Ispica, Chiesa di Santa Maria Maggiore

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Ispica

Chiesa di Santa Maria Maggiore


La Chiesa di Santa Maria Maggiore di Ispica vista dalla Via Francesco Crispi.

Al centro della Piazza Santa Maria Maggiore, “abbracciata” dal limitrofo Loggiato (vedi link “Piazza di Santa Maria Maggiore e Loggiato del Sinatra” nella pagina precedente per saperne di più), troviamo la monumentale Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Si tratta di una delle principali chiese della cittadina ispicese che, secondo molti cittadini, avrebbe addirittura un ruolo ecclesiastico più importante della Chiesa Madre di San Bartolomeo poiché la “Basilica” (così come viene chiamata dai cittadini ispicesi) è consacrata al culti del “Santissimo Cristo alla Colonna” di Ispica e della “Madonna Assunta” (due tra i culti più importanti della Provincia di Ragusa, entrambi oggetto di vivaci festività popolari).


La Chiesa di Santa Maria Maggiore fotografata dal vertice occidentale della piazza in cui è ubicata.

Questa chiesa è uno dei più importanti esempi del tardo barocco del Val di Noto per le sue forme architettoniche all’esterno, mentre l’interno è rinomato per la ricchezza di stupendi affreschi che ricoprono l’intera volta dell’edificio sacro.

Infatti la Chiesa di Santa Maria Maggiore di Ispica è considerata come una delle chiese “affrescate” più importanti della Sicilia, nonché la più “ricca” di “affreschi” di tutta l’area sudorientale dell’isola siciliana, tanto che una copia dei medesimi è esposta al museo Louvre di Parigi.

La chiesa dal 24 Febbraio 1908 figura nella lista dei “Monumenti Nazionali”.

Proprio per la ricchezza di opere d’arte e per la sua valenza storica piuttosto importante, per questa chiesa ispicese è stato proposto il suo inserimento nella lista dei luoghi “Patrimonio dell’Umanità” Unesco nell’ambito delle “Città Barocche del Val di Noto” (di cui fanno parte i limitrofi centri di Modica, Scicli e Ragusa nel ragusano, Noto e Palazzolo nel Siracusano, nonché le città di Militello, Caltagirone e Catania nella provincia catanese), assieme all’attiguo Loggiato settecentesco progettato dall’architetto netino Vincenzo Sinatra.

La storia di questa chiesa risale all’antico culto al “Santissimo Cristo alla Colonna” praticato presso l’antica Chiesa del Crocifisso dell’antica Spaccaforno che inglobava l’oratorio rupestre di Santa Maria della Cava (area nordoccidentale dell’area archeologica di “Parco Forza”).

Questa chiesa la cui costruzione e successivo ampliamento risalirebbero al periodo tra i secoli 1400 e 1500, era consacrata al “Crocifisso” che secondo la tradizione locale venerato dall’eremita “Sant’Ilarione da Gaza” vissuto presso l’antica Spaccaforno tra il 363 e il 365 d.C.

Sicuramente la “vera” datazione del “Crocifisso” dovrebbe corrispondere al 787 d.C. (circa quattro secoli dopo l’esistenza del suddetto eremita palestinese). 

La figura di “Cristo Crocifisso”, a seconda di quanto narra la tradizione locale, che con molta probabilità venne distrutta in seguito al periodo iconoclasta del bizantino Impero Romano d’Oriente (a cui apparteneva la Sicilia), e ricomposta in seguito per creare l’attuale simulacro del “Cristo alla Colonna”.

L’edificio sacro, così come l’antica città di Spaccaforno, crollò in seguito alle scosse sismiche del terremoto dell’11 Gennaio 1693.

Dell’antico edificio sacro, rimane la preesistente cappella di epoca alto medievale scavata nella roccia, che oggi è sede dell’attuale Chiesa Rupestre di Santa Maria della Cava (vedi omonimo link posto nella pagina precedente per saperne di più).

Dalle macerie vennero recuperati i simulacri del “Cristo alla Colonna” e della “Madonna Assunta”, che vennero trasportati sull’area sommitale del Colle Calandra.

Nel 1694 venne edificata la nuova Chiesa del Crocifisso nell’area orientale del sito collinare.

Qualche anno dopo, l’architetto siracusano Rosario Gagliardi cominciò a progettare l’attuale Chiesa di Santa Maria Maggiore la cui costruzione (iniziata nei primi anni del 1700) andrò ad inglobare la sopracitata chiesetta del Crocifisso facendola divenire parte dell’attuale “Basilica”. la cui costruzione terminò nel 1725.

In seguito ad alcuni cedimenti strutturali avvenuti ne 1727 in seguito ad un altro terremoto a cui seguirono alcuni lavori di consolidamento e ricostruzione guidati dall’architetto netino Vincenzo Sinatra (che progettò il limitrofo loggiato), la chiesa poté essere consacrata definitivamente dall’Arcivescovo di Siracusa Giuseppe Antonio Requisenz solo il 19 Giugno 1763.

Dal 15 Maggio 1844 la chiesa passò all’attuale Diocesi di Noto.

Nel frattempo l’edificio sacro venne decorato dagli artisti palermitani Giuseppe Gianforma (stuccatore) e Vito D’Anna (pittore), nonché dal pittore catanese Olivio Sozzi.

Quest’ultimo nel 1765, mentre affrescava il transetto destro della chiesa corrispondente alla “Cappella di Santa Maria Assunta”, cadde dall’impalcatura perdendo la vita.

L’artista venne sepolto nell’angolo destro della medesima cappella, ma il suo corpo mummificato (seppellito assieme al suo mortaio per mescolare i colori) venne rinvenuto alla fine del 1800 in seguito alla ripavimentazione di quell’area dell’edificio sacro.

Il suo corpo parzialmente intatto è stato posto in una teca di vetro coperta da una tenda rossa, ubicata all’interno della stanza in cui sono posti gli Ex Voto al “Santissimo Cristo alla Colonna di Ispica” (in fondo alla navata sinistra dell’edificio sacro).

Nel secolo 1800, la facciata venne restaurata e consolidata in seguito al progetto dell’architetto netino Luigi Cassone.

Dopo esser stata proclamata “Monumento Nazionale” nel 1908, la Chiesa di Santa Maria Maggiore venne ufficialmente elevata al rango di “Parrocchia” dalla Diocesi di Noto nel 1928.

La chiesa, che venne bombardata durante la II guerra mondiale rimanendo miracolosamente illesa, ha subito altri restauri di cui l’ultimo avvenuto negli anni 2005 – 2006.

La Chiesa di Santa Maria Maggiore oggi è sede di un’attiva parrocchia, ed è uno dei monumenti “simbolo” della cittadina ispicese.

Va detto inoltre che a questa chiesa fa capo la secolare “Arciconfraternita di Santa Maria Maggiore”, che si occupa dei festeggiamenti in onore del “Santissimo Cristo alla Colonna” (Giovedì Santo) e della “Madonna Assunta” (15 Agosto).

I membri di questa confraternita sono noti come i “Cavari” poiché rappresentavano coloro che abitavano in prossimità della sopracitata Chiesa del Crocifisso di Spaccaforno, di cui come sappiamo oggi rimane soltanto la cappella rupestre nota come “Santa Maria della Cava”.

I “Cavari”, a cui anticamente appartenevano ai ceti sociali più vicini al “popolo” e ai “lavoratori”, sono riconoscibili dai loro indumenti in cui predomina il colore rosso, in contrapposizione ai “Nunziatari” appartenenti all’Arciconfraternita della Santissima Annunziata (questi ultimi vestiti di azzurro,  che un tempo erano rappresentanti dei ceti più “nobili”).

Un tempo tra queste due confraternite appartenenti a due delle principali chiese cittadine da cui prendono il nome, vi era una un’accesa rivalità che oggi è parzialmente venuta a mancare.

Altre associazioni cattoliche appartenenti a questa chiesa sono quella dei “Fazzoletti Rossi”, e quella femminile di “Maria Santissima Addolorata” (contraddistinta da indumenti di colore nero).


La Chiesa di Santa Maria Maggiore fotografata frontalmente.

Dopo gli ampi cenni introduttivi e storici, passiamo alla descrizione dell’edificio sacro.

La Chiesa è posta sul vertice nord di Piazza Santa Maria Maggiore (spiazzale che per l’appunto prende il nome dal medesimo edificio sacro), affacciandosi su un Sagrato racchiuso da eleganti inferriate in ferro battuto (opera dell’ispicese Carlo Di Gregorio).

Esse sono sostenute da dodici eleganti pilastri adornati in sommità da pinnacoli a coppa, aventi fregi decorativi in bassorilievo.

Quelli principali sono posti in maniera perpendicolare al portale centrale della chiesa e si presentano più grandi, arricchiti da contrafforti a spirale; essi sostengono la cancellata principale da cui si accede al Sagrato, raggiungibile da una breve scalinata.

Ai lati vi sono le cancellate secondarie (anch’esse raggiungibili da scalinate).

La facciata della Chiesa, che ha subito dei rifacimenti nel 1800, è in austero ma elegante stile tardo barocco.


La facciata barocca della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Essa si presenta divisa in due ordini orizzontali di cui fanno parte il corpo centrale più avanzato rispetto a quelli laterali (delimitati ai vertici da pilastri in stile ionico) solcati da due coppie di quattro pilastri (una coppia per lato sempre con capitelli ionici) disposti sotto e sopra la trabeazione centrale dell’edificio.

L’ordine inferiore presenta nel corpo centrale (che come detto prima è delimitato da due coppie di pilastri) un imponente portale arcuato inquadrato da due pilastri simili a quelli descritti in precedenza, che sorreggono un timpano spezzato decorato con fregi floreali in bassorilievo e merlature, recante al centro un’elegante formella a forma di scudo decorata con Angeli svolazzanti in pietra su cui sono impresse le generalità della chiesa.

Ai lati vi sono due portali arcuati, inquadrati da pilastri (sempre simili a quelli citati prima ma più piccoli) che sorreggono un timpano semicircolare a base chiusa arricchito da merlature.

Sopra di esso vi sono fregi geometrico – floreali posti in una formella rettangolare. 

Sull’elegante trabeazione merlata è posto l’ordine superiore avente un corpo delimitato dalla continuazione dei pilastri sottostanti con ai lati due contrafforti a spirale.

Possiamo ammirare il finestrone rettangolare (incassato in un corpo con timpano arcuato arricchito da ghirlande floreali di pietra nella parte sottostante) in cui è posta una vetrata artistica raffigurante il “Santissimo Cristo alla Colonna”, il tutto sormontato da un timpano semicircolare merlato avente bassorilievi floreali al suo interno.

Un elegante frontone triangolare con merlatura, arricchito ai vertici da quattro pinnacoli a coppa (due per lato) corona la facciata della chiesa, sorreggendo contemporaneamente l’artistica “Croce” in ferro battuto.

Di fianco all’ordine superiore, rispettivamente a sinistra e a destra di esso, sono collocate le settecentesche statue raffiguranti “San Gregorio Magno” e “Santa Rosalia di Palermo” (ormai consumate dal tempo e che avrebbero urgente bisogno di essere restaurate).


La facciata della Chiesa di Santa Maria Maggiore fotografata di sera.

I prospetti laterali della chiesa recano otto cupolette (quattro per prospetto) che fungono da “volta” per le navate laterali.

La parte esterna della volta principale dell’edificio sacro reca ampie finestre arcuate.

Il retro della chiesa, solcato da pilastri, presenta un’elegante torre campanaria progettata nei primi anni del 1900 dall’architetto Paolo Lanzerotti, recante quattro aperture arcuate abbellite da balaustrini, il tutto coperto da una interessante cupola al cui centro è posto un pinnacolo che regge una “Croce” metallica.

All’interno di essa è allocata la settecentesca campana ottenuta fondendo vari “ex voto” (alcuni di essi in oro) dei fedeli ispicesi.


La torre campanaria della Chiesa di Santa Maria Maggiore (fotografata dalla Via La Farina).

Oltre ad essa vi sono aperture d’accesso e finestrelle corrispondenti alla stanza degli Ex Voto, alla sagrestia, e alla casa canonica.

Passiamo alla descrizione dell’area interna dell’edificio sacro.

L’interno della chiesa, ricco di affreschi e stucchi policromi, è diviso in tre Navate disposte a “Croce Latina” delimitata da pilastri che formano eleganti arcate, con due ampi transetti laterali che rispettivamente formano le Cappelle del “Santissimo Cristo” e della “Madonna Assunta” (rispettivamente a sinistra e a destra venendo dal portale d’ingresso).


L’interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

La volta della Navata centrale, adornata da eleganti stucchi decorativi (opera del palermitano Giuseppe Gianforma), riporta nella volta gli stupendi affreschi dipinti dai pittori Vito D’Anna e Olivio Sozzi.


La Navata centrale della Chiesa di Santa Maria Maggiore.


La volta affrescata della Navata centrale della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Il primo (posto di fronte al Coro della chiesa) raffigura “Il Trionfo della Fede con i Santi “Ambrogio, Atanasio, Agostino e Girolamo”.

Il grande affresco centrale raffigura “L’Antico e il Nuovo Testamento e la Gloria della Santissima Trinità” con episodi riguardanti la “Creazione di Adamo ed Eva”, “Ruth e Giuditta” “Re Davide”, “Mosè e Aronne” (Antico Testamento), “Gesù Cristo”, “I Santi Apostoli”, “Maria Maddalena”, “Maria Madre di Dio” che adorano il “Calice dell’Eucarestia” con in mezzo l’allegoria della cosiddetta “Esaltazione della Croce” in cui vi sono raffigurati i simboli della “Passione e Morte di Cristo” (Nuovo Testamento) nonché “Dio Padre” e una colomba che raffigurano la “Santissima Trinità”.

Il terzo affresco della volta raffigura “Il Trionfo della Chiesa sulle eresie”.

Completano il tutto gli affreschi raffiguranti le “Quattro Virtù Cardinali”, posti negli altrettanti vertici della volta.


Particolare degli affreschi che adornano la volta della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Al centro della Navata è posta la cupola interamente affrescata.

Nei “pennacchi” (ossia nei contrafforti che la sorreggono) sono raffigurati i “Continenti (allora) Evangelizzati” (Europa, Asia, Africa e America) sotto forma di figure femminili.

Al centro della cupola, divisi dai contrafforti di sostegno (aventi pregevoli stucchi) vi sono quattro affreschi.

Il primo, noto come “Trionfo delle Vergini”, raffigura le figure delle “Sante Rosalia, Orsola, Lucia, Agata e Agnese” di fianco alla “Sacra Famiglia”.

Il secondo è chiamato “Trionfo dei Fondatori degli Ordini”, e raffigura “Sant’Ignazio di Loyola”, “San Francesco Saverio”, “San Domenico Guzman”, “Sant’Agostino”, “San Francesco di Assisi”, “Sant’Elia Profeta” e “Santa Teresa d’Avila” (rispettivamente fondatori e padri spirituali dei gesuiti, missionari predicatori, domenicani, agostiniani, francescani, carmelitani e carmelitane scalze).

Il terzo è noto come “Trionfo dei Santi e Martiri”, nel quale sono raffigurati “San Filippo Neri”, “San Nicola di Bari”, “San Francesco di Paola”, “San Carlo Borromeo”, “San Lorenzo Martire” e “San Giovanni Nepomuceno Martire”.

Il quarto è noto come “Trionfo dei Patriarchi e dei Profeti” e raffigura “Mosè e Aronne”, “Abramo e Isacco”, “Gedeone e Re Davide”. Al centro della cupola vi è la raffigurazione della colomba, simbolo dello “Spirito Santo”.


La cupola affrescata della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Nei due transetti che precedono le Cappelle del “Santissimo Cristo” (a sinistra) e della “Madonna Assunta” (a destra) sono raffigurati rispettivamente “Il Trionfo della Croce”, e “L’Assunzione di Maria” la cui lavorazione causò la sopracitata morte del pittore Olivio Sozzi.

In questo ultimo affresco possiamo ammirare una vistosa striscia nera in prossimità della figura del demone combattuto dal “San Michele Arcangelo”, che si presume sia la “pennellata involontaria” che il malcapitato pittore lasciò durante la nefasta caduta dall’impalcatura.


L’affresco del transetto sinistro della chiesa.


L’affresco del transetto destro (in basso a sinistra del demone è possibile scorgere la presunta “pennellata” del pittore Olivio Sozzi).

All’interno della Navata possiamo ammirare anche l’artistico Pulpito ligneo, e i dipinti settecenteschi raffiguranti le “Stazioni della Via Crucis” (dipinti dal pittore Francesco D’Anna, figlio di Vito D’Anna).

Sulla cantoria ubicata al di sopra dell’ingresso principale dell’edificio sacro, è posto l’interessante organo a canne ottocentesco, opera del maestro Giovanni Platania – Rocca da Acireale (CT).


La cantoria della chiesa con l’organo ottocentesco.

Da menzionare anche elegante pavimentazione ceramica dell’edificio sacro che comprende artistiche lapidi sepolcrali in marmo poste in prossimità dei transetti, che conducono ai sepolcri sotterranei della chiesa (in cui sono sepolti anche esponenti del clero e delle famiglie nobili locali, tra cui i Modica e gli Statella).

L’area del Presbiterio reca un elegante Coro ligneo posto ai lati dell’Altare Maggiore.

Esso è abbellito dagli stucchi policromi del Gianforma, ed è formato da due coppie di colonne tortili marmoree che sorreggono l’elegante frontone, quest’ultimo recante stucchi dorati e fregi decorativi di assoluta eleganza, il tutto arricchito da statue di Angeli.

All’interno dell’altare è posta la tela raffigurante “La Madonna della Cava con i Santi Lucia, Girolamo, Gregorio e Rosalia” (opera del pittore Vito D’Anna).

Ai lati del presbiterio sono poste le tele raffiguranti “Santa Maria Assunta” e “Gli appestati che chiedono la grazia alla Madonna” (opere del pittore Olivio Sozzi) poste rispettivamente alla nostra sinistra e alla nostra destra.

Il catino absidale inoltre riporta gli affreschi (anch’essi opera di Olivio Sozzi) raffiguranti “L’Ascensione di Cristo”, “La Colomba dello Spirito Santo” e “La Gloria di Dio”.


Il Presbiterio della Chiesa di Santa Maria Maggiore.


Il Coro ligneo e le opere pittoriche del Presbiterio.


L’Altare Maggiore della Chiesa di Santa Maria Maggiore.


Gli affreschi della volta del Presbiterio.

Nelle Navate laterali vi sono otto splendidi Altari (quattro per lato) delimitati da eleganti colonne a capitello corinzio che sorreggono travoni merlati decorati da stucchi policromi e raffigurazioni scultoree raffiguranti sempre degli Angeli.

Al centro di questi Altari sono poste interessanti opere d’arte scultorea e pittorica.

La Navata sinistra della Chiesa di Santa Maria Maggiore (andando dall’ingresso in poi) possiamo ammirare le tele raffiguranti “Santa Rosa da Lima” (di autore ignoto) nel primo Altare, “San Nicola di Bari” (opera del pittore palermitano Giuseppe Crestadoro) nel secondo, “La Madonna della Mercede con i Santi Pietro Nolasco, Giovanni dei Sacramenti e Teresa d’Avila” (di autore ignoto) nel terzo, “Santa Maria Immacolata” (di Vito d’Anna) nell’ultimo.


Il dipinto raffigurante “Santa Rosa da Lima”.


Il dipinto che raffigura “San Nicola di Bari”.


Il dipinto in cui sono raffiguranti “La Madonna della Mercede e i Santi Pietro Nolasco, Giovanni dei Sacramenti e Teresa d’Avila”.


Il dipinto in cui è ritratta “Santa Maria Immacolata”.

Nel transetto sinistro troviamo l’elegante “Cappella del Santissimo Cristo alla Colonna”, racchiusa da un’elegante cancellata in ferro battuto riportante motivi floreali e coronata in alto da una raffigurazione del “Santissimo Sacramento”.

All’interno vi è posto il monumentale “Altare del Santissimo Cristo alla Colonna” in marmo policromo delimitato da due coppie di colonne tortili che sorreggono un timpano spezzato che funge da frontone di coronamento, all’interno del quale è posta una formella in cui vi è l’attestazione della cappella.


L’Altare del Santissimo Cristo alla Colonna, posto presso il transetto sinistro della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Ai lati della cappella possiamo ammirare quattro tele settecentesche che raffigurano “Episodi della Passione di Cristo” (opera del pittore Francesco d’Anna) nonché un mausoleo sepolcrale in marmo in cui sono poste le spoglie mortali del Marchese Girolamo Statella – Gaetani.

Sulla sommità della cappella è posto lo scudo araldico della famiglia Statella (da cui deriva l’attuale stemma comunale di Ispica).

Ma l’opera d’arte più importante è il gruppo scultoreo del “Santissimo Cristo alla Colonna” collocato all’interno di una nicchia quadrangolare posta al di sopra dell’elegante “Tabernacolo” dell’altare principale del transetto.

Il gruppo scultoreo raffigura il “Protettore” della città ispicese noto anche come “Santissimo Cristo Flagellato”, mentre in dialetto è chiamato “U Santissimu Cristu” o “U Patri a’ Culonna”

La devozione al “Santissimo Cristo alla Colonna” è rinomata anche al di fuori di Ispica, e per l’appunto un detto popolare dice “Santa Rusalia ri Palemmu, Sant’Agata ri Catania e u Santissimu Cristu ri Spaccafunnu (Ispica) su numinati ppi tuttu lu munnu”.

La composizione scultorea è formata dalla scultura medievale del “Cristo alla Colonna” che come detto in precedenza, secondo la tradizione locale corrisponderebbe alla figura del “Crocifisso” venerato secondo la tradizione locale da “Sant’Ilarione da Gaza”, presumibilmente distrutto durante il periodo iconoclasta dell’impero bizantino.

Attorno alla statua del “Cristo alla Colonna” facente parte del “Crocifisso” la cui datazione corrisponderebbe al 787 d.C. sono poste due statue in cartapesta che raffigurano i soldati che lo flagellano (opera settecentesca dello scultore netino Francesco Guarino), poste in sostituzione delle originali che rimasero distrutte a causa del terremoto dell’11 Gennaio 1693.

Questa statua viene portata ogni anno in Processione nella serata del Giovedì Santo essendo acclamata dai fedeli ispicesi, che considerano il “Santissimo Cristo” il loro “Protettore Cittadino”.

La particolarità della statua del “Santissimo Cristo alla Colonna” sta nella “parrucca” posta sul capo, formata da capelli veri donati dai devoti ispicesi come “ex voto”.

Sul capo della statua è posta la cosiddetta “Patena”.

Si tratta di un ostensorio – reliquiario in cui sono incastonati i resti della (anch’essa presunta) “Croce di Cristo” che vennero donati ai Marchesi Statella nel 1624 e a loro volta donati da loro alla Chiesa di Santa Maria Maggiore dopo il terremoto dell’11 Gennaio 1693.

Queste reliquie vennero incastonate appunto nella sopracitata patena in argento, opera novecentesca degli orafi ispicesi Mauro e Antonino Nizza.

La “Patena” viene portata in Processione per le vie di Ispica durante la giornata del “Martedì Grasso”, giorno che conclude la festività del Carnevale precedendo l’inizio della Quaresima coincidendo col “Mercoledì delle Ceneri”.

Questa giornata ad Ispica viene chiamata appunto “Martedì della Patena”. 

Va detto che la statua rimane “chiusa” all’interno dell’Altare per gran parte dell’anno, venendo esposta ai fedeli durante il periodo pasquale, o in occasione di alcuni eventi religiosi di rilevante importanza.


Il simulacro del “Santissimo Cristo alla Colonna”, particolarmente venerato dagli ispicesi.

Alla fine della Navata sinistra è collocata la “Cappella di Santa Maria Maggiore” nel cui elegante Altare (formato da due colonne tortili che sorreggono un ricco frontone abbellito da eleganti fregi decorativi), è posta l’omonima statua lignea a cui è consacrato l’edificio sacro, nota anche come “Madonna del Melograno” perché reca nella mano destra un ramo di detta pianta.

In questa cappella possiamo ammirare anche uno splendido “Crocifisso” ligneo, il Fonte Battesimale opera dello scultore ispicese Salvatore Monica, e una statua contemporanea raffigurante “San Pio da Pietrelcina”.


La Cappella di Santa Maria Maggiore.


La statua della “Madonna del Melograno”.

Sotto il sopracitato “Crocifisso”, vi è l’ingresso che conduce alla “Stanza degli Ex Voto”.

Qui possiamo ammirare i ceri offerti al “Santissimo Cristo alla Colonna”, raffiguranti una determinata parte del corpo guarita in seguito ad un evento miracoloso attribuito al medesimo.

Inoltre troviamo esposta anche un’arca argentea seicentesca al cui interno erano poste diverse reliquie (ora esposte presso la cappella posta alla fine della Navata destra), e un “Crocifisso” ligneo posto sull’accesso che si collega alla Cappella di Santa Maria Maggiore.


La stanza degli Ex Voto della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

In questa stanza è posto un Altare recante vari ex voto e opere d’arte sacra, all’interno del quale è posta l’urna in vetro contenente il corpo mummificato del pittore Olivio Sozzi (coperto da una tendina rossa).


L’Altare in cui è posto il corpo mummificato del pittore Olivio Sozzi.

Presso la Navata destra della chiesa, possiamo ammirare il dipinto raffigurante le “Anime del Purgatorio” posto sopra l’ingresso laterale.


Il dipinto che raffigura le “Anime del Purgatorio”.

Andando verso il Presbiterio vi sono gli Altari laterali (simili a quelli della Navata sinistra) in cui possiamo ammirare la statua “Santa Rita da Cascia” posta dentro una nicchia arcuata (primo Altare), e i dipinti che raffigurano “San Corrado Confalonieri” (secondo Altare), “Santa Maria Addolorata” (attribuito a Vito D’Anna nel terzo Altare), e “La Sacra Famiglia con i Santi Anna, Gioacchino e il piccolo Giovanni Battista” (ultimo Altare).


La statua di “Santa Rita da Cascia”.


Il dipinto raffigurante “San Corrado Confalonieri”.


Il dipinto in cui è ritratta “Santa Maria Addolorata”.


Il dipinto che raffigura “La Sacra Famiglia con i Santi Anna, Gioacchino e il piccolo Giovanni Battista”.

Nel transetto destro è posta la “Cappella di Santa Maria Assunta” recante una cancellata in ferro battuto ed un’Altare simili a quelli della “Cappella del Santissimo Cristo” (posta nel transetto sinistro) opera di Giovanni Gianforma (figlio dello stuccatore Giuseppe Gianforma).

Qui è posta la nicchia in cui è racchiusa la statua di “Santa Maria Assunta”, scolpita nel 1598 e miracolosamente salvatasi dal terremoto dell’11 Gennaio 1693.

La statua viene esposta ai fedeli e festeggiata il 15 Agosto di ogni anno.

Ai lati della Cappella vi sono affreschi raffiguranti simboli mariani, nonché l’originaria tomba del pittore Olivio Sozzi (che come è stato detto in precedenza morì mentre affrescava il transetto che precede la cappella), sulla quale è collocato una statua a mezzobusto che lo ritrae.


La Cappella di Santa Maria Assunta posta nel transetto destro della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Alla fine della Navata Destra è ubicata la “Cappella dell’Addolorata”, in cui sul suo elegante Altare è posta la statua di “Santa Maria Addolorata”, che viene portata in Processione la Domenica limitrofa alla data del 15 Settembre avvolta da un manto nero.


La Cappella dell’Addolorata della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Questa statua sarebbe stata protagonista di un “presunto” miracolo avvenuto il 18 Settembre 1994, secondo il quale essa avrebbe “chiuso e aperto gli occhi”, anche se la veridicità di ciò non è stata del tutto appurata (di questo “avvenimento” esiste anche un filmato che però risulta poco chiaro, per visualizzarlo clicca qui).


La statua di “Santa Maria Addolorata”.

A sinistra possiamo ammirare anche una “bacheca” posta in una nicchia della cappella in cui, oltre ad una statua del “Cristo Risorto”, possiamo ammirare anche reliquie appartenute a vari “Santi Martiri”, che un tempo erano collocate all’interno dell’arca argentea esposta presso la stanza degli Ex Voto.


La bacheca delle reliquie posta presso la Cappella dell’Addolorata.

A destra della sopracitata cappella, raggiungiamo la Sacrestia della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Qui è posto un interessante Casserizio in legno sul quale sono poste statuine che raffigurano “Il Sacro Cuore di Cristo” e “Santa Maria di Fatima”, oltre a vari dipinti sempre di Giuseppe Crestadoro e di Vito D’Anna raffiguranti membri della nobile famiglia Statella (Francesco Maria Statella – Gaetani ultimo “marchese” di Ispica e il Conte Enrico Statella – Naselli), e varie raffigurazioni di “Santi”.

Va ammirata la volta delimitata da eleganti stucchi, che riporta un interessante affresco raffigurante “Mosè che riceve le Tavole della Legge” (opera dal pittore Giuseppe Crestadoro).


La Sacrestia della Chiesa di Santa Maria Maggiore.


L’affresco e gli stucchi che adornano la volta della sacrestia.

Per informazioni più dettagliate sulla Chiesa di Santa Maria Maggiore, sulle attività e sugli eventi che si tengono presso di essa, visitate le pagine facebook della Parrocchia di Santa Maria Maggiore,  dell’Arciconfraternita di Santa Maria Maggiore, dell’Associazione Cattolica “Fazzoletti Rossi”, e dell’Associazione cattolica “Maria Santissima Addolorata”.

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