Ferla, Festa di Sant’Antonio Abate

Ferla

Festa di Sant’Antonio Abate

La festività in onore di “Sant’Antonio Abate” che si tiene il 17 Agosto è una ricorrenza speciale che per valore folcloristico e sacro è pari a quella consacrata a “San Sebastiano” (Patrono di Ferla). “Sant’Antonio Abate” è appunto considerato come “Compatrono e Protettore di Ferla” che viene portato in Processione almeno una volta ogni 10 anni (anche se in molti vorrebbero che la festa si celebri ogni anno) celebrando una fastosa festa molto attesa dai cittadini ferlesi considerata come una delle più belle manifestazioni sacre e popolari della Provincia di Siracusa.

Storia di Sant’Antonio Abate

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Antonio nacque a Coma (Egitto) nel 251 d.C. da una famiglia di agricoltori cristiani piuttosto agiata. Rimasto orfano di entrambi i genitori, il giovane Antonio sentiva dentro di se il bisogno di cambiare vita e di “Consacrarsi totalmente a Cristo in tutto e per tutto”. Antonio allora affidò la piccola sorella ad una comunità femminile, vendette tutti i suoi averi e andò a peregrinare nel deserto egiziano pregando tutti i giorni “Cristo” in modo che si sentisse più vicino a Lui.

E un giorno “Cristo” apparve ad Antonio mostrandogli un eremita vestito con un saio che, mentre pregava intensamente, intrecciava una corda. Il significato della visione era quello che non c’era per forza bisogno di peregrinare nel deserto per entrare in “Grazia di Dio”, ma bastava anche solo ritirarsi in un posto tranquillo e dedicarsi a “Dio” con la preghiera e con un semplice lavoro come quello della terra. Antonio, illuminato da questa visione, si ritirò presso un piccolo villaggio abbandonato e lì passò i suoi primi anni da Eremita pregando e vivendo con i frutti della terra. Era il preludio del Monachesimo.Antonio però dopo alcuni anni aveva dei dubbi, è giusto si lavorare e pregare, ma secondo lui per raggiungere la piena “Grazia di Dio” era insufficiente anche perché le tentazioni di tornare alla vita normale lo incominciavano già ad attanagliarlo. Antonio decise di proseguire l’eremitaggio andando a vivere nelle antiche tombe egizie abbandonate da tempo. Lì era libero dalle tentazioni terrene e inoltre “Gesù Cristo” veniva a visitarlo spesso per compiacersi della scelta attuata da Antonio. Ma il demonio non stava a guardare e così torturava e tentava Antonio con forti tentazioni. Antonio resistette così tanto che costrinse il demonio a farlo finire in fin di vita ardendolo con un fuoco interno (il cosiddetto “Fuoco di Sant’Antonio”, accostato anticamente agli eritemi cutanei).

La gente sapeva che Antonio lottava col diavolo per non cadere in tentazione e, attirata dalle grida dell’Eremita, accorse lì dove viveva già da molti anni trovandolo quasi morente. Loro portarono Antonio al loro villaggio e lo curarono finché non si rimise in sesto. Antonio, dopo aver ringraziato gli abitanti del villaggio, che si erano sempre occupati di lui, li salutò e andò sull’attuale Monte Pispir in Egitto, dove vi erano i resti di una fortezza romana abbandonata. Antonio li visse quasi vent’anni della sua vita divisi tra preghiere e lotte col demonio. Il periodo passato lì fece si che l’Eremita (che decise di vivere ancor più distaccato dai beni terreni) divenne anche un grande Taumaturgo in grado di operare numerose guarigioni fisiche e spirituali. Acclamato dalla gente, Antonio non ebbe più modo di vivere una vera e propria “vita eremitica”, così decise di aiutare i bisognosi e di andare ad evangelizzare le comunità legate ancora agli dei pagani. I seguaci che volevano intraprendere le sue orme erano tanti, tanto che sorsero due grandi “Comunità di preghiera” ispirate alla vita svolta dall’Eremita. Esse andarono ad occupare i territori egiziani rispettivamente a destra e a sinistra del Nilo. Antonio era in costante contatto con “Sant’Ilarione”, che chiese consigli all’Anacoreta egiziano su come far si che nella Palestina ci fosse una comunità monastica simile a quella sorta in Egitto. Negli ultimi anni della sua vita Antonio, insieme a “Sant’Atanasio d’Alessandria”, fermò le ultime persecuzioni cristiane in Egitto e contribuì ad eliminare quel che restava del paganesimo greco – romano.

Ormai vecchio e stanco di peregrinare, Antonio si ritirò nella regione chiamata “Tebaride” vivendo così come aveva iniziato ad entrare nelle “Grazie di Cristo”, pregando e lavorando la terra. Malgrado fosse considerato come un grande “Predicatore Cristiano”, Antonio restò umile alla sua dottrina di vita molto povera e semplice. Oltrepassati i 100 anni, Antonio morì serenamente di morte naturale. I suoi discepoli lo seppellirono dapprima presso una tomba tuttora segreta per poi traslarlo ad Alessandria d’Egitto. Finché molti secoli dopo, i “Cavalieri Crociati” portarono le reliquie dell’Eremita (divenuto intanto “Santo” e proclamato anche “Dottore della Chiesa” per aver contribuito all’ “Evoluzione del Culto Cristiano”) a Costantinopoli e poi in Francia, dove riposano tuttora nel Monastero di Arles.

“Sant’Antonio Abate” è considerato come il “Padre del Monachesimo Eremitico”, a cui si ispirarono sia “San Benedetto da Norcia” (il padre del “Monachesimo moderno” e autore della regola “Ora et Labora”, significante “Prega e Lavora”, regola di vita con cui visse proprio “Sant’Antonio Abate”). sia gli Eremiti Bizantini che, ispirandosi a lui, vennero a stabilirsi nelle caverne dei Monti Iblei creando le cosiddette “Chiese rupestri” facendo così fiorire il culto a questo “Santo Anacoreta” che, oggigiorno è diffuso in alcune città quali Cassaro, Buccheri e appunto Ferla.

[riduci]

Culto ferlese a “Sant’Antonio Abate”

Il culto ferlese di “Sant’Antonio Abate” è piuttosto antico ed è simile a quello praticato in alcuni centri della zona montana del siracusano a ridosso dell’alta Valle dell’Anapo; in maniera speciale nelle città di Buccheri in cui viene festeggiato ogni anno il 17 Gennaio, e alla limitrofa città di Cassaro in cui la festa liturgica ricade sempre il 17 Gennaio mentre quella esterna si alterna a cadenza triennale con le festività di “San Sebastiano” e “San Giuseppe” (vedi sezione di Cassaro per saperne di più). Quindi anche a Ferla si sviluppò un culto portato molto probabilmente da popolazioni di origine bizantine che andarono a stabilirsi presso la Valle dell’Anapo (basti citare l’area di Giarranauti, che formava un villaggio abitativo di epoca paleocristiano – bizantina, posta a nord di Ferla). Il culto a questo “Santo” sarebbe poi cresciuto nel periodo medievale con la costruzione di una chiesa a lui consacrata presso l’antica città ferlese che però venne distrutta dal terremoto del 1693. La nuova chiesa venne elevata in forme barocche sull’attuale sito cittadino di Ferla, al cui interno venne collocata anche una bella statua raffigurante il “Santo Eremita” che viene venerato come “Protettore e Compatrono di Ferla” essendo così il secondo Santo più venerato nella cittadina ferlese dopo “San Sebastiano”.

“Sant’Antonio Abate” viene però festeggiato esternamente a cadenza decennale (quasi ogni 10 anni) o in occasione di eventi speciali. In questo ultimo periodo le feste in suo onore si sono celebrate nel 2006 e nel 2016 anche se molte persone vorrebbero che questa festività si tenesse ogni anno. Nonostante ciò “Sant’Antonio” viene celebrato con una solenne Festa Liturgica che si tiene il 17 Gennaio di ogni anno che prevede solenni Messe in suo onore.

La Festa Liturgica di Sant’Antonio Abate (17 Gennaio)

Il 17 Gennaio di ogni anno si tiene a Ferla la Festa Liturgica in onore di “Sant’Antonio Abate”, preceduta dal consueto Triduo di Preparazione che comprende solenni Messe presso la Chiesa di Sant’Antonio che si tengono alle ore 09.00 e 18.00 dei giorni 14, 15 e 16 Gennaio. Nel frattempo viene svelato il Simulacro che raffigura “Sant’Antonio” tra la gioia dei fedeli.

La mattina del 17 Gennaio vengono sparati vari colpi di cannone per avvisare la cittadinanza dell’arrivo del giorno consacrato al “Protettore di Ferla”. Durante la mattinata alle ore 08.30 e 10.30 si tengono solenni Messe in onore di “Sant’Antonio”. Alle ore 15.00 presso il Sagrato della Chiesa di Sant’Antonio si tiene la tradizionale “Benedizione degli Animali” nel nome di “Sant’Antonio” in cui molti allevatori portano i loro animali (bovini, ovini, suini, equini) oppure i proprietari di cani, gatti, volatili ecc… ad essere benedetti visto che “Sant’Antonio” è il protettore degli animali. Con la solenne Messa delle ore 18.30 termina la festa liturgica in onore di “Sant’Antonio Abate” che verrà riposto nella nicchia posta sull’Altare Maggiore della chiesa. I fedeli aspetteranno l’anno venturo per la festività liturgica sperando di rivedere il loro “Santo” in Processione per le vie di Ferla.

La Ricorrenza Speciale in onore di Sant’Antonio Abate (17 Agosto a cadenza decennale)

Il 17 Agosto a cadenza decennale o in occasioni speciali viene celebrata la Festa Esterna consacrata a “Sant’Antonio Abate” che viene aspettata dai ferlesi per un lungo periodo. La festa cade subito dopo quella celebrata in onore della “Madonna Assunta” il 15 di Agosto sempre nella Chiesa di Sant’Antonio Abate, per cui i riti della speciale festa di “Sant’Antonio” si aprono il 16 Agosto dell’anno in cui viene deciso di festeggiare esternamente il “Protettore di Ferla”.

La festa è simile a quella di “San Sebastiano” per cui vi sono due Processioni, una diurna che esce alle ore 12.00 e una serale che inizia alle ore 20.30.

Il 16 Agosto la celebrazione esterna di “Sant’Antonio” si apre quindi con una solenne Messa alle ore 19.00 nella sua chiesa di appartenenza seguita da molti fedeli, in cui avviene anche l’apertura della nicchia posta sull’Altare Maggiore in cui è posta la statua del “Santo Eremita”, acclamata con calore dai fedeli. Al termine della celebrazione vi sono vari spettacoli che cominciano verso le ore 20.00 facenti parte del programma degli eventi estivi ferlesi.

Il 17 Agosto verso le ore 08.00 del mattino uno sparo di colpi di cannone apre i solenni festeggiamenti speciali in onore di “Sant’Antonio Abate”. Alle ore 08.30 si tiene la prima Messa mattutina. Alle ore 10.30 si tiene la solenne Messa presso la Chiesa di Sant’Antonio che precede la Processione Diurna di Sant’Antonio Abate che vede la partecipazione di un buon numero di fedeli. Al termine della Messa il Simulacro di “Sant’Antonio Abate” viene posto sul Fercolo che verrà poi portato in Processione per le vie di Ferla.

Alle ore 12.00 un solenne scampanio e alcuni colpi di cannone avvisano che la “Nisciuta” di “Sant’Antonio” per la Processione diurna ha inizio. Nel momento in cui il “Santo” esce dalla sua Chiesa parte il lancio di “Nzareddi” e di fuochi d’artificio, accompagnato dal suono delle campane, dalle urla dei fedeli e da lunghi applausi. La statua del “Santo”, portata faticosamente a spalla dai suoi devoti, girerà per buona parte del Quartiere di Sant’Antonio seguita da molti fedeli prima di entrare presso la Chiesa di San Sebastiano salutata dallo sparo di fuochi e da scampanii. “Sant’Antonio” rimarrà esposto alla venerazione dei suoi fedeli per tutto il pomeriggio.

Dopo un pomeriggio festoso, alle ore 19.00 presso la Chiesa di San Sebastiano si tiene la solenne Messa in onore di “Sant’Antonio Abate” con la partecipazione delle autorità cittadine e di un gran numero di fedeli. Al termine della Messa il Simulacro di “Sant’Antonio” viene collocato sul Carro Trionfale con cui uscirà in Processione per le vie di Ferla.

Alle ore 20.30 un continuo scampanio e lo sparo di fuochi d’artificio saluta l’uscita di “Sant’Antonio Abate” che come detto prima percorrerà Ferla nella sua Processione Serale. Il “Santo Protettore” percorrerà buona parte del centro storico della cittadina iblea venendo seguito da molta gente a lui fedele per un corteo che durerà circa due ore.

Alle ore 23.00 si conclude la Processione di “Sant’Antonio Abate” presso la sua Chiesa di appartenenza con un bellissimo spettacolo di fuochi artificiali. Al rientro in chiesa avviene la velata della statua di “Sant’Antonio” chiudendo così la speciale festa esterna in onore del “Santo Protettore di Ferla”, che verrà comunque festeggiato solennemente il 17 Gennaio di ogni anno.

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