Artigianato del ragusano, L’Asfalto ragusano e la sua lavorazione

Artigianato del ragusano

L’Asfalto ragusano e la sua lavorazione

Cenni sull’asfalto ragusano

Le miniere di asfalto delle Contrade Castelluccio e Streppenosa erano le seconde più ampie della Provincia di Ragusa, precedute dai giacimenti delle Contrade Tabuna e Balatelli (a sudest del capoluogo Ragusa); ad esse si aggiungeva un piccolo giacimento presso Vittoria e un’altra miniera di asfalto posta a Vizzini in Provincia di Catania, ma poco lontana dal territorio ragusano. La presenza di pietra pece (o pietra asfaltica), di colore grigio scuro in quanto la sua formazione la si deve alla presenza di giacimenti petroliferi posti lungo la valle solcata dal Fiume Irminio (questa pietra si presenta oleosa venendo utilizzata per la produzione di combustibili e soprattutto di asfalto stradale), presso queste aree era conosciuta sin dall’antichità in base a vari reperti e manufatti che vennero rinvenuti nel territorio ragusano, tra cui due sarcofagi funerari rinvenuti a sud di Ragusa tra le Contrade Pendente e Cucinello nel 1891 durante la costruzione della ferrovia che collega Siracusa a Caltanissetta (attuale linea ferroviaria “Siracusa – Ragusa – Gela – Canicattì – Caltanissetta Xirbi), una statua raffigurante “San Giovanni Battista” del 1513 collocata all’interno della Cattedrale di Ragusa a lui consacrata, un Fonte Battesimale del 1545 posto all’interno della Chiesa di San Tommaso Apostolo a Ragusa Ibla, una lastra tombale (anch’essa cinquecentesca) collocata all’interno della Chiesa dell’Immacolata (sempre a Ragusa Ibla) e infine una scalinata barocca posta nel convento limitrofo a questa chiesa.

Lo sfruttamento della pietra asfaltica era quindi utilizzato per uso “artistico”, mentre l’utilizzo per “asfaltare” le strade cominciò dal secolo 1800. I giacimenti asfaltici del ragusano vennero studiati nel 1838 dal chimico svizzero Frank Doxlkofer (inviato in Sicilia dal governo borbonico per curare un’epidemia di colera) che, assieme ai due generali Sonnenberg e Mayer (anche loro svizzeri), chiesero inutilmente al governo duosiciliano di poter sfruttare il giacimento ragusano di Contrada Tabuna. Fino al 1850 lo sfruttamento di questi giacimenti non era molto diffuso, ma dopo l’Unità d’Italia a partire dal 1866, essi cominciarono ad avere una certa importanza perché in quegli anni la pietra asfaltica stava venendo utilizzata per pavimentare le strade delle principali città europee (l’asfalto veniva mescolato col bitume, una miscela viscosa di idrocarburi).

Le miniere del ragusano (poste presso le Contrade Tabuna e Castelluccio – Streppenosa) appartennero a varie società tra cui le sopracitate “Heinrich Kopp” e “Weiss und Freitag” che erano tedesche, la svizzera “Samuel Isaac”, le francesi “Compagnie Gènèral des Asphalthe des France” e “Alfred Gutterean”, le inglesi “Limer Rock Asphalte Company”, “Henry & Benjamin Aveline” (avente sede in Sicilia a Catania), “The Val de Travers” e “Trewhella”, e infine le italiane “Puricelli” (con sede a Milano), “Società Italiana A. B. C. D.” (ex “Sicula”, avente sede a Palermo), “Fratelli Bocchieri” e “Antoci e Tumino” (quest’ultime aventi sede a Ragusa).

Le miniere di asfalto di Contrada Castelluccio – Cava Streppenosa (poste tra i territori comunali di Ragusa, Modica e Scicli) appartennero alle ditte “Heinrich Kopp” e “Weiss und Freitag”, “The Val de Travers”, “Henry & Benjamin Aveline”, “Limer Rock Asphalte Company”, “Compagnie Gènèral des Asphalthe des France” e “Fratelli Bocchieri”. Ad esse si aggiunsero nel 1910 la “Società Anonima per gli Asfalti Siciliani” e la “Ditta Miniere e Industria Fratelli De Naro – Papa” che aprì uno stabilimento presso Pozzallo.

Grazie alla presenza delle miniere di asfalto fiorirono le attività portuali di Pozzallo e Mazzarelli (attuale Marina di Ragusa) grazie ai carichi di asfalto estratti dalle miniere del ragusano. Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 venne migliorata la viabilità tra le miniere, il porto di Mazzarelli e i centri abitati limitrofi; inoltre nel 1893 venne inaugurata la linea ferroviaria “Siracusa – Ragusa – Gela – Canicattì” che si collegava ai porti di Licata (AG) e Siracusa in cui venivano imbarcati i carichi di asfalto (caricati sui treni merci presso la Stazione di Ragusa) verso i porti italiani ed europei. Ad essa si aggiunse la ferrovia “Siracusa – Ragusa – Vizzini” che oltrepassava i Monti Iblei venendo utilizzata per condurre l’asfalto (proveniente dai giacimenti ragusani e vizzinesi) al porto siracusano. Durante la I guerra mondiale l’attività estrattiva subì una grave flessione a causa del conflitto soprattutto a causa della chiamata di leva nei confronti degli operai che lavoravano nelle miniere, e molte ditte abbandonarono i giacimenti che, nel 1918 divennero di proprietà della ditta “A. B. C. D.”  (“società italiana Asfalti, Bitumi, Combustibili liquidi e Derivati”). Questa ditta rilevò i giacimenti delle ditte tedesche “Heinrich Kopp” e “Weiss und Freitag” di Contrada Castelluccio (oltre a gran parte dei siti asfaltici del ragusano) mantenendone il controllo fino al secondo dopoguerra tra alti e bassi, inaugurando anche uno stabilimento a Ragusa in cui venivano prodotti oli combustibili estratti dalla pietra pece proveniente dalle miniere del ragusano. A partire dal periodo della II guerra mondiale la produzione e l’esportazione dell’asfalto ragusano cominciarono a calare sensibilmente a causa del conflitto che, così come avvenne durante la guerra del 1915 – 1918 comportò la leva obbligatoria di gran parte dei minatori facendo così calare l’estrazione di pietra asfaltica. Nel secondo dopoguerra vi furono molti licenziamenti e gli operai rimasti protestarono a partire dal 1949. La situazione si risolse parzialmente con l’apertura del cementificio presso Ragusa anche se le miniere vennero chiuse a partire dagli anni 1950, in concomitanza con l’avviamento dello stabilimento appartenente al gruppo industriale “Ancione”, che acquisì gran parte delle limitrofe miniere di asfalto utilizzando la pietra pece estratta per la produzione di laterizi e materiale bituminoso. In concomitanza alla scoperta dei giacimenti petroliferi nel 1953, a partire dagli anni 1960 a Ragusa venne costruita la raffineria dell’ANIC (che acquisì la “A. B. C. D.”), mentre nel 1962 a Modica venne fondato l’ente noto come “Azienda Asfalti Siciliani” (“Az. A. Si”). Il declino dell’estrazione e della lavorazione dell’asfalto però era imminente e man mano i siti vennero abbandonati. Solo la ditta “Ancione” che però chiuse nel 2013 lavorava in parte l’asfalto estratto presso la limitrofa miniera di Contrada Tabuna.

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Come oggi viene utilizzato l’asfalto ragusano

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