*Giarratana, Area archeologico – boschivo – naturalistica “Bosco di Calaforno” (Fontana dell’Uccello, Necropoli e Ipogei di Donna Scala – Mastro Carmine, Area iblea di Case Cafici, Area iblea e rovine di Contrada Piano Manna, Bosco di Calaforno – Ipogeo – Cava del Torrente San Giorgio e Mulini)

Giarratana

*Area archeologico – boschivo – naturalistica “Bosco di Calaforno”
(Fontana dell’Uccello, Necropoli e Ipogei di Donna Scala – Mastro Carmine, Area iblea di Case Cafici, Area iblea e rovine di Contrada Piano Manna, Bosco di Calaforno – Ipogeo – Cava del Torrente San Giorgio e Mulini)

Il Bosco di Calaforno, posto tra i territori comunali di Giarratana, Monterosso Almo e Ragusa comprendendo al suo interno un’importante area archeologica e naturalistica, è per estensione la seconda più grande foresta della Sicilia sudorientale venendo preceduta dalla Pineta di Chiaramonte Gulfi (comprendente anche il Bosco di Canalazzo in territorio di Monterosso Almo).

L’area del bosco di Calaforno appartiene al demanio forestale della Regione Sicilia, è collocata lungo la Cava San Giorgio in cui scorre un breve corso d’acqua che, prima di immettersi presso il Fiume Irminio in località “Piano Manna” (a sudovest di Giarratana), metteva in funzione alcuni mulini ad acqua posti nella vallata, essendo delimitato dai rilievi di Chiusa Tremula a nord (posti in territorio di Monterosso Almo) che dividono l’area di Calaforno dalla vallata fluviale del Fiume Amerillo (corso d’acqua che più a nord contribuisce alla formazione del Fiume Dirillo), e della Contrada Addilia (in territorio di Ragusa) a sud, mentre ad oriente sono poste le aree iblee facenti parte del territorio giarratanese poste presso l’area di “Donna Scala” (nordest) lambita dal Torrente Cuccovio (che poco più a sud di Giarratana si immette nel Fiume Irminio) e appunto “Piano Manna” (sudest).

L’area la si raggiunge da Giarratana percorrendo la Via Gulfi seguendo la segnaletica per il parco forestale di Calaforno; oltrepassiamo quindi l’area archeologica di Orto Mosaico e scavalchiamo il Torrente Cuccovio tramite un piccolo ponte, arrivando presso il bivio dove a sinistra si risale il sentiero che collegava Giarratana a Chiaramonte Gulfi (terminante presso la S.P. 62 Bivio Maltempo – Bivio Giarratana che si collega alla cittadina chiaramonana), mentre a sinistra imbocchiamo la “Strada Comunale Calaforno” che conduce all’omonima area naturalistico – forestale.

Percorrendo la strada notiamo un abbeveratoio di pietra noto come “Fontana dell’Uccello” formato da una vasca alimentata da un rubinetto posto in un corpo tondeggiante in pietra calcarea locale. Da una stradina posta dopo la sorgente risaliamo i limitrofi rilievi di Contrada Donna Scala (posti in territorio giarratanese) in cui vi sono vari siti rupestri di epoca neolitico – sicula risalenti all’età del bronzo; in uno di questi noto come “Ripostiglio di Giarratana” che in origine doveva essere un’arcaica fonderia, vennero rinvenuti vari oggetti metallici in bronzo (punte di lance, utensili, monili ecc…) risalenti al periodo intorno al 1400 a.C. circa esposti in vari musei archeologici (tra cui il “Museo Paolo Orsi” di Siracusa). Qui possiamo anche ammirare la “Grotta di Mastro Carmine”, un’interessante cavità rupestre di formazione carsica molto probabilmente utilizzata nel periodo preistorico come sito abitativo o funerario (2000 a.C. circa).

Presso la sopracitata stradina andiamo verso sud in direzione del bosco di Calaforno arrivando al bivio con la strada che si collega alla SS 194 nota come “Strada Comunale degli Orti dei Mastri” (che si collega alla “Strada Comunale Mulino dell’Isola” che costeggia la confluenza tra il Torrente Cuccovio e il Fiume Irminio) posta alla nostra sinistra, mentre noi dobbiamo proseguire verso destra entrando presso l’estremo lembo settentrionale del territorio comunale di Monterosso Almo. Oltrepassiamo quindi un’area parcheggio per autoveicoli proseguendo lungo una stradina che termina in un bivio in cui a destra si raggiunge l’agriturismo Le Due Palme in Contrada Case Cafici, mentre a sinistra ci dirigiamo verso l’ingresso principale al bosco di Calaforno (posta invece tra i territori di Monterosso Almo e Ragusa).

Andando alla nostra destra seguiamo una strada che conduce presso le “Case Cafici” ossia un agglomerato di casali feudali appartenenti alla famiglia nobile vizzinese dei Cafici di Calaforno composti da una masseria rurale divenuta sede di una struttura agrituristica, contraddistinta da un’elegante residenza in stile neoclassico con eleganti finestre, balconi e verande, che si affaccia presso un giardino delimitato dall’alto corso del Torrente San Giorgio, il corso d’acqua che nasce in Contrada Stizzitte in territorio monterossano dominato da rilievo ibleo noto come “Serra Muraglia” (a nordovest del bosco) e lambisce l’area di Calaforno (per saperne di più visita il sito www.locandangelica.it). In questa zona vi sono i resti di antichi siti di estrazione litica di tarda epoca neolitica (2100 a.C.).

Ripartendo dal sopracitato bivio, varcato l’ingresso principale del bosco di Calaforno percorrendo il sentiero principale ovviamente circondato da distese di alberi di conifere (Pino Marittimo e Pino d’Aleppo) arrivando presso il “Mulino Canonico”, ossia un antico impianto molitorio restaurato e rimesso in funzione principalmente a scopo didattico. Il mulino è caratterizzato da un edificio in stile rustico collegato tramite canalizzazioni note come “Saie” al Torrente San Giorgio posto all’interno della cavità iblea nota come “Cava Manna” (che come detto in precedenza si origina in Contrada Stizzitte), il cui compito è quello di condurre le acque sotto l’edificio in modo da azionare una ruota metallica posta sotto il palmento interno dell’edificio; grazie all’azione motrice delle acque, la ruota metallica mette in funzione la macina interna del palmento con cui vengono macinati i cereali (principalmente frumento). A poca distanza è vi è collocata l’area attrezzata del bosco di Calaforno comprendente panchine, aree di distribuzione di acqua potabile e bracieri di pietra adibiti all’accensione di focolai controllati con cui poter cucinare all’interno dell’area naturalistica. Vi è inoltre una piccola area zoologica in cui vengono allevati varie specie animali (tra cui pavoni, scoiattoli, cavalli ecc…).

All’interno del bosco di Calaforno vi è posta l’omonima area archeologica comprendente i ruderi di un centro abitativo attivo tra le età del rame e del bronzo (2000 a.C. circa) all’interno del “periodo neolitico – siculo”. La limitrofa area iblea è colma di vari ipogei ma quello più importante è appunto quello collocato all’interno di quest’area boschiva, noto appunto come “Ipogeo di Calaforno”, che è posto poco più ad ovest del sopracitato mulino ad acqua. Questo sito rupestre secondo gli studi condotti dovrebbe risalire al 3000 a.C. circa, al periodo dell’età del rame; ciò lo si è dedotto in base a vari reperti ceramici rinvenuti all’interno della caverna che, sempre secondo vari studi archeologici, era adibita ad uso funerario svolgendo le funzioni di “catacomba rupestre”. L’interno dell’ipogeo è caratterizzato da circa 35 camerette che misurano 3 metri di diametro per 1 metro di altezza concatenate tra esse e collegate da una piccola apertura, formando così un lungo corridoio che misura circa 100 metri. L’ipogeo sarebbe stato utilizzato come sito funerario anche durante le successive epoche (età del bronzo e del ferro), mentre nel periodo greco esso divenne con molta probabilità sede di un santuario rupestre dedicato al culto di arcaiche divinità. Il rinvenimento di una statuina ceramica raffigurante la divinità nota come “Bes – Path” oltre a vari reperti esposti nei musei archeologici di Ragusa e Siracusa, appurerebbe ciò. Va comunque detto che l’ipogeo potrebbe aver svolto funzioni funerarie anche in epoca tardoromano – bizantina dal fatto che vi sono tracce di loculi a fossa che formavano sepolcri a fossa, risalenti a questo periodo di tempo.

Altre aree archeologiche limitrofe al bosco di Calaforno sono localizzate presso le limitrofe aree di  Piano Manna (est), Case Cafici (nordest), Stizzitte (nordovest), Addilia (ovest) e Torcicoda (sud), tutte raggiungibili da vari sentieri che attraversano il bosco a ridosso del Torrente San Giorgio.

Da citare in particolare la Necropoli di Contrada Piano Manna, raggiungibile da un sentiero collocato a sud del sopracitato parcheggio dell’area di Calaforno. Essa è risalente al periodo dell’età del bronzo di tipo castellucciano (1900 – 1300 a.C.) e comprende vari sepolcri di tipo rupestre incisi lungo le pareti rocciose che si affacciano lungo la cavità in cui scorre il Torrente San Giorgio che poco più a sud si immette presso il Fiume Irminio in località “Margi” (collocata al confine col territorio comunale di Ragusa) raggiungibile seguendo i sentieri che si dirigono verso sudest. Prima della confluenza con l’Irminio è posto un altro mulino ad acqua noto come “Mulino Lida”, adiacente ad un caseggiato che appartiene alla guardia forestale (proprietaria di vari casali rurali collocati all’interno dell’area boschiva di Calaforno). Va detto infine che a sudovest di Calaforno, tramite alcuni sentieri, possiamo raggiungere l’area boschiva di “Cozzo Priccio” collocata nel limitrofo territorio comunale di Ragusa, ad ovest del Lago di Santa Rosalia.

Il Bosco di Calaforno è aperto per buona parte dell’anno (soprattutto nei periodi più caldi dell’anno) e il suo accesso è permesso a tutti grazie alla presenza di varie aree antropizzate (mentre quelle più a ridosso delle aree marginali al bosco lo sono di meno). In qualunque caso è vietato transitare con veicoli a motore, raccogliere funghi senza autorizzazione, arrecare danno alla flora e alla fauna, cacciare, praticare il pascolo, lasciare rifiuti e accendere fuochi, inoltre come detto in precedenza alcune aree del bosco (specie quelle non antropizzate, poste all’esterno dell’area riservata a visitatori ed escursionisti) sono piuttoso difficoltose da visitare e quindi va fatta doverosamente attenzione nell’esplorarle, e infine (qualora fossero presenti) devono essere rispettati i divieti d’ingresso in alcune aree del bosco.

Per saperne di più rivolgetevi al sito www.regione.sicilia.it/agricolturaeforeste o mandate una mail all’indirizzo [email protected].

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