*Chiaramonte Gulfi, Monte Arcibessi, Neviere e ruderi archeologici (Tratto della Pineta di Chiaramonte Gulfi facente parte del Monte Arcibessi – Neviera dei Macellai – Neviera della Lupa – Neviera di Primo Sole – siti archeologici di Monte Arcibessi)

Chiaramonte Gulfi

*Monte Arcibessi, Neviere e ruderi archeologici
(Tratto della Pineta di Chiaramonte Gulfi facente parte del Monte Arcibessi – Neviera dei Macellai – Neviera della Lupa – Neviera di Primo Sole – siti archeologici di Monte Arcibessi)

Il Monte Arcibessi è il principale rilievo montano di tipo ibleo della Provincia di Ragusa sulle cui pendici occidentali è posta la cittadina di Chiaramonte Gulfi. Con i suoi 906 metri d’altezza è rispettivamente la prima vetta posta “interamente all’interno” della provincia ragusana oltre ad essere la terza vetta più alta del territorio provinciale dopo i Monti Casale e Lauro (che sono posti in aree di confine con le vicine province di Siracusa e Catania), nonché il quarto rilievo più alto degli Iblei (di cui il poco distante e sopracitato Monte Lauro ne è la vetta più alta). Il rilievo è collocato in mezzo al parco forestale noto come “Pineta di Chiaramonte Gulfi” che è la più estesa area boschiva della Sicilia sudorientale comprendente vari sentieri e aree per escursioni all’interno di essa.

Il rilievo lo si può ammirare da gran parte del territorio chiaramontano presentandosi come un ampio altopiano verde interamente coperto da un vasto bosco, recante in sommità alcuni ripetitori radiotelevisivi. Tutta questa zona è nota anche come “Parco Naturale Arcibessi”. Questo monte è stato comunque abitato sin dalla protostoria (epoca neolitico – sicula tra le età del bronzo e del ferro) divenendo un’importante area agricola data dalla salubrità dell’aria e dalla fertilità della sua terra, nel cui sottosuolo vi sono poste anche varie sorgenti idriche che alimentano vari corsi d’acqua, di cui vanno citati il Fiume Amerillo (che scorre in territorio di Monterosso Almo) e i Torrenti Ferriero – Para, Aranci, Ganzeria – Morana; tutti questi corsi d’acqua confluiscono più a valle presso il Fiume Dirillo. L’area venne abitata anche nel periodo medievale divenendo importante in seguito alla costruzione dell’attuale città di Chiaramonte Gulfi (avvenuta dopo il “Massacro di Gulfi” del 1299) divenendo sede di insediamenti sempre di natura rurale comprendenti masserie e stalle. Ancora oggi il rilievo è attivo dal punto di vista agricolo – zootecnico grazie alla presenza di alcune aziende del medesimo tipo.

L’area del Monte Arcibessi la si raggiunge dalla S.P. 8 Chiaramonte – Maltempo tramite tre accessi: il primo posto presso la traversa nota come “Strada Forestale Parco Arcibessi” antistante al Santuario di Santa Maria delle Grazie oltrepassando l’ex Albergo “La Pineta” attraversando così buona parte dell’area centrale della Pineta di Chiaramonte Gulfi conducendo al versante occidentale del rilievo presso l’area boschiva comprendente le aree di Santa Lucia, Manciameli, Pomilia, Boneco e Passamonte; il secondo posto in Contrada Santissimo nei pressi dell’albergo Vecchia Stazione (alla nostra sinistra venendo da Chiaramonte Gulfi) che oltrepassa parte dell’ex tracciato ferroviario della dimessa linea Siracusa – Ragusa – Vizzini (di cui il citato albergo fungeva appunto da “stazione ferroviaria” per Chiaramonte Gulfi) conducendo sulla sommità del rilievo in cui sono posti i sopracitati ripetitori, costeggiando le “Neviere Iblee” ossia antichi magazzini di pietra “a secco” di tipo semi rupestre poiché sono costruite su di una fossa verticale al cui interno veniva posta la copiosa neve utilizzata un tempo per mantenere il freddo all’interno delle ghiacciaie in cui venivano conservati cibi soggetti a deterioramento (carne, pesce, formaggi, ortaggi ecc…) o utilizzata per la lavorazione di gelati, sorbetti e granite, ma con l’invenzione dei moderni apparecchi refrigeratori (congelatori e frigoriferi) vennero abbandonate e caddero in rovina oppure vennero riconvertite in cisterne sotterranee; il terzo è posto lungo la S.P. 62 Bivio Maltempo – Bivio Giarratana (che collega le S.P. 8 e quindi anche la S.P. 10 Ragusa – Chiaramonte alle cittadine di Giarratana e Monterosso Almo) ed è caratterizzato da una strada rurale con imbocco separato da un breve spartitraffico posta in Contrada Addilia (in cui è posta la sorgente che alimenta la vicina Cava Volpe) dopo una traversa (che si connette ad essa) delimitata da un’edicola votiva, che costeggia il versante orientale del Monte Arcibessi collocato al confine col territorio comunale monterossano (Contrada Rizzarello) congiungendosi con la sopracitata strada forestale che delimita il versante orientale del rilievo presso la Contrada Corulla.

Il versante occidentale del Monte Arcibessi è interamente coperto da un ampio tratto della Pineta di Chiaramonte Gulfi che sovrasta la cittadina iblea, infatti dalla sopracitata traversa di Contrada Santissimo possiamo ammirare un’ottima vista panoramica sul centro urbano chiaramontano e di gran parte della Piana di Vittoria bagnata dai Fiumi Ippari e Dirillo in cui sono posti i centri abitati di Comiso, Vittoria ed Acate. Seguendo questa strada possiamo raggiungere l’area attrezzata di Contrada Manciameli appartenente al corpo forestale, il cui sentiero è chiuso da un cancello verde posto alla nostra sinistra (vedi link “Parco Forestale “Pineta di Chiaramonte Gulfi e Area Attrezzata Arcibessi – Manciameli” nella pagina precedente per saperne di più) anche se possiamo ammirare ugualmente ed esplorare parte della Pineta di Chiaramonte posta nel versante occidentale del Monte Arcibessi. Oltrepassata la pineta ci troviamo presso un altopiano a nordovest del rilievo montano in cui vi è la congiunzione col sentiero che conduce lungo il suo versante orientale (collegato con la S.P. 62). Qui possiamo notare un’interessante area montuosa posta tra le contrade Rizzarello, Fondo di Gallo e Chiusa Lunga (al confine con il territorio di Monterosso Almo) in cui, ad ovest cominciano a delinearsi ad occidente (da sud verso nord) le cavità iblee note come Cava Porcara, Cava dei Diavoli, Cava Piana e Cava Sugarello, mentre ad est si apre la valle in cui scorre il Fiume Amerillo che, più a nord, congiungendosi col Fiume Vizzini forma il Fiume Dirillo che è uno dei più importanti corsi d’acqua dei Monti Iblei e della Sicilia meridionale. In questa zona vi sono molti ruderi che sarebbero riconducibili ad insediamenti rurali di epoca medievale risalenti al periodo che va dal 1100 al 1300 di cui restano vari basamenti megalitici, sorti in prossimità di aree abitative più antiche. Vi sarebbero anche vari siti rupestri di epoca protostorica, greco – romana e medievale (tombe, ricoveri rupestri e ovili fortificati) posti presso i terrazzamenti a ridosso delle pendici del rilievo montano; alcune grotte sono poste lungo la sopracitata strada e molto probabilmente si tratta di antichi magazzini e rifugi di tipo rupestre.

La vetta del Monte Arcibessi, raggiungibile dalla traversa posta a sinistra dell’albergo Vecchia Stazione, si presenta come un vasto altopiano formato da vasti erbai delimitati da muretti a secco, in cui sono posti vari ripetitori radiotelevisivi. In questa zona in cui è posto il punto più alto del parco forestale di Chiaramonte Gulfi sono collocate le principali “Neviere” del Monte Arcibessi che sono la “Neviera dei Macellai” e la “Neviera della Lupa”. Seguendo il sentiero che scavalca parte del tracciato ferroviario dell’ex Ferrovia Siracusa – Ragusa – Vizzini che andava a collegarsi presso Giarratana (in cui era posto il bivio per Siracusa e Vizzini) incontriamo vari terrazzamenti posti alla nostra sinistra culminanti in recinti formati da muri a secco in cui veniva posto il bestiame, mentre a destra vi è un vasto altopiano che si affaccia a sud est presso le contrade Santissimo e Maltempo. Poco più a nord presso un bivio che conduce ad un sentiero che conduce all’esatto punto in cui è posta la vetta del rilievo montano, incontriamo la prima neviera, nota come “Neviera dei Macellai”. Essa è chiamata così perché appartenne ai macellai di Chiaramonte Gulfi, rinomati per la loro bravura nel saper lavorare le carni ottenute da animali allevati o catturati all’interno dell’intero territorio chiaramontano. È la neviera più grande ed è la meglio conservata perché ha subito vari interventi di restauro avendo tuttora la funzione di cisterna. Essa si presenta come un massiccio edificio avente tetto leggermente spiovente recante al centro una porta verde recante in sommità una chiave di volta in cui è inciso l’anno di costruzione della neviera (1783) affiancata da due pietre tondeggianti che servivano per porre la pesante sbarra che chiudeva la porta che conduce all’interno della neviera, in cui è posto un grande ambiente ipogeico in cui veniva collocata la neve (disposta in vari blocchi che venivano stipati, pressati e separati da strati di paglia) che veniva utilizzata dai macellai chiaramontani. Proseguendo per il sopracitato sentiero andando verso nord, alla nostra sinistra possiamo ammirare il limitrofo rilievo ibleo della Serra Burgio, la vasta Piana di Vittoria e la vicina Chiaramonte Gulfi, mentre a destra si intravvedono i primi ripetitori radiotelevisivi posti nell’altopiano del Monte Arcibessi. Dopo una breve curva arriviamo di fronte alla “Neviera della Lupa” o “dell’Arcibessi”, che è una delle più antiche costruite in territorio chiaramontano (sembrerebbe di epoca tardoseicentesca) ed è quella avente la camera ipogeica più grande nonostante l’edificio soprastante sia di ridotte dimensioni rispetto alla Neviera dei Macellai. Si presenta come una costruzione semi rupestre a tetto spiovente il cui ingresso si presenta murato. Da qui proseguiamo verso nord oltrepassando l’area sommitale della pineta chiaramontana arrivando sulla cima del Monte Arcibessi in cui sono posti alti ripetitori per le telecomunicazioni. Da qui parte una “Trazzera” ossia una mulattiera delimitata da muri a secco che conduce lungo il versante nordorientale del Monte Arcibessi dove sono collocati vari ruderi, tra cui anche quelli della “Neviera di Primosole”, dall’aspetto simile a quelle sopracitate ma che si trova in posizione molto più defilata assieme ai resti di un antico insediamento rurale. Il nome di questa neviera deriva dal fatto che si affaccia ad est in un’area da cui si scorge il sorgere del sole (ossia “U Primu Suli” da cui deriva il nome dell’edificio) che cominciava ad illuminare la poco distante vallata in cui si origina il Fiume Amerillo (ossia il ramo più interno del Fiume Dirillo).

Il versante orientale del Monte Arcibessi, raggiungibile dalla sopracitata traversa che si imbocca dalla S.P. 62 per Giarratana e Monterosso Almo (avendo come riferimento l’edicola votiva in pietra) che funge anche da confine tra i territori comunali di Chiaramonte e Monterosso (rispettivamente alla nostra sinistra e alla nostra destra venendo da sud). Qui possiamo ammirare per intero la sagoma del Monte Arcibessi dominato dai sopracitati ripetitori oltre che dolci pendii che digradano verso est in cui si affacciano le aree iblee di Rizzarello, Canalazzo e della valle del Fiume Amerillo (poste in territorio monterossano). Si tratta della zona che, dal punto di vista archeologico, sembra la più interessante per la presenza di molti ruderi composti da blocchi megalitici riconducibili a cosiddetti “Castellieri” ossia insediamenti fortificati che sono riconducibili ad antichi insediamenti rurali di epoca medievale, anche se non si esclude del tutto la presenza di siti più antichi addirittura di epoca neolitico – sicula e greco – romano – bizantina, e il ritrovamento di piccoli ipogei rupestri lungo le pendici del rilievo (utilizzati come ovile fortificato) farebbero presagire ciò. Oltre ad essi vi sono antichi terrazzamenti delimitati da muri a secco e resti di mulattiere. In questa zona è posta inoltre la sopracitata Neviera Primosole. Alla fine della strada vi è il ricongiungimento in Contrada Corulla con la strada forestale che conduce all’interno del tratto della Pineta di Chiaramonte Gulfi a ridosso del Monte Arcibessi, mentre andando verso nord possiamo ammirare ad est le aree iblee di Canalazzo e della cava iblea solcata dall’Amerillo, mentre ad ovest vi è il tratto della Pineta di Chiaramonte Gulfi che ricopre le aree iblee di Fondo Gallo, Cava Fico e Cava Porcara, Cava dei Diavoli e Cava Piana, cavità di tipo iblee in cui si originano i Torrenti Aranci, Morana e Ganzeria, affluenti del Torrente Para che a sua volta si immette più ad ovest nel Fiume Dirillo (a poca distanza dal sito archeologico di Scornavacche, vicino la frazione chiaramontana di Roccazzo), che si possono ammirare dall’alto di questa stradina, che termina in Contrada Pomilia presso una torre di avvistamento appartenente alla Guardia Forestale, da cui parte un sentiero che conduce lungo l’area settentrionale della Pineta di Chiaramonte Gulfi lungo la Cava dei Diavoli. In questa zona vi sono anche varie villette residenziali e masserie in cui vengono allevati diversi capi di bestiame.

Va detto inoltre che gran parte del Monte Arcibessi è stato antropizzato anche grazie alla presenza di numerosi sentieri che fanno parte della “Pineta di Chiaramonte Gulfi” con la vicina area attrezzata posta in Contrada Manciameli ottima per fungere da “campo base” per vari tipi di escursioni sul rilievo montano e sulle limitrofe aree iblee. Comunque sia bisogna fare sempre attenzione a muoversi all’interno dell’area montana del Monte Arcibessi in quanto alcune zone sono più pericolose da esplorare e ci potrebbero essere rischi di vario tipo. Infine è doveroso dire che è severamente vietato manomettere l’ambiente e la flora circostante, gettare rifiuti, condurre scavi archeologici non autorizzati dalle autorità preposte (stessa cosa dicasi per la raccolta di funghi), e soprattutto accendere fuochi ed effettuare battute di caccia all’interno delle aree non consentite a ciò.

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