*Villaggio Gulfi, Sito archeologico dell’antica città di Gulfi e aree iblee limitrofe (presunte rovine del Castello e delle fortificazioni militari di Gulfi e rovine delle Contrade Coffa, Pezza, Giglia, Aranci, San Nicola, Piano Grillo – Cava della Madonna – area urbana di Gulfi – ruderi delle Chiese di Sant’Ippolito, San Nicola, Sant’Elena, San Lorenzo, Santa Maria la Vetere e San Giorgio – rovine di Contrada Orto Rabito)

Villaggio Gulfi

*Sito archeologico dell’antica città di Gulfi e aree iblee limitrofe
(presunte rovine del Castello e delle fortificazioni militari di Gulfi e rovine delle Contrade Coffa, Pezza, Giglia, Aranci, San Nicola, Piano Grillo – Cava della Madonna – area urbana di Gulfi – ruderi delle Chiese di Sant’Ippolito, San Nicola, Sant’Elena, San Lorenzo, Santa Maria la Vetere e San Giorgio – rovine di Contrada Orto Rabito)

Il sito archeologico comprendente le poche rovine della città medievale di Gulfi è posto presso l’area abitativa di Villaggio Gulfi e le vicine Contrade Pezze, Giglia, Aranci, Orto Rabito e Santissimi Malati, solcata dalle S.P. 7 Comiso – Chiaramonte (che collega la città chiaramontana alla SS 514 Ragusa – Catania) e S.P. 6 Gulfi – Prete Paolo – Pantaleo (che invece si collega alle aree rurali di Donnagona, Piano dell’Acqua e alla cittadina di Licodia Eubea posta nella vicina Provincia di Catania).

L’antica Gulfi venne fondata nell’anno 827 dagli arabi e lo stesso toponimo è chiaramente di origine turco – araba (derivante da “Gul” che significa “Rosa”), infatti secondo gli studiosi locali indicherebbe un “luogo fertile e rigoglioso” e in molti associano il termine “Gulfi” a quello di “Terra Amena”. Comunque sia l’insediamento andò poi ad ingrandirsi nel periodo normanno – svevo (primi secoli dell’anno 1000) divenendo una vera e propria città ovviamente fortificata che comprendeva uno o più fortezze difensive (ossia dei castelli), che però distrutta dall’esercito angioino guidato dal generale Ruggero di Lauria nel 1299 durante la Guerra del Vespro poiché era alleata degli aragonesi; le truppe che avevano conquistato la città si resero colpevoli del “Massacro di Gulfi” in cui vennero uccisi uomini, donne e bambini in maniera indiscriminata e a queste uccisioni, secondo la tradizione locale (raccolta dallo studioso palermitano Giuseppe Pitrè nella sua “Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane” scritta tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900), parteciparono anche cavalieri vizzinesi (di cui due noti come Giovanni Landolina e Tommaso D’Alia) che prima convinsero gli abitanti di Gulfi ad arrendersi garantendo loro una pace onorevole, patto che però non venne mantenuto causando il sopracitato massacro; infatti per lunghissimi anni ci fu una brutta rivalità tra le città di Chiaramonte e Vizzini che però col passare degli anni venne fortunatamente meno. Su questo massacro vi è comunque un’antica leggenda che narra della “Messa interrotta” all’interno della Chiesa dell’Annunziata dai soldati angioini che uccisero tutti coloro che erano all’interno dell’edificio sacro, le cui anime poi si vendicarono a loro volta sui militari (leggi più sotto).

Comunque sia coloro che riuscirono a scampare vennero poi condotti dal Conte di Modica Manfredi I Chiaramonte sulla collina del “Baglio” in cui il 25 Maggio 1343 venne fondata l’odierna Chiaramonte Gulfi. Dell’antica città di Gulfi rimasero ben poche rovine e, l’edificio sacro principale noto come “Santa Maria la Vetere” (l’antica “Chiesa Madre” cittadina) venne inglobato all’interno dell’odierno Santuario di Santa Maria di Gulfi mentre di gran parte degli altri edifici non se ne seppe più niente; fino a quando lo studioso e archeologo chiaramontano Corrado Melfi (discendente dell’omonima famiglia baronale) cominciò a studiare tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 l’area a sud del sito di Piano Grillo (in cui vennero rinvenute sempre dallo studioso le rovine di Akrillai) riportando alla luce alcune rovine che molto probabilmente erano riconducibili ad alcune antiche chiese della città di Gulfi.

Oggigiorno l’area archeologica dell’antica città di Gulfi continua ad essere motivo di studi, dibattiti e “esplorazioni” ma, anche a causa della presenza di abitazioni e varie proprietà private, non è di facile studio e, a parte la campagna archeologica condotta dallo studioso Corrado Melfi, non sono stati condotti veri e propri studi e scavi molto più approfonditi e quindi quel poco sull’ubicazione e sui pochi resti rinvenuti presso quest’area sono dovuti principalmente al lavoro dello studioso Corrado Melfi e quindi, come detto in precedenza, sarebbe necessaria una campagna di studi e di scavi archeologici molto più approfondita che dovrebbe interessare gran parte dell’area posta a nordovest della città di Chiaramonte Gulfi (comprendendo anche il vicino sito di Akrillai posto poco più a nord lungo le contrade di Piano Grillo, Piano Conte, Morana e Aranci) per poter riportare alla luce ed eventualmente studiare e catalogare in maniera ottimale quante più rovine dell’antica città di Gulfi, ma anche buona parte del passato chiaramontano per poter rilanciare quest’importante area dall’alta valenza storica e archeologica del ragusano. Ovviamente è vietato condurre scavi di tipo archeologico e prelievi di eventuali reperti senza l’autorizzazione degli enti preposti.

Con molta certezza si può dire che la città di Gulfi era collocata ad est dell’attuale Villaggio Gulfi tra i corsi dei Torrenti Aranci a nord e Para a sud che fungevano come “fossati naturali” ovviamente antistanti ad opere difensive che comprendevano ovviamente anche la presenza di un castello che, molto probabilmente era posto o a nord (area limitrofa al ristorante Villa Bacchus lungo la S.P. 6 di cui la sponda del Torrente Aranci o la limitrofa tenuta feudale posta all’imbocco della strada per la Contrada Piano Grillo?) o a sud (immediatamente a sudest di Villaggio Gulfi?) mentre ai vertici della città erano poste fortezze difensive di cui una posta sul rilievo di Piano Grillo nel sito riconducibile all’antica Akrillai (attuale sito in cui è posto l’agriturismo Piano Grillo) mentre non si esclude la presenza di un insediamento (abitativo e / o militare) sull’attuale sito in cui è posta l’attuale Chiaramonte Gulfi, sorto ai lati di quello che era il “Castello Chiaramontano” collocato all’esatto centro dell’attuale cittadina arroccata sul Colle Baglio.

Va fatto notare che all’esatto centro di quest’area vi sarebbero poste quelle che sembrerebbero due “vie maestre” che suddividono l’abitato a “X”, visibili anche tramite Google Maps. Il ramo “nordest – sudovest” di questo sistema viario parte da dietro la piscina comunale (Viale Santuario Maria Santissima di Gulfi, ad ovest del santuario consacrato alla “Patrona di Chiaramonte”) formando un sentiero rurale delimitato da muri a secco, che termina poco più a nord di Villaggio Gulfi presso l’imbocco della S.P. 6. posto presso un incrocio con in cui, transennate da un reticolato verde, vi sarebbero delle rovine appartenenti ad un edificio ancora non catalogato. Il ramo “nordovest – sudest” invece risulterebbe incompleto in quanto i suoi vertici ossia gli imbocchi risultano occupati da villette residenziali, anche se l’esatto centro di esso è raggiungibile dal sopracitato sentiero. Non si sa con certezza se il punto in cui si incontrano questi due “sentieri” potrebbe formare il sito in cui era collocata la “piazza principale” di Gulfi.

A sud di questa zona, lungo la Contrada Pezze (raggiungibile dal Villaggio Gulfi andando ad est del Viale Dottore Giuseppe Nicosia), vi è posto un “vallone” noto come “Cava della Madonna che si collega a nordovest presso l’area di Contrada Giglia col Torrente Aranci;  molto probabilmente rimarcherebbe parte delle mura dell’antica Gulfi formando una specie di fossato (esterno o interno).

Qui dovrebbero essere collocate le rovine dell’antica Chiesa di Sant’Ippolito, che vennero studiate dall’archeologo Corrado Melfi, poste vicino ad un piccolo casale rurale. A fianco ad un palo della luce vi sarebbero i basamenti di questa chiesa mentre buona parte delle altre rovine sarebbero ancora interrate.

L’estrema zona nordoccidentale ai margini tra le Contrade Giglia, Aranci e Piano Conte, lambita dal Torrente Aranci, è nota come “San Nicola” perché qui sarebbero poste le rovine della Chiesa di San Nicola di Bari, “Santo” a cui è consacrata l’odierna parrocchia del vicino Villaggio Gulfi. Secondo a quanto rinvenuto dall’archeologo Corrado Melfi, la chiesa sarebbe posta in un appezzamento di terreno posto lungo il tratto iniziale della S.P. 6 a sud del Torrente Aranci in un’area limitrofa alla S.P. 6 posta tra le Contrade Giglia e Aranci ad ovest della strada provinciale, raggiungibili dal sopracitato incrocio percorrendo la traversa alla nostra sinistra (venendo da Villaggio Gulfi) andando verso ovest raggiungendo un’area transennata in cui sono posti i ruderi che indicherebbero la presenza di un edificio sacro ad unica navata terminante con un’abside semicircolare. Nei dintorni della chiesa e lungo la sponda meridionale del Torrente Aranci è posta la “Necropoli di San Nicola”, vasto sito sepolcrale risalente al 300 d.C. composto da tombe a fossa scavate nella roccia composte da nicchie rettangolari in cui sono stati rinvenuti anche vari reperti ceramici, che va a comprendere l’area funeraria collocata lungo il Torrente Aranci che molto probabilmente fungeva da principale sito funerario della città greca di Akrillai. Questa è inoltre l’area che attualmente sta venendo studiata anche grazie ad un progetto che prevede la cooperazione tra archeologi e migranti (per saperne di più clicca qui).

Presso la sponda settentrionale del Torrente Aranci, in un’area contraddistinta dalla presenza di villette private e di terrazzamenti delimitati da muri a secco nota come “Chiusa Sant’Elena” raggiungibile dalla traversa di fronte al ristorante Villa Bacchus (la prima alla nostra destra dopo il ponte sul torrente venendo da sud) invece vi sarebbero collocate le rovine appartenenti alla Chiesa di Sant’Elena che vennero individuate dall’archeologo Corrado Melfi. Molto probabilmente l’area è posta al termine della stradina sopracitata in cui vi sarebbero una serie di ruderi che dovrebbero appartenere a questo edificio sacro di epoca medievale (anch’esso ad unica navata con abside semicircolare) sorto al centro di un’antica area funeraria di epoca greco – romano – bizantina appartenente all’antistante sito abitativo di Akrillai in cui, oltre a vari resti umani, vennero sempre rinvenuti anche vari reperti litici e ceramici.

In questa zona, non si sa con certezza, ma molto probabilmente è (come detto in precedenza) uno dei possibili punti in cui era collocata almeno una fortezza difensiva o addirittura il principale “castello” della città di Gulfi grazie alla presenza del Torrente Aranci (che poteva fungere anche da “fossato”) e di un sito collinare posto lungo la sponda nord del corso d’acqua, ma solo un approfondito studio potrebbe confermare o smentire questa ipotesi.

Prima del sopracitato ponte sul Torrente Aranci, vi è l’imbocco occidentale del Viale Santuario Santissima Maria di Gulfi in cui sarebbero posti oltre ai ruderi della preesistente Chiesa Madre di Santa Maria la Vetere (attuale Santuario della Madonna di Gulfi) anche la Chiesa di San Lorenzo Martire, consacrata al “Compatrono e Protettore” della città di Gulfi il cui culto, così come la chiesa a lui consacrata, sono andati ormai persi, anche se grazie agli scavi condotto dall’archeologo Corrado Melfi condotti nei primi decenni del 1900 hanno riportato alla luce alcune rovine (in maggior parte ancora interrate) collocata a fianco di un garage, il primo “fabbricato” collocato alla nostra sinistra (venendo dalla S.P. 6) che formano i basamenti di un grande edificio religioso (molto probabilmente sempre ad unica navata) che doveva essere consacrato proprio a “San Lorenzo Martire”.

Proseguendo verso est troviamo l’attuale Santuario di Santa Maria di Gulfi (vedi link nella pagina precedente per saperne di più) che attualmente è l’unico edificio dell’antica città di Gulfi a rimanere “vivo” dato che ingloba al suo interno quella che era l’antica Chiesa Madre di Santa Maria la Vetere (la vecchia) di cui rimangono i resti di un portale arabo – normanno ad arco cuspidato incassato nella parete nordorientale dell’attuale santuario, mentre a sudovest vi è posta la “Grotta della Natività”, ossia ciò che rimane di un antico oratorio rupestre di epoca bizantina su cui è poi stata edificata l’attuale chiesa del santuario all’interno del quale, secondo la tradizione locale, “San Gregorio Magno” si fermò in preghiera dentro questa caverna lasciando l’impronta del suo ginocchio, tuttora protetta da una grata di ferro e segnalata da un’iscrizione in latino. Si dice inoltre che questa chiesa sia una delle prime al mondo consacrate al culto della “Natività di Cristo”.

Al termine del Viale Santuario Maria Santissima di Gulfi, all’incrocio tra le S.P. 7 Comiso – Chiaramonte e S.P. 8 Chiaramonte – Maltempo (ossia la strada che conduce all’attuale città chiaramontana) vi sarebbe l’area in cui era collocata la Chiesa di San Giorgio Martire il cui culto in Provincia di Ragusa è diffuso sin dal periodo normanno (anche se non si esclude la presenza di una certa venerazione da parte del “Santo Cavaliere” sin dal periodo bizantino). Delle rovine di questa chiesa ormai non vi è più traccia ma, a testimonianza della sua presenza, venne collocata un’edicola votiva raffigurante “San Giorgio che trafigge il drago” presso l’ingresso dell’attuale Chiaramonte Gulfi nei pressi del bivio tra Via Gaetano Martino (che conduce all’interno della cittadina chiaramontana) e il tratto della S.P. 8 che conduce verso il Monte Arcibessi immettendosi poi presso la S.P. 10 Ragusa – Chiaramonte che conduce presso il capoluogo ragusano.

A sudest di quest’area, lungo la Contrada Orto Rabito (nei pressi del tratto iniziale del Torrente Para) raggiungibile dalla S.P. 7 Comiso – Chiaramonte arrivando ad un bivio dove a sinistra si sale verso Chiaramonte Gulfi mentre a destra si arriva presso il tratto iniziale del corso d’acqua (con scorrimento idrico piuttosto modesto) che si origina in Contrada Ferriero (a sudest della città chiaramontana) vi sarebbero altri ruderi legati all’antica città di Gulfi, molto probabilmente parte di alcune opere militari (fortificazioni) oltre alla presenza di terrazzamenti e costruzioni di tipo rurale tipiche dell’area iblea del ragusano.

All’interno della città di Gulfi esisteva comunque una chiesa consacrata a “Santa Maria Annunziata” protagonista di una leggenda legata al “Massacro di Gulfi”. All’interno di questo edificio sacro di cui non si conosce la precisa ubicazione al momento del massacro vi era un gruppo di fedeli che assisteva ad una Messa, che venne però interrotta dall’esercito angioino che uccise tutti i presenti. La sera dopo il massacro presso l’accampamento angioino le anime di coloro che vennero uccisi comparvero ai soldati ipnotizzandoli e costringendoli a ritornare presso la chiesa (ormai malridotta) per assistere alla messa interrotta dalle uccisioni perpetrate indistintamente nei confronti di uomini, donne e bambini. Quando la funzione terminò si aprì una voragine che inghiottì i soldati nelle viscere della terra facendoli così morire. Molto probabilmente questa leggenda non era altro che uno stratagemma militare messo in atto da alcuni superstiti dal massacro affiancati da membri dell’esercito aragonese che volevano vendicarsi del massacro subito a Gulfi e che colsero di sorpresa alcuni soldati protagonisti delle uccisioni in quella chiesa uccidendoli. Comunque sia la Chiesa dell’Annunziata venne ricostruita presso l’attuale città di Chiaramonte Gulfi a fianco della “Porta della Piazza” (ora nota come “Arco dell’Annunziata”).

Concludiamo dicendo che l’area di Gulfi si presenta si come un grande ed interessante sito archeologico, ma che ancora cela molti misteri e, come detto in precedenza, solo un’accurata campagna di scavi e studi potrebbe riportare alla luce per intero e confermare e / o smentire tutte le ipotesi fatte su questa importante città medievale della Provincia di Ragusa.

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