Acate, Festa di San Vincenzo Martire

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Acate

Festa di San Vincenzo Martire

La festa consacrata a “San Vincenzo Martire” celebrata ad Acate è una delle più importanti festività religiose della Provincia di Ragusa per via dei suoi riti sacri ma anche per le sue vivaci tradizioni popolari che allietano la cittadina acatese dalla terza Domenica dopo Pasqua (ricadente di solito tra Aprile e Maggio) in poi, corrispondente all’inizio del periodo di venerazione al “Santo Martire”.

La “festa” vera e propria comprendente la Processione del Simulacro che raffigura il “Martire Protettore di Acate” ricade la quarta Domenica dopo Pasqua, venendo celebrata nuovamente otto giorni dopo con la solennità dell’Ottava con cui si concludono del tutto i festeggiamenti.

Questa ricorrenza viene appunto considerata come la principale festa acatese anche più di quella del Patrono “San Biagio Martire”, proprio per la fervente devozione degli acatesi verso “San Vincenzo”, il cui corpo viene venerato proprio nella loro città venerato nella sua Chiesa collocata in adiacenza al “Castello Biscari”.

Fino al 2008 si teneva in concomitanza con i festeggiamenti anche la corsa ippica nota come “Palio di San Vincenzo” in cui assieme ai cavalli gareggiavano i migliori fantini della Provincia di Ragusa (e delle aree limitrofe di Gela, Niscemi, Mazzarrone, Caltagirone ma anche dal catanese e dal siracusano).

La festa comunque sia è tuttora caratterizzata da mercatini popolari, sfilate folcloristiche, concerti musicali e dagli immancabili fuochi d’artificio.

Storia di “San Vincenzo Martire” e origine del suo culto acatese

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La storia del corpo di “San Vincenzo Martire”, del motivo principale perché è stato scelto e portato a Acate e soprattutto “a chi appartengono veramente” i resti ossei di questi corpo venerato con molta fede dagli acatesi sono ancora oggi un grande mistero di cui vi sono poche certezze e parecchi punti interrogativi, ma che in base ad un “miracolo” avvenuto nel 1863 quando ad Acate si sviluppò un’epidemia di colera che cessò quando gli acatesi si appellarono al “Santo” esposto presso la chiesa adiacente al Castello Biscari.

In seguito a questo presunto evento “miracoloso”, “San Vincenzo” venne proclamato dal popolo “Santo Protettore di Acate” venendo sin da allora venerato con molta devozione dagli acatesi.

Il corpo di “San Vincenzo Martire” venerato ad Acate non appartiene ad un “Santo” locale, ma venne donato alla cittadina nel 1702 in seguito alla richiesta dei Principi Paternò – Castello di avere un “corpo santo” da venerare nella chiesa abbaziale limitrofa alla dimora di famiglia, il Castello Biscari.

Così l’allora Principe Vincenzo Paternò – Castello mandò una richiesta al pontefice di allora, Papa Clemente XI, per ottenere il corpo di uno dei tanti “Martiri” tumulati presso le Catacombe Vaticane da poter venerare presso la ricostruita chiesa, in modo da donare un vero e proprio “Santo” all’allora Biscari.

Il Papa acconsentì e invitò il principe a Roma, nelle cui Catacombe Vaticane poteva scegliere quale “corpo” portare con se.

Vi erano diversi corpi di “Martiri” ma, secondo una leggenda locale, improvvisamente uno scheletro alzò un braccio attirando l’attenzione dei principi che, videro il nome “Vincenzo” impresso presso il suo sarcofago aperto; per cui capirono che il “corpo santo” che voleva essere portato con se a Biscari era proprio di questo “San Vincenzo” che, venne immediatamente (e oltretutto frettolosamente) scambiato per “San Vincenzo di Saragozza” Diacono e Martire.

Quest’ultimo “Santo” era un diacono di origine spagnola nato presso Huesca (una cittadina spagnola sui Pirenei) negli ultimi decenni del 200 d.C. che sarebbe stato martirizzato nel 304 d.C. nell’attuale città di Valencia per volere del prefetto Daciano nel periodo delle persecuzioni contro i cristiani ordinate dall’imperatore Diocleziano.

Del “Santo Spagnolo” si sa che era figlio di nobili origini (suo padre Eutichio era un console mentre sua madre Enola era una cosiddetta “Matrona” ossia donna della nobiltà del periodo romano) che molto probabilmente erano cristiani. Difatti loro affidarono la sua educazione a Valerio, Vescovo di Saragozza (divenuto poi in seguito “San Valerio Martire”).

Grazie alla sua intelligenza e alla sua profonda religiosità Vincenzo ricoprì la carica di arcidiacono (ossia aiutante del vescovo) e in molte occasioni predicarono apertamente la dottrina cristiana.

Per questo vennero arrestati e condotti a Valencia per ordine di Daciano in seguito all’editto dell’imperatore Diocleziano in cui i cristiani dovevano essere arrestati e, se non ripudiavano la loro fede, condannati a morte.

Dopo l’arresto Valerio e Vincenzo confermarono di essere cristiani rifiutando la proposta di Daciano di abbandonare la loro fede per avere salva la vita. 

Daciano quindi ordinò l’esilio di Valerio (che morì nel 315 molto probabilmente martirizzato anche lui) e si concentrò sul giovane Vincenzo cominciando ad infliggergli tremende torture.

Al giovane iniziarono dapprima a slogargli e a spezzargli le ossa, poi venne infilzato con ganci appuntiti e lasciato sospeso su di essi.

Nonostante quest’ultima atroce tortura Vincenzo disse queste parole a Daciano “Tu mi fai proprio un servizio da amico perché ho sempre desiderato suggellare con il sangue la mia fede in Cristo. Vi è un altro in me che soffre, ma che tu non potrai mai piegare. Questo che ti affatichi a distruggere con le torture è un debole vaso di argilla che deve ad ogni modo spezzarsi. Non riuscirai mai a lacerare quello che resta dentro e che domani sarà il tuo giudice”.

Il prefetto ascoltato ciò decise di sottoporre Vincenzo al supplizio della graticola facendolo bruciare vivo.

Vedendo che ciò non funzionava decise un’ultima volta di persuaderlo “con le buone”, prima di rinchiuderlo in una cella il giovane futuro martire, lasciandolo moribondo su un letto cosparso con schegge di ceramica appuntite sul quale il giovane morì.

Si dice che sul punto di morire quelle schegge si sarebbero trasformate in fiori e che il corpo del giovane moribondo sarebbe poi stato circondato da una luce.

La guardia che vide tutto ciò si convertì al cristianesimo.

Il corpo di Vincenzo venne gettato presso un bosco ma venne raccolto da alcuni suoi discepoli che lo vegliarono, fino a quando Daciano non trovò il cadavere del giovane e lo gettò in mare, venendo quest’ultimo raccolto ancora una volta in maniera miracolosa da una coppia di anziani coniugi che diede al cadavere una degna sepoltura in un luogo ignoto.

In seguito all’approvazione del Cristianesimo come “Religione Ufficiale” dell’impero da parte di Costantino il Grande, venne eretta a Valencia una chiesa in onore del “Santo Martire” in cui venne posto il suo corpo.

Alla fine dell’Impero Romano, probabilmente in seguito all’invasione saracena della Spagna, il corpo del “Santo” venne disseppellito e portato via mare in Portogallo (si dice da una nave vegliata da due corvi) e collocato presso la Cattedrale di Lisbona.

Il suo culto liturgico ricade il 22 Gennaio.

Questa è la storia del più noto “San Vincenzo Martire” a cui vengono attribuite le ossa esposte ad Acate; ma se il corpo è a Lisbona le ossa esposte ad Acate a chi appartengono?

E inoltre vi sarebbero altri corpi attribuiti a vari “San Vincenzo Diacono e Martire” esposti in varie città italiane (di cui Torino, Roma, Napoli e in Sicilia vi è un “San Vincenzo” esposto presso Geraci Siculo in Provincia di Messina) e spagnole.

Un’altra ipotesi era quella che il “San Vincenzo” acatese fosse un “Crociato” ossia un soldato di origine turca che abbandonò la fede musulmana per passare a quella cristiana combattendo per i crociati in Terra Santa intorno all’anno 1000, ma che sarebbe stato ucciso dal padre per aver abbandonato la fede islamica.

Il corpo del soldato sarebbe poi stato portato a Roma e seppellito presso le Catacombe Vaticane venendo venerato come “Martire”.

Ma recenti studi scientifici, medici e storiografici hanno del smentito l’ipotesi di una probabile origine turca del “Santo”.

Le ossa apparterrebbero ad un giovane di sesso maschile vissuto durante l’epoca in cui Diocleziano era Imperatore dell’Impero Romano (e quindi del “San Vincenzo Martire” martirizzato in Spagna) che effettivamente ha subito numerose torture.

Gli esami effettuati sullo scheletro condotti all’Ospedale di Vittoria nel Maggio del 2005 confermano ciò evidenziando la presenza di danni ossei molto gravi sul cranio e di numerose fratture che i tessuti ossei avrebbero subito in seguito ad atroci torture, oltre a tracce di bruciature e ustioni provocate da un forte calore (corrispondenti quasi del tutto alle torture subite dal “Santo Spagnolo” indicate in precedenza).

Oltretutto l’esame al carbonio condotto su alcuni frammenti ossei attesterebbe con relativa precisione l’età dei resti all’epoca dell’imperatore Diocleziano.

Inoltre mancherebbero parecchie ossa allo scheletro (corrispondenti a molte reliquie sparse in Italia, Spagna e Portogallo), a sua volta sostenuto da una sbarra di ferro posta tra il cranio e l’osso sacro, da cui partono una serie di fili metallici che tengono insieme le restanti ossa oltre al vestito che le ricopre (per saperne di più clicca qui).

Molto probabilmente sottoponendo il cranio del santo ad esami molto più moderni ed approfonditi ed analizzando i suoi segmenti centimetro per centimetro potremmo addirittura avere la ricostruzione di quello che potrebbe esser stato il suo “vero volto” (ciò è avvenuto con il cranio di “San Corrado Confalonieri”, venerato a Noto in Provincia di Siracusa).

In base a tutti questi studi (che molto probabilmente proseguono) questo scheletro venerato nella cittadina di Acate potrebbe essere davvero il corpo appartenuto al famoso Diacono martirizzato in Spagna che, invece di essere portato a Lisbona è stato tumulato a Roma?

O è un altro “Vincenzo” di cui non si sa il luogo di nascita e che venne martirizzato chissà dove (magari nella stessa Roma? dato che i cristiani che venivano torturati ed uccisi erano moltissimi in quel periodo, e tutti venerati come “Santi Martiri”).

Questo non si sa con precisione, ma quello che è certo e che è stato poi portato ad Acate per essere venerato molti secoli dopo, per “volontà divina” o per “semplice casualità”; anche se molto probabilmente la vicenda dello scheletro che alza il braccio quando passano i Principi di Biscari è chiaramente frutto della fantasia popolare.  

Un’altra “leggenda” o per meglio dire “diceria popolare” che vede protagonista il “Santo Protettore di Acate” risale a prima dell’arrivo delle sue ossa nella cittadina e che ha per protagonista la moglie di uno dei principi di Biscari, che scoprì il marito mentre la tradiva con una serva.

Il marito dall’alto della sua posizione nobiliare era “intoccabile” e ad avere la peggio fu la serva, che venne prima cosparsa di miele per attirare vari insetti ed essere punta, e che in seguito a ciò venne murata viva in una stanza del castello (molto probabilmente presso i sotterranei posti sotto il cortile del castello).

A nulla servirono le implorazioni e le grida della serva che morì di stenti.

Dopo la morte della ragazza, la principessa cominciò a sentirsi in colpa e ad addolorarsi sempre di più molto probabilmente cadendo in depressione.

Il marito a sua volta chiese aiuto al prete del paese che li inviò a Roma dal Papa.

Dopo qualche tempo il Papa accettò di ricevere la principessa colpevole di questo delitto e di assolverla dal peccato, ma per benedire le mura del castello in cui è successa questa disgrazia consigliò lei di costruire una chiesa attaccata alla loro dimora (il Castello Biscari), consacrarla e di collocare all’interno di essa il corpo di un “Santo Martire” da venerare in maniera perpetua.

Nel castello vi era già posta una piccola Cappella, che però venne effettivamente ampliata ed elevata al ruolo di “Abbazia” nel 1643.

La principessa, accompagnata dal consorte, ora doveva scegliere quale “Martire” portare a Biscari (odierna Acate) e venne condotta dal Papa presso le Catacombe Vaticane dove ancora vi erano tumulati i resti di alcuni “Martiri”.

Vennero scoperchiati molti sepolcri contenenti corpi ormai scheletriti o pochi frammenti ossei e i principi erano indecisi su quale scegliere, quando ad un tratto videro uno scheletro alzare improvvisamente il braccio attirando la loro attenzione.

Andarono presso il sepolcro in cui era tumulato trovando un corpo quasi intatto (seppur scheletrito) con sopra indicato il nome “Vincenzo”.

Capirono subito che il “Santo” in questione voleva essere portato con loro per espiare le loro colpe e, dopo aver fatto costruire un’urna di cristallo, ricomposero il corpo vestendolo con un elegante vestito principesco e lo collocarono dentro di essa portandolo con loro per collocarlo li dove tuttora possiamo ammirarlo. Sul suo volto scheletrito non è stata messa nessuna maschera, ma solo un velo di colore chiaro.

Ovviamente la storia della serva imprigionata e lasciata morire non è assolutamente vera e non si sa né chi fossero i principi, neanche il Papa in questione, per non parlare del periodo in cui avvenne tutto ciò trattandosi di una diceria popolare.

Il tutto ovviamente ad eccezione della scelta del “Martire”, che invece è un dato di fatto visto che i Principi di Biscari volevano ingrandire la cappella del Castello Biscari (inizialmente consacrata a “San Giuseppe”) collocando all’interno di essa il corpo di un santo da venerare.

Prima del terremoto dell’11 Gennaio 1693 la chiesa di fianco al castello venne ingrandita e come detto prima elevata al ruolo di “Abbazia” nel 1643 (con residenza dell’Abate e dei monaci, molto probabilmente benedettini, nell’edificio posto di fronte ad essa di cui oggi resta il portico d’ingresso posto in Via San Giuseppe).

Ma solo dopo il sisma il corpo di “San Vincenzo” venne scelto a Roma dal principe Vincenzo II Paternò – Castello per concessione del Papa Clemente XI e collocato di conseguenza dentro la chiesa abbaziale ricostruita nel 1727 e riconsacrata appunto a “San Vincenzo Martire”.

Gli acatesi cominciarono fin da subito a venerare il “Santo” ponendo numerosi doni floreali sotto la nicchia in cui è posta l’urna che contiene le sue ossa anche se una festa vera e propria non veniva celebrata.

La devozione vera e propria verso il “Santo Martire” ebbe inizio solo nella seconda metà del 1800, quando ad Acate (e in misura minore anche nella vicina Vittoria) scoppiò nell’anno 1863 una terribile epidemia di colera che fece molte vittime e compromise la salubrità del centro abitato e delle sue zone limitrofe.

Gli acatesi chiesero la grazia proprio a “San Vincenzo” per far si che la grave epidemia cessasse.

Dopo le preghiere rivolte al “Santo” l’epidemia man mano cessò e gli acatesi gridarono ovviamente al miracolo, proclamando “San Vincenzo” come loro “Protettore”.

Da allora il “Santo Martire” viene venerato ogni anno con molta devozione dal popolo acatese dalla terza Domenica dopo Pasqua in poi (molto probabilmente il periodo in cui avvenne il miracolo sopracitato) e oltretutto venne costruita anche una statua che raffigurasse il “Santo Protettore” con sembianze giovanili da poter venerare e portare in Processione durante i festeggiamenti in suo onore.

Ovviamente molti acatesi sostenevano (e sostengono tuttora) di aver ricevuto anche tante altre “grazie” dal santo in questione.

Nacque così la festività in onore di “San Vincenzo Martire”, il misterioso “Santo” che però viene venerato con assoluta devozione dal popolo acatese e che in maniera vivace lo osanna fino ai giorni nostri.

I festeggiamenti compresero anche una sentita gara ippica, il cosiddetto “Palio di San Vincenzo” in cui presso il Corso Indipendenza si svolgevano gare ad eliminazione, con premiazione finale durante la Domenica in onore del “Santo Protettore” (usanza abolita del tutto dal 2009).

Oggigiorno il culto in onore di “San Vincenzo Martire” è molto sentito da parte degli acatesi che festeggiano il loro “Protettore” con vivace devozione, mentre nel frattempo si continuano a studiare sia il suo corpo scheletrito, sia la documentazione storica che lo riguarda per riuscire ad ottenere più informazioni necessarie su chi sia veramente il “San Vincenzo” venerato con fervore presso Acate.

Va detto infine che “San Vincenzo (di Saragozza)” in Sicilia è venerato anche ad Adrano (CT), mentre in molte altre chiese siciliane vi sono esposti anche altri corpi di “Santi” martiri e no provenienti da Roma (molti dei quali però coperti da una maschera di cera o altri addirittura “incorrotti”) di cui quelli di “Sant’Ilaria Martire” posto a Giarratana (RG) presso la Chiesa di San Bartolomeo, di “San Leonzio” e “San Franzo” collocati a Noto (SR) presso le Chiese di San Corrado di Fuori e della Madonna della Scala, di “Sant’Urbano Martire” collocato nella Chiesa di San Sebastiano a Palazzolo Acreide (SR), e di “San Pio” posto presso la Chiesa Madre di Buscemi (SR) per citarne alcuni.

[riduci]

Il “Palio di San Vincenzo”

Nei giorni consacrati al “Protettore di Acate” si teneva il “Palio di San Vincenzo”, gara ippica che iniziava in concomitanza col primo giorno del “Triduo di Preparazione” alla festa (quarto Giovedì dopo Pasqua) e si teneva tutti i giorni fino alla Domenica della festa.

Questa gara commemorava l’arrivo a cavallo delle ossa di “San Vincenzo Martire” che vennero portate via mare da Roma alla Sicilia sbarcando a Scoglitti (frazione di Vittoria) e portate in trionfo ad Acate seguite dai Principi Paternò – Castello e da molti acatesi che seguirono l’urna a cavallo.

Per commemorare questo evento si decise di organizzare un vero e proprio “Palio” formato da corse di cavalli suddivise in varie gare che si tenevano presso il Corso Indipendenza venendo precedute alle ore 15.30 con la folcloristica sfilata di gruppi in costume d’epoca che comprendevano bande musicali, sbandieratori e cavalieri.

Le gare cominciavano il Giovedì del Triduo alle ore 16.00 con la gara a cronometro in cui i cavalli più veloci si classificavano alle gare eliminatorie del Palio, che si tenevano il Venerdì e il Sabato rispettivamente alle ore 17.15 e 17.30.

La gara finale del Palio di San Vincenzo si teneva la Domenica della festa e comprendeva le semifinali alle ore 17.30 e la tanto attesa finale alle ore 19.00 dopo la quale il cavallo vincitore del palio ed il suo fantino venivano portati in trionfo e giustamente premiati.

L’ultima edizione del “Palio di San Vincenzo” si è tenuta nel 2008; dal 2009 in poi questa gara è stata abolita con la disapprovazione di molti acatesi che si augurano di un ritorno di questa tradizione (cosi come è avvenuto a Floridia in Provincia di Siracusa col “Palio dell’Ascensione”, abolito da diversi anni ma poi ripristinato).

Va comunque detto che in sostituzione di esso si tengono sfilate a cavallo di cavalieri in costume d’epoca settecentesca, gruppi folcloristici, artisti di strada, bande musicali e sbandieratori.

La Festa Liturgica di “San Vincenzo Martire”

I riti liturgici in onore di “San Vincenzo” (22 Gennaio)

Il 22 Gennaio di ogni anno ricorre la Festa Liturgica in onore di “San Vincenzo di Saragozza” (a cui viene accostato il corpo esposto presso la Chiesa di San Vincenzo ad Acate) in cui si commemora il suo martirio.

I riti iniziano col consueto Triduo di Preparazione che inizia il 19 Gennaio prima con la Messa presso la Chiesa di San Vincenzo delle ore 18.00 a cui segue la svelata del Simulacro che raffigura il “Santo Martire” tra applausi e invocazioni, oltre a solenni Messe che si tengono il 20 e il 21 Gennaio alle ore 18.00 sempre nella suddetta chiesa.

Il 22 Gennaio presso la Chiesa di San Vincenzo si tiene la solennità liturgica con una solenne Messa alle ore 18.00 a cui parteciperanno molti devoti.

Al termine della funzione viene velata la statua del “Santo Martire” che verrà però svelata nel periodo della grande festività esterna che si tiene la quarta Domenica dopo Pasqua.

La serata (a seconda del programma) termina con vari eventi parrocchiali.

La Festa Esterna in onore di “San Vincenzo Martire”

La “Svelata di San Vincenzo” (terza Domenica dopo Pasqua)

I riti in onore di “San Vincenzo Martire” iniziano la terza Domenica dopo Pasqua con la “Svelata” del Simulacro del “Protettore di Acate”.

Alle 19.00 presso la Chiesa di San Vincenzo si tiene una solenne Messa seguita da molti fedeli che desiderano onorare il Simulacro, che viene svelato al termine della funzione tra applausi e grida di invocazione, dando ovviamente onore anche alle spoglie del “Martire”, perennemente esposte sull’Altare Maggiore della chiesa.

Inizia così il periodo di festa in onore del “Martire Protettore di Acate”.

Il Triduo in onore di “San Vincenzo”, la “Sfilata a Cavallo”, la “Vigilia della Festa” e l’inizio della “Fiera Mercato di San Vincenzo” (quarto fine settimana dopo Pasqua)

Il quarto Giovedì dopo Pasqua comincia il solenne Triduo di Preparazione ai festeggiamenti in onore di “San Vincenzo” che comprende solenni Messe presso la Chiesa in cui sono esposte le ossa del “Santo Martire” celebrate alle ore 08.30 e 19.00.

Di solito in questa giornata vengono montate le artistiche luminarie che illuminano la città nel suo periodo di festa.

Il secondo giorno del Triduo (Venerdì) di mattina viene celebrata la Messa delle ore 08.30. Nel pomeriggio alle ore 17.00 inizia la vivace sfilata di figuranti in costumi d’epoca a cavallo (curata dall’associazione “I Cavalieri di Biscari”) con esibizione musicale itinerante della banda musicale acatese.

La sfilata percorre il Corso Indipendenza e varie strade cittadine per poi arrivare presso Piazza Libertà.

Alle ore 19.00 si tiene la solenne Messa presso la Chiesa di San Vincenzo.

Alle ore 21.00 presso la Piazza Libertà si tiene uno spettacolo musicale curato da artisti locali che termina a tarda serata.

Il terzo giorno del Triduo, ossia il “Sabato di Vigilia” della festa vi è sempre la Messa mattutina delle ore 08.30 presso la Chiesa di San Vincenzo.

Di pomeriggio alle ore 16.30 si tiene sempre la sfilata a cavallo con costumi d’epoca accompagnata dalla banda musicale per le principali vie cittadine percorrendo sempre il Corso Indipendenza fino alla Piazza Liberta.

Nel frattempo viene allestita la cosiddetta “Fiera Mercato di San Vincenzo” comprendente un animato mercatino di bancarelle in cui vari ambulanti vendono la loro merce (vestiti, stoviglie, prodotti tipici ecc…) a coloro che partecipano ai festeggiamenti acatesi in onore del “Martire”.

Alle ore 19.00 presso la Chiesa di San Vincenzo viene celebrata la Messa della Vigilia in onore del “Martire” venerato nella cittadina acatese con la partecipazione di molti devoti.

Alle ore 21.00 vi è l’esibizione musicale curata da artisti locali, a cui seguirà alle ore 22.00 uno spettacolo curato da artisti famosi italiani che termina a serata inoltrata.

Nel frattempo gli acatesi attendono l’arrivo della Domenica in cui ricade la festa consacrata a “San Vincenzo Martire”.

La Festa in onore di San Vincenzo (quarta Domenica dopo Pasqua)

I Riti Mattutini; le solenni Messe e la Sfilata mattutina dei Gruppi Folcloristici

Nelle prime ore del mattino la cittadina di Acate si sveglia con lo sparo di colpi di cannone che annunziano l’arrivo della tanto attesa festa in onore di “San Vincenzo Martire”.

Alle ore 08.00 viene celebrata la prima Messa in onore del “Santo Martire” presso la Chiesa di San Vincenzo.

Alle ore 09.30 inizia la vivace sfilata mattutina di vari gruppi folcloristici provenienti dalla Provincia di Ragusa ma anche da altre aree della Sicilia (in particolare dalle limitrofe zone di Siracusa, Catania e Caltanissetta), accompagnati dai “Cavalieri di Biscari” e dalla locale banda musicale, che attraverserà il Corso Indipendenza per arrivare poi presso la Piazza Libertà in cui si esibiranno alle ore 10.30 circa.

Alle ore 10.00 e 11.00 si terranno solenni Messe di cui la prima celebrata nella Chiesa Madre di San Nicola e la seconda in quella di San Vincenzo, entrambe seguite da molti fedeli.

Dopo la seconda esibizione dei gruppi folcloristici in Piazza Libertà (ore 12.30 circa), uno sparo di fuochi artificiali conclude i riti mattutini in onore di “San Vincenzo Martire”.

I Riti Serali; la Sfilata pomeridiana e la Processione di “San Vincenzo”

Dopo la festosa mattinata, iniziano i riti serali in onore di “San Vincenzo”.

Alle ore 16.00 si tiene la seconda sfilata dei gruppi folcloristici accompagnati dai “Cavalieri di Biscari” e dalla banda musicale acatese che si tiene lungo il Corso Indipendenza terminando poi in Piazza Libertà.

Nel frattempo presso la Chiesa di San Vincenzo si tiene la prima Messa pomeridiana.

Alle ore 18.30 sempre presso la Chiesa di San Vincenzo si tiene la seconda Messa pomeridiana che è quella più seguita essendo la più solenne dato che precede la Processione del Simulacro che raffigura “San Vincenzo Martire”.

 Al termine della Messa i portatori preparano il Simulacro apprestandosi ad uscire in Processione per le vie di Acate.

Alle ore 20.00 un vivace scampanio e lo sparo di fuochi d’artificio salutano l’uscita dalla Chiesa del Simulacro di “San Vincenzo” seguito da un alto numero di fedeli. 

A metà percorso il “Santo” viene preso e portato a spalla da molti devoti volontari che, con molta fatica (sciogliendo nel frattempo anche un “voto”), conducono il “Santo Protettore” per le strade della loro cittadina fino al rientro in chiesa. 

La Processione percorrerà buona parte del centro storico cittadino (il tragitto cambia quasi ogni anno) mentre il “Santo” verrà portato a spalla dal Corso Indipendenza fino alla Piazza Giacomo Matteotti dove avviene il toccante “Giro della Piazza” del Simulacro, che poi verrà condotto tramite la Via Umberto I presso Piazza Libertà e da qui, tramite Via San Giuseppe, percorre l’ultimo tratto della Processione fino alla Piazza San Vincenzo.

Qui avviene il rientro del Simulacro di “San Vincenzo” salutato da uno stupendo spettacolo pirotecnico.

Dopo i fuochi la serata prosegue con spettacoli di vario tipo.

L’Ottavario della Festa di San Vincenzo 

L’inizio dell’Ottavario e la fine della “Fiera Mercato di San Vincenzo” (Lunedì dopo la quarta Domenica di Pasqua)

L’indomani della Festa di San Vincenzo comincia il solenne “Ottavario” ossia gli otto giorni che precedono la cosiddetta “Ottava” con cui si concludono del tutto i festeggiamenti in onore di “San Vincenzo Martire”.  In concomitanza con l’inizio dell’Ottavario, il Lunedì vi è la conclusione della cosiddetta “Fiera Mercato di San Vincenzo”, salutata da uno spettacolo musicale curato da artisti locali che si tiene presso Piazza Libertà alle ore 21.00. 

Nei restanti giorni dell’Ottavario vengono celebrate solenni Messe presso le Chiese di San Nicola e di San Vincenzo..

L’Ottava della Festa di San Vincenzo e la conclusione dei festeggiamenti (Quinta Domenica dopo Pasqua)

Alla fine degli otto giorni posteriori ai festeggiamenti sopracitati, la quinta Domenica dopo Pasqua ricade l’Ottava della Festa di San Vincenzo con cui si concludono del tutto i riti in onore del “Protettore di Acate”.

La mattina vengono celebrate solenni Messe presso la Chiesa Madre di San Nicola di Bari alle ore 08.00 e 10.00, mentre alle 11.00 la funzione si tiene presso la Chiesa di San Vincenzo.

Nel pomeriggio presso la Chiesa di San Vincenzo si tiene alle ore 19.00 la Messa serale che precede la Processione finale del Simulacro di “San Vincenzo”.

La statua esce in Processione alle ore 20.00 salutata da scampanii e fuochi d’artificio seguita da un buon numero di fedeli percorrendo da Piazza San Vincenzo le Vie San Giuseppe, Carmelo, Ruggero Settimo, Corso Indipendenza, Piazza Giacomo Matteotti, Umberto I e Roma, Archimede tornando in Piazza San Vincenzo in cui avverrà il rientro in chiesa.

Dopo il rientro in chiesa, la statua di “San Vincenzo Martire” viene ricollocata nel suo Altare che viene velato tra gli applausi e le invocazioni dei devoti che potranno venerarlo in occasione della festa liturgica di Gennaio.

Terminano così i vivaci festeggiamenti acatesi in onore di “San Vincenzo Martire”.

Per informazioni più dettagliate visitate le pagine facebook della Chiesa di San Nicola di Bari e della Festa di San Vincenzo.

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