*Marina di Avola, Area Marina di Contrada Chiusa di Carlo

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Marina di Avola
(Frazione di Avola)

Area Marina di Contrada Chiusa di Carlo
(Antica fonte di “Pozzofeto” e varie rovine archeologiche – foce del Torrente Tangi – scogliera e spiaggia di Chiusa di Carlo)

La scogliera di Chiusa di Carlo (vista dalla spiaggia di Gallina).

Proseguendo per la SS 115 in direzione di Siracusa, entriamo nella vasta contrada avolese nota come “Chiusa di Carlo”.

Essa è un’importante zona a valenza agricolo – turistica in cui è ubicato sia il nuovo Ospedale “Giuseppe Di Maria” di Avola, che l’imbocco autostradale della A 18 Siracusa – Gela.

Si tratta della più vasta contrada del litorale settentrionale di Avola e i suoi confini sono molto “irregolari” poiché circonda le aree marine di Falaride, Capo Negro e Gallina.

La zona marina di Chiusa di Carlo, raggiungibile dalle Vie dei Nuri e Chiusa di Carlo (poste a destra sulla SS 115 venendo da Avola, dopo l’imbocco della A 18), presenta un’alta scogliera a picco sul mare con insenature rocciose e calette sul mare con piccole spiaggette ghiaiose.

In questo tratto di costa avolese bisogna ovviamente far attenzione durante la balneazione, che si può praticare presso i punti più accessibili al mare, essendo però vietata ai soggetti afflitti da problemi neurologici e motori di qualsiasi tipo.

In questa zona è posta anche la limitrofa spiaggia sabbiosa (confinante con quella della Contrada Gallina) che è invece più praticabile essendo anche sede di stabilimenti balneari.

I fondali marini di Chiusa di Carlo alternano da aree aventi fondali ciottolosi o sabbiosi piuttosto bassi a zone con fondali piuttosto profondi; in entrambi i casi le acque marine sono pulite e densamente popolate di fauna ittica.


L’impervia scogliera di Chiusa di Carlo.

Va detto infine che l’area di Chiusa di Carlo è interessata dal tratto finale del Torrente Tangi, corso d’acqua che si origina nell’area nordorientale del territorio ibleo di Avola solcando l’omonima cavità iblea ingrottandosi nel sottosuolo proprio in Contrada Chiusa di Carlo, per poi sfociare nel Mare Ionio presso il vertice settentrionale dell’omonima scogliera passando sotto il tratto terminale della Via dei Nuri.

Presso l’entroterra della Contrada Chiusa di Carlo vi sono anche numerose rovine di cui le più antiche risalirebbero all’epoca epoca greco – romana.

Esse comprendono i resti di antiche necropoli a fossa e di insediamenti abitativi e rurali dislocati tra l’area solcata dall’Autostrada Siracusa – Gela e la limitrofa Ferrovia Siracusa – Ragusa – Gela – Canicattì – Caltanissetta Xirbi in cui sono stati rinvenuti ruderi del medesimo tipo. Vi sono anche le rovine di insediamenti agrari relativamente più recenti.

Comunque sia il sito più interessante della Contrada Chiusa di Carlo è quello di un antico pozzo di epoca romana collocato presso il tratto finale del Torrente Tangi, noto come “Pozzofeto”, protagonista di un’antica leggenda legata allo sbarco di “San Paolo Apostolo” in Sicilia durante il suo ultimo viaggio in direzione di Roma (città in cui venne martirizzato) in cui passò anche da Siracusa.

Quando toccò il suolo corrispondente alla spiaggia di Chiusa di Carlo sgorgò una sorgente di acqua dolce che aveva il potere di uccidere i serpenti velenosi (episodio quasi analogo alla leggenda del serpente che morì dopo aver morso “San Paolo” durante la sua permanenza a Malta), che venne chiamata come “Puzzu Fetu”.

Questa leggenda è narrata dallo storico avolese Gaetano Gubernale che nel suo libro “Avola Festaiola” in merito alla non più celebrata festa consacrata ai “Santi Pietro e Paolo” scrisse <<“San Paolo” sbarcò nel luogo noto come “La Cittadella” e ivi fece scaturire un pozzo di acqua meravigliosa poiché fa morire le serpi che vi si dissetano, la località è detta “Pozzofeto”>>, anche se gli per storici Paolo Belli e Salvatore Alliente la sorgente era già presente e venne benedetta dal “Santo” per averlo dissetato, acquisendo il potere di uccidere i serpenti velenosi.

Il luogo noto come “Cittadella” indicherebbe un presunto villaggio abitativo ubicato tra le Contrade Falaride e Chiusa di Carlo (l’insediamento noto come “Talaria”?), anche se l’unico sito certo avente questo appellativo posto in una posizione “relativamente” vicina al territorio avolese è la “Cittadella dei Maccari” collocata tra i territori di Noto e Pachino a sud dell’area umida occupata dai Pantani di Vendicari.

La sorgente (posta in un terreno privato) in merito al ritrovamento casuale di serpenti morti venne ritenuta miracolosa.

Le sorgenti note come “Pozzofeto” però sono poste anche nei territori di Pachino (la sorgente del Torrente Luparello che si immette nel “Pantano Cuba” posto presso la costa meridionale del suo territorio comunale è nota come “Pozzofeto”) e di Pozzallo (RG) in cui l’antico sito cittadino (che per un certo periodo di tempo appartenne alla Provincia di Siracusa) sarebbe sorto attorno ad una sorgente, nota appunto come “Pozzofeto” (e inoltre a Pozzallo il culto a “San Paolo Apostolo” è largamente praticato).

Per cui l’ipotesi che il “Santo Apostolo” sia sbarcato presso il cosiddetto “Suolo Siracusano” (che comprendeva gran parte della Sicilia sudorientale) dando origine (con un presunto miracolo) alla sorgente di “Pozzofeto” qualunque essa sia è più che plausibile.

Tornando a parlare della sorgente avolese di “Pozzofeto”, molto probabilmente si tratta di una fonte sotterranea il cui ingresso è collocato in un terreno privato posto di fronte alla biforcazione della “Via dei Nuri” (che in entrambi i casi conduce a mare) in cui passa anche il tratto terminale del Torrente Tangi (delimitato da un folto canneto) le cui acque alimentavano in parte anche questa sorgente.

Va detto infine che l’area di Chiusa di Carlo comprende vari isolati composti da villette residenziali abitate durante il periodo estivo, di cui alcune di esse divenute importanti strutture ricettive di tipo balneare.

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