Palazzolo Acreide, Parco Archeologico di Akrai

Palazzolo Acreide

Parco Archeologico di Akrai

Mappa del Parco Archeologico di Akrai


Mappa del Parco Archeologico di Akrai (per ingrandire la mappa clicca qui).

Cenni principali e storici sul Parco Archeologico di Akrai

A nord di Palazzolo Acreide presso l’area nota come “Piano Acre” sorgono le rovine dell’antica città greca di Akrai, fondata dai coloni siracusani nel 663 a.C. 

La zona archeologica della vecchia città di Akrai è raggiungibile dall’area della Piazza Acre tramite la Via Teatro Greco, a nord del quartiere storico di Piazza di San Michele (vedete la sezione riguardante il centro storico di Palazzolo per saperne di più).

I ruderi greci di Akrai sono posti su un rilievo montuoso chiamato Colle Acre (o Acremonte), di forma tronco conica e in parte interessato da costruzioni abitative nella sua parte meridionale, mentre a settentrione si affaccia sulla Valle dell’Anapo palazzolese e sulle contrade iblee limitrofe (Torre Iudica, Fontana Murata, Falabia, Poi, Fontana Botte ecc…) e chiamato anche localmente col nome “Muntalleriu”, praticamente il nome dato ai rilievi di questo tipo che sorgono in quasi tutta la zona iblea a ridosso di Palazzolo anche se questo viene considerato come il vero unico “Muntalleriu” (anche se alcuni palazzolesi chiamano con questo nome rilievi simili). Il “Muntalleriu” è famoso per avere una concrezione rupestre nota come “Mammelle di Lamia” simili a due seni femminili che le antiche popolazioni credevano fossero della semidea Lamia, che secondo i greci viveva molti secoli prima in questa montagna. Queste concrezioni rocciose sono poste a sud ovest della zona archeologica e sono visibili dalla S.P. 90 Palazzolo – Falabia – Castelluccio sotto le rovine della Necropoli di Torre Iudica (vedi l’omonimo link posto nel paragrafo riguardante il territorio ibleo di Palazzolo per saperne di più a riguardo).

Tornando a parlare dell’antica Akrai, di essa possiamo dire che forma il Parco Archeologico con rovine ellenistiche più importante della zona iblea della Sicilia sud orientale assieme al limitrofo quanto enigmatico sito di Casmene (che sorge presso il Monte Casale a pochi chilometri a nord di Palazzolo in territorio di Buscemi) e ai ruderi di un’altra città di montagna di medesima epoca nota come “Akrilliai” posta nei pressi di Chiaramonte Gulfi nel ragusano). Qui vi sono collocate le rovine dell’antica città greca di Akrai, fondata dai coloni greci provenienti dall’antica Siracusa (ovviamente dotata di un famoso ed interessante Parco Archeologico e di numerose rovine greche).


Le rovine del Teatro Greco di Akrai.

L’ingresso alla zona in cui sono poste le rovine è delimitato da un arco di pietra chiuso da una cancellata sopra cui vi è posta una targa riportante la descrizione del sito archeologico. Dall’ingresso si raggiunge subito l’area occupata dal Teatro Greco accanto al quale era collocato il “Bouleterion” ossia il luogo in cui si riuniva il consiglio dell’antica città. A sud vi sono le importanti Latomie dell’Intagliata e dell’Intagliatella, cave di pietra divenute poi aree funerarie in epoca paleocristiana. Da ammirare anche le grandi rovine di quello che era l’imponente Tempio di Afrodite (dea a cui era consacrata la città) oltre che di altre rovine come i resti dell’antica “polis”, della “Porta Selinuntina” (che fungeva da ingresso alla città) raggiunta dalla lunga via ellenistica che molto probabilmente era la principale strada dell’antica città acrense.


Le rovine del “Bouleterion”.


Bassorilievo posto nella “Latomia dell’Intagliatella”.


Tomba bizantina posta presso le Latomie di Akrai.

All’interno del perimetro in cui sorgeva Akrai vi sono altre rovine come quelle di un edificio a base circolare (terme oppure i resti di una costruzione bizantina?) e molto probabilmente di altre rovine che devono solamente essere riportate alla luce vista la vastità dell’area posta sotto vincolo archeologico. L’intera area archeologica è circondata da una bella strada panoramica da cui è possibile ammirare un ottimo panorama dell’alta Valle dell’Anapo e dei suoi centri limitrofi (Cassaro, Ferla e Buscemi) ma anche di buona parte delle colline iblee attorno a Palazzolo (in particolare quella di Contrada Torre Iudica in cui è collocata una grande Necropoli rupestre di epoca sicula).

 Fanno parte del sito archeologico di Akrai zone archeologiche esterne come la catacomba paleocristiana nota come “Grotta di Senebardo” posta nelle pareti occidentali del Colle Acre, la Latomia dei Templi Ferali in cui è posto un particolare tempio rupestre consacrato al culto dei defunti posto all’imbocco della S.P. 23 Palazzolo – Testa dell’Acqua – Noto (a sud ovest del sito di Akrai), e soprattutto il sito rupestre dei “Santoni”, un tempio rupestre piuttosto particolare ed enigmatico per la presenza di numerosi bassorilievi raffiguranti figure umane che raffiguravano numerosi dei ma che era consacrato al culto della “Magna Mater” ossia la dea Cibele che secondo i greci ed i romani creò l’intero mondo allora conosciuto.


La catacomba rupestre nota come “Grotta di Senebardo”.


I “Santoni”, uno dei siti più enigmatici della Sicilia.

Va detto infine che il sito di Akrai ospitò l’Eremo di Santa Maria di Gesù, che in seguito al terremoto del 1693 crollò, facendo si che i Frati Minori Osservanti si spostarono nell’attuale sito conventuale di Santa Maria Immacolata (posto all’inizio del Corso Vittorio Emanuele a poca distanza dalla zona archeologica di Akrai).

Oggigiorno il sito di Akrai è aperto interamente ai visitatori e, in estate ospita il Festival Internazionale dei Giovani in cui vengono recitate tragedie greche e varie commedie presso l’antico Teatro di Akrai (per saperne di più visitate il sito web www.festivaldeigiovanipalazzolo.it). Questa zona archeologica e le sue contrade limitrofe sono tuttora oggetto di vincolo archeologico e di scavi che vengono effettuati periodicamente, anche grazie alla partecipazione di università ed archeologi stranieri (in particolare dall’Università di Varsavia in Polonia, per informazioni più dettagliate visitate il sito www.akrai.uw.edu.pl). L’ingresso alle rovine dell’antica Akrai costa 4 euro (ridotto 2 euro).

Storia di Akrai

Akrai è stata la prima città costruita dai coloni siracusani nell’entroterra ibleo. Essa venne edificata intorno al 663 a.C. sul colle chiamato dai greci “Acremonte”, punto piuttosto alto scelto proprio per poter dominare strategicamente il territorio circostante. Comunque sia l’area era già frequentata dai Siculi anche grazie alla vicinanza col villaggio siculo posto poco più a sud presso le attuali zone della Torre Iudica e di Fontana Murata, contraddistinto da una vasta necropoli le cui tombe sono piuttosto simili a quelle del sito di Pantalica.

Dopo la sua costruzione, Akrai divenne ricca e splendida come la poco distante metropoli greca di Siracusa, anche se non superò la fama, il prestigio e la grandezza della città di Aretusa essendo così relegata al ruolo di piccola città montana. Comunque sia i siracusani fecero in modo che la città crescesse economicamente ma soprattutto militarmente perché la consideravano come “la città più importante per favorire l’espansione siracusana nell’entroterra siculo”. Difatti il sito in cui venne costruita Akrai non venne scelto a caso, visto venne edificata su di un colle da cui si gode tuttora di una vasta visuale sui territori limitrofi a Palazzolo Acreide.

Akrai si seppe difendere bene dagli attacchi dei Calcidesi (altri coloni greci che occuparono i territori a nord dell’attuale Provincia di Siracusa, tra cui anche il territorio di “Leontinoi”, l’attuale Lentini), dei Siculi (guidati dal condottiero netino Ducezio), dei Cartaginesi e dei Mamertini (popolazioni sicule che abitavano le attuali Province di Palermo e Messina); ma non seppe contrastare l’espansione Romana guidata dal Console Marcello, che nel 212 a.C. assoggettò Siracusa e tutti i suoi domini sotto Roma. Il nome “Akrai” allora venne latinizzato dai Romani in “Acre”.

I Romani, proprio come i loro predecessori siracusani, fecero in modo che la città acrense mantenesse le mansioni di maggiore avamposto strategico militare della zona montana aretusea. Di conseguenza la città divenne ancor più ricca e florida.

Dopo la fine dell’Impero Romano l’antica città di Akrai venne occupata dai Bizantini. Loro evangelizzarono le popolazioni circostanti tramite gli “Oratori rupestri” sparsi tuttora per le contrade intorno a Palazzolo (in particolare presso le zone di Bibbinello, Pianette e Santa Lucia di Mendola queste ultime due in territorio di Noto ma limitrofe alle zone palazzolesi). Con la distruzione araba, avvenuta nel 827 d.C, l’antica città di Akrai venne abbandonata a se stessa poiché venne edificata la città che sarebbe divenuta l’attuale Palazzolo.

Durante i secoli successivi (buona parte del medioevo, del 1400, 1500 e 1600) molti edifici abbandonati sprofondarono nel sottosuolo per via del degrado a cui erano lasciati, ma anche a causa di numerosi sismi, tra cui quello che nel 1693 sconvolse l’area del Val di Noto seminando distruzione e morte anche a Palazzolo. Ma l’area del sito acrense non era del tutto abbandonata poiché intorno al 1400 – 1500 venne edificato l’Eremo di Santa Maria di Gesù dei Frati Osservanti, crollato anch’esso durante il sisma del 1693.

Nei primi anni del 1800 a ricostruzione quasi avvenuta dell’attuale Palazzolo, il Barone Gabriele Iudica dopo un’accurata ricerca storica riguardante l’antica Akrai, finanziò gli scavi che riportarono alla luce i resti di questa città greca e numerosi reperti archeologici come vasellame, statue e monete conservati sia al Museo Archeologico di Siracusa, sia nella Collezione Iudica che verrà esposta al Palazzo Cappellani, futuro Museo Archeologico.

Oggi il Parco Archeologico di Akrai è considerato come uno dei più importanti della zona iblea della Sicilia sud orientale assieme al limitrofo sito di Casmene (tra Buscemi e Giarratana).

 Bisogna dire che gli studi e gli scavi attorno alle rovine di Akrai sono tutt’altro che conclusi, poiché secondo gli attuali studiosi l’intero sito archeologico acrense e soprattutto le contrade limitrofe continuano a nascondere altri segreti, che giacciono nel sottosuolo o in qualche angolo inesplorato di qualche cava iblea limitrofa, in attesa di essere svelati; anche per questo l’intera area di Akrai e alcune zone limitrofe sono sotto vincolo archeologico.

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