Comiso, Castello Aragonese di Comiso dei Conti Naselli (Castello – Fortezza di Comiso, Palazzo Naselli e Morso, Giardino del Castello e Monumento ai Caduti della I guerra mondiale, Battistero Bizantino di San Gregorio Magno, Ex Magazzini del Castello)

Comiso

Castello Aragonese di Comiso dei Conti Naselli
(Castello – Fortezza di Comiso, Palazzo Naselli e Morso, Giardino del Castello e Monumento ai Caduti della I guerra mondiale, Battistero Bizantino di San Gregorio Magno, Ex Magazzini del Castello)

 Il Castello Aragonese di Comiso, meglio noto come “Castello dei Conti Naselli”, “Castello Naselli” (popolanamente viene chiamato “Palazzo del Conte”), è posto nell’area nordoccidentale di Piazza San Biagio, di fronte alla Chiesa consacrata al “Patrono di Comiso”. Esso lo si raggiunge dalla Via San Biagio o dal Viale della Resistenza; comunque sia in entrambi i casi bisogna arrivare presso la Piazza San Biagio in cui esso è ubicato.


Il Castello Aragonese di Comiso, appartenuto ai Conti Naselli.

Il Castello di Comiso è uno dei principali monumenti della città ipparina la cui costruzione risalirebbe al periodo medievale. Difatti la prima “fortezza” sorta all’interno dell’attuale città comisana, secondo alcuni documenti storici, sarebbe stata costruita tra il 1200 e il 1300 assieme alle mura perimetrali comprendenti le porte d’accesso alla cittadina e alle opere difensive che come caposaldo avevano appunto questo castello rivolto al nord. La datazione più probabile della costruzione (o per meglio dire del completamento) del castello è il 1284 quando l’allora titolare del Feudo di Comiso, il, Barone Federico Spiciario, fece costruire la principale fortezza posta a caposaldo della difesa cittadina nonché sede del governo cittadino e della residenza feudale andando ad inglobare un’antica chiesa bizantina del 500 d.C. che venne consacrata a “San Gregorio Magno” che molto probabilmente venne riutilizzata nel periodo della conquista araba della Sicilia. Nel 1321 il castello passò a Berengario Lubera e infine nel 1392 passò alla famiglia Chiaramonte dei Conti di Modica. Il castello, che subì vari rifacimenti (terminati del tutto nel 1497), nel 1453 passò al nuovo feudatario di Comiso, il Barone Periconio Naselli divenendo quindi dimora dell’omonima famiglia che nel 1571 ebbe il titolo di “Conti di Comiso” da Re Filippo I di Sicilia con la nomina a “Conte” di Gaspare Naselli. Il castello mantenne sempre la funzione di residenza nobiliare nonché di sede del governo cittadino e di fortezza – carcere, fino a quando a causa del terremoto dell’11 Gennaio 1693 l’edificio venne irreparabilmente danneggiato e buona parte dell’antico castello crollò. Si salvò solo parte del prospetto orientale dell’edificio, la torre angolare di sudest e l’antica chiesa bizantina a sezione ottagonale oltre a vari edifici feudali di costruzione più recente. Durante la ricostruzione settecentesca ciò che rimase in piedi del castello venne trasformato in un “palazzo nobiliare” grazie all’intervento dell’architetto genovese Michelangelo Canepa (che poi si stabilì a Comiso in quanto godeva di ottima fiducia da parte dei Conti di Comiso, e che progettò per loro anche la “Cartiera” posta presso il Fiume Ippari appartenente sempre alla famiglia nobiliare dei Naselli) che ospitò anche il Viceré di Sicilia Cristoforo Fernandez de Cordova. L’edificio venne completato del tutto nel 1728 con la sistemazione di un elegante loggiato di cui parleremo più sotto. I Conti Naselli dimorarono all’interno del castello fino alla prima metà dell’1800, anche perché la “Contea di Comiso” venne abolita ufficialmente nel 1816. Dopo un periodo di abbandono il Castello ospitò dal 1841 la sede del Carcere Borbonico di Comiso, ma dopo l’Unità d’Italia passò a varie famiglie di cui va citata la famiglia comisana dei Morso che acquisì alcune proprietà degli ex Conti Naselli; e da un limitrofo edificio feudale venne ricavato l’attuale (nonché adiacente) “Teatro Naselli” che venne completato del tutto nel 1859. Il castello, nel cui giardino esterno venne edificato il “Monumento ai Caduti della I guerra mondiale” della città comisana durante il primo dopoguerra, passò alla famiglia dei Baroni Nifosì di Canalazzi i cui eredi detengono tuttora la proprietà dell’edificio che nel frattempo ha subito considerevoli opere di restauro. Il castello oggigiorno ha una funzione abitativo – turistica (in quanto ancora di proprietà della famiglia Nifosì che però ne permette la visita, basta rivolgersi agli appositi recapiti che vedremo più sotto), ma si ha comunque l’intenzione di rendere il castello al 100% fruibile ai turisti. Va detto che su questo castello vi è una leggenda riguardante un esponente dei Conti Naselli che, durante un assedio (saraceno?) si chiuse all’interno della fortezza respingendo gli attacchi nonostante le scarse provviste alimentari; secondo la tradizione popolare sarebbe apparso “San Biagio” il Patrono di Comiso ad aiutare il nobile durante l’assedio consigliandogli di fuggire da un passaggio segreto fino all’area nota come “Vigna del Conte” (a sudovest di Comiso) per acquistare da un pastore alcune “Cavagne” di ricotta da lanciare ai guerrieri che assediavano il castello in cui doveva fare prontamente ritorno. Il conte così fece e i guerrieri, che vedendo il lancio delle ricotte credevano che all’interno vi era un alto numero di provviste in modo da far sopravvivere il nobile, si ritirarono e Comiso fu salva. Va detto inoltre che, in prossimità del castello attuale vennero scoperti nel 1988 durante alcuni interventi di restauro anche sepolcreti di epoca bizantina che attesterebbero la presenza di un insediamento posto un tempo nell’area adiacente alla sopracitata chiesa – battistero e in uno di questi venne rinvenuto lo scheletro di un ragazzino (altre tombe sono collocate all’interno del Foyer del limitrofo “Teatro Naselli”).

Oggigiorno il Castello Aragonese di Comiso si presenta ben conservato grazie ai restauri a cui è stato sottoposto (anche se vi sono altre aree interne da poter riqualificare) presentandosi come un sobrio ma elegante palazzo nobiliare con pareti composte da blocchi di pietra locale (ossia la nota “Pietra di Comiso”) che è stato edificato riadattando la parete orientale dell’edificio che comprende anche l’unica torre superstite del rovinoso crollo che distrusse l’originaria struttura della fortezza avvenuto durante il terremoto del 1693. Il progetto dell’architetto genovese Michelangelo Canepa infatti prevedeva il riutilizzo di questa parte del castello rimasta superstite, comprendente anche il restauro della Chiesa di San Gregorio Magno (un tempo posta all’interno del castello, ma che oggi si affaccia presso la Via Sardegna) e la collocazione di vari “edifici feudali” nel retro dell’edificio (di cui uno che venne successivamente trasformato nell’odierno “Teatro Naselli”).

Da un vialetto di accesso posto di fronte all’ala superstite dell’edificio, accediamo al giardino del Castello delimitato da artistiche inferriate in ferro rette da eleganti pilastri bugnati.

All’interno di questo piccolo giardino (posto in quello che era il fossato del castello) caratterizzato da piante mediterranee è posto il “Monumento ai Caduti della I guerra mondiale” della città comisana che venne inaugurato il 24 Maggio del 1933. Esso che si compone di un “sacrario” posto su una serie di brevi scalini, scolpito da allievi dell’allora “Regia Scuola d’Arte” della città comisana specializzati nella lavorazione della “Pietra di Comiso” e del marmo, composto da un piedistallo su cui è posta la statua bronzea raffigurante il “Milite Ignoto” (opera dello scultore palermitano Antonio Vigo) dietro alla quale vi è un corpo in cui sono poste le lapidi con i nomi dei caduti comisani, sormontato da due grifoni di pietra. Ai lati vi sono due obelischi di pietra su cui poggiano dei lampioncini.

Qui è posto il prospetto “principale” del palazzo – castello che si compone di due ordini orizzontali di cui quello inferiore avente un ingresso ad arco cuspidato (adiacente all’unica torre del castello rimasta in piedi). Il portale è affiancato da varie finestrelle rettangolari (di cui una a sinistra composta da due aperture, e cinque a destra di aspetto semplice, collocate nella parte bassa dell’ordine), mentre l’ordine superiore possiede quattro balconi sorretti da piccoli mensoloni aventi aperture rettangolari sormontate da travoni lisci aventi eleganti chiavi di volta. Ad angolo tra Piazza San Biagio e Via Sardegna nel vertice settentrionale dell’edificio delimitato da un grosso pilastro, vi è posto un loggiato composto da un’arcata delimitata da due colonne che formano tre aperture (Via Sardegna) sotto la quale è posto un portone secondario ad arco cuspidato racchiuso da una porta di ferro con varie “bugne” appuntite (risalente al 1400), nonché da un arco secondario (posto nel vertice nordorientale dell’edificio in Piazza San Biagio); sulla sinistra lungo la Via Sardegna è posta la Chiesa bizantina del castello (vedi più sotto). Il vertice meridionale dell’edificio reca la caratteristica “torre” delimitata da un robusto pilastro con robusta base trapezoidale (nota come “barbacane”) su cui si affacciano quattro finestre rettangolari (ossia due per prospetto) poste in maniera verticale. Sul prospetto sudorientale la finestra centrale è sormontata da un timpano triangolare, mentre quella superiore da uno semicircolare a base chiusa; sul prospetto meridionale (di fronte alla Chiesa di San Biagio) vi sono due finestre rettangolari aventi entrambe timpani di coronamento triangolari. L’intera ala superstite del castello è orlata da un elegante frontone. Al fianco della torre, vi è il prospetto meridionale adiacente al Teatro Naselli che è stato edificato dopo il terremoto dell’11 Gennaio 1693 e rappresenta un ingresso secondario al castello. Si presenta di due ordini orizzontali delimitati sulla destra da un pilastro a capitello tuscanico. L’ordine inferiore presenta un portale arcuato (con una finestrella rettangolare sul fianco destro) su cui vi sono tre mensoloni che sorreggono il balcone centrale dell’edificio avente un’apertura rettangolare con travone liscio sormontato dallo stemma araldico (in pietra) della famiglia Naselli. Vi è posta inoltre una fontana di pietra di epoca cinquecentesca attribuita ad allievi della scuola dello scultore palermitano Antonello Gagini.


Il loggiato del castello.


Il portale ad arco cuspidato.

L’interno del Castello presenta la residenza settecentesca appartenuta ai Conti Naselli nonché alle famiglie Morso prima e Nifosì poi; con cospicua parte posta nel piano inferiore che ospitò un piccolo carcere nella prima metà del 1800 mentre il piano superiore ospitava la residenza nobiliare.

Dalla parte inferiore del castello si accede ad una cisterna sotterranea molto probabilmente di epoca greco – romana posta nei pressi della torre in cui varie dicerie narrano che al suo interno venivano gettati vivi gli oppositori dei signori di Comiso o che qui vi era il “passaggio segreto” facente parte della sopracitata leggenda sul castello in cui uno dei Conti di Comiso lanciò ricotte ai nemici per fare in modo di liberare Comiso dal loro assedio. In questa cisterna sono stati infatti rinvenuti due busti di epoca romana che molto probabilmente rappresenterebbero rispettivamente ol console “Attilio Calatino” e il tribuno “Calpurnio Flamma” che combatterono i cartaginesi presso Kamarina in occasione della I guerra punica (264 – 241 a.C.). Le altre stanze del piano inferiore corrispondente all’ala orientale del castello, ospitano ancora le aree carcerarie, mentre quella occidentale ospita il “Teatro Naselli”. Da qui si accede ad un piccolo cortile interno in cui è posto il basamento di una fontana seicentesca in pietra avente eleganti bassorilievi decorativi.


La scalinata d’accesso al castello.

La parte superiore del castello, che ospitava il vero e proprio “Palazzo Naselli”, possiede invece ariose stanze con elementi decorativi settecenteschi ed ottocenteschi composti da affreschi e stucchi policromi. Qui possiamo ammirare mobili e una collezione di antichi abiti delle suddette epoche. Da ammirare anche un “Altare” votivo all’interno della sala principale in marmo e stucchi dorati chiuso da due ante anch’esse decorate. Al di fuori del sopracitato loggiato vi è uno stupendo affresco raffigurante un paesaggio naturale.


L’interno del Castello Aragonese di Comiso.



Il balcone del castello con le sue decorazioni.

L’area a nord del Castello di Comiso ospita il cosiddetto “Battistero Bizantino” noto anche come “Cuba” o “Fossa”, che è raggiungibile dalla Via Sardegna. Si tratta di un edificio che venne poi inglobato all’interno dell’attuale castello. Esso è a sezione ottagonale ed è composto da una porta rettangolare sormontata da una finestrella. All’interno vi è posta una piccola Cappella votiva di epoca bizantina risalente molto probabilmente nel secolo 500 d.C. e riutilizzata in epoca araba sempre come luogo di culto. Con la costruzione del castello l’edificio sacro venne utilizzato orima come torrione difensivo e successivamente svolse la funzione di magazzino. Ma durante un crollo della volta avvenuto nel 1933, vennero rinvenuti vari affreschi di epoca bizantina nell’originaria volta occultata, che vennero studiati dall’archeologo comisano Biagio Pace, stabilendo che molto probabilmente si trattava di una piccola “chiesa” di epoca bizantina al cui centro vi era molto probabilmente un fonte battesimale. Oggigiorno rimane solo una piccola traccia degli originari affreschi, mentre altri consistenti frammenti dei medesimi sono stati raccolti e trafugati altrove (si dice siano collocati all’interno di spazi museali italiani anche se molto probabilmente le pitture sono state rubate durate la II guerra mondiale o nell’immediato dopoguerra). Nell’area limitrofa sono state rinvenute nel 1988 le sopracitate tombe di epoca presumibilmente bizantina di cui una contenente i resti ossei di un ragazzino.

Dietro al castello, vi sono infine vari magazzini di tipo feudale che ospitavano stalle e magazzini. Il più grande di essi (a tetto spiovente) ospita tuttora il Foyer e l’Auditorium “Biagio Pace” facenti parte del “Teatro Naselli” (vedi link nella pagina precedente per saperne di più) ed è collocato a poca distanza dal Teatro Naselli, mentre a nord della Via Sardegna (di fronte all’ingresso della piccola cappella bizantina) vi è un edificio basso con portale arcuato d’ingresso, collocato a fianco del parcheggio dell’ex Arena Sicilia.

Per poter visitare il Castello di Comiso va detto infine che bisogna mettersi in contatto e prenotare eventuali visite rivolgendosi ai numeri di telefono + 39 393 4466179 e +39 339 7933593 o mandando una mail all’indirizzo [email protected].

Torna indietro