Buccheri, Chiesa Medievale di Sant’Andrea

Dalla S.P. 5 Buccheri – San Giovanni possiamo raggiungere la traversa Sant’Andrea – Costa Lunga sia da nord (venendo da Buccheri) che da sud (venendo da Francofonte) entrando così presso la vasta area di Sant’Andrea – Racalmemi (nota localmente come “Santa Niria”) in cui era posto un antico feudo di cui il luogo principale era (ed è tuttora) la Chiesa medievale di Sant’Andrea, posta a poca distanza dalla strada e agevolmente raggiungibile e visitabile (basta seguire le indicazioni marroni con la scritta “Chiesa di Sant’Andrea”). È uno dei monumenti più noti dell’area buccherese e soprattutto una delle poche costruzioni medievali rimaste in piedi nella Provincia di Siracusa.


La medievale Chiesa di Sant’Andrea, che sorge all’interno dell’omonimo antico feudo.

 Questa chiesa, assieme alla Chiese medievali di San Nicolò ai Cordari (ubicata presso il Parco Archeologico di Siracusa) e di San Pietro Martire (sempre ubicata a Siracusa, presso l’isola di Ortigia) è il luogo sacro più antico della provincia siracusana, che ha resistito (ad eccezione del tetto, poi restaurato) alle scosse sismiche del tremendo terremoto che l’11 Gennaio del 1693 seminò distruzione in tutto il sud est siciliano distruggendo ogni traccia del Medioevo di questo lembo di Sicilia.

La Chiesa di Sant’Andrea venne costruita intorno al 1225 insieme al vicino Convento (distrutto dal terremoto e ora sostituito da un casale rurale) per ordine di Federico II di Svevia affinché la presenza di questo edificio sacro sconvolgesse i piani di islamizzazione attuati dai Saraceni in tutto il sud est siciliano proprio all’interno di un’area abitativa di origine araba nota come “Racalmemi” (da cui deriva il nome Ragameli, dato ad una cava iblea limitrofa) e per questo volle affidare questa chiesa ai “Cavalieri Teutonici dell’Ordine di Sant’Andrea Apostolo” (ordine molto simile a quello dei Cavalieri Templari) con il compito di riportare la Dottrina Cristiana nell’entroterra aretuseo. Con il passare dei secoli questa Chiesa divenne un vero e proprio Eremo dove pellegrini ed eremiti andavano per raggiungere la loro “Pace interiore con Dio”. Rimase aperta al culto fino alla metà del 1500 per poi essere abbandonata assieme all’attiguo Convento che crollò inseguito al terremoto del 1693. Dopo l’evento sismico che vide il crollo della volta, la chiesa venne restaurata una prima volta e riaperta al culto nella prima metà dell’800. Dopo esser stata nuovamente abbandonata cadde in rovina, ma venne di nuovo restaurata e oggigiorno questa Chiesa è per ora sconsacrata, ma per il suo valore storico rimarrà sempre un’importante luogo sacro dell’area buccherese e soprattutto come uno dei pochi esempi di architettura sacra medievale presenti in Sicilia sudorientale.

La facciata si presenta piuttosto semplice; essa presenta un corpo centrale con un semplice portale arcuato. L’ingresso laterale della chiesa è di aspetto gotico, esso presenta un’arcata ogivale cuspidata formata da un doppio arco incavato nella parete (formata da blocchi calcarei).


L’ingresso arcuato della Chiesa di Sant’Andrea.

Nel retro della Chiesa vi sono le rovine del Convento, di cui restano solo i basamenti dei muri perimetrali e l’arco che delimitava l’ingresso del Monastero; qui sorge un casale di tipo rurale sorto in epoca settecentesca che fungeva da casa canonica della chiesa fino a quando rimase aperta al culto.

L’interno ad unica Navata che si presenta interamente in pietra presenta alcuni affreschi (poco leggibili a causa dell’umidità che li ha scrostati dalla parete) che raffigurano alcuni “Santi” e simboli di matrice templare (come un “Nodo di Salomone”) che fanno presumere che questa chiesa sia stato un luogo in cui questi cavalieri si riunivano. Il tetto presenta le arcate ogivali che sostenevano l’antica volta, crollata in seguito del terremoto del 1693. Oggigiorno il tetto è stato ricostruito.


L’interno della Chiesa di Sant’Andrea.

Questa Chiesa medievale è visitabile ma, anche se sconsacrata, bisogna avere rispetto nel visitarla senza lasciare rifiuti all’interno di essa.

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