Comiso, Fontana di Diana

Comiso

Fontana di Diana


La Fontana di Diana, il monumento simbolo di Comiso.

Al centro della Piazza Fonte Diana è posto quello che viene definito come il vero e proprio “simbolo” della città di Comiso, la “Fontana di Diana”, elegante fonte monumentale (che da il nome alla piazza in cui è collocata) alimentata da una sorgente idrica sotterranea alimentata da una ricca riserva acquifera posta nel sottosuolo comisano che con molta probabilità alimenta anche il limitrofo Fiume Ippari.

Secondo un’antica leggenda che si tramanda da molti secoli, sarebbe stata “cara” alla dea Diana che per i romani era la protettrice dei cacciatori e della natura, il cui culto era del tutto simile a quello della dea Artemide praticato nell’antica Grecia e nelle sue colonie tra cui va citata anche la Sicilia; secondo questa leggenda la dea faceva il bagno dentro questa fonte e si dissetava con l’acqua che sgorgava da essa durante le sue battute di caccia. Infatti attorno a questa florida sorgente che dalla popolazione di origine greco – romana era ritenuta sacra a questa “dea”, venne a crearsi il villaggio da cui si sarebbe sviluppata l’odierna città comisana. Secondo un’altra antica leggenda citata da un certo poeta romano noto come “Remmio Fanno”, in cui le acque di questa fonte erano in grado di riconoscere la “purezza” di una persona, specie delle fanciulle di giovane età: se la persona era “pura” le acque rimanevano limpide se venivano raccolte oppure se la persona in questione vi si immergeva; al contrario le acque si intorbidivano se chi aveva animo e corpo “impuro” le raccoglieva o vi si immergeva. Secondo gli storici Tommaso Fazello e Fulvio Stanganelli, in epoca greco – romana durante i processi in cui le donne venivano accusate di adulterio, le imputate dovevano attingere l’acqua da questa fonte e mischiarla con del vino; se vino ed acqua si mischiavano la donna era “pura”, al contrario la donna risultava “impura” e veniva giudicata secondo la legge di quel periodo.

Comunque sia è sicuro che le acque di questa sorgente venivano utilizzate dalla popolazione locale per dissetarsi e per irrigare i limitrofi campi coltivati, ma anche per scopi curativi, difatti a poca distanza dall’attuale Piazza Fonte Diana vennero rinvenute e quindi studiate da vari archeologi (tra cui anche il comisano Biagio Pace) le rovine di un’impianto termale di epoca romana, che vennero ribattezzate appunto con il nome di “Terme di Diana” utilizzate fino all’epoca tardoromana – bizantina e poi abbandonate tant’è che sopra di esse venne costruita una strada (l’attuale Via Emanuele Calogero).

Durante l’alto e il basso medioevo venne a svilupparsi la città comisana e l’area in cui oggigiorno è posta questa fontana prese il nome di “Favacchio” (toponimo dovuto ad una dicitura in dialetto locale che molto probabilmente dovrebbe derivare dall’arabo “Fawwara” ossia “fonte – sorgente”, anche se il termine siciliano “Favara” è quello ufficialmente riconosciuto) facendo parte dell’area del centro abitato nota come “San Nicola” in cui era collocata l’omonima chiesa (in cui oggi è posta l’odierna Chiesa di Santa Maria Annunziata). Attorno alla sorgente, la cui area limitrofa divenne la vera e propria “piazza principale” della città comisana in cui erano (e sono tuttora) collocati i più importanti edifici appartenenti alla locale nobiltà, venne costruita una “vasca” in cui confluivano le acque sorgive che venivano utilizzate dai comisani per vari usi. Dopo il terremoto dell’11 Gennaio 1693 che distrusse la città, la piazza venne restaurata nei primi anni del 1700 e così anche la sorgente. In seguito ad altri rifacimenti subiti tra l’800 e il 900 la Fontana di Diana, che presentava di forma circolare, veniva delimitata da alberi e da un’inferriata in ferro nonché da artistici lampioncini. Nel 1937 la fontana venne restaurata dallo scultore umbro Umberto Diano da Spoleto (PG) che scolpì la figura della dea Diana posta sulla sommità della fonte che era caratterizzata da “bugne” in rilievo formate da blocchi di “Pietra di Comiso”. La fontana, assieme alla limitrofa piazza, ha subito un’ultimo restauro nel 2008 guidato dall’ingegnere Vincenzo Romeo e dall’architetto Salvatore Catalano, assumendo l’attuale aspetto.

La Fontana di Diana, che come detto in precedenza è il principale “simbolo” della città comisana, è posta all’interno di una vasca circolare delimitata da cippi semisferici delimitati da inferriate in ferro battuto con due “passerelle” che la dividono un due vasche separate. al centro della quale è posto il corpo principale della fontana da cui partono i giochi d’acqua, su cui è adagiata la scultura che raffigura la dea Diana che riposa assieme a due cani levrieri (scolpita dallo scultore umbro Umberto Diano). Dietro alla fontana vi sono poste piante di Papiro.


La Fontana di Diana fotografata di sera.

Infine va detto che la Fontana di Diana è uno dei “monumenti” più fotografati della città comisana e che essa stessa funge da un vero e proprio “punto di incontro” assieme alla limitrofa ed affollata piazza che si chiama appunto proprio come questa monumentale fonte, divenendo quindi protagonista della vita dei comisani ma anche di coloro che intendono visitare la cittadina comisana passando il loro tempo presso questo elegante ed importante monumento.

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