*Buccheri, Valle e Torrente di Sant’Andrea

Dall’ex Feudo di Sant’Andrea (posto di fronte all’omonima chiesa) seguiamo il sentiero fino ad arrivare alle sponde del Torrente Sant’Andrea, che solca l’omonima cava iblea.

Questo corso d’acqua nasce in località Due Fontane presso la Contrada Roccalta in territorio buccherese e scorre verso nord prima di confluire nel Torrente Sapillone – Margi in località Valle Cupa (nel vertice nord orientale del territorio comunale buccherese) in un’area archeologica ricca di rovine rupestri che a sua volta si immetterà più a valle nel Fiume San Leonardo in Contrada Margi (in territorio francofontese). Da sempre le acque del Torrente Sant’Andrea sono state sfruttate per l’irrigazione, l’allevamento e ovviamente per uso umano presso l’antico feudo di Racalmemi – Sant’Andrea. Lungo il primo tratto di questa cava infatti vi sono rovine di abbeveratoi e di ovili fortificati, nonché terrazzamenti ancora coltivati ad uliveto posti sui rilievi di Costa Lunga, Roccalta e Cavigliano, quest’ultimo caratterizzato da un’antica “Trazzera” che sale fino alla Contrada Ragameli in territorio carlentinese sul versante occidentale del Monte Santa Venera entrando in un’altra area boschiva demaniale nota come “Bosco Ragameli” posta tra i territori buccheresi e carlentinesi.

Dal punto di vista archeologico la cava ha le sue principali rovine presso il tratto settentrionale posto tra le Contrade Raimeli, Tallarita, Ragameli, Vallecupa e San Giovanni. Si tratta di un insieme di caverne e di anfratti rocciosi scavati nelle pareti della roccia (oltre che di resti di antichi insediamenti rurali). Alcuni di essi ospitarono un Oratorio Rupestre di epoca paleocristiana comprendente una piccola catacomba in cui sono riportate varie iscrizioni tra cui una “Crocifissione” e delle nicchie sepolcrali (posta sulla parete sinistra della cava). In un ramo della cava (visibile dalla strada Sant’Andrea – Costa Lunga) sono visibili rovine poste su di uno sperone roccioso (forse un’antica fortezza di epoca arabo – normanna?) e vari cippi in pietra posti sull’altopiano circostante. Queste rovine dovrebbero essere studiate più approfonditamente per risalire alla loro origine (forse legata alla presenza del limitrofo Feudo di Sant’Andrea).

La cava però è nota per ospitare gran parte del Bosco Ragameli posto sulla sua parete destra (in territorio di Carlentini) e un vasto oliveto nel suo fondo cava. Possiamo ammirare anche un’interessante flora di tipo ibleo in cui sono presenti in primavera anche rare specie di orchidee.

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