Francofonte, Tradizioni popolari francofontesi

Le contese amorose in occasione della “Festa di San Sebastiano”

La Festa francofontese in onore di San Sebastiano, nel periodo che va dall’800 ai primi del 900 divenne teatro di folcloristiche battaglie amorose che quasi raramente si trasformavano in gravi fatti di sangue.

Secondo alcune testimonianze raccolte dallo studioso francofontese Matteo Gaudioso, vi erano degli scontri tra la “Confraternita di San Sebastiano” e i ragazzi della città che, per farsi amare ancora di più dalle loro ragazze (i “Maritati” cioè gli sposati) o per conquistare la mano delle giovani francofontesi in età da marito (gli “Schetti” cioè coloro che non erano fidanzati), volevano portare a spalla la “Vara” di “San Sebastiano” a costo di sostenere un proibitivo sforzo fisico.

Molti di loro, seppur il malumore dei confrati, riuscivano nell’impresa; ma chi non riusciva ad arrivare apostrofava i portatori con il grido “Lassa u Santu” (“Lascia il Santo”) bloccando la processione e provocando il malumore della Confraternita e di coloro che sono arrivati a portare il “Santo” creando talvolta sanguinose liti che a fatica venivano sedate dalle autorità di allora o dai confratelli. In mezzo a questo trambusto c’erano anche altre risse non collegate al discorso dei portatori, ma a rancori passati (difatti l’avvisaglia di sfida durante un qualsiasi litigio degenerato era scandita dalla frase “A Sammastianu ni videmu!!!” (“A San Sebastiano ci vediamo”) e ogni processione diveniva un momento di violenza.

Gaudioso narra anche di un fatto successo nel 1861, quando ci fu una gravissima colluttazione tra “Schetti” e “Maritati”, che poi si unirono per cacciare via la Polizia prendendo i soldati a pietrate. La foga dei dimostranti fu tanta che i poliziotti vennero inseguiti fino a Lentini, ma con l’aiuto delle autorità lentinesi e carlentinesi le sorti si rovesciarono poiché i dimostranti vennero inseguiti e arrestati. Da allora atti di violenza simili non ce ne sono stati più perché se la cittadinanza compieva altri atti di violenza, la festa consacrata a “San Sebastiano” sarebbe stata vietata per sempre.

Passato l’800, la festa di “San Sebastiano” si macchiò secondo alcune dicerie locali di un altro fatto di sangue. Secondo una sorta di “leggenda metropolitana”, agli inizi del 900 una ragazza del popolo di cui si conosce solo il cognome (Russo) e il nomignolo datole dai francofontesi; “A puspirara” (significante “La fiammiferaia”, parola derivata dal termine “Pospiri”, significante “Fiammiferi”), era stata tradita da un ragazzo che neanche a farlo apposta faceva il portatore della “Vara” di “San Sebastiano”. Lei lo punì accoltellandolo a morte presso la Chiesa del Carmine, bloccando così la Processione. Purtroppo non si ha la certezza precisa sull’autenticità di questo evento, ma in passato la contesa tra “Schetti” e “Maritati” sembra essere vera, anche se non ci sono documenti che attestano tutto ciò.

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