*Augusta, Cava di San Cusumano e rovine varie (Valloni San Giuseppe e Luso – Cava di San Cusumano – Costa Gigia – Pantano – Casulle di San Cusumano – Bagnoli)

Presso l’estremità meridionale del territorio comunale augustano è posizionata la cavità di tipo ibleo nota come “Cava San Cusumano” interessata dallo scorrimento dell’omonimo torrente che sbocca presso il Mare Ionio in Contrada Bagnoli – Torre Girotta (al confine col territorio comunale di Priolo Gargallo) a nord della raffineria Isab Nord.

Si tratta di una vasta e complessa cavità che si origina da due valloni posti presso il confine col territorio di Melilli, il Vallone San Giuseppe a sudovest e il Vallone Luso a nordovest che si uniscono in unica cavità nota appunto come “Cava San Cusumano”. Questo tratto per molto tempo venne utilizzato interamente come una grande “discarica” andando a compromettere l’ambiente ibleo di gran parte di questa zona (che peraltro viene utilizzata anche come cava estrattiva). Questa cava (raggiungibile da alcune traverse poste sulla S.P. 96 Melilli – Augusta o dalla S.P. 95 Melilli – Villasmundo dalla traversa posta poco più a nord dell’imbocco per lo svincolo autostradale della città melillese dell’Autostrada Catania – Siracusa posto sulla provinciale per Villasmundo). In quest’area della cava vi sono varie rovine rupestri riconducibili ad abitati bizantini ma anche resti di necropoli più antiche (neolitico – sicule). Sull’altopiano a sud della Cava di San Giuseppe in Contrada Parisa (molto limitrofa a Melilli ma facente parte del territorio di Augusta) vi sono vari ruderi riconducibili ad insediamenti rurali di diverse epoche.

Dopo la confluenza tra i Valloni Luso e San Giuseppe si origina la Cava San Cusumano in cui scorre l’omonimo torrente noto anche come “Fiumara Balatella”, raggiungibile da vari sentieri posti sulla S.P. 96 Melilli – Augusta (sulla nostra destra venendo da Melilli) di cui uno collocato di fronte ad una vecchia casa di campagna con cancello monumentale. Da li in poi si scende verso la cava che viene oltrepassata dall’autostrada tramite il viadotto chiamato appunto “San Cusumano” (la cava la si può raggiungere anche dalla S.P. 114 Priolo – Augusta tramite lo svincolo “San Cusumano” posto nella corsia che va da Augusta a Priolo). In questa cava a ridosso del torrente (che si presenta in prevalenza secco con una discreta portata idrica in estate) il punto più interessante è quello posto ad est del viadotto autostradale nel tratto compreso tra i rilievi di Costa Gigia a nord e Pantano a sud in cui era posta una riserva di caccia medievale che si presume fondata dall’imperatore Federico II di Svevia che comprendeva una fortezza a monte (di cui restano solo i ruderi dell’attuale “Torre di San Cusumano”) e a mezzacosta una serie di canalizzazioni idriche che convogliavano l’acqua del torrente presso delle vasche di pietra in cui venivano allevati dei pesci commestibili di acqua dolce (anguille? tinche? trote?) di cui ora rimane poco e niente (vedi link sulla “Torre di San Cusumano” per saperne di più). La sommità della Costa Gigia (nome esteso a tutta la contrada limitrofa che deriverebbe da “Giglio” in quanto l’area in primavera si presentava piena dei tipici Gigli selvatici di colore rosa la cui diffusione riguarda gran parte dei Monti Iblei) è occupata da un’installazione militare nota come “Faro Dromo Gigia”, costituita presso un vecchio faro di segnalazione risalente alla II guerra mondiale (simile a quello posto nella limitrofa Cava Baratta in territorio melillese, ormai in rovina), mentre presso il rilievo posto a sud noto come “Costa Gigia Sud” o “Contrada Pantano” oltre ad un ex discarica e ad una cava di pietre (che hanno deturpato non poco il circostante rilievo) vi è un interessante altopiano in cui sono collocate varie rovine rurali di cui le più antiche sembrerebbero di epoca neolitica con frequentazioni greco – romane. In questa zona vi sono anche rovine rurali relativamente moderne (caseggiati, terrazzamenti).

Le pareti della Cava San Cusumano (recanti terrazzamenti agricoli) in questo tratto presentano oltretutto anche molti insediamenti rupestri di epoca bizantina formati da vari cameroni di forma arcuata che fungevano da insediamenti abitativi. Presso questa zona vi sono anche necropoli rupestri di epoca neolitica risalenti all’età del bronzo formate da tombe a nicchia di tipo castellucciano. In certi tratti possiamo ammirare anche la “Scala dei Gigli”, il sentiero che collegava il fondo della vallata con la sommità della Costa Gigia in cui è posta la Torre di San Cusumano.

Lo sbocco della Cava di San Cusumano è posto tra i territori di Augusta, Melilli e Priolo Gargallo presso le aree di Riuzzo, Bagnoli – Torre Girotta e Casulle di San Cusumano; proprio in quest’ultima zona (occupata da una masseria rurale) posta ai piedi del rilievo nord della Costa Gigia (quello su cui è collocata la Torre di San Cusumano) si presume che vi fosse esistito l’Eremo dei Santi Cosma e Damiano (che localmente era appunto chiamato “San Cusumanu”) che molto probabilmente venne abbandonato prima del terremoto del 1693 (che lo distrusse del tutto) mentre altre fonti storiche dicono che la chiesetta (ridotta ad un rudere) venne demolita per la costruzione della superstrada ora inglobata nel tratto autostradale Siracusa – Catania. La presenza di questa chiesa di campagna venne documentata nel 1500 dallo storico Tommaso Fazello assieme a quello che allora restava della riserva di caccia e di pesca nota allora come “Vivaio di San Cusumano”. L’area divenne Feudo della famiglia Bellomo di Siracusa fedele a Federico II di Svevia ma poi passò a varie famiglie locali la cui ultima era quella dei Romeo di Magnisi che avevano qui alcune proprietà tra cui alcune tenute poste presso l’area limitrofa di Torre Girotta, area in cui il Torrente San Cusumano sfocia nel Mare Ionio presso l’area nota come “Bagnoli” in cui sorgeva un tempo un insediamento romano, in parte cancellato per colpa dell’installazione degli insediamenti industriali che utilizzano il tratto finale del torrente come canale di scolo.

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