Augusta, Palazzo Lavaggi

Al numero civico 43 di Via Garibaldi è posto l’elegante Palazzo Lavaggi appartenente all’omonima famiglia baronale che aveva numerosi possedimenti in buona parte del territorio augustano che vanno dalle aree delle saline ad ovest della città di Augusta a Brucoli (di questa famiglia fa parte anche l’ex pilota di formula 1 Giovanni Lavaggi). Questo edificio di origine settecentesca venne rifatto agli inizi dell 900 in stile liberty. Dell’originario edificio rimane solo parte del prospetto posteriore raggiungibile dal limitrofo Vicolo Lavaggi.

La facciata del palazzo si compone di due ordini orizzontali solcata da otto grandi eleganti pilastri formati da blocchi di pietra locale. L’ordine inferiore di aspetto bugnato possiede al centro un elegante portale arcuato delimitato da quattro colonne a capitello ionico (due per lato) che sorreggono il balcone centrale del palazzo, affiancato da sei aperture rettangolari (tre per lato) che conducono all’interno di esercizi commerciali. L’ordine superiore del palazzo reca sette balconi di cui quello centrale (posto sul portale d’ingresso) si presenta sorretto da un grande mensolone (sostenuto dalle colonne sopracitate) avente apertura rettangolare con timpano arcuato inquadrato da quattro colonne a capitello corinzio (due per lato) che sorreggono il frontone dell’edificio. Gli altri balconi sono più piccoli e sono sorretti da mensoloni, presentano aperture rettangolari sormontate da travoni. Il frontone di coronamento del palazzo si presenta merlato e al centro vi è una lunetta semicircolare riportante lo stemma della famiglia Lavaggi.

L’interno del palazzo possiede elementi architettonici in stile liberty (anche se alcuni risalgono al periodo originario settecentesco) ed è diviso in locali commerciali e appartamenti privati contraddistinti dalla presenza di mobili d’epoca del primo 900 e di interessanti lampadari in “Vetro di Murano”. All’interno è posto un cortile il cui accesso è delimitato da un elegante cancello (opera dello scultore melillese Emilio Prazio).

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