in cui si immette il Torrente Volpe da nord nell’area collocata tra le Contrade Castellazzo e Passo Ippari, comincia a delimitare l’area di confine col territorio comunale di Vittoria per buona parte del suo tratto.

Difatti la sponda occidentale è posta in territorio vittoriese ed è compresa nell’area nota come “Grotte Alte” comprendente vari siti archeologici di tipo rupestre collocati tra le Contrade Castellazzo, Castello, Lavinia, Castello, Santa Rosalia, Cannavata, Mendolilli, Nipitella, Santa Croce, Torrevecchia, e Castelluccio (vedi la sezione di Vittoria per saperne di più), mentre quella orientale è posta in territorio comisano e comprende le aree di Comuni, Granaro, Colobria, Targena, San Lorenzo e San Silvestro oltre alle aree delle sopracitate contrade vittoriesi comprese per brevi tratti nel territorio comisano.

Il corso del Fiume Ippari da Vittoria fino alla sua foce posta ad est di Scoglitti a poca distanza dall’area archeologica di Kamarina (delimitando stavolta il confine tra i territori comunali di Vittoria e Ragusa tra le Contrade Piombo e Cammarana) è compreso all’interno della “Riserva del Pino d’Aleppo”. Il tratto finale del fiume un tempo era occupato in epoca greca dal cosiddetto “Lago di Cammarana” (o di Kamarina), che venne bonificato in epoca greco – romana.

L’area in cui era posto divenne in epoca medievale sede di una vasta risaia e a testimonianza di ciò rimangono ancora i canali utilizzati per l’irrigazione delle aree in cui era coltivato il riso.

La foce del fiume lambisce a nord l’antica città greca di Kamarina le cui rovine sono poste all’interno di un sito archeologico posto sul promontorio costiero noto come “Monte Cammarana” collocato all’interno del territorio comunale ragusano.

Una leggenda di epoca greca narra della nascita di questo fiume, essa tratta del pastore “Hipparis” o “Ippari” e della ninfa “Kamarina”.

Il pastorello nonché “semidio” Ippari viveva su un monte (presumibilmente il sopracitato rilievo noto come “Serra Burgio”) ma portava il suo gregge a pascolare lungo le limitrofe vallate.

Un giorno il pastorello si spinse nei pressi della costa bagnata dal Mediterraneo e notò la ninfa Kamarina.

I due si innamorarono ma il dio Zeus, innamorato della ninfa, fece in modo che i due amanti non si poterono più incontrare morendo entrambi di crepacuore.

Gli dei si impietosirono e trasformarono i corpi del pastore Ippari e della ninfa Kamarina rispettivamente in una fonte da cui scaturiva un fiume (l’odierno Fiume Ippari) e in un lago (l’antico Lago di Cammarana) potendosi così “incontrare”.

Questa leggenda è simile ad altri “miti” legati alla Sicilia di cui quelli più famosi sono quelli di “Ciane ed Anapo” e della “Fonte Aretusa” (ambientati presso l’antica città di Siracusa).

La flora della Valle del Fiume Ippari è caratterizzata da una folta macchia mediterranea di tipo ibleo comprendente vari tipi di arbusti, piante erbacee e alberi.

Di essi vanno citati quali il Carrubo, l’Olivo e il Mandorlo. Per la sua lussureggiante flora, questa zona come detto in precedenza fa parte della Riserva Naturale Orientata del Pino d’Aleppo comprendente gli omonimi alberi che circondano il corso del fiume.

La fauna di questa zona iblea per quanto riguarda tutte le specie animali è uguale a quella del resto del territorio ibleo comisano (vedi pagina precedente per saperne di più).

La fauna ittica presente nel fiume comprende granchi di acqua dolce e in maniera minore pesci (di cui tinche e anguille).

Notevole è la presenza di anfibi (rane e rospi) e di vari rettili come le bisce acquatiche e i colubri leopardini (serpenti innocui) mentre la presenza di vipere è quasi nulla; vi è anche la presenza di tartarughe di terra.

Il tratto della Valle del Fiume Ippari ricadente all’interno del territorio comunale di Comiso lo si può visitare seguendo le seguenti regole:

  • Avere un buono stato di salute (non avere handicap fisici, malattie osseeneurologiche e cardiovascolari);
  • Avere una buona perizia nel sapersi arrampicare su ogni tipo di parete rocciosa di tipo montano;
  • Essere esperti in speleologia (per quanto riguarda l’esplorazione di grotte, caverne o anfratti) o in alpinismo (per quanto riguarda arrampicate ed esplorazioni su pareti montane);
  • Fare attenzione ai serpenti che siano velenosi o no;
  • Saper attraversare fiumi e torrenti di qualsiasi portata;
  • Visitare i territori iblei nel periodo primaverile o estivomai in autunnoin inverno (periodi piovosi) o dopo un temporale poiché le pareti iblee possono essere scivolose e disgregarsi con l’acqua (essendo roccia calcarea è soggette a crollo), stessa cosa dicasi per l’esplorazione di grotte ed ipogei profondi;
  • Non esplorare mai grotte o ipogei sotterranei durante un temporale poiché vi è il rischio di rimanere soffocati nella grotta causa il riempimento di acqua delle pareti calcaree;
  • Non lasciare rifiuti organici ed inorganici;
  • Non accendere fuochi specialmente in estate poiché potrebbero sorgere focolai incendiari;
  • Si possono fare tranquille scampagnate a patto che i luoghi scelti siano sicuri (da evitare specialmente aree vicino a precipizi);
  • Non molestare la fauna locale;
  • Non danneggiare la flora;
  • Non raccogliere funghi senza la specifica autorizzazione rilasciata dalle ASL;
  • Non tagliare alberi;
  • E’ possibile effettuare scampagnate, campeggi o passeggiate in certi territori iblei ma bisogna rispettare le regole sovrastanti e soprattutto non montare campeggi nelle aree potenzialmente pericolose da visitare;
  • Non tentare di “visitare” forzatamente aree e edifici citati nel sito di proprietà privata in cui l’accesso è vietato.

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