Comiso, Chiesa di Santa Maria della Grazia, Convento dei Cappuccini e Cripta Sepolcrale (Ex Ospedale “Regina Margherita” – “Mummie di Comiso”)

Comiso

Chiesa di Santa Maria della Grazia, Convento dei Cappuccini e Cripta Sepolcrale
(Ex Ospedale “Regina Margherita” – “Mummie di Comiso”)

Presso il quartiere detto “dei Cappuccini” posto nell’area meridionale di Comiso, all’incrocio tra le Vie Mario Battaglia e Monferrato si affaccia la Chiesa con l’ex Convento di Santa Maria della Grazia, appartenente un tempo all’ordine francescano dei Frati Cappuccini, oggigiorno noto per contenere al suo interno le cosiddette “Mummie di Comiso”, ossia i resti mummificati o scheletriti di monaci, religiosi e di alcune personalità importanti della città ipparina vissute tra il 1700 e il 1800 di cui parleremo più sotto.

Il Convento con l’attigua Chiesa vennero fondati nel 1614 ed edificati nel 1616 con il titolo di “Santa Maria della Grazia” su di un’altura che allora era posta al di fuori dell’attuale città. Il convento, che già presentava importanti opere d’arte interne ma anche varia documentazione storica (oggi collocata all’interno della Biblioteca Comunale “Fulvio Stanganelli” di Comiso) venne poi restaurato dopo il sisma dell’11 Gennaio 1693. Dal 1742 all’interno di questo convento cominciò la pratica dell’imbalsamazione dei cadaveri appartenenti ai frati deceduti; e uno dei primi cadaveri a subire questa pratica fu quello di Fra’ Mansueto da Comiso (al secolo Mansueto Cocuzza) che, dopo aver vissuto la sua vita seguendo fedelmente la dottrina cappuccina, morì nel 1749 venendo imbalsamato (oggi il suo corpo incorrotto è esposto in una cappella laterale della chiesa). Furono molti i confratelli ad essere imbalsamati, ma un posto venne riservato al filantropo comisano Gabriele Di Stabile che diede un sostanziale aiuto economico durante la ricostruzione della Chiesa dell’Annunziata. La pratica dell’imbalsamazione terminò nel 1838 in seguito all’editto che vietò le sepolture di massa all’interno del suolo cittadino. Il convento cappuccino nel 1851 durante il periodo storico noto come “Risorgimento” (che precedeva l’Unità d’Italia), divenne sede degli incontri di una società segreta affine alla “Carboneria” (a Comiso era comunque attiva la società di ispirazione carbonara nota come “La Casmene Fidente”, fondata nel 1819), che ambiva alla “rivoluzione” nell’ex Contea di Comiso, soppressa dal governo dell’allora Regno delle Due Sicilie retto dai Borbone di Napoli. Questa società segreta si riuniva proprio all’interno del convento con la complicità dei religiosi Padre Francesco Cannata di Comiso e Padre Gaetano La China di Vittoria, dei fratelli Bartolomeo e Gaetano Occhipinti (anche loro comisani) e del licatese Giombattista Lenares. Le riunioni avvennero in gran segreto all’interno del convento che era ritenuto un luogo “sicuro”, fino a quando Francesco La China (il fratello di Padre Gaetano La China) rivelò ingenuamente ad un tale Francesco Munda degli intenti di questo “comitato rivoluzionario”, che invece di mantenere il segreto parlò più del dovuto insospettendo le autorità borboniche che nel 1853 catturarono a Vittoria Gaetano e Francesco La China e Giombattista Lenares, mentre a Comiso vennero catturati i fratelli Occhipinti. Padre Fedele Cannata rimase all’interno del convento bruciando in una pira tutta la documentazione che riguardava gli intenti di questa società segreta; infatti quando venne la polizia borbonica a perquisire il convento non venne trovato nulla di compromettente e il religioso venne scagionato assieme a Padre La China dopo aver subito un breve processo. Tutte le accuse contro questa società segreta comunque caddero nel 1861 in seguito all’Unità d’Italia. Nella seconda metà del 1800 il convento venne soppresso ma la chiesa (con le mummie dei frati) rimase aperta al culto, fino a quando cominciò a far parte dal 1922 della Parrocchia della Chiesa di Santa Maria Annunziata (a cui tuttora appartiene). Nel frattempo la retrostante ala del Convento ospitò la prima sede dell’Ospedale “Regina Margherita” di Comiso (che oggi ospita un poliambulatorio). Tralasciando il periodo delle due guerre mondiali e del secondo dopoguerra, va detto che a partire dal 1987 le mummie contenute all’interno della cripta del convento, vennero sottoposte a studi antropologici e forensi da ricercatori dell’Università di Pisa, fino a quando non venne analizzato un cranio riportante alcuni fori sulla calotta cranica. Approfonditi studi hanno stabilito che la persona a cui apparteneva il teschio, innanzitutto era vissuta nel 1700, e che aveva subito un particolare “intervento chirurgico” di cui i fori sulla calotta cranica erano una “conseguenza” a testimonianza dell’applicazione di particolari tecniche chirurgiche in Sicilia (in particolare a Comiso già dal 1700). Il teschio è rimasto esposto all’interno del Museo di Anatomia Patologica di Pisa fino al 2016, quando è stato restituito al Convento dei Cappuccini di Comiso.

Dell’originario Convento dei Cappuccini rimane solo la Chiesa di Santa Maria della Grazia con l’annessa Cappella in cui sono collocate le “Mummie di Comiso” che si affacciano presso le Vie Mario Battaglia e Monferrato, oltre alla Cripta sepolcrale collocata sotto l’ex edificio monastico, che venne adibito a prima sede dell’Ospedale “Regina Margherita” della città comisana (oggi sede di vari ambulatori) presentandosi come un moderno edificio il cui ingresso è collocato nella limitrofa Via Roma.

La facciata della settecentesca Chiesa di Santa Maria della Grazia che si affaccia presso un ampio sagrato, è contraddistinta dallo stile semplice tipico delle chiese conventuali cappuccine. Essa è delimitata da due pilastri e reca al centro un portale rettangolare sormontato da un travone su cui è inciso il “titolo” della chiesa, sopra cui è posta una finestra rettangolare. Sul fianco destro del frontone triangolare di coronamento (sormontato da una “Croce” di pietra) è posta la torretta campanaria. A sinistra della chiesa è collocato l’edificio che ospita la Cappella mortuaria del convento, avente due finestre arcuate e delimitato da un grosso pilastro presso il vertice sinistro.ù

Attraversata la porta d’ingresso troviamo di fronte a noi la principale Chiesa cappuccina, mentre alla nostra sinistra vi è un corridoio che conduce sia alla Cripta sotterranea che alla Cappella in cui sono poste le mummie.

La chiesa principale presenta un’unica Navata contraddistinta da un’elegante volta a botte, recante due Cappelle secondarie alla nostra sinistra. Sopra l’ingresso è posta la cantoria lignea sorretta da due colonne, su cui è adagiato un piccolo organo a canne. Nel vestibolo è posto un pannello ligneo in cui sono riportate le figure dipinte dei “Santi Apostoli”.

La destra sinistra della chiesa un piccolo Altare la cui nicchia ospitante un dipinto è abbellita da eleganti stucchi che formano motivi floreali,  mentre al centro, tra altri due dipinti, è posto un elegante Altare formato da una nicchia arcuata all’interno della quale è posto un “Crocifisso” ligneo, oltre a vari “reliquiari”.

La parete sinistra invece ospita due cappelle: nella prima cappella da sinistra è posto al centro il Simulacro del “Cristo Morto” posto dentro un’artistica teca dorata, mentre sull’elegante Altare formato da una nicchia arcuata delimitata da pilastri che sorreggono un ricco frontone caratterizzato da splendidi bassorilievi di tipo geometrico – floreale, vi è collocata la statua raffigurante la “Madonna dei Sette Dolori” (copia del simulacro posto presso la Chiesa dell’Annunziata), nelle pareti laterali vi sono una statua raffigurante “Sant’Antonio di Padova” e i dipinti raffiguranti “San Francesco e l’Angelo” e “San Giuseppe da Leonessa”; nella seconda cappella vi è un elegante Altare simile a quello sopracitato all’interno del quale è posta una nicchia in cui è collocata la statua che raffigura “San Francesco d’Assisi” oltre al dipinto seicentesco che raffigura “La Madonna delle Grazie”. Tra le due cappelle è posto un interessante Pulpito ligneo.

Al termine della Navata è posto il Presbiterio delimitato da due statue contemporanee che raffigurano la “Madonna Immacolata” e “San Pio da Pietrelcina”. L’Altare Maggiore ligneo settecentesco tipico delle chiese cappuccine, recante al centro un interessante Tabernacolo a forma di “chiesa barocca” avente al centro una riproduzione della “Madonna di Perugia”. Al centro è posta la pala d’altare raffigurante “La Deposizione di Cristo dalla Croce” (opera del pittore Mariano Cusmano di Licodia Eubea dipinta nel 1663) incastonato in una preziosa cornice con intarsi in legno e tartaruga. A fianco vi sono dipinti che raffigurano vari “Santi”. Va detto infine che dall’area del presbiterio si accede alla Sacrestia in cui è posto un interessante “Casserizio” ligneo.

Tornando all’ingresso della chiesa, alla nostra sinistra (dando le spalle al portale d’ingresso principale) entriamo presso un ampio atrio da cui possiamo accedere sia alla Cripta sotterranea, sia alla Cappella mortuaria in cui sono esposte le “Mummie di Comiso”; qui possiamo ammirare all’interno di una nicchia la statua del “Sacro Cuore di Gesù”.

Comunque sia tramite una ripida scalinata di pietra delimitata da un’inferriata scendiamo all’interno della Cripta sepolcrale in cui i frati deceduti venivano “imbalsamati” per poi essere collocati all’interno della limitrofa camera mortuaria. Scendendo troviamo un’interessante ambiente ipogeico il cui ricambio d’aria è svolto da varie condutture. Al termine della scala troviamo un vestibolo in cui vi sono quattro nicchie (due arcuate accanto alla scala e altre due quadrangolari di fronte ad essa). La cripta vera e propria, avente volta a botte, reca al centro un piccolo Altare con nicchia centrale in cui sono poste statuine devozionali, mentre nelle pareti laterali vi sono posti i “colatoi” in cui i corpi dei defunti venivano poste “in piedi” in modo da poter rilasciare i liquidi corporei più facilmente in modo da essiccarne la pelle e impedire (per quanto ne sia possibile) il processo di decomposizione. Nel pavimento sono poste infine due botole (ossari?).

Ritornati presso il sopracitato atrio, attraversiamo una porta rettangolare scendendo una breve scalinata per accedere nell’area più interessante dell’edificio; la Cappella in cui sono collocate le “Mummie di Comiso”. Si tratta di una stanza recante varie nicchie all’interno delle quali sono posti i corpi mummificati (o per meglio dire “scheletriti”) dei Frati Cappuccini che dimoravano all’interno di questo convento. Si tratta dell’unico sito di questo tipo presente nella Sicilia sudorientale nell’area compresa tra le province di Ragusa, Siracusa e Catania mentre altri siti simili in Sicilia, oltre alle ben più note (e più grandi) “Catacombe dei Cappuccini” di Palermo si trovano a Burgio, Santo Stefano Quisquina (AG), Caccamo, Gangi (PA), Piazza Armerina (EN), Savoca, Santa Lucia del Mela, Novara di Sicilia, Galati Mamertino, Piraino, San Marco d’Alunzio, Militello Rosmarino e Pettineo (ME).

Comunque sia, all’interno di questa cappella possiamo trovare una cinquantina di mummie (o per meglio dire scheletri) vestite col saio francescano e recante un cartellino indicante le generalità e la data del decesso, oltre a vari teschi di cui alcuni completamente o parzialmente incorrotti (aventi ancora la pelle che ricopre le ossa) oltre al sopracitato cranio perforato che, secondo gli studi condotti dall’Università di Pisa, apparteneva ad una persona che ha subito un particolare intervento neurochirurgico già nel periodo settecentesco (bisogna cercare il cranio che reca questi fori sulla sua calotta).

Tra queste mummie vanno citate quelle di Fra’ Mansueto da Comiso (al secolo Mansueto Cocuzza nato nel 1695 e deceduto il 16 Giugno 1749), il cui corpo incorrotto è racchiuso da una teca di vetro collocata in una nicchia sulla porta d’ingresso della cappella mortuaria sopra la quale è collocato un dipinto che raffigura il religioso; e l’unica mummia settecentesca (che si presenta in buona parte decomposta) “vestita” con abiti civili appartenente al filantropo Gabriele Di Stabile, ricco possedente agrario (o per meglio dire “Massaru” ) che prima della sua morte (avvenuta nel 1791) contribuì alla ricostruzione della Chiesa dell’Annunziata donando grandi somme di denaro. Vi sono infine due casse contenenti due scheletri ormai quasi compromessi, di cui quello di un certo ragazzo di 18 anni proveniente dall’Italia settentrionale deceduto nel 1826 che si chiamava Filippo Zanga, di cui presenza presso la città di Comiso e cause del decesso sono tuttora sconosciute. Invece per la maggior parte delle mummie le cause di morte erano dovute in maggioranza a vecchiaia, malattie broncopolmonari (tubercolosi) e gastroenteriche.

In fondo alla Cappella mortuaria è posto un Altare marmoreo sopra cui è posto un dipinto raffigurante le “Anime del Purgatorio”, mentre nelle pareti laterali sono posti due dipinti; in quella sinistra vi è raffigurato “San Francesco d’Assisi”, mentre in quella destra parete vi sono raffigurati “La Madonna tra i Santi Carlo Borromeo e Felice da Cantalice” (opera del 1665 del pittore Mariano Cusmano).

Per saperne di più sulle attività praticate all’interno della Chiesa di Santa Maria della Grazia visitate il sito annunziatacomiso.blogspot.it o la pagina facebook della Chiesa di Santa Maria Annunziata.

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