Frigintini

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Frigintini
(Frazione di Modica)

Mappa di Frigintini


Mappa di Frigintini (per ingrandire la mappa clicca qui).

Cenni generali su Frigintini


La Torre Trigona, il principale edificio storico di Frigintini.

Frigintini è una delle due principali frazioni amministrative di Modica (l’altra è la località balneare di “Marina di Modica”).

Frigintini è raggiungibile dalla città modicana:

  • dalle S.P. 51 “Modica – Passo Gatta” (imbocco da Modica da Piazza Salvatore Quasimodo e Via Gerratana) e S.P. 27 “Traversa Sant’Angelo”, andando sempre in direzione “Frigintini” oltrepassando il rilievo ibleo di “Cozzo Sant’Angelo”;
  • dalle S.P. 59 “Modica – Giarratana” (imbocco da Modica dalla rotatoria di “Piano Ceci” tra la SS 115 e la S.P 59, o da “Via Modica – Giarratana”) e da qui tramite le S.P. 104 “Cinquevie – Scrofani” (mediante “Via Milicucco Scrofani”), o S.P. 23 “Ragusa Ibla – Noto II tratto” – “Via Bussello” (seguendo da entrambe la segnaletica per “Frigintini”).

In entrambi i casi raggiungiamo questa piccola località rurale che, nonostante il suo aspetto relativamente “moderno”, è caratterizzata da varie vicende storiche.

L’area di Frigintini, e i limitrofi territori adiacenti alla località nota come “San Giacomo”, un tempo appartenevano a Noto (e quindi alla Provincia di Siracusa), ma dal 1950 cominciò a far parte della Provincia di Ragusa.

L’area di San Giacomo (ad eccezione di “Montesano”) appartenne al comune di Ragusa, mentre quella di Frigintini passò a Modica.

Ad oggi Frigintini è la frazione modicana più popolosa, contando circa 6456 abitanti.

Il suo centro abitato è ubicato a circa km 10 a nordest da Modica, ed è collocato su un rilievo collinare noto appunto come “Monte Frigintini”, il quale è alto circa 506 metri sul livello del mare.

Il centro urbano frigintinese è solcato in gran parte dalla Via Comunale “Frigintini – Gianforma – Ponte Margione”, che è la sua principale arteria viaria.

Questa strada inizia a sud dalla “Piazza Molino” (posta alla fine della S.P. 27), congiungendosi a nordovest con la S.P. 107 “Marchesello – Balata” (che conduce alle località di “Barco” e “Balata di Modica” poste lungo la S.P. 59 per Giarratana), e a nordest con la S.P. 79 “Frigintini – Margione” (che scavalca il Fiume Tellesimo conducendo in Provincia di Siracusa, presso i territori di Noto e Rosolini).

Frigintini è formata da vari “quartieri”, che vanno appunto a formarne l’area abitata.

Essi sono:

  • “Cellina”, area meridionale di Frigintini che corrisponde al suo ingresso principale posto in “Piazza Mulino”, così chiamata per la presenza dell’omonimo impianto molitorio;
  • “Bussello”, quartiere posto a sudovest di Frigintini comprendente l’omonima contrada posta tra i territori di Modica e Ragusa, e la limitrofa area iblea di Calamezzana solcata dall’omonima cava;
  • “Tre Pizzi, Saitta e Calanchi”, aree situate ad est di Frigintini in corrispondenza con la Cava Cucco e le Contrade Favarotta e Favarottella (nelle quali scorre il tratto più a monte del Torrente Prainito), e le limitrofe aree iblee di Scalonazzo, San Vito, Cammaratini, Ciaceri e l’area iblea di Cava Palombieri – Scalarangio;
  • “Campanella e Gianforma”, un agglomerato urbano che forma il “cuore” di Frigintini comprendente l’area delle vecchie “Botteghe” frigintinesi e della limitrofa Piazza Carmelo Ottaviano in cui aveva sede un frantoio per la lavorazione dell’olio d’oliva, la poco distante Chiesa della Sacra Famiglia (attuale sede della Parrocchia di Frigintini in attesa della costruzione del nuovo edificio sacro post a nordovest di Piazza Carmelo Ottaviano), e varie contrade iblee tra cui quella nota come “Martisiello” in cui è posta la moderna Chiesa di San Giuseppe Lavoratore, e le Contrade San Giuseppe, Marchesello, Pesciarello e Fegotto;
  • “Baronazzo e Margione”, aree situata ad nord di Frigintini, delimitate a nord dalla Valle del Fiume Tellesimo.

Gran parte dell’area urbana di Frigintini era compresa all’interno di vari feudi, appartenenti alle famiglie Deodato, Trigona di Canicarao e Grimaldi.

Ad occidente di Frigintini vi è l’area appartenente al feudo di Bussello, uno dei più antichi del territorio ragusano che apparteneva alla famiglia dei baroni Impellizzeri di San Giacomo

Nei pressi di Frigintini sgorgano due importanti corsi d’acqua che solcano aree iblee di notevole importanza naturalistica ed archeologica:

  • il Torrente Prainito a sudest che scorre all’interno della “Cava Paradiso”;
  • il Fiume Tellesimo a nordest incassato all’interno della “Cava dei Servi”.

Questi due corsi d’acqua sono tributari del Fiume Tellaro, uno dei fiumi più importanti della Sicilia sudorientale che funge tra l’altro da confine tra le Province di Ragusa (territorio di Modica). e Siracusa (territori di Buscemi, Palazzolo Acreide, Rosolini e Noto).

L’economia di Frigintini è principalmente basata sull’agricoltura e sulla zootecnia.

Infatti qui troviamo molte aziende agricole specializzate nella coltivazione di ortaggi e leguminose, cereali (in particolare frumento), e colture arboree (olivo, carrube, mandorlo ecc…).

In territorio frigintinese sono inoltre presenti notevoli esemplari di alberi secolari di olivo e carrubo.

Tra i quali va citato il “Carrubo di Favarotta”, considerato come uno dei più grandi (se non addirittura il più grande) d’Italia.

Sono diffusi i campi coltivati a foraggio, adiacenti a varie aziende agricolo – zootecniche specializzate nell’allevamento di bovini da latte di razza modicana, ovini, suini ecc…

Vi sono piccole industrie impiegate nei settori edilizio, metalmeccanico e agroalimentare.

Tra queste ultime vanno citate aziende che producono vino e olio extravergine d’oliva, e un impianto molitorio per la lavorazione del frumento.

Inoltre a Frigintini vi hanno sede varie attività commerciali e di tipo turistico – ricettivo.

A Frigintini si tengono infine vari eventi durante l’anno, tra cui i più importanti sono la rassegna agroalimentare “Gustando Frigintini” che si tiene ad Agosto, la Processione del Venerdì Santo del “Cristo Morto con l’Addolorata”, la solennità consacrata a “San Giuseppe Lavoratore” celebrata l’1 Maggio, e l’importante festa consacrata alla Patrona “Santa Maria Addolorata”, celebrata la Domenica limitrofa alla data del 15 Settembre.

Storia di Frigintini

L’area di Frigintini risulta essere popolata sin dal periodo protostorico, più precisamente il periodo dell’Età del Bronzo.

Ciò lo si deduce in base al rinvenimento di strutture abitative e adiacenti necropoli rupestri, risalenti in gran parte al periodo della cosiddetta “Civiltà di Castelluccio” (2300 – 1700 a.C.).

La maggior parte di questi siti archeologici, sono posti lungo le sponde del Torrente Prainito lungo quella nota più a valle come “Cava Paradiso” (Contrade Favarotta, Favarottella, Cozzo Rose, Spatacinta, Case Poidomani, Cozzo Tondo, Povere Donne, Gisira), e del Fiume Tellesimo lungo l’area di “Cava dei Servi” (aree di Cozzo di Manzio e Cozzo Croce).

Un’altra area funeraria composta da tombe rupestri, sempre del periodo castellucciano, è posta in località “Bosco della Gisira” a sudest di Frigintini, a poca distanza delle aree note come Cammaratini, Ciaceri e Cava Palombieri.

In quest’ultima cavità posta a nord di Frigintini, è stato rinvenuto un “dolmen” del medesimo periodo.

Sempre all’interno della Cava dei Servi vi sono varie necropoli rupestri risalenti all’età del bronzo, tra le quali citiamo quella di Cozzo di Manzio risalente al periodo castellucciano, e quella di Cozzo Croce riconducibile al periodo della civiltà “Pantalica I” (1270 – 1050 a.C.).

Passato il periodo protostorico durante il quale l’area frigintinese cominciò ad avere un’alta valenza agricolo – pastorale, in epoca greca questo territorio appartenne all’insediamento di “Motuka” (attuale Modica).

Nel 213 a.C. Motuka si alleò con Siracusa e Neas (odierna Noto) per respingere l’assalto dei romani capitanati dal console Marcello, che però nel 212 a.C. conquistò la città aretusea e tutti i suoi territori, incluso quello modicano.

Una versione storica redatta dall’istituto scolastico modicano “Carlo Amore” (per saperne di più clicca qui) narrerebbe dell’aiuto offerto ai soldati romani da parte di un tale “Merico”, che facilitò loro la conquista dell’attuale Modica.

Dopo di ciò, egli venne ricompensato dall’allora senato romano con la proprietà dei “Campi Furgentini”, ossia dell’attuale territorio di Frigintini.

Con molta probabilità non avvenne niente di tutto ciò, anche se l’area frigintinese “potrebbe” aver avuto degli insediamenti rurali di epoca romana, i quali sarebbero stati abitati anche nel primo periodo alto medievale (posteriore alla caduta dell’Impero Romano d’Oriente) coincidente con l’epoca della “Sicilia bizantina”.

I ruderi di questi insediamenti sarebbero stati identificati con alcuni cumuli identificati come i ruderi di edifici di tipo megalitico, posti sempre a ridosso delle aree solcate dal Torrente Prainito e del Fiume Tellesimo.

Vanno citati in particolare i ruderi posti presso le aree delle Contrade Scalonazzo, Saitta e Favarotta lungo il tratto iniziale del Torrente Prainito, e di Contrada Margione a sud del Fiume Tellesimo.

Sempre durante il periodo “bizantino”, queste aree compresero molti ipogei abitativi e funerari; questi ultimi formanti delle vere e proprie “catacombe”.

Tra essi citiamo innanzitutto l’area abitativa di tipo rupestre posta sul Cozzo di Manzio, lungo la Cava dei Servi.

Va detto che il toponimo completo della cavità è “Cava dei Servi di Dio”, e deriverebbe alla presenza di eremiti che sin dal periodo alto medievale vissero all’interno di queste caverne.

Altri siti di epoca bizantina sono posti lungo la cava del Torrente Prainito, in particolare lungo le aree di “Favarotta” in cui è posta la catacomba nota come “Grotta della Gatta Monaca”, presso il rilievo di “Cozzo Tondo” dove vi sono i ruderi di un edificio sacro con conci aventi iscrizioni in greco antico, e la “Grotta dell’Icona” di Cava Paradiso che fungeva sia da oratorio rupestre che da catacomba.

Un altro sito funerario è posto in Contrada Ciaceri; si tratta di una catacomba posta in una ramificazione del tratto iniziale della Cava Palombieri – Scalarangio, altra importante cavità posta al confine con i territori di Modica, Noto e Rosolini.

Quest’area era frequentata anche da comunità ebraiche, dato che all’interno della suddetta Cava Palombieri – Scalarangio, vi è posto un ipogeo sepolcrale sul cui ingresso vi è il graffito che raffigura una “Menorah”, ossia un candelabro a sette bracci simbolo della religione giudaica (altri siti simili sono stati rinvenuti presso la Cava Gisana in territorio modicano, e nella Cava Grande di Rosolini).

Dall’anno 827, cominciò la conquista araba della Sicilia capitanata da Asad ibn al Furat, durante la quale il territorio modicano venne appunto conquistato nel periodo compreso tra gli anni 844 e 845.

Il territorio frigintinese ovviamente appartenne agli arabi, e ciò lo si deduce dai “toponimi” di alcune contrade limitrofe.

Tra alcuni esempi citiamo “Cammaratini” che deriverebbe da “Kammarat” (taverna), “Favarotta” derivante quasi certamente da “Fawwara” (sorgente), Gisira che dovrebbe derivare da “Al Jazeera” (isola – promontorio) ecc…

Durante il periodo arabo, l’area frigintinese che nel frattempo venne compresa all’interno di un vasto “Feudo”, mantenne sempre funzioni prettamente agricolo – pastorali.

Sicuramente la resa di ciò che veniva coltivato aumentò grazie ad alcuni “miglioramenti” fondiari costruiti dagli arabi tra cui citiamo le “Gebbie” (serbatoi idrici), le “Senie” (impianti di sollevamento azionati mediante un meccanismo simile ad una ruota, posti nei pressi delle sorgenti sotterranee), e le “Saie” (condotte idriche).

Dopo la conquista normanna della Sicilia avvenuta tra il 1061 e il 1090, il Feudo di Frigintini appartenne molto probabilmente alla famiglia De Mohac assieme alla limitrofa area di Bussello.

Frigintini, con molta probabilità a partire dall’anno 1176 appartenne a quella che fu definita la prima “Contea” di Modica, retta appunto dal conte Gualtiero II De Mohac.

Quest’ultimo per aver sostenuto la candidatura a “Re di Sicilia” di Guglielmo III d’Altavilla, perse tutte le sue proprietà “modicane” a causa di colui che divenne sovrano dell’isola, Enrico VI di Svevia.

Durante le epoche “sveve” e “angioine”, il feudo appartenne sicuramente a nobili locali di cui l’ultimo fu il proprietario terriero Tommaso Pesce.

Durante il periodo della rivolta del “Vespri Siciliani” del 1282 che causò la successiva “Guerra del Vespro”, il territorio frigintinese viene citato ufficialmente per la prima volta.

Infatti la più antica documentazione riguardante Frigintini, o per meglio dire il suo “Feudo”, risale al 23 Gennaio 1300.

Si tratta di un “privilegio” dell’allora Re di Sicilia “Federico II d’Aragona”, in cui concedeva le terre di Frigintini e alcune aree limitrofe (come ad esempio l’attuale Contrada Rampolo) al nobile netino Bartolomeo Landolina, in quanto il sopracitato Tommaso Pesce fu ostile al sovrano.

Fu così che l’area frigintinese, che appartenne ad un ramo della famiglia dei baroni Landolina di Noto, fece parte del vasto territorio della città “capo vallo”.

Il territorio frigintinese appartenne poi al figlio Giovanni Landolina, che si trovò a fronteggiare nel 1348 la contesa tra i baroni “latini” di idee ghibelline e “catalani” legati alla dinastia aragonese, che fu uno degli ultimi atti della “Guerra del Vespro”.

La contesa, che imperversò in gran parte della Sicilia, vide coinvolta anche Noto e i suoi feudi tra cui anche Frigintini.

La famiglia Palizzi, alleata dei Chiaramonte e quindi dei “Conti di Modica” (famiglia Chiaramonte) facente parte della fazione dei “latini”, fece assaltare varie città siciliane appartenenti alle fazioni “catalane” tra cui figurava Noto.

Cominciò quindi un periodo di lotta tra le due fazioni, durante il quale il nobile Giovanni Landolina nel frattempo riconquistò Noto nel 1349, ma che comprese aspre battaglie lungo l’agro netino che compromisero le attività agricole e la sicurezza per gli insediamenti abitativi.

Per scongiurare ciò, il nobile netino nel 1356 fece costruire una fortezza militare presso l’odierna contrada di Castelluccio (in territorio di Noto), da cui prende appunto il nome.

In quel medesimo periodo, al largo delle coste catanesi vi fu la battaglia navale dello “Scacco di Ognina”, che rovesciò le sorti della guerra a favore dei “catalani” alleati degli aragonesi che vinsero la battaglia contro i “latini”, questi ultimi aventi come alleati gli Angiò di Napoli.

Nonostante ciò vi furono vari assalti tra cui quello del 1358 durante il quale morì Giovanni Landolina, che lasciò il feudo di Frigintini ai figli Bartolomeo e Vassallo.

Quest’ultimo morì prematuramente, e tutto il feudo assieme alle aree di Rampolo e Calcicera (area limitrofa a Rosolini) appartenne a Bartolomeo Landolina, in quale tramite lascito testamentario lo lasciò al figlio Muzio.

Nel frattempo mediante il trattato del 4 ottobre 1362, terminò la contesa tra “latini” e “catalani”, e dieci anno dopo col “Trattato di Avignone” ratificato il 20 agosto 1372, terminò la “Guerra del Vespro”.

Dopo questo lungo periodo di guerra, il barone di Frigintini Muzio Landolina che nel frattempo divenne segretario di Re Martino I d’Aragona (in carica dal 1391 al 1410), garantì tranquillità e prosperità al feudo frigintinese.

Ciò avvenne anche con i suoi successori.

Ma durante il secolo 1500 cominciò la rivalità dei Landolina con la famiglia nobile dei Deodato, la quale comportò vendette trasversali comprendenti danneggiamenti, furti e uccisioni di bestiame, ma anche linciaggi e omicidi.

L’ultima esponente della famiglia Landolina a possedere il feudo di Frigintini fu la giovane baronessa Eleonora, che acquisì il titolo in tenera età nel 1526.

A causa di una “disgrazia” la giovanissima baronessa morì ustionata in circostanze “non del tutto chiare”, e il titolo venne acquisito prima dal tutore Inguterra ma poi, in seguito all’uccisione del medesimo, passò alla sorella Bartolomea.

La nuova baronessa andò in sposa al nobile Giovanni Deodato, sancendo la pace tra le due famiglie.

Nonostante alcune rimostranze da parte di alcuni membri della famiglia Landolina, il feudo frigintinese che in seguito apparterrà ai Deodato, vide un nuovo periodo di prosperità tra la seconda metà del secolo 1500 e per buona parte del 1600.

Nel 1569 venne costruita la principale costruzione feudale avente funzione di “granaio”, posta in adiacenza del preesistente “castello”.

Nel periodo del terremoto dell’11 Gennaio 1693, con molta probabilità la costruzione subì dei danneggiamenti, ma ad oggi non è chiaro il numero di eventuali vittime tra coloro che dimoravano all’interno dell’area feudale.

Nel frattempo il sito dell’antica città Noto, che come ben si sa venne completamente distrutta dal suddetto sisma, venne abbandonato a favore di quello attuale sul Colle Meti; ciò comportò anche lo spostamento dei nobili sopravvissuti verso il nuovo insediamento urbano, e tra loro vi erano anche i Deodato.

Agli inizi del secolo 1700, la dinastia dei baroni di Frigintini stava per estinguersi in quanto non nacquero più eredi maschi.

Infatti nel 1718 Maria Deodato, la figlia dell’allora barone Bartolomeo, sposò il nobile Gaspare Trigona dei marchesi di Canicarao (feudo posto in prossimità di Comiso).

Fu così che Frigintini appartenne alla famiglia Trigona, la cui residenza è tuttora posta nella ricostruita Noto.

I marchesi nel 1765 completarono la residenza feudale, che divenne appunto nota come “Torre Trigona”.

Un’altra importante area feudale limitrofa a quella di Frigintini fu quella di Calamezzana, che a differenza del feudo frigintinese, appartenne da sempre al territorio di Modica essendo di proprietà dei baroni modicani Grimaldi.

Al centro di essa vi è tuttora la “Villa Calamezzana”, ossia la tenuta feudale a cui la limitrofa contrada faceva capo.

Il territorio frigintinese ingloba tuttora parte del feudo medievale di Bussello (posto tra i territori di Modica e Ragusa), che appartenne alle famiglie De Mohac, Giavanti e Impellizzeri.

Vanno citate infine la settecentesca “Torre Napolino” posta a sud di Contrada Calamezzana, e la tenuta aristocratica ottocentesca nota come “Villa Colombo” di Contrada Calanchi.

Nonostante l’abolizione della feudalità avvenuta nel 1812, la famiglia Trigona mantenne sempre il titolo di “Baroni di Frigintini”.

Durante il secolo 1800, Frigintini seguì il corso degli eventi storici che coinvolsero sia il comune di Noto a cui apparteneva, sia la vicina Modica.

L’ultimo vero “barone” di Frigintini fu Vincenzo Trigona – Impellizzeri, che ne ebbe la carica a partire dal 16 Ottobre 1891.

I suoi eredi cominciarono il processo di spartizione del feudo, che aveva assunto durante il secolo 1800 la funzione di “borgata rurale”.

A questo periodo risalirebbe la leggenda di “Crimintuzzu”, il bimbo ucciso all’interno di una chiesa posta in Contrada Scrofani, per ritrovare un ricco tesoro mediante un incantesimo.

Tralasciando gli eventi della prima metà del 1900 comprendenti le due guerre mondiali e la nascita della Provincia di Ragusa nel 1927, la comunità frigintinese che era (e tuttora è) composta in maggioranza da gente di origine modicana, sentì la necessità di essere “indipendente” da Noto.

Fu così che nel 1947 i frigintinesi chiesero all’allora (nonché primo) presidente della Regione Sicilia, Giuseppe Alessi, di fare in modo che il territorio limitrofo a Frigintini potesse staccarsi per appartenere alla più vicina Modica.

Ciò avvenne formalmente il 17 Maggio 1952, con il decreto mediante il quale i territori ad ovest del Fiume Tellaro dovevano appartenere alla Provincia di Ragusa.

A Modica toccarono i territori di Frigintini e di Montesano (che continuarono ad appartenere alla Diocesi di Noto), e Ragusa acquisì l’area nota come “San Giacomo”.

Durante gli anni 1960, 1970, 1980 e 1990, Frigintini ebbe un notevole sviluppo urbano, abbandonando di conseguenza la connotazione di “borgo rurale”.

Infatti il suo centro abitato divenne sede di una piccola ma interessante “area urbana”, la quale comprendeva ad oriente la suddetta “Torre Trigona”.

Questo edificio svolse per un periodo di tempo la funzione di edificio amministrativo e religioso della località, mentre oggi essa è in attesa di avere un nuovo ruolo di primaria importanza per la comunità frigintinese.

Ad essa poi si aggiunse il 2 Luglio 1925 la parrocchia avente sede nella neogotica Chiesa della Sacra Famiglia che venne consacrata al culto di “Santa Maria Addolorata” divenuta “Patrona di Frigintini”.

In epoca recente, più ad est venne costruita la moderna Chiesa di San Giuseppe Lavoratore.

Durante gli anni 1980, la comunità frigintinese inoltre balenò il proposito di creare un comune indipendente da Modica.

In occasione di ciò venne disegnato uno “stemma araldico”, il quale simboleggiava le lontane origini romane, il periodo nobiliare e una costruzione di pietra simboleggiante la “Torre Trigona”.

Ovviamente il progetto di rendere Frigintini un comune autonomo non andò in porto.

Oggi Frigintini è un’attiva parte integrante dell’area urbana di Modica e del suo territorio comunale, la cui economia prettamente agricola oggi è affiancata da varie attività economiche e ricettive, possedendo infine ottime potenzialità turistiche dovute agli edifici storici, alle bellezze naturalistiche e ai siti archeologici delle limitrofe contrade iblee.

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