Buscemi, Tradizioni popolari buscemesi

Fra’ Giuseppe da Buscemi

A Buscemi visse un uomo noto come Fra’ Giuseppe (nato Giuseppe Santoro) che visse la maggior parte della sua vita in eremitaggio presso la Cava della Madonna del Bosco nell’area di Collo di Monaco sulla costa settentrionale del rilievo noto come Monte San Nicola in alcune grotte che un tempo erano cappelle rupestri di epoca bizantina. Quest’uomo sentì l’esigenza verso i primi decenni del 900 di abbandonare tutto e di vivere in eremitaggio secondo la regola francescana. Il frate era considerato come un moderno “San Corrado Confalonieri” perché come il “Patrono di Noto” andò a vivere all’interno di caverne rupestri rifiutando di vivere una vita normale per consacrarsi in maniera totale ed aspra. Fra’ Giuseppe non solo viveva come eremita, ma lasciò molte “sculture” presso i luoghi in cui andava in eremitaggio che raffiguravano perlopiù “Madonne” e simboli sacri. Molto ricorrente era il tema della morte (era solito incidere figure di teschi nella roccia). Fra’ Giuseppe era aiutato dai buscemesi a sopravvivere poiché loro gli portavano da bere e da mangiare e in alcune occasioni si fermavano a pregare con lui. Si diceva che in alcune occasioni volesse rimanere da solo e si dimostrava abbastanza scontroso. Fra’ Giuseppe venne ritrovato morto nel 1975.

A testimonianza della sua vita venne costruito un Eremo che raccoglie gran parte dei suoi effetti personali e delle sue opere d’arte sacra intagliate nella roccia.

La leggenda di Anapo e Ciane

Un’antica leggenda di epoca greca diceva che nel sito di Guffari (in territorio buscemese) vivesse un pastore chiamato Anapo, che era innamorato della ninfa Ciane, servitrice di Proserpina, figlia della Dea Demetra (che in età siculo – greca era considerata la “Dea Madre” il cui culto principale era praticato presso il sito rupestre dei Santoni posto a Palazzolo Acreide). La bellezza di questa donna fece innamorare il Dio Plutone (il re degli inferi) che, vista la riluttanza di Proserpina, decise di rapirla con la forza. Il rapimento avvenne presso il Lago di Pergusa (vicino Enna) e la ninfa Ciane cercò di fermare il carro del dio dei morti aggrappandosi ad esso. Arrivati alle porte di Siracusa, Plutone spinse giù dal carro Ciane con il suo scettro facendola cadere sotto le ruote. La ninfa morì sotto gli occhi del pastore che seguì anche lui il carro preoccupato proprio per la sua amata. Plutone scappò con Proserpina e il corpo della ninfa rimase a terra privo di vita venendo però trasformato in una sorgente d’acqua dagli dei per compassione facendo si che in qualche modo il suo spirito potesse vivere; Anapo visto ciò se ne tornò dove viveva morendo poi di crepacuore. Gli dei trasformarono anche lui in una fonte d’acqua per compassione. Le due fonti diedero vita a due fiumi che prima di immettersi in mare si uniscono, questi corsi d’acqua sono tuttora noti come Ciane ed Anapo e la confluenza di questi due fiumi prima di immettersi in mare ha fatto nascere questa leggenda siracusana, che riguarda però anche Buscemi (e in parte il territorio di Buccheri) poiché qui si origina il lungo Fiume Anapo che bagna gran parte della Provincia di Siracusa.

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