Buccheri, Pasqua Buccherese; “U Passiu Santu”

La Pasqua Buccherese, nota anche con il nome di “Passiu Santu” (comprendente anche la festività legata all’ “Ascensione di Cristo”) è la manifestazione sacra più bella di questa piccola città iblea. I festeggiamenti pasquali di Buccheri sono appunto i più belli e sentiti di tutto il siracusano assieme a quelli della vicina Ferla per le sue forti tradizioni popolari e per i toccanti riti sacri legati alla “Passione e Morte di Cristo” e alla sua “Resurrezione dalla Morte” (per saperne di più clicca qui), ma soprattutto per la rappresentazione del “Passiu Santu”, una Via Crucis vivente unica in Sicilia nel suo genere visto che è interamente recitata in dialetto buccherese ed ha come palcoscenico l’intera cittadina montana. Non da meno i riti della “Risuscita” e della “Ncranata” che si tengono il Sabato Santo e la Domenica di Pasqua.

I Riti della Pasqua Buccherese

La Pasqua Buccherese viene celebrata da tempo immemorabile come una vera e propria “sceneggiata teatrale” incentrata sia sugli ultimi giorni di vita di “Gesù Cristo”, sia sulla sua “Passione Morte e Resurrezione”, che la rende unica nel suo genere in tutta la Provincia di Siracusa ma anche in tutto il Sud Italia. Questa rappresentazione vivente è chiamata con il nome di “Passiu Santu” (significante “Passione di Cristo”) e si protende per tutta la Settimana Santa. Bisogna dire che la tradizione del “Passiu Santu” è stata accantonata per parecchio tempo, ma in questi ultimi anni viene nuovamente riproposta nella cittadina buccherese.

La “Domenica delle Palme” e l’inizio della “Settimana Santa”

Con la “Domenica delle Palme” iniziano ufficialmente i riti pasquali buccheresi. Alle 10.00 mattina per le vie della città buccherese si tiene la prima rappresentazione scenica che rappresenta “L’Entrata di Cristo a Gerusalemme”, messa in scena da giovani attori che, partendo dall’Eremo di Santa Maria (posto presso la vecchia SS 124 per Vizzini) percorrono Via Umberto I arrivando presso il centro storico buccherese in Piazza Roma, facendo rivivere l’episodio evangelico con cui il “Messia” viene acclamato dalla gente come un re, ma poi quelli stessi che lo hanno acclamato preferiranno salvare dalla morte un brigante piuttosto che “Gesù”, che era già consapevole del suo destino. Questo primo rito, dove “Gesù” (accompagnato dai suoi “Apostoli”) è seguito da figuranti vestiti con abiti simili a quelli utilizzati in Palestina nell’era di “Cristo” che recano rametti di palma (simbolo di regalità) e olivo (simbolo di pace) appassiona molta gente che assiste numerosa a questa processione in costume, preludio del “Passiu Santu” vero e proprio (formato dalle rappresentazioni del “Giovedì Santo” e del “Venerdì Santo”). La Processione camminerà per il centro storico di Buccheri percorrendo le Vie Garibaldi, Manin, Carlo Alberto e Peloro fermandosi presso la Chiesa di Sant’Antonio Abate, da cui il corteo scende la scenografica scalinata fino a Piazza Toselli per poi ripartire verso la Chiesa Madre di Sant’Ambrogio percorrendo le Vie Bilingeli, Calafato e Barberi fermandosi presso la Piazza Matrice di fronte alla Chiesa Madre.

Qui i rametti di palma e di olivo verranno benedetti pubblicamente sul Sagrato. Alle ore 11.00 inizia la solenne Messa con cui verrà rimembrata la “Passione di Cristo”. Con la Messa serale delle ore 18.00 (sempre in Chiesa Madre) termina la Domenica delle Palme.

Il giorno, col Lunedì Santo, dopo inizia ufficialmente la “Simana Santa” (“Settimana Santa”) la cui solennità è descritta nel canto popolare chiamato appunto “A Simana Santa” (molto simile a quello recitato in altre città della provincia tra cui la vicina Ferla).

Siciliano

“Di Luni s’accumenza u ranni chiantu
e puoi si chianci tutta a simana
di Marti accosta lu Passiu Santu
di Merculi la Santa Quarantana
di Iovi fu trarutu Cristu Santu
di Venniri di lignu è la campana
di Sabutu Maria spalma lu mantu
Duminica, Gesuzzu n’Cielo acchiana”.

Italiano

“Di Lunedì inizia il grande pianto
e poi si piange per tutta la settimana
di Martedì si avvicina la Passione Santa
di Mercoledì (iniziano) le Sante 40 ore
di Giovedì venne tradito Gesù
di Venerdì  di legno è la campana
di Sabato Maria si avvolge nel manto
Domenica Gesù sale in Cielo”.

Questo significativo canto (cantato in passato per le strade per il Lunedì dopo la “Domenica delle Palme”) è un riassunto della “Settimana Santa” che fa da preludio ai solenni riti che vedremo nei paragrafi sottostanti.

Il “Giovedì Santo”; “I Sapulcri”

Il “Giovedì Santo” è un giorno apparentemente tranquillo, ma la sera alle 18.00 iniziano i riti veri e propri che contraddistingueranno la “Santa Pasqua” con la Messa con cui si rimembra la “Lavata dei Piedi”, atto con cui gli Apostoli capirono che “Gesù era venuto per mettersi al servizio dell’umanità” e lavando i piedi agli Apostoli, Pietro (divenuto “San Pietro”) capì che ormai era giunta l’ora che “Cristo tornasse assieme a suo Padre”. Dopo la Messa verso le ore 20.00 inizia la rappresentazione dell’ “Ultima Cena” dove verranno riproposte “L’Ultima Cena”, “L’Agonia di Gesù Nell’Orto degli Ulivi”, “Il Tradimento di Giuda” e la “Cattura di Cristo” presso la Piazza Roma, mediante la proiezione di immagini riguardanti questo evento da cui scaturisce il rito ecclesiastico dell’Eucarestia.

Durante la sera la gente va a visitare presso le tre chiese buccheresi (Sant’Ambrogio, Santa Maria Maddalena e Sant’Antonio Abate) i cosiddetti “Altari della Reposizione” meglio conosciuti come “I Sapulcri” (“I Sepolcri”); negli Altari Maggiori delle Chiese vengono posti fiori freschi e “Lavurieddi” (composizioni fatte con germogli di grano fatti crescere in assenza di luce affinché diventino di color giallo paglierino; essi rappresentano “La Luce di Cristo Risorto che vince le tenebre della morte”). Alle 23.00 presso la Chiesa Madre di Sant’Ambrogio inizia la “Veglia”, un’Adorazione Eucaristica con cui si commemora in modo sacro e profondo “Le ultime ore di Cristo” dall’ “Ultima Cena” alla “Cattura”. Alla fine di essa vengono legate le campane, poiché dopo le 24.00  si entra già nel “Venerdì Santo”.

Il “Venerdì Santo”; “U Passiu Santu”

Il “Venerdì Santo” è un giorno di “lutto cittadino” per Buccheri poiché ricorre la “Morte di Cristo”. Anticamente molti facevano “U Trapassu” ossia facevano penitenza digiunando da cibi e bevande dalle ore mattutine fino alla mezzanotte del “Venerdì Santo”; oggigiorno sono davvero pochi coloro che “trapassano”, ma la gente che è saldamente ancorata ai riti sacri di una volta (soprattutto gli anziani) non rinuncia al digiuno per niente al mondo, così come “Gesù era morto in Croce”, loro devono procurarsi una piccola “sofferenza personale” per essere così vicini a “Gesù”.

Durante la giornata del “Venerdì Santo” le campane sono legate a causa del lutto cittadino e la gente veniva chiamata a raccolta nelle Chiese dal suono cupo della “Troccola”, un sonaglio di legno dal suono strano e triste (difatti un passo del canto “A Simana Santa” recita “Di Venniri di lignu è la campana” proprio per l’utilizzo delle “Troccole”). Qualcuno mantiene ancora l’usanza del “digiuno” ossia di non mangiare niente fino a mezzanotte.

Per tutto il pomeriggio nella Chiesa Madre vengono recitati i “Misteri Dolorosi del Santo Rosario”, finché alle 18.00 nella medesima Chiesa inizia la speciale Liturgia legata alla “Passione di Cristo”. Al termine di essa verso le ore 21.00 ha inizio il rito più aspettato dai buccheresi, la rappresentazione scenica del “Passiu Santu”, ossia della “Passione e Morte di Cristo”. I giovani attori recitano in dialetto buccherese, così come il centro storico buccherese funge da “palcoscenico” per questo rito popolare la cui origine si perde nella notte dei tempi; non a caso è questo l’evento più toccante e sentito della “Pasqua Buccherese” aspettato ogni anno dalla popolazione, che richiamava in passato molti visitatori dalle città limitrofe (in particolare da Buscemi, Vizzini e Francofonte) e commuoveva (e commuove tuttora) fino alle lacrime chiunque vedeva questi giovani calarsi nell’evento che ha salvato l’umanità dalla dannazione eterna, il “Sacrificio di Cristo”. Oggigiorno, dopo anni di oblio, questa usanza è stata ripresa dai volontari dell’AVIS (Associazione Volontari Italiani donatori Sangue) buccherese per riportare quell’emozione che contraddistingueva (e contraddistingue) il “Venerdì Santo” di questa piccola cittadina montana del siracusano.

“U Passiu Santu” si divide in quattro “atti”: “U Prucessu” (“Il Processo a Cristo”), “A Via Crucis”, “A Scisa a Cruci” (comprendente “La Morte di Cristo” e la sua “Deposizione dalla Croce”) e infine “U Catalettu e a ‘Ddulurata” (la Processione del “Cristo Morto” seguito dalla “Madonna Addolorata”). Nell’intero “Passiu Santu” sono presenti innanzitutto il cosiddetto “Banditore” (la voce esterna che introduce gli eventi del “Passiu Santu”) e poi man mano tutti i personaggi che fanno parte della “Passione e Morte di Cristo” (i Sommi Sacerdoti, gli Ufficiali e i Soldati Romani, gli “Apostoli”, le “Pie Donne”, la “Madonna” e infine l’attore principale che reciterà “Gesù Cristo”). Tutto il “Passiu Santu” è contraddistinto da canti dialettali (tra cui quello della “Simana Santa”) e da versi in perfetta rima baciata piuttosto toccanti difficili e da descrivere, ma ampiamente disponibili nel sito ufficiale del “Passiu Santu” (www.upassiusantu.it) o presso il sito www.buccheriantica.it.

“U Prucessu”

L’atto del “Passiu Santu” riguardante “U Prucessu” si svolge verso le 21.00 in Piazza Loreto dietro la Chiesa Madre. Esso si divide in 11 scene in cui viene recitata la prima parte della “Passione di Cristo”. Essa inizia dalla “La Cattura di Cristo” presso l’Orto degli Ulivi (un giardino situato allora fuori Gerusalemme) scaturita dal “Tradimento e di Giuda” che, dopo aver barattato il suo “Maestro” per una certa somma di denaro, si pentì del suo gesto e per la vergogna si impiccò. Nel frattempo “Cristo” venne schernito dai Sommi Sacerdoti, rinnegato per tre volte dall’Apostolo Pietro”, legato ad una colonna e frustato. L’indomani subì il mortificante “Processo di Pilato” dove venne condannato a morte dalla stessa gente che, qualche giorno prima, aveva accolto “Cristo” come un grande monarca; il tutto sotto gli occhi impotenti di “Maria”, di “Maria Maddalena” e dei suoi “Discepoli”.

(il testo in siciliano del “Prucessu” è disponibile presso i siti www.upassiusantu.it e www.buccheriantica.it).

“A Via Crucis”

La “Via Crucis” è il percorso che intraprese “Gesù Cristo” per incamminarsi verso il Monte Golgota (luogo presso Gerusalemme dove venivano giustiziati i criminali mediante la Crocifissione) che a Buccheri è situato presso l’area attigua alla Chiesa del Crocifisso (a sud della città); non a caso questo tragitto è chiamato con il nome di “Via Dolorosa” proprio perché “Cristo” subì l’umiliazione di portarsi la “Croce” sulle sue spalle. Non solo era condannato a morte, ma doveva anche “caricarsi lo strumento con cui sarebbe stato giustiziato” per giunta subendo bastonate e frustate tanto che “Cristo” cadde svenuto a terra per ben tre volte. Neanche la pietà mostrata da “Maria” dalle “Pie Donne” e da “Simone” (il cireneo che aiutò “Cristo” a portare la “Croce”) impietosì i carnefici di “Gesù”, che dolorosamente sale presso il luogo in cui avverrà la sua Crocifissione. Il Percorso della Via Crucis è compreso tra le Vie Barbieri, Piazza Matrice, Alderuccio, Vittorio Emanuele, Sagrato di Santa Maria Maddalena, Garibaldi, Nazionale, Tasso, Paganini, Masotto, Principe Amedeo, Piazza Roma, Natale Cappello, Di Corrado, Piave per poi percorrere la salita di Via Crocifisso fino alla Chiesa omonima dove avverrà il toccante rito della “Scisa a Cruci”.

(il testo in siciliano della “Via Crucis” è disponibile presso i siti www.upassiusantu.it e www.buccheriantica.it).

“A Scisa a Cruci”

Giunto alla fine del suo calvario (presso il piccolo sagrato panoramico della Chiesa del Crocifisso), a “Gesù” gli vennero strappate le vesti che vennero tirate a sorte; venne poi inchiodato alla “Croce” da grossi chiodi che bucarono lui mani e piedi, posto in mezzo a due malfattori (di cui uno pentitosi in punto di morte e redento da “Dio” a dimostrazione che la “Pietà divina” è più forte di qualsiasi male); per giunta “Gesù” venne sbeffeggiato tre volte dai suoi giustizieri che prima si giocarono le sue vesti, poi diedero da bere a “Cristo” aceto al posto di acqua, infine posero una targa sulla “Croce” con la sigla provocatoria e irriverente che diceva “Questo è il Re dei Giudei”. “Gesù Cristo”, dopo aver affidato sua “Madre” a “San Giovanni Evangelista” morì dopo atroci sofferenze e dal suo costato, trafitto da un soldato romano con una lancia, uscirono sangue e acqua simbolo della “Misericordia di Cristo”. Il cielo si oscurò e la città di Gerusalemme venne sconvolta da scosse sismiche e da una spaventosa tempesta; i soldati e coloro che avevano condannato “Gesù” a morte capirono finalmente che “Lui era veramente il Re” non solo dei Giudei ma il cosiddetto “Re dei Re”. Il corpo del “Cristo” ancora martoriato venne deposto dalla “Croce” e la “Madonna” non poteva far altro che accucciare il corpo del “Figlio” (la “Scisa a Cruci”), pulirlo dalle ferite, avvolgerlo dentro la cosiddetta “Sacra Sindone” e riporlo dentro una grotta nota come il “Santo Sepolcro”.  

(il testo in siciliano della “Via Crucis” è disponibile presso i siti www.upassiusantu.it e www.buccheriantica.it).

Questi due atti del “Passiu Santu” vogliono proprio riproporre ciò che avete letto prima, riportandoci indietro nel tempo per rivivere quei toccanti attimi che videro “Cristo morire per salvare l’Umanità dai peccati”. Da Piazza Roma parte una Processione in costume in cui viene rappresentata la “Via Crucis”, che raggiungerà la parte alta del centro storico buccherese antistante alla Chiesa di Sant’Antonio, dove verranno rappresentate la “Crocifissione di Cristo” e la “Scisa a Cruci”. La gente non può fare altro che emozionarsi vedendo questi giovani recitare ardentemente i momenti in cui “Gesù Cristo” si sacrificò per salvare l’umanità dai peccati e non poche volte i più emotivi non riescono a trattenere le lacrime.

“U Catalettu” e “A’Ddulurata”

Dopo la “Via Crucis” e a “Scisa a Cruci”, all’interno della Chiesa del Crocifisso avviene la deposizione della Statua del “Cristo Morto” all’interno del cosiddetto “Catalettu” (un Simulacro in legno e vetro avente forma di una bara) tra l’emozione generale della gente che in quella statua lignea vede il vero “Cristo martoriato”, mentre in un altro Simulacro vi è la Statua della “Madonna Addolorata”; ha inizio così la “Processione del Cristo Morto” detta “U Catalettu e A’Ddulurata” (i Simulacri sono stati trasportati nella chiesa del Crocifisso prima della Settimana Santa).

Coloro che hanno partecipato alla “Via Crucis” seguiranno i due simulacri che verranno portati a spalla dagli “Incappucciati” fino alla Chiesa di Santa Maria Maddalena, facendo però una lunga pausa sotto la scalinata di Sant’Antonio dove verrà accesa un’artistica luminaria formata da tante candele colorate che ha come tema la “Passione”. C’è da dire che loro, malgrado la fatica, non rinuncerebbero mai e poi mai a portare a spalla i due Simulacri anzi questo è un privilegio che va ad arricchire la loro profonda fede. Quando arriveranno i simulacri sotto la Scala di Sant’Antonino, la luminaria verrà accesa formando una particolare composizione luminosa (simili a quelle fatte presso la Scala di Santa Maria del Monte a Caltagirone).

La Processione viene seguita dalla maggior parte dei buccheresi che, appena vede il “Cristo” seguito dalla “Madonna Addolorata”, non possono far altro che fare il “Segno della Croce” e chinare il capo dinnanzi al cospetto del “Re dei Re” e della sua gloriosa “Madre” che, malgrado il dolore, non ha mai portato rancore ma compassione per coloro che hanno ucciso “Cristo”; forse è questo il vero significato del Cristianesimo? Secondo i buccheresi si poiché in questa manifestazione di fede collettiva partecipano giovani e no.

I due Simulacri compiranno un lungo giro per il centro storico buccherese attraverso le Vie Crocifisso, Piave, Piazza XXIV Maggio, Fiume, Sardegna, Cavour, Balilla, Umberto I, Carmine, Piazza Matrice, Sant’Ambrogio, Rosario e Piazza Toselli, dove sulla Scalinata di “Sant’Antonio” verrà accesa la “Luminaria Artistica della Passione di Cristo” formata da varie luci collocate sulla scala che conduce alla Chiesa di Sant’Antonio Abate che formano figure raffiguranti la “Passione di Cristo”. Dopo un breve momento di Preghiera, la Processione percorrerà Via Vittorio Emanuele entrano poi nella Chiesa di Santa Maria Maddalena; e quest’evento sotto sotto è molto significativo, poiché la “Santa” a cui è consacrata questa Chiesa, appunto “Santa Maria Maddalena”,  non era altro che una peccatrice salvata da “Cristo” ma anche la prima persona a vedere il “Cristo Risorto”.

Con l’entrata in Chiesa dei due Simulacri, ha termine il cosiddetto “Passiu Santu”, che, come detto in precedenza contraddistinto anche da molti canti in dialetto buccherese. C’è da dire che la parola “Passiu Santu” per i buccheresi indica “tutti i riti pasquali” (da quelli della”Domenica delle Palme” a quelli della “Domenica di Pasqua”).

Il “Sabato Santo”; “A Risuscita”

Dopo la lunga rappresentazione del “Passiu Santu”, il “Sabato Santo” viene visto come una giornata normale, anche se Buccheri è ancora “a lutto” per la “Morte di Cristo”; ma questo non impedisce ai buccheresi di andare alle bancarelle a fare varie compere per buona parte della giornata, che comincia alle 9.00 con l’esposizione del “Catalettu” contenente il “Cristo Morto” e la “Madonna Addolorata” presso la Chiesa di Santa Maria Maddalena, che si terrà fino alle ore 12.00.

Verso le 23.00, nella Chiesa Madre di Sant’Ambrogio inizia la “Veglia Pasquale” (che comprende la “Benedizione del Fuoco” e l’ accensione del “Cero Pasquale”, entrambi simboli della “Luce di Cristo”) a cui seguirà la solenne Messa, nel mezzo della quale verrà celebrata “A Risuscita”, rito con cui la Statua del “Cristo Risorto” viene posta sull’Altare Maggiore; nello stesso momento un festoso scampanio squarcia il silenzio notturno che circonda la città buccherese. Dopodiché presso il Sagrato della Chiesa Madre un banditore avviserà simbolicamente i buccheresi dicendo che “Cristo è risorto dalla morte”. Poco dopo presso la Scalinata di Sant’Antonio possiamo assistere ad un’altra artistica luminaria che stavolta raffigura “La Luce di Cristo che sconfigge l’oscurità della morte” formata da candele raffiguranti motivi artistici legati alla “Resurrezione di Cristo”; dalla Chiesa di Sant’Antonio poi esce la figura del “Cristo Risorto” (ossia colui che ha recitato la sua parte durante il “Passiu Santu”), salutata dall’accensione di fuochi d’artificio.

La “Domenica di Pasqua”; “U Re ra Vittoria e a’Ddulurata” e “A ‘Ncranata”

La “Domenica di Pasqua” rappresenta la fine di un periodo piuttosto mesto culminato con la “Morte di Cristo”. In questo giorno Buccheri si sveglia sotto una luce nuova, la “Luce del Cristo Risorto”, ma anche sotto lo sparo di alcune salve piuttosto forti proprio come pretende la tradizione siciliana per l’inizio dei giorni di festa più importanti.

Alle 11.00 la Chiesa Madre  di Sant’Ambrogio si riempie di gente per la solenne Messa mattutina consacrata al “Cristo Risorto”. Dopo di essa, alle 12.00 uno scampanio festoso e un forte sparo di fuochi artificiali avverte la cittadinanza dell’inizio delle Processioni simultanee del “Re ‘dda Viloria e ra’Ddulurata”. La Statua del “Cristo Risorto” (“U Re ‘dda Viloria”) esce dalla Chiesa di Sant’Antonio alle ore 12.00 portata a spalla da portatori maschi, mentre quella di “Maria Addolorata” (“ra’Ddulurata”) nota anche come “A Beddamatri i Pasqua” viene prima avvolta con un manto nero e poi esce dalla Chiesa di Santa Maria Maddalena portata a spalla da portatrici donne alle ore 12.15; bisogna dire che i portatori del “Cristo” e le portatrici della “Madonna” sono tutti vestiti con abiti simili a quelli indossati in Palestina ai “Tempi di Cristo”.

Tra le due Processioni, la più difficoltosa è senza dubbio quella del “Cristo risorto”, poiché i portatori scendono i 127 gradini della Scalinata di Sant’Antonio con una certa difficoltà, ma loro con grande perizia riescono ad arrivare in Piazza Toselli salutati dagli applausi della gente.

Ma non è da poco neanche lo sforzo delle portatrici della “Madonna Addolorata”, anzi a queste donne va un particolare plauso, poiché per una donna portare a spalla un pesante simulacro è senza dubbio più difficile che per un uomo; ma la differenza tra i sessi è ben poca cosa poiché è la loro fede quella che conta in questa solenne festività sacra che da triste e composta sta divenendo sempre più allegra. Simbolicamente parlando, la “Madonna” sente dentro il suo cuore che “Suo Figlio e vivo” e per questo va a cercarlo dovunque, d’altro canto anche “Cristo” cerca sua “Madre” per poterla riabbracciare. Queste due differenti Processioni vogliono dimostrare in chiave popolare quanto detto prima.

Dopo un lungo giro per il centro storico, verso le 12.30 queste due Processioni terminano a Piazza Roma; ha inizio la cosiddetta “Ncranata”, nome che sta ad indicare il tanto atteso incontro tra il “Cristo Risorto” e sua “Madre”. Quando i due Simulacri sono posti l’uno di fronte all’altro, la Statua della “Madonna” viene privata del manto nero che simboleggiava il cupo dolore della “Vergine” per la perdita del “Figlio”; subito dopo i due Simulacri vengono portati di corsa verso il centro della piazza per simulare l’abbraccio tra la “Madonna” e il “Cristo Risorto” accompagnati dagli applausi dei buccheresi e dall’assordante “Maschittaria” di fuochi d’artificio. Il rito è compiuto, la “Madre” ha ritrovato suo “Figlio” a dimostrazione che l’amore e il perdono danno la “Vita Eterna”.

Dopo la “Ncranata”, i Simulacri della “Madonna” e del “Cristo Risoto” vengono portati assieme in Processione verso Piazza Toselli, facendo nel frattempo altri “abbracci” durante il tragitto. Arrivati in Prossimità della Scalinata di Sant’Antonio, riparte la “Maschittaria ” che accompagnerà la faticosa salita dei due “Simulacri” (rivolti verso la Piazza Toselli) per entrare poi nella Chiesa di Sant’Antonio. Dopo la “Trasuta” in Chiesa delle Statue di “Gesù Risorto” e della “Madonna”, accompagnata dagli scroscianti applausi dei presenti, finisce così la più grande “Pasqua in costume” del sud est siciliano.

Conclusasi la “Ncranata”, parenti e amici usano pranzare insieme per festeggiare la Pasqua. I piatti tipici di questo giorno di festa sono la Pasta al Forno (timballo di lasagne, cannelloni o maccheroni a base di sugo di carne, formaggio, salumi, uova sode e talvolta besciamella a seconda dei gusti), Ravioli di ricotta o altri tipi di pasta (tra cui quella a base di “Maialuffi”, una pianta autoctona) seguiti da ghiotte pietanze a base di carni diverse tra cui vanno citati il “Falsomagro”, il “Cunigghiu a Stimpirata”, salsicce e fettine di carne alla brace, cotolette e talvolta anche “Agnello e Capretto Pasquali” (quest’ultimo noto come “U Ciaurieddu ‘nfurnatu” significante “Capretto infornato”) aromatizzati con rosmarino e olio d’oliva, infine cotti al forno con un ghiotto contorno di patate; i dolciumi con cui viene terminato il pranzo sono fortemente legati alla tradizione pasquale poiché in essi vi è un uovo sodo intero, simbolo della “Vita Nascente” legato alla “Resurrezione di Cristo”; essi sono noti con i nomi di “Pupi cu l’uovi” o “Uova ‘Mpanate e si presentano cosparsi con zucchero colorato.

Altri dolci tipici sono i “Cassateddi”, tortini di forma circolare farciti con ricotta di pecora zuccherata aromatizzata con rosso d’uovo e cannella.

Dopo aver pranzato è usanza fare una passeggiata tutti insieme sia presso Buccheri, sia in alcune città limitrofe (tra cui Vizzini e Ferla) oppure si assiste alla Messa delle ore 18.00 in Chiesa Madre che conclude i riti della Domenica di Pasqua.

La Pasquetta

Per il “Lunedì dell’Angelo”, meglio noto come “Pasquetta”, i buccheresi vanno in campagna o presso le aree iblee limitrofe (i boschi specie quello di Santa Maria o le aree di Piana Soprana, Stretta, Sant’Andrea ecc…) assieme a parenti e amici per trascorrere una bella giornata all’aria aperta il cui passatempo principale è quello di “Cuogghiri Sparici” (raccogliere asparagi selvatici). Immancabile è il pranzo a base di pizze e focacce caserecce, ma talvolta viene preparato il cosiddetto “Pisciruovu”; una gustosa frittata in cui vengono aggiunti gli “Sparici” appena raccolti. Da pochi anni a questa parte molti buccheresi preferiscono passare la “Pasquetta” in altre località della provincia siracusana quali Palazzolo, Ferla, Sortino (Pantalica), Siracusa, Noto, Marzamemi e Portopalo; ma anche in quelle delle vicine Province di Ragusa (in particolare a Modica, Giarratana, Monterosso Almo, Chiaramonte Gulfi e infine presso lo stesso capoluogo ibleo) e di Catania (soprattutto a Vizzini, Mineo, Militello, Grammichele e Caltagirone).

L’Ascensione di Buccheri e la conclusione dei riti pasquali

Trascorsi i cosiddetti “Quaranta giorni” dalla “Domenica di Pasqua”, che indicano il periodo di tempo secondo cui “Cristo sarebbe rimasto sulla terra prima di salire in Cielo”, Buccheri si prepara ad un’altra festività legata alla “Pasqua”, l’ “Ascensione di Cristo”, chiamata in dialetto “A ‘Scinzioni” che, proprio come “U Passiu Santu”, non venne celebrata per un lungo periodo di tempo fino a pochi anni fa.

La sera del Sabato che precede la “Domenica dell’Ascensione”, vi è una solenne Messa in Chiesa Madre (ore 18.00 circa) a cui parteciperà gran parte dei buccheresi. Alla fine di essa (verso le ore 19.00), dal Sagrato della Chiesa Madre partirà un corteo in costume dove ottanta figuranti vestiti con abiti simili a quelli con cui hanno partecipato al “Passiu Santu”, recano in mano una torcia infuocata. Questa Processione (allietata da alcuni canti) terminerà presso il Sagrato del Santuario della Madonna delle Grazie dove i partecipanti con le loro torce accenderanno un grande falò che allegoricamente sta ad indicare “L’Ascensione di Gesù al Cielo”.

Con le Messe solenni della “Domenica dell’Ascensione” (ma anche con varie scampagnate e gite fuori porta) terminano i fastosi riti della Pasqua Buccherese, considerata come una delle più belle dell’intera Sicilia.

Torna indietro