*Ferla, Cava del Torrente Ferla e Rovine Archeologiche

A sud di Ferla vi è la lussureggiante cava iblea in cui vi scorre il Torrente Ferla, che prende il nome dalla limitrofa cittadina iblea, che sorge sul Monte Rigoria che sovrasta buona parte del suo versante. Essa è raggiungibile in più punti partendo da Ferla (strade laterali alla S.P. 10 Cassaro – Ferla e Ferla – Buccheri),

 La cava, nota anche come “Valle del Ronco”, nasce in territorio buscemese presso il rilievo noto come “Monte San Germano” e, dopo aver ricevuto le acque del Torrente Caviglia (che si origina tra le zone di Buscemi e Buccheri), scende verso est in territorio ferlese dividendo tra loro i territori di Ferla e Cassaro, scendendo poi verso sud est in Contrada San Nicola dove si immette presso il Fiume Anapo. Oggigiorno gran parte della cava e dei suoi terreni limitrofi sono utilizzati per scopi agricolo – pastorali.

La cava è molto vasta e in alcuni punti è piuttosto facile da esplorare, tant’è che venne antropizzata sin dall’epoca neolitica, in cui popolazioni seminomadi vennero ad abitate nelle caverne e negli anfratti naturali posti lungo le pareti della cava, racchiusi da una vasta e rigogliosa vegetazione mediterranea composta in gran parte da piante di Ferula, che danno il nome alla cava e quindi alla città di Ferla, dalla cui lavorazione si ricavavano corde e tele resistenti e i rami venivano utilizzati secchi per creare cestini (“Panari”). Una di queste grandi caverne è posta a poca distanza dal ponte sul Fiume Ferla della S.P. 10 per Cassaro a poca distanza di un dimesso mulino che sfruttava le acque del torrente per la lavorazione dei cereali. Questa caverna ospitò anche una stalla rupestre per gli animali e oggi è adibita a magazzino agricolo.

Sotto l’area medievale di Ferla, lungo questa cava, possiamo ammirare i resti di antiche concerie per le pelli, fornaci per produzione di calce di epoca medievale ormai dismesse da tempo. Lungo l’intero tratto della cava del Fiume Ferla vi sono inoltre piccole Chiese Rupestri di epoca bizantina (tra cui l’antica Chiesa Rupestre di Santa Sofia, aperta al culto fino alla prima metà del 1800) e tante altre numerose grotte che fungevano come abitazione e come tombe rupestri per le popolazioni neolitiche e sicule, di cui quelle principali sono poste nella parete meridionale della cava in territorio di Cassaro (facenti parte del sito archeologico di Contrada Serranieri) e presso le Contrade Costa San Nicola – Mascà, Montitto e Bosco di Ferla.

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