Ispica, Chiesa di Santa Maria del Carmine e Monastero Carmelitano

Homepage – IspicaChiesa S.M. Carmine

Ispica

Chiesa di Santa Maria del Carmine e Monastero Carmelitano

Presso la Piazza Statella situata sull’estrema propaggine nordorientale del Colle Calandra su cui è abbarbicato il centro storico di Ispica, è posto il Monastero di Santa Maria del Carmine con la sua bella Chiesa barocca consacrata alla “Madonna del Carmelo”, la Patrona della Città di Ispica.

Si tratta di uno degli edifici sacri più importanti della cittadina ispicese, caratterizzato dai suoi elementi architettonici in stile barocco che danno ad esso imponenza ed eleganza.

Il monastero con l’attigua chiesa venne costruito nella prima metà del 1500.

La chiesa venne costruita e aperta al culto nel 1534, essendo con molta probabilità consacrata in un primo momento a “Santa Caterina d’Alessandria”.

Nel 1558 venne costruito anche l’adiacente convento carmelitano.

Un fregio posto sull’attuale portale d’ingresso della chiesa riporta la data “1632”, che dovrebbe indicare la consacrazione dell’edificio sacro alla “Madonna del Carmine”.

La storia di questo edificio sacro risale proprio a questo periodo in cui, in seguito all’espansione urbana dell’antica Spaccaforno al di sopra del suo sito originario posto nel fondo della Cava d’Ispica, cominciò ad essere popolata la parte sommitale del Colle Calandra (il rilievo posto a sudovest della cavità su cui ora è posta l’attuale cittadina ispicese).

Si decise di edificare in questa zona il nuovo Monastero dei Frati Carmelitani con l’attigua Chiesa (quello vecchio comprendeva una piccola chiesa accanto ad un piccolo edificio monastico di cui si non si conosce la precisa ubicazione).

Nel 1644, l’allora sovrano di Sicilia (appartenente all’Impero di Spagna) Filippo IV d’Asburgo, elevò la “Madonna del Carmine” al rango di “Patrona Celeste”.

Da quel periodo la “Madonna del Carmine” a Spaccaforno (divisa tra i devoti al “Santissimo Cristo alla Colonna” e al “Santissimo Cristo con la Croce”) venne venerata col medesimo titolo, seppur in maniera non ufficiale (si dovette aspettare il 1875 per l’avvenimento di ciò).

Il Convento e l’attigua Chiesa vennero gravemente danneggiati l’11 Gennaio 1693 in seguito al sisma che oltre all’antica Spaccaforno, distrusse buona parte dei centri della Sicilia orientale.

La famiglia Statella ed in particolare il Marchese Andrea Statella – Gaetani, contribuirono alla ricostruzione dell’edificio monastico, che terminò nel 1730.

Il marchese che impiegò la sua eredità per la costruzione dell’edificio sacro, prese poi i voti sotto l’ordine carmelitano prendendo il nome di “Padre Salvatore della Santissima Trinità”.

Egli visse buona parte della sua vita all’interno di questo convento aiutando i poveri e predicando anche presso i centri limitrofi e in particolare a Scicli, dove fu protagonista di un presunto “miracolo” postumo, avvenuto qualche mese dopo la sua morte.

Egli fu l’artefice della riforma mediante la quale nacque la “Provincia Riformata di Santa Maria Scala del Paradiso”, coadiuvata dal discepolo Padre Pietro di Gesù e dal “Venerabile Girolamo Terzo”, prendendo appunto il nome del convento posto a nord di Noto (SR), nel quale quest’ultimo dimorava.

La riforma doveva essere discussa a Ferrara, e il religioso ispicese si mise in viaggio per raggiungere la città emiliana, ma egli si ammalò di polmonite e morì il 22 Aprile 1728 mentre era ospite del convento carmelitano di Rimini, città in cui venne tumulato in un primo momento.

La salma del religioso ispicese venne traslata presso l’attuale Chiesa del Carmine il 21 Novembre 1756, essendo di conseguenza sepolta in una tomba posta all’interno di essa.

Per via del suddetto “presunto” miracolo avvenuto a Scicli e documentato il 12 Ottobre 1728 riguardante le vicende di un marito fedifrago e della sua moglie riconciliati in maniera “miracolosa” in seguito all’intervento del (divenuto) “Venerabile Padre Salvatore della Santissima Trinità”, il 19 Maggio 1762 iniziò la sua causa di beatificazione che però non venne mai portata a compimento.

Nella seconda metà del 1800 il monastero vide l’allontanamento dei monaci carmelitani in seguito al decreto di eversione dell’asse ecclesiastico redatto nel 1866 dall’allora Regno d’Italia.

Nonostante ciò la Chiesa rimase aperta al culto, anche grazie alla collocazione del “nuovo” simulacro raffigurante la “Madonna del Carmine” (scolpito nel 1860 dallo scultore palermitano Girolamo Bagnasco), posto sull’Altare Maggiore al posto del preesistente in cartapesta.

Il 3 Giugno 1875, la “Madonna del Carmine” venne proclamata ufficialmente “Patrona di Spaccaforno” (attuale Ispica).

L’adiacente edificio conventuale invece per un breve periodo appartenne al comune di Spaccaforno, essendo poi adibito ad abitazione privata che tra l’altro ospitò negli ultimi anni del 1800 lo scrittore Luigi Capuana.

Proprio qui lo scrittore ebbe l’ispirazione per i romanzi “Profumo” e “Il Marchese di Roccaverdina”.

Durante il periodo fascista l’ex monastero venne acquistato da quattro donne religiose che avevano intenzione di fargli riacquisire funzioni ecclesiastiche.

Nonostante ciò divenne sede della milizia fascista in istanza ad Ispica nonché rifugio – ospedale per i reduci siciliani dal fronte africano della II guerra mondiale.

Dal secondo dopoguerra fino al 1960 il convento divenne sede di un’istituto scolastico per poi riassumere finalmente l’originaria funzione “conventuale” ospitando tuttora le Suore Domenicane del Sacro Cuore.

Nel 1985 la Chiesa venne proclamata “Santuario Mariano” dall’allora Vescovo di Noto Salvatore Nicolosi.

Oggigiorno la Chiesa della Madonna del Carmine che ricopre il ruolo di “parrocchia”, funge da sede della “Confraternita della Madonna del Carmine” di Ispica, che si occupa dello svolgimento dei festeggiamenti patronali e di vari eventi parrocchiali.

L’edificio che si affaccia al centro della Piazza Statella, reca alla sua sinistra (per chi viene da Via Carmine) la Chiesa, mentre a destra troviamo l’ex Convento carmelitano.

La facciata della Chiesa di Santa Maria del Carmine avente un ordine “unitario”, è delimitata da due grossi pilastri a capitello tuscanico (uno per lato) che vanno a sorreggere il frontone superiore.

Al centro di essa è posto il portale arcuato, che fu l’unica parte originaria dell’edificio salvatasi dal crollo avvenuto a causa del terremoto dell’11 Gennaio 1693.

Esso è delimitato ai lati da due eleganti pilastri a capitello ionico (sempre uno per lato), affiancati da contrafforti a spirale.

Di fianco al portale vi sono quattro  bassorilievi raffiguranti altrettanti “Santi Carmelitani” (due per lato).

Quelli a sinistra del portale raffigurano “Sant’Angelo di Licata” e il “Venerabile Padre Salvatore della Santissima Trinità” (ossia il Marchese Andrea Statella), mentre quelli a destra raffigurano “Sant’Alberto di Gerusalemme” e “Sant’Alberto degli Abbati di Trapani”.

Sull’architrave è posto un piccolo scudo retto da una figura angelica riportante la data “1632”, che verosimilmente indicherebbe la consacrazione dell’edificio alla “Madonna del Carmine” in precedenza consacrato a “Santa Caterina di Alessandria”.

Su di esso poggia un timpano spezzato che al centro reca il finestrone centrale di forma rettangolare.

Quest’ultimo oltre ad essere elegantemente incorniciato nella parete, risulta arricchito da balaustrini nel suo vertice inferiore.

Sopra di esso, affiancato da “cartigli” spiraliformi, vi è il bassorilievo raffigurante lo stemma dell’ordine carmelitano.

Sul finestrone è posta una nicchia arcuata inquadrata da due colonnine tortili (una per lato) aventi capitelli corinzi che sorreggono un elegante travone, all’interno della quale è collocata la statua raffigurante la “Madonna del Carmine”.

La parte inferiore della nicchia riporta l’iscrizione “Decor Carmeli” indicante il “Culto alla Madonna del Carmine”, mentre su di essa è posta la scritta “Patrona Civitatis” relativamente più moderna, indicante il titolo patronale acquisito il 3 Giugno 1875.

Sopra il frontone della chiesa delimitato da una trave liscia retta dai due sopracitati pilastri, vi è posta la torretta campanaria delimitata in entrambi i lati da due grossi pinnacoli a coppa (uno per lato).

Essa è formata da un corpo avente tre nicchie all’interno delle quali sono allocate le campane dell’edificio sacro, essendo affiancata da contrafforti a spirale e sormontata da un timpano triangolare recante il basamento della “Croce”, affiancata da piccoli pinnacoli sempre a coppa. 

L’interno della chiesa possiede un’unica Navata con volta “a botte” adornata da stucchi dorati, nelle cui pareti vi solo eleganti Altari barocchi formati da colonne tortili recanti varie opere d’arte sacra.

Sull’ingresso possiamo ammirare l’elegante Cantoria sulla quale cui è posto un piccolo organo a canne.

Di fianco all’ingresso vi sono le figure affrescate raffiguranti  i “Santi Alberto di Gerusalemme, Alberto degli Abbati, Giovanni Battista e Pier Tommaso di Cipro”, incorniciati da pregevoli fregi in stucco.

Da ammirare anche le figure degli “Evangelisti” poste all’interno della Navata.

Gli otto Altari laterali della Navata (quattro per lato), incassati all’interno di altrettante arcate delimitate da pilastri a capitello corinzio, sono piuttosto eleganti.

Gran parte di essi sono formati da coppie di colonne tortili in marmo scuro che vanno a sorreggere eleganti timpani spezzati al cui centro vi sono fregi ad alto pregio decorativo.

Negli altari della parete sinistra troviamo (dall’ingresso verso il presbiterio) il dipinto raffigurante “San Giuseppe e Santa Teresa d’Avila” (opera del pittore Corrado Cappello), la tela raffigurante “La Madonna del Carmine e vari Santi” (opera del pittore netino Antonino Manoli), la statua raffigurante “Il Sacro Cuore di Gesù” (che viene portata in Processione a Maggio) e un “Crocifisso” ligneo sotto al quale vi è un dipinto raffigurante “La Deposizione di Cristo”.

Negli altari della parete destra troviamo (sempre dall’ingresso verso il presbiterio) la statua settecentesca raffigurante “Santa Maria Maddalena dei Pazzi” (opera del modicano Salvatore Ammatuna), un dipinto raffigurante le “Sante Agnese e Caterina”, la statua di “Santa Teresa del Bambin Gesù” (festeggiata ogni anno ad Ottobre) e il dipinto raffigurante “La Madonna della Salute”.

Tra il secondo ed il terzo Altare è posta la tomba del “Venerabile Andrea Statella” noto come “Padre Salvatore della Santissima Trinità”, formata da un’iscrizione funeraria circondata da Angeli svolazzanti e da cartigli in stucco.

Al termine della parete destra è posto un piccolo Pulpito ligneo cinquecentesco in cui vi sono raffigurati i “Santi Angelo, Elia, Alberto e Telesforo”.

All’interno del Presbiterio della Chiesa del Carmine, troviamo l’elegante Altare Maggiore in stile barocco, formato da un tabernacolo marmoreo delimitato da quattro colonne (due per lato) in stile ionico che sorreggono l’elegante frontone abbellito da fregi decorativi e stucchi policromi.

All’interno dell’Altare vi è la nicchia contenente la statua della Patrona di Ispica, la “Madonna del Carmine”, opera del 1860 scolpita dallo scultore palermitano Girolamo Bagnasco che sostituì il vecchio Simulacro in cartapesta posto nella sacrestia della chiesa.

Questa statua viene venerata ogni anno il 16 Luglio in forma liturgica, mentre la Domenica limitrofa alla citata data essa viene portata in Processione per le vie cittadine.

La parte superiore del Presbiterio corrispondente al catino absidale, riporta affreschi che raffigurano “Episodi del Carmelitanesimo”.

L’interno della chiesa presenta anche opere d’arte sacra contemporanea, di cui va citata la statua di “San Sebastiano” realizzata dagli ispicesi Carmelo e Giuseppe Falco e Luigi Matarazzo, che viene venerata all’interno dell’edificio sacro dal 19 Gennaio 2020 e di conseguenza festeggiata mediante una solennità liturgica celebrata il 20 Gennaio.

Nella Sacrestia cinquecentesca della Chiesa formata da volte a crociera, possiamo ammirare l’antico simulacro settecentesco della “Madonna del Carmine”, vari dipinti raffiguranti “Sant’Anna” e “La Madonna del Rosario” (provenienti dalla Chiesa di Sant’Anna”), e opere pittoriche di tipo devozionale in cui sono raffigurati “Sant’Agata”, “Sant’Agnese” e “Santa Maria Scala del Paradiso”.

Nel corridoio d’ingresso alla sacrestia possiamo ammirare la tela raffigurante “Santa Maria Maddalena”, e vari ritratti raffiguranti i monaci carmelitani che dimoravano all’interno dell’attiguo convento.

A destra della Chiesa, è posto l’ex Monastero Carmelitano, il cui monumentale prospetto è delimitato nel suo vertice destro da un imponente pilastro a capitello tuscanico.

La facciata dell’edificio conventuale, sobria ed elegante allo stesso tempo, è solcata al centro da un lungo travone che lo separa in due ordini orizzontali.

L’ordine inferiore reca al centro un elegante portale arcuato di tipo bugnato così come i pilastri che ne sorreggono il travone di coronamento.

Sul lato sinistro è posta una lapide commemorativa in onore di Luigi Capuana che, come detto prima, durante i suoi soggiorni ad Ispica soggiornò all’interno di questo convento trovando ispirazione per i romanzi “Profumo” e “Il Marchese di Roccaverdina”.

Ai lati del portale vi sono due portoncini rettangolari e finestrelle della medesima forma (uno per lato).

L’ordine superiore presenta sette finestre rettangolari sormontate da travoni lisci di cui quella centrale è di dimensioni più grandi di quelle laterali (tre a sinistra e quattro a destra).

Tra la sesta e la settima finestra è posto l’elegante balcone del Monastero, che per la sua eleganza è considerato come un simbolo vero e proprio del “barocco ispicese”.

Esso è sorretto da cinque mensoloni recanti mascheroni grotteschi, mentre le inferriate bombate in ferro battuto vanno a racchiudere l’apertura arcuata delimitata da due pilastri tuscanici che ne reggono l’architrave, quest’ultimo arricchito da un mascherone grottesco al centro e da fregi di tipo floreale a lato.

La sommità del balcone è coronata da un elegante travone merlato.

I prospetti laterali del monastero presentano elementi architettonici (accessi e finestre) aventi forme più semplici; eccezion fatta per un porticato rimasto incompiuto situato presso l’ala meridionale dell’edificio, di cui possiamo ammirare due grosse arcate.

L’interno del Monastero del Carmine, ospitante la comunità religiosa delle “Suore Domenicane del Sacro Cuore”, presenta al suo interno un elegante chiostro seicentesco formato da eleganti porticati (di cui la parte più antica provvista di portici con volta a crociera è posta nel lato meridionale) al cui centro è posto un giardino mediterraneo.

Da qui possiamo raggiungere la stanza più antica del convento, un salone cinquecentesco formato da tre arcate che formano una volta a crociera, rimasto illeso durante le scosse sismiche dell’11 Gennaio 1693.

Vi sono poi le stanze in cui vi erano un tempo le “celle” in cui dimoravano i monaci; in una di esse soggiornò come scritto in precedenza lo scrittore catanese Luigi Capuana.

Il Monastero del Carmine, in particolare il suo Chiostro, viene utilizzato per varie rassegne artistico – culturali e per lo svolgimento di spettacoli di vario tipo.

Per informazioni più dettagliate  visitate la pagina facebook del Santuario della Madonna del Carmine.

Torna indietro