*Comiso, Area iblea di Contrada Canicarao e rovine archeologiche (Pupi di Canicarao – Colle Canicarao – Cava Carrubeto – Cava Canicarao e Torrente)

Comiso

*Area iblea di Contrada Canicarao e rovine archeologiche
(Pupi di Canicarao – Colle Canicarao – Cava Carrubeto – Cava Canicarao e Torrente)

A nordest di Comiso, a poca distanza dai rilievi noti come “Monte Tabuto” e “Monte Raci”, è posta l’area iblea nota come “Contrada Canicarao” (il cui nome deriva da un toponimo di origine araba) divenuta uno dei più importanti “feudi” della Sicilia sudorientale i cui detentori furono prima i Baroni Deodato e poi i Marchesi Trigona (aventi entrambi residenza a Noto, in Provincia di Siracusa) tant’è che qui è posta una grande residenza feudale settecentesca appartenente un tempo appunto alla famiglia nota appunto come “Trigona di Canicarao” (vedi link “Ex Feudo Trigona di Canicarao” nella pagina precedente per saperne di più). Oggigiorno la contrada è attiva dal punto di vista agricolo – pastorale ed estrattivo.

Questa vasta area è raggiungibile da Comiso tramite la Via degli Aragonesi, che conduce alla strada nota come “Trazzera Fondo Canicarao” che inizia dall’area nota come “Pupi di Canicarao” che indicava un tempo i confini dell’area feudale appartenente alla famiglia Trigona che era delimitata da due pilastri con pinnacoli sferici ai lati della strada recanti lo stemma araldico della nobile famiglia (oggi non più esistenti). Lungo questa strada possiamo ammirare oltre ai caseggiati rurali (di cui quelli più antichi appartenenti al suddetto feudo) posti in mezzo ad incontaminati campi delimitati da muri a secco, anche alcuni impianti di estrazione della “Pietra di Comiso”.

Proseguendo per la “Trazzera Fondo Canicarao” (che più avanti si collega alla S.P. 9 Annunziata – Cifali) troviamo alla nostra destra (venendo da Comiso) un piccolo rilievo noto appunto come “Colle Canicarao”, la cui sommità è raggiungibile da una piccola stradina che conduce presso la cosiddetta “Pagoda della Pace”, uno dei pochi templi buddisti presenti in Sicilia (vedi link nella pagina precedente per saperne di più). Questo colle è lambito da due cavità: la Cava Carrubeto a sud e la Cava di Canicarao a nord.

La Cava Carrubeto (impropriamente detta “di Canicarao”) si origina dal rilievo noto come “Cozzo di Apollo” nell’area nota appunto come “Carrubeto” separandolo appunto dal Colle Canicarao presentandosi non proprio come una cavità iblea dalle alte pareti, ma bensì come un “vallone” dalle basse pareti che delimitano un corso d’acqua ormai del tutto prosciugato da moltissimo tempo e che risulta interrato, difatti esso “termina” immediatamente a nordest di Comiso (Via Cavalier Giuseppe Sanfilippo) anche se il suo corso è stato “canalizzato” grazie alla presenza di alcuni fossi noti come “Saie”.

La Cava Canicarao prende il nome dalla contrada circostante (venendo scavalcata dalla S.P. 9) e all’interno di essa vi scorre l’omonimo torrente che si origina dalla confluenza tra il “Vallone delle Selci” e la “Cava dei Modicani” dominata dall’altopiano di “Monte Sallia” collocato presso l’area dominata dai Monti Tabuto, Raci e Racello (vedi link “Tratto comisano dell’area iblea “Monte Tabuto – Monte Raci – Monte Racello” nella pagina precedente per saperne di più). Dopo la confluenza tra queste due cavità si origina appunto la Cava di Canicarao, che però non è una vera e propria “cava iblea”, ma si presenta come un torrente dalla scarsa (o addirittura nulla) portata idrica (seppur venendo alimentato dalla “Sorgente Canicarao” posta sotto il Monte Sallia) che però durante le piogge va ad aumentare. Il torrente scorre a nord del territorio comprendente l’ex Feudo di Canicarao delimitando le Contrade Casa Bernardello, Cascalanella e Cascalana venendo scavalcato dalla S.P. 7 Comiso – Chiaramonte, immettendosi presso il Fiume Ippari presso la Contrada Mastrella.

Salendo sulla sommità del Colle Canicarao possiamo ammirare le cave appena citate e inoltre dall’area in cui è collocata la “Pagoda della Pace” si può godere di un’ottimo panorama di Comiso, della Valle del Fiume Ippari e delle sue zone limitrofe. Sotto questo colle era posto un acquedotto che era utilizzato per irrigare le aree limitrofe (ma molto probabilmente per alimentare alcuni “mulini”) che attingeva le acque dall’area limitrofa al Torrente Canicarao. Di questa struttura restano i basamenti inglobati presso una masseria adiacente alla tenuta feudale dei Marchesi Trigona (immediatamente ad est di essa lungo la “Trazzera Fondo Canicarao”) e i resti della “Saia” in cui era convogliata l’acqua nonché di alcune cisterne.

L’area di Canicarao dal punto di vista archeologico presenta presso l’omonimo colle tracce di insediamenti di epoca tardosicula con annesse necropoli rupestri risalenti al IX secolo a.C. (1100 – 1001 a.C.) presenti sul breve altopiano costeggiato dalle sopracitate cavità iblee. Da segnalare ritrovamenti sparuti di frammenti ceramici di epoca greco romana rispettivamente risalenti nel periodo compreso tra il IV e il III secolo a.C. (400 – 301 a.C. e 300 – 201 a.C.) e il III secolo d.C. (201 – 300 d.C.) a testimonianza di una frequentazione molto probabilmente di tipo rurale con la presenza di insediamenti. Non da meno le tracce di terrazzamenti delimitati da muri a secco. Da citare infine la presenza di una folta pineta nel versante nordorientale del Colle Canicarao che è posta dietro alla tenuta feudale appartenuta ai Marchesi Trigona e ai rispettivi caseggiati e masserie che un tempo facevano parte del loro feudo.

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