Buscemi, Festa di San Sebastiano

Buscemi

Festa di San Sebastiano

La festa in onore di “San Sebastiano” sta venendo rifesteggiata a Buscemi dopo moltissimi anni in cui il Simulacro del “Santo Bimartire” venne abbandonato a se stesso e lasciato cadere in rovina per la chiusura della Chiesa di San Sebastiano presso Piazza Roma. Con il restauro del Simulacro e l’inizio degli interventi conservativi presso la Chiesa si è deciso di festeggiare nuovamente in forma esterna il “Santo Bimartire” che a Buscemi nonostante tutto è ancora venerato (un buon numero di fedeli buscemesi ogni anno va in pellegrinaggio a piedi a Melilli per la grande festa di “San Sebastiano di Melilli” che si tiene il 4 Maggio di ogni anno o va ad assistere alle feste in onore del “Santo Bimartire” che si tengono nelle vicine cittadine di Palazzolo Acreide, Cassaro e Ferla). I festeggiamenti in onore di “San Sebastiano” ricadono il 20 Gennaio per quanto riguarda la solennità liturgica, mentre la e Domenica limitrofa si tiene la festa esterna.

Storia di San Sebastiano

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Sebastiano nacque a Narbona (Francia) da genitori cristiani intorno al 256 d.C. Dopo la morte del padre, il piccolo Sebastiano si trasferì a Milano insieme alla madre e lì venne avviato allo studio culturale dei Classici greci e romani, considerati come la massima espressione della cultura letterale di allora. Sebastiano, cresciuto con la dottrina cristiana non ebbe scelta, per diventare qualcuno doveva studiare le presunte “gesta” di dei pagani il cui culto stava man mano scemando poiché nessuno si beveva più che ogni cosa (il sole, l’acqua, la terra ecc..) avesse un proprio dio bizzoso che voleva essere venerato con inutili privazioni di denaro e assurdi sacrifici (di animali). Anche il culto sull’Imperatore di Roma stava scemando a favore del Culto Cristiano in cui si venera “Cristo”, la sua “Famiglia” e tutti i “Martiri” morti sotto le persecuzioni romane (tra cui molti Santi che hanno calcato il suolo aretuseo come “San Paolo”, “Santa Venera”, i “Santi Alfio Cirino e Filadelfo”; e addirittura Santi originari del siracusano come “Santa Lucia”, “Santa Sofia” e “San Marziano”); così l’Imperatore di allora, Diocleziano, ordinò che tutti i Cristiani venissero torturati ed uccisi in modo che il Cristianesimo svanisse facendo spaventare chiunque volesse seguire la “Religione infedele all’Imperatore di Roma”.

A Sebastiano non importava e andò a Roma sia per fare la carriera militare, sia per “Aiutare i Cattolici romani a continuare a perseguire la loro fede”. L’Imperatore Diocleziano e il suo uomo di fiducia, Massimiliano, notarono che Sebastiano era intelligente e colto; così il “giovane milanese” venne promosso con il grado di “Comandante della prima Corte della Guardia Pretoriana”. Teoricamente Sebastiano aveva il compito di “perseguitare i Cristiani”, ma lui, all’insaputa dell’Imperatore, aiutò moralmente molti Cristiani durante la prigionia e fece scagionare tanti di essi salvandoli dal martirio.

Dopo i primi miracoli (tra cui la guarigione di una giovane dal mutismo) Sebastiano, indignato per le torture atroci subite dai Cristiani, incominciò a predicare il Cristianesimo davanti a tutti senza paura di essere arrestato e torturato. Un tirapiedi dell’Imperatore lo spiò e andò a riferire a Diocleziano quanto visto. L’Imperatore non volle credere che il suo allievo prediletto fosse uno “Sporco Cristiano” (così venivano chiamati dai Romani coloro che credevano in “Cristo”) e lo fece chiamare. Diocleziano allora chiese a Sebastiano se era vero quanto detto sul suo conto. Il giovane rispose di si, e che fin dalla nascita era stato educato col “Cristianesimo” e che era ormai stanco di queste assurde persecuzioni contro gente civile che dovrebbe “Amarsi come è stata amata da Gesù” e no ammazzarsi a vicenda. Diocleziano andò su tutte le furie e fece condannare a morte il giovane Sebastiano.

Egli venne condotto in un bosco nel “Colle Palatino”, venne legato ad un albero e trafitto con centinaia di frecce (la biografia storica dice che “Fu riempito di dardi tanto da sembrare un riccio”) che lo lasciarono in un primo momento esanime. Ma alcuni suoi proseliti si accorsero poi che “Sebastiano non era morto” poiché “Gesù Cristo lo aveva protetto dalle frecce”. Così, guidati dalla giovane Irene (una ragazza innamorata di lui, divenuta anch’essa “Santa Martire” e “Patrona” di Altamura e Erchie, città situate rispettivamente nelle province di Bari e Brindisi), presero il giovane e lo curarono fino a quando non guarì.

Dopo le inutili implorazioni dei discepoli al loro “Maestro” , Sebastiano andò da Diocleziano e, notato lo stupore dell’Imperatore, gli disse queste testuali parole <“Diocleziano, sono un uomo uscito dalla tomba per avvertirti che si avvicina il tempo della vendetta! Tu hai bagnato questa città col sangue dei servi di Dio e la sua collera poserà grave su di te: morrai di morte violenta e Dio darà alla sua Chiesa un imperatore secondo il suo cuore (Costantino il Grande). Pentiti mentre è tempo e domanda perdono a Dio”>. L’Imperatore sentito quanto detto non volle sentire ragioni e lo condannò definitivamente a morte. Sebastiano venne frustato ininterrottamente finché per le ferite e per il dolore perse i sensi cadendo esanime. Non contento delle torture inflitte al giovane, Diocleziano lo fece strangolare e annegare finché Sebastiano morì definitivamente. Era il 20 Gennaio del 288 d.C.

Dopo il Martirio, “San Sebastiano” (nel frattempo venne canonizzato dal Papa di allora) apparve in sogno alla giovane Lucina dicendogli di “Toglierlo dalla fossa comune in cui era stato posto e di seppellirlo lì dove riposavano i due grandi Apostoli San Pietro e Paolo”. Nel frattempo la premonizione di “San Sebastiano” fatta a Diocleziano divenne realtà; dopo alcuni anni scesero i Barbari (Ostrogoti, Vandali ecc..) e, dopo aver causato numerosi danni alle città dell’Impero,costrinsero Diocleziano a ritirarsi a Spalato dove morì di morte naturale ma tra sofferenze atroci; dopo di lui venne un nuovo grande Imperatore, Costantino il Grande, che abolì il paganesimo e fece divenire il Cristianesimo “Unica religione dell’Impero Romano”. Nel IV Secolo venne costruita a Roma la “Basilica di San Sebastiano”; lì riposano tuttora le spoglie del “Giovane Martire”.

[riduci]

Il culto buscemese a “San Sebastiano”

A Buscemi “San Sebastiano” è venerato da moltissimo tempo, sin da quando il suo Simulacro venerato a Melilli venne ritrovato nel 1414 al largo della Penisola Magnisi e portato nella città melillese in cui venne eretta l’attuale Basilica, meta di pellegrinaggi da buona parte della Sicilia sudorientale. Nonostante ciò a Buscemi non vi erano chiese consacrate al “Santo Bimartire”. Solo nel 1700, grazie al signore di Buscemi Don Giovanni Requisenz (devoto a “San Sebastiano”) venne eretta nella città buscemese l’attuale grande Chiesa posta in Piazza Roma e venne costruito il Simulacro in cartapesta venerato tuttora a Buscemi. Per buona parte dell’800 e fino alla prima metà del 900 a Buscemi veniva festeggiato “San Sebastiano” in maniera solenne. Ma in seguito alla chiusura dell’edificio sacro divenuto inagibile e all’incuria in cui venne lasciata la statua del “Santo”, la festa decadde e non venne più festeggiata. Questo avvenne fino al 2015 quando il Simulacro venne restaurato da artisti locali e portato presso la Chiesa Madre della Natività di Maria Santissima (fino alla sua collocazione futura presso la Chiesa di San Sebastiano che avverrà alla fine dei restauri). Dal Gennaio 2015 “San Sebastiano” è stato di nuovo festeggiato dalla comunità buscemese.

La Festa Liturgica di San Sebastiano (20 Gennaio)

I riti in onore di “San Sebastiano” cominciano il 19 Gennaio con una solenne Messa presso la Chiesa Madre di Buscemi che inizia alle ore 18.00. Al termine di essa verso le ore 18.50 avverrà la “Svelata” del Simulacro di “San Sebastiano” tra la gioia dei fedeli buscemesi.

Il 20 Gennaio alle 10.30 del mattino avviene l’esposizione del “Santissimo Sacramento” e del Reliquiario contenente un frammento osseo appartenente a “San Sebastiano” che vengono posti in Adorazione per tutta la mattinata fino alla benedizione che avviene alle ore 12.00.

Alle ore 18.00 viene celebrata in Chiesa Madre la solenne Messa con cui si commemora il “Martirio di San Sebastiano” a cui assisteranno le autorità cittadine buscemesi e numerosi fedeli. Al termine della Messa il sindaco di Buscemi donerà un cero a “San Sebastiano. Termina così la solennità liturgica in onore del “Santo Bimartire”, che rimarrà esposto fino alla Domenica in cui avverrà la festa esterna in suo onore.

La Festa Esterna di San Sebastiano (Domenica limitrofa al 20 Gennaio)

Il Triduo di preparazione ai festeggiamenti

La Domenica dopo il 20 Gennaio si tiene la Festa Esterna consacrata a “San Sebastiano Martire”. Essa è preceduta dal consueto Triduo di Preparazione che comprende le giornate di Giovedì, Venerdì e Sabato (Vigilia della festa) in cui presso la Chiesa si terranno solenni Messe alle ore 17.30 seguite dall’Adorazione Eucaristica al “Santissimo Sacramento” e al “Reliquiario di San Sebastiano”.

Il Sabato che precede la Domenica di Festa è l’ultimo giorno di questo Triduo. Alle ore 18.00 si tiene una solenne Messa seguita da molti fedeli. Al termine della Funzione alle ore 19.00 il Reliquiario di “San Sebastiano” viene fatto uscire in Processione seguito da molti fedeli recanti un cero votivo in mano. Il Reliquiario verrà portato in corteo per le vie principali di Buscemi e verrà salutato da solenni scampanii e dallo sparo di mortaretti fino a quando dopo circa un’ora rientra in Chiesa.

La Festa di San Sebastiano di Buscemi

La Domenica della festa, alle ore 08.00 un solenne scampanio (unito allo sparo di colpi di cannone) avverte i buscemesi che il giorno consacrato a “San Sebastiano” è arrivato. Alle ore 08.30 la banda musicale cittadina gira in corteo per le strade di Buscemi suonando allegre marce annunziando ulteriormente l’inizio dei festeggiamenti,

Alle ore 09.30 inizia la solenne Messa mattutina in onore di “San Sebastiano” che prevede la partecipazione di numerosi devoti. Al termine della Messa, alle ore 10.00 “San Sebastiano” viene fatto uscire in Processione dalla sua Chiesa di appartenenza salutato da scampanii solenni e dallo sparo di fuochi misto al lancio di “Nzareddi” (carte colorate multicolori). Il “Santo” verrà faticosamente portato a spalla dai fedeli buscemesi che sciolgono un voto oppure intendono chiedere una grazia al “Bimartire” facendo molta fatica vista la conformazione del centro abitato buscemese (che presenta dislivelli stradali non indifferenti che mettono a dura prova l’abilità dei portatori) venendo seguito da molta gente. La Processione percorrerà dal Sagrato della Chiesa Madre il Corso Vittorio Emanuele e successivamente le Vie Libertà, Pianell, Cavour, Medici, Ricciotti, Crispi, Giuliani, Marconi, Principe Umberto, XI Febbraio, Carmine, Garibaldi, Corridoni, Nazario Sauro, Colombo, Fontana, Risorgimento, nuovamente Via Principe Umberto per ritornare presso il Corso Vittorio Emanuele e rientrare in Chiesa Madre, salutato da scampanii e fuochi d’artificio (quando il Simulacro del “Santo” ritornerà presso la sua Chiesa in Piazza Roma il percorso cambierà).

Dopo la Processione del Santo (che si tiene per ora solo di mattina) il “Santo” rimarrà esposto ai fedeli per tutto il pomeriggio.

Alle ore 17.3o del pomeriggio la Chiesa tornerà di nuovo a riempirsi con la celebrazione del Rosario e della Messa serale delle ore 18.00 che chiude i festeggiamenti in onore del “Santo Bimartire”. Al termine della Messa dopo la preghiera comunitaria con cui si affida la protezione di Buscemi al “Santo”, avviene il rito della “Velata di San Sebastiano”, in cui il suo Simulacro verrà chiuso nel suo Altare in attesa dei festeggiamenti dell’anno prossimo tra le invocazioni e gli applausi dei fedeli buscemesi.

Il Pellegrinaggio a Melilli dei fedeli buscemesi (3 – 4 Maggio)

La notte tra il 3 e il 4 Maggio da Buscemi partono gruppi di fedeli a “San Sebastiano” che raggiungeranno Melilli a piedi compiendo un Pellegrinaggio al “Santo” ritrovato presso la costa a nord di Siracusa percorrendo l’insieme di strade provinciali che collegano Buscemi a Melilli passando per Ferla e Sortino in cui si ritrovano i pellegrini di altri paesi limitrofi tutti in cammino verso la Basilica melillese in cui è posto “Sammastianu i Miliddi”. Infatti assieme ai buscemesi vi sono anche fedeli palazzolesi, cassaresi, ferlesi, (talvolta anche buccheresi), francofontesi, carlentinesi, sortinesi (che si uniscono loro dopo Ferla), canicattinesi, solarinesi e floridiani che si mettono in cammino verso il santuario di Melilli per sciogliere un voto di grazia ricevuta oppure ottenere una grazia.

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