Avola, tradizioni popolari avolesi

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Avola

Tradizioni popolari avolesi

Il Gruppo Folk Val di Noto

Il Gruppo Folk Val di Noto, nato ad Avola nel 1990, è uno dei pochissimi gruppi folcloristici di stampo siciliano della Provincia di Siracusa.

Esso è stato fondato per far conoscere a tutti (giovani e no) le antiche tradizioni musicali del territorio, basate su danze (tarantelle) e musiche siciliane (famose e no).

Questo gruppo folcloristico vanta numerose a feste ed eventi regionali, nazionali ed internazionali. Per saperne di più sul Gruppo Folk Val di Noto visitate il sito www.valdinotogruppofolk.it.

“Ucciaturi”, “Maierie” e “Ligaturi”

Ad Avola era superstizione credere alle “Ucciaturi” ossia al malocchio lanciato da una persona nemica verso il malcapitato a cui avvenivano ogni sorta di eventi sfortunati che, se continuavano a persistere o si aggravavano anche in incidenti fisici o malattie, si credevano fossero vere e proprie maledizioni, ossia “Maierie”.

Per scongiurare tutto questo venivano recitate i “Ligaturi”, ossia cantilene simili a preghiere (che si eseguono tramite una cordicella a cui va fatto un nodo) fatte per scongiurare pericoli, sfortuna, malocchio (Ucciatura ), maledizioni, ma anche per allontanare animali pericolosi tra cui cani, serpenti e insetti o addirittura temporali o burrasche.

“Ronni i Casa”, fantasmi  e fenomeni paranormali

Avola è una delle città più superstiziose della provincia aretusea anche per alcuni eventi paranormali successi in passato (anche nel recente passato legati a fatti veri o presunti che siano).

All’entrata di Avola (presso l’Ospedale) vi è la Casa Loreto; questa costruzione nota come La Casa dei Fantasmi si dice sia popolata da spettri e sempre più spesso si sente dire che, da questa casa provengano urla, schiamazzi o addirittura si vedevano luci o sagome di persone camminarci dentro.

Stessa cosa dicasi di varie ville ubicate presso la Contrada Petrara o Avola Antica che, secondo le dicerie locali, erano abitate dagli spettri anche se si tratta chiaramente del frutto della fantasia popolare.

Ad Avola Antica invece si sarebbero tenute vere e proprie apparizioni spettrali notturne, specie nelle stradine poco illuminate o nelle traverse di campagna ricordandoci che qui era posta l’antica Avola distrutta dal terremoto dell’11 Gennaio 1693, a causa del quale  molte persone persero la vita in maniera atroce.

Per cui sembra che qualche spettro sia stato visto da chi ancora abita presso le contrade limitrofe al sito in cui era ubicata l’antica città avolese.

Un’altra superstizione è quella legata alle Donne di Casa (“Ronni i Casa” in siciliano) che sarebbero gli spettri che abitano le vecchie case neoclassiche, liberty e anche i vecchi palazzi settecenteschi che possono aiutare gli inquilini se si dimostrano gente onesta, oppure far capitare loro ogni sorta di sventura.

Il tutto dipende dal carattere della Donna di Casa ossia dello spettro che infesta l’abitazione, se è buono allora cercherà di aiutare gli inquilini, viceversa farà in modo di terrorizzarli fino a quando non cambiano casa.

Secondo alcune testimonianze le Donne di Casa si trovano negli edifici datati disabitati da tempo.

Altri eventi sovrannaturali che sarebbero accaduti ad Avola e nei dintorni annoveriamo il presunto volo della statua di San Michele Arcangelo avvenuto durante una sua Processione nel 1700 o nel 1800 (citato nella pagina riguardante la Chiesa Madre di Avola) e la presunta apparizione della Madonna presso la Contrada Mammanelli (conosciuta ad Avola come I Mammaneddi e ubicata presso la zona del Cimitero cittadino, vedi ultimo paragrafo in questa pagina).

Si dice infine che presso la “Strata re Puzzi” (a poca distanza dalla SS 115 per Noto) negli anni del dopoguerra si sarebbe impiccata una giovane sposa che, subito dopo il matrimonio, trovò suo marito che la tradiva con un’altra e per la collera si suicidò.

Il fantasma di questa ragazza, secondo alcune dicerie locali, si aggirerebbe di notte presso la Contrada Palma, anche se si dice che sia stato visto sulla SS 115 Avola – Noto (all’altezza del sottopassaggio della Siracusa – Gela all’altezza della pizzeria Morrison) ma soprattutto presso la cosiddetta Strata re Puzzi.

I Fatti di Avola

Avola è nota per gli scontri avvenuti il 2 Dicembre 1968 sulla SS 115 Avola – Siracusa in cui persero la vita due operai, il cassibilese Angelo Sigona e l’avolese Giuseppe Scibilia durante una protesta organizzata dai braccianti agricoli in cui loro, rivendicando giustamente condizioni di lavoro e retributive più consone alle loro esigenze, si scontrarono con la polizia che, aprendo il fuoco uccise i due contadini e ferì una quarantina di manifestanti che, risposero al fuoco lanciando le pietre dei limitrofi muri a secco.

Questa protesta in cui i contadini rivendicavano con ragione i loro diritti finì nel sangue e la notizia dell’uccisione dei due contadini fece il giro d’Italia tant’è che nei giorni successivi in tutta la nazione italiana scoppiarono scontri e vi furono ulteriori manifestazioni a favore dei braccianti siciliani (in particolare quelli del siracusano che protestavano ad Avola, nei pressi dell’antico feudo del Marchese di Cassibile) essendo considerata come uno degli eventi cruciali della protesta italiana del cosiddetto 68 italiano.

Oggigiorno sul luogo in cui vennero uccisi Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia (nei pressi dell’Ospedale Di Maria), è posto un piccolo monumento e il 2 Dicembre di ogni anno si tengono eventi commemorativi presso questo luogo.

La Madonna del Pino

Ad Avola, tra il 1989 e il 1990 ad un contadino avolese di nome Giuseppe Auricchia (morto nel Maggio del 2012) sarebbe apparsa la Madonna per svariate volte presso il suo terreno situato presso la Contrada Mammanelli (chiamata localmente “E’ Mammaneddi” ) e, durante il resto della sua vita avrebbe ricevuto anche messaggi dalla Madonna che venivano prontamente trascritti.

Ovviamente con la notizia di presunte apparizioni mariane ad Avola molte furono le opinioni, dai credenti che credevano al signor Auricchia (anche per presunte trasudazioni di olio di una sua statuina che raffigura la Madonna di Lourdes oltre ad eventi a cui avrebbero assistito) sia chi ovviamente non crede a queste cose. 

Oltre alla Madonna al signor Auricchia sarebbero pervenuti anche messaggi da parte di altri Santi, anch’essi prontamente trascritti. Il suo terreno presso la Contrada Mammanelli è divenuto un vero e proprio luogo di preghiera in cui, secondo alcune testimonianze, si sarebbero svolti fenomeni paranormali legati ad apparizioni mariane come effetti ottici o giochi di luce da parte del sole.

Di queste presunte apparizioni se ne stanno occupando da tempo le autorità ecclesiastiche locali, ma per informazioni più dettagliate visitate il sito www.madonnadelpino.altervista.org

Il Tesoro di Avola Antica

Antiche leggende e racconti avolesi narrano che ad Avola Antica e nelle cave iblee che la circondano (nonché nelle varie grotte dislocate presso questa vasta area iblea) dicono che vi siano nascosti numerosi tesori.

Infatti ancora ad Avola quando una persona muta la propria condizione economica si dice che ha trovato la cosiddetta “Truvatura” ossia un tesoro di valore inestimabile capace di farlo diventare ricco.

Le cosiddette Truvaturi” ci sono state veramente ad Avola Antica e si tratta di reperti archeologici di varie epoche esposti presso i Musei Archeologici siciliani o stranieri come il cosiddetto Oro di Avola ritrovato in Contrada Mammanelli e ora esposto al British Museum di Londra (comprendente monete e monili risalenti al periodo greco – romano).

Delle varie leggende e narrazioni quelle più interessanti sono quelle delle “Cruci ri Raula Veccia” e del tesoro “ro Munti i l’Oru”.

La prima si riferisce ad una nota grotta in cui sono intagliate delle croci nella roccia posta presso l’edicola votiva della Madonna delle Grazie (vedete sezione riguardante Avola Antica per saperne di più) dove vi sono delle nicchie sormontate da una Croce scolpita nella roccia.

In tutto queste nicchie sono tre ma vi sarebbe un’altra nicchia segreta segnalata da una Croce invisibile all’occhio umano.

Chi riesce però a trovare questa Croce trova anche la nicchia segreta con dentro un grande tesoro.

La seconda leggenda riguarda il rilievo ibleo noto come Monte d’Oro (“U Munti i l’Oru” ) in cui si presume vi sia sotterrato un grandioso tesoro o in uno degli impervi punti del rilievo ibleo oppure in una delle cave che lo circondano (le Cave Lannito, Campana, Carrubella, Ombra, Tangi o la vicina Cava Grande del Cassibile), magari all’interno di qualche caverna che in realtà sono tombe di epoche sicane – sicule o bizantine, molte di esse difficili da esplorare.

La Battaglia tra siracusani e ateniesi sui Fiumi Erineo e Asinaro

Il territorio di Avola nel 413 a.C.  fu teatro delle fasi conclusive della campagna siciliana della Guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta, che vide fronteggiare tra loro siracusani e ateniesi.

Questa fu una vera e propria guerra tra Atene e Siracusa, vinta da questi ultimi (alleati degli spartani) che, oltre a varie battaglie che si tennero nei dintorni dell’attuale città aretusea (vedi sezione di Siracusa per saperne di più) tra cui la Battaglia del Porto Grande, si conclude appunto in territorio avolese in seguito ad altre due battaglie, avvenute lungo le sponde dei Fiumi Erineo e Asinaro.

La Battaglia del Fiume Erineo si svolse lungo le sponde dell’attuale Torrente Risicone, corso d’acqua ormai secco che scorre presso la Cava Pisciarello – Miranda (posta ad ovest del Monte Aquilone, rilievo ibleo in cui un tempo era ubicata l’antica Avola), sfociando a meridione dell’attuale borgata marinara di Mare Vecchio.

La battaglia si tenne probabilmente presso l’area nota come Contrada Piano della Pace (posta ad ovest del Monte Aquilone delimitata dalle Contrade Ronchetto e Gebbia).

La causa di questa battaglia è dovuta all’inseguimento dei siracusani guidati dal generale Gilippo contro gli ateniesi che, dopo esser stati sconfitti durante la seconda Battaglia del Porto Grande, tentarono di fuggire prima verso nord venendo intercettati nei pressi dei Monti Climiti (area tra i territori di Siracusa, Melilli e Priolo Gargallo), e successivamente verso meridione oltrepassando l’odierno territorio avolese.

Le fasi di quest’ultima fuga, in base a quanto citato dallo storico greco Tucidide (contemporaneo all’epoca in cui si svolse questa battaglia), iniziarono presso il luogo noto come Akraion Lepas ossia Rupe di Akrai (che però non corrispondeva all’omonima città da cui si sarebbe originata l’odierna Palazzolo Acreide, ma verosimilmente ad un’altura posta tra i Valloni Cifalino e Cavadonna tra i territori attuali di Floridia e Siracusa), luogo in cui i siracusani tesero un’imboscata all’esercito ateniese guidato dai generali Demostene e Nicia.

Dopo aver attraversato il Fiume Cassibile sfuggendo ad una guarnigione siracusana, gli ateniesi in ritirata raggiunsero le sponde del Fiume Erineo, essendo però inseguiti dai siracusani capitanati da Gilippo e dai loro alleati spartani.

Si tenne quindi la sopracitata Battaglia dell’Erineo che vide gli ateniesi perdere con un alto numero di vittime. 

In seguito a ciò il generale ateniese Demostene si arrese ai siracusani prima dell’atto finale della guerra, mentre Nicia continuò la fuga verso sud assieme alla sua guarnigione.

In seguito a questa fuga si tenne la decisiva Battaglia del Fiume Asinaro che vide gli ateniesi definitivamente sconfitti dai siracusani.

In un primo momento i siracusani raggiunsero la guarnigione ateniese comandata da Nicia presso le sponde del Fiume Asinaro (molto probabilmente la riva settentrionale tra le Contrade Cicirata, Piccio e San Marco), e ovviamente ci furono dei combattimenti in cui ad avere la peggio furono gli ateniesi.

Nicia in un primo momento non si arrese, ma vedendo che ormai il suo esercito era praticamente sconfitto (anche a causa della dissenteria che colpì molti dei suoi uomini), tentò di arrendersi ponendo varie condizioni ai siracusani tra cui quelle di ritornare liberi ad Atene e di risarcire i costi della guerra.

Il comandante siracusano Gilippo rifiutò le condizioni, e Nicia decise di fuggire assieme ai suoi uomini che però vennero raggiunti dai siracusani.

Si ebbe l’ultima fase della Battaglia dell’Asinaro (molto probabilmente lungo la sponda meridionale presso le Contrade Fiumara e Piombi in territorio di Noto)che si concluse nel Settembre del 413 a.C.

In seguito a questa sconfitta che sancì la fine della campagna siciliana della Guerra del Peloponneso, i generali Demostene e Nicia vennero giustiziati e i superstiti (circa 7000 uomini) furono costretti ai lavori forzati presso le Latomie di Siracusa.

Furono in pochi gli ateniesi a salvarsi sia da queste due battaglie che dalla seguente prigionia.

Ancora oggi presso le suddette aree in cui si è svolta la Battaglia dell’Asinaro possiamo ammirare le rovine di antiche Latomie (cave di pietra), mentre più a sud sarebbe collocato il monumento che commemora la vittoria siracusana contro Atene riconducibile alla Colonna Pizzuta posta presso Lido di Noto

Per saperne di più sull’intera campagna siciliana della Guerra del Peloponneso clicca qui.

Il presunto sbarco di San Paolo Apostolo presso il litorale avolese

Presso la Contrada Chiusa di Carlo, al termine di “Via dei Nuri” (il cui imbocco è posto presso “U Misteri i Sam’Mastianu” lungo la SS 115 Avola – Siracusa) è posto un antico pozzo di epoca romana ubicato presso il tratto finale del Torrente Tangi, noto col nome di “Pozzofeto”.

Su questo luogo vi è un’antica leggenda legata allo sbarco di “San Paolo Apostolo” in Sicilia durante il suo ultimo viaggio verso Roma (città nella quale venne martirizzato), che comprese anche una tappa a Siracusa.

 “San Paolo” si imbarcò da Malta sbarcando successivamente in Sicilia in un punto che ora come ora è sconosciuto, che però  corrisponderebbe ad un’area posta a poca distanza da Siracusa.

Lo storico avolese storico avolese Gaetano Gubernale, nel suo libro “Avola Festaiola” (parlando della non più esistente festa dei “Santi Pietro e Paolo” celebrata un tempo nella città di Avola) scrive <<“San Paolo” sbarcò nel luogo noto come “La Cittadella” e ivi fece scaturire un pozzo di acqua meravigliosa poiché fa morire le serpi che vi si dissetano, la località è detta “Pozzofeto”>>.

La sorgente miracolosa, per storici Paolo Belli e Salvatore Alliente era già presente venendo benedetta dal “Santo Apostolo” per averlo dissetato durante il viaggio, acquisendo quindi il potere di uccidere i serpenti velenosi.

Mentre il luogo noto come “Cittadella” indicherebbe un presunto villaggio abitativo ubicato tra le aree marine di Falaride e Chiusa di Carlo (l’insediamento noto come “Talaria”?), anche se l’area avente questo “toponimo” vicina al territorio di Avola è la “Cittadella dei Maccari” collocata tra i territori di Noto e Pachino a meridione dei Pantani di Vendicari.

Comunque sia questa sorgente (posta attualmente all’interno di un terreno privato), venne ritenuta appunto “miracolosa” poiché presso di essa vennero ritrovati casualmente dei serpenti morti.

Sono presenti altre sorgenti note come “Pozzofeto” di cui quella del Torrente Luparello (corso d’acqua che si immette nel “Pantano Cuba”) posta in territorio di Pachino; e quella di Pozzallo (RG) attorno alla quale sarebbe sorto l’odierna cittadina posta nell’area sudorientale della Provincia di Ragusa (che però un tempo apparteneva alla provincia aretusea), in cui tra l’altro è diffuso il culto a “San Paolo Apostolo”.

Si dice inoltre che “San Paolo” sia sbarcato anche presso l’attuale Sampieri (frazione balneare di Scicli), area in cui sono poste anche diverse sorgenti marine (tra cui va citato “U Puzzu ra Za Vanna” di Sampieri e la “Fonte delle Ore” di Donnalucata).

In seguito alla sopracitata “leggenda” legata allo sbarco del “Santo Apostolo” presso il cosiddetto “Suolo Siracusano” (che comprendeva gran parte della Sicilia sudorientale) che diede origine alla sorgente di “Pozzofeto” qualunque essa sia, non si sa attualmente con precisione il luogo preciso in cui egli sbarcò, anche se la sua presenza a Siracusa e in alcune aree del suo entroterra ha contribuito alla diffusione del suo culto e all’origine dei festeggiamenti in suo onore presso le attuali città di Solarino, Palazzolo Acreide e Pozzallo (RG).

Un tempo anche ad Avola “San Paolo” veniva fastosamente festeggiato, ma oggigiorno il suo culto è decaduto anche a causa della distruzione della “Chiesa di San Pietro e Paolo Apostolo” avvenuta durante la II guerra mondiale in seguito ad un bombardamento.

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