*Chiaramonte Gulfi, Chiesa Rupestre di Santa Margherita e area iblea limitrofa

Chiaramonte Gulfi

*Chiesa Rupestre di Santa Margherita e area iblea limitrofa

A nord di Chiaramonte Gulfi è posta l’area iblea detta di “Santa Margherita” che prende il nome dall’omonima contrada, il cui toponimo è dovuto alla presenza di un antico oratorio rupestre di epoca bizantina consacrato un tempo a “Santa Margherita di Antiochia” che oggi risulta abbandonato anche se meta di diverse escursioni organizzate da associazioni culturali locali che mirano ad una completa riqualificazione del sito. Questa grotta, insieme all’area limitrofa la si può raggiungere da Chiaramonte Gulfi prendendo la strada che conduce alla Contrada Piano Grillo dal Viale Santuario Maria Santissima di Gulfi imboccando poi alla nostra destra un bivio formato da due traverse delimitate da uno spartitraffico, percorrendo quella più a nord scavalcando così tratto più a valle della Cava Porcara per arrivare nei pressi di una piazzola posta alla nostra destra in cui poter parcheggiare, di fronte alla quale (alla nostra sinistra venendo da Chiaramonte Gulfi) vi è un breve sentiero che conduce al sopracitato sito rupestre.

La caverna è di epoca altomedievale di Contrada Santa Margherita è quindi riconducibile al periodo bizantino e si presenta come un anfratto angusto contraddistinto da una camera in cui era posto l’oratorio rupestre in cui vi sono tracce di un affresco raffigurante “La Crocifissione di Cristo” e altri frammenti di pitture murali che molto probabilmente formavano l’effigie di “Santa Margherita di Antiochia” che, come “San Giorgio” è nota per una “leggenda” in cui sconfisse il demonio sotto forma una belva feroce identificata con l’immagine di un drago come per il “Santo Martire” venerato a Ragusa e Modica. Questa “Santa Martire” era piuttosto venerata dalla popolazione dell’antica Gulfi poiché secondo una credenza popolare (raccolta dallo scrittore e studioso palermitano Giuseppe Pitrè) salvò una ragazza da un grosso serpente che uccideva e divorava chiunque si avventurava presso le alture di questa contrada (specialmente i bambini); il serpente venne ucciso e sul luogo in cui vi era posta la sua tana (in cui vennero ritrovati i resti scheletriti delle sue vittime) venne costruita una chiesa in onore di “Santa Margherita”. Da ciò che la leggenda narra si doveva trattare di un oratorio di tipo semi rupestre con corpo di muratura all’esterno e area sacra interna riconducibile all’attuale grotta. Molto probabilmente la chiesa o venne distrutta durante l’assedio di Gulfi nel 1299 oppure durante il terremoto dell’11 Gennaio 1693. Il culto chiaramontano a “Santa Margherita” sopravvisse fino alla prima metà del 1800 per poi affievolirsi del tutto.

Ma la Chiesa di Santa Margherita non è l’unico sito rupestre della zona; a poca distanza possiamo ammirare un casale settecentesco ormai diroccato che è posto su di un ambiente ipogeico utilizzato come “frantoio” semi rupestre, oltre a vari ruderi del medesimo tipo sparsi lungo quest’area posta tra le Cave Porcara (a sud) e dei Diavoli (a nord).

Va detto infine che presso questa zona vi sono posti anche vari alberi secolari di cui querce e olivi oltre ad una fitta macchia mediterranea che circonda i casali rurali e residenziali di epoca settecentesca ed ottocentesca facenti parte di questa contrada.

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