Ispica, Pasqua Ispicese

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Ispica

Pasqua Ispicese
(Festa della “Patena”, Festa della “Santa Cassa”, “Santissimo Cristo alla Colonna”, “Santissimo Cristo con la Croce”, “Santissimo Cristo Risorto”)

Il periodo della “Settimana Santa”, ovvero della “Pasqua Ispicese”,  è considerata come una delle più importanti celebrazioni pasquali dell’intera Sicilia per l’intensità dei suoi riti popolari che, sin dal medioevo, coinvolgono tutta la cittadina ispicese.

Assieme alle “Pasque” di Scicli, Modica e Comiso, la “Pasqua Ispicese” è una di quelle celebrate più intensamente in tutta la Provincia di Ragusa per i suoi secolari riti e le annesse tradizioni popolari, ancora oggi molto sentite dalla popolazione locale.

I festeggiamenti pasquali di Ispica riguardano le comunità appartenenti alle due principali chiese cittadine: la Chiese di Santa Maria Maggiore e la Chiesa della Santissima Annunziata.

Difatti le due arciconfraternite delle rispettive chiese organizzano gli eventi che ridanno vita ai principali riti pasquali ispicesi.

Essi hanno inizio il “Martedì Grasso” di Carnevale con la “Festa della Patena”, proseguendo l’ultimo Venerdì di Quaresima con la processione della “Santa Cassa”.

Le celebrazioni cominciano ad intensificarsi a partire dalla “Domenica delle Palme”, a cui seguiranno la Processione del “Santissimo Cristo alla Colonna” il Giovedì Santo,  i riti del “Venerdì Santo” culminanti con la Processione del “Santissimo Cristo con la Croce” e della “Madonna Addolorata”, per arrivare poi alla “Domenica di Pasqua” con le Processioni diurne e serali del “Cristo Risuscitato”.

Oltre a questi toccanti riti sacri dal sapore popolare che comprendono anche Via Crucis votive con arrivo e partenza dalla Cava d’Ispica e offerte di vari “ex voto” di cera ai “Santissimi Cristi” di Ispica, vi sono anche l’affissione di artistiche luminarie e lo svolgimento stupendi spettacoli pirotecnici durante le processioni pasquali ispicesi.

Non a caso, la “Pasqua Ispicese” è considerata la più grande e importante “festa religiosa” della città di Ispica.

Ma la fama di questa solennità varca anche i confini provinciali, perché la ricchezza e la complessità dei riti che la compongono fanno appunto di essa una delle principali feste popolari dell’intera Sicilia.

Infatti le processioni pasquali ispicesi, in particolare quelle del “Santissimo Cristo alla Colonna” e del “Santissimo Cristo con la Croce” sono molto rinomate in Sicilia, tant’è che si dice “Santa Rusalia i Palermu, Sant’Aita i Catania e U Santissimu Cristu ri Spaccafurnu (Ispica) su numinati pi tuttu lu munnu”.

La “Settimana Santa di Ispica” in base a tutto ciò è stata iscritta all’interno del “Registro Eredità Immateriali” della Sicilia (clicca qui).

Cenni storici sulla Pasqua Ispicese

Le origini della “Pasqua Ispicese” e le “Arciconfraternite” di “Santa Maria Maggiore” e della “Santissima Annunziata”

I riti pasquali con i quali si celebrano la “Passione, morte e resurrezione di Cristo” (per saperne di più clicca qui) praticati a Ispica sono molto antichi, essendo tra l’altro comuni a quelli dei limitrofi centri della Sicilia sudorientale.

E alla loro storia sono legate le vicende delle due principali “Arciconfraternite” ispicesi appartenenti alle Chiese di Santa Maria Maggiore e della Santissima Annunziata.

Queste due società religiose vennero fondate presso l’antica Spaccaforno, essendo quindi le più antiche dell’attuale città ispicese.

I membri delle due arciconfraternite furono coloro che plasmarono i riti popolari della Pasqua Ispicese, consacrati rispettivamente al “Santissimo Cristo alla Colonna” e al “Santissimo Cristo con la Croce”, che ancora oggi fanno di essa una delle principali festività della Sicilia sudorientale.

Le prime forme di celebrazione dei riti pasquali in territorio ispicese risalgono al periodo medievale in cui la cittadina allora nota come “Spaccaforno”, era ubicata a ridosso della Cava d’Ispica.

Il primo simulacro ad essere venerato in occasione dei riti pasquali fu il “Santissimo Cristo alla Colonna” venerato dai membri dell’odierna Arciconfraternita di Santa Maggiore devota ad esso, che raggruppava la fazione dei “I Cavari” ossia di coloro che perché dimoravano nelle vicinanze della suddetta chiesa limitrofa alla suddetta cavità iblea.

I membri dell’Arciconfraternita di Santa Maria Maggiore, indossavano e indossano tuttora indumenti di colore rosso; ad oggi indossano camicia e pantaloni bianchi, con mantello e cappuccio rossi, così come lo sono lo stendardo e le bandiere della medesima.

Loro rappresentavano i “lavoratori” e di conseguenza i ceti urbani più “umili”, le cui dimore erano distribuite nell’area nordoccidentale dell’antica Spaccaforno, posta in prossimità della Cava d’Ispica laddove sorgeva l’antica Chiesa del Crocifisso.

La confraternita era ed è tuttora contraddistinta per la fervente devozione al “Santissimo Cristo alla Colonna” durante la giornata del “Giovedì Santo”.

Ancora oggi i membri di questa confraternita appartenenti alla comunità parrocchiale della Chiesa di Santa Maria Maggiore, vengono ancora chiamati “Cavari”.

Il simulacro del “Santissimo Cristo alla Colonna” da loro venerati in origine faceva parte di un “Crocifisso” di fattura bizantina (la sua datazione è stimata intorno all’anno 787 d.C.), venerato all’interno dell’attuale Chiesa Rupestre di Santa Maria della Cava.

Esso però venne distrutto durante il periodo in cui all’interno dell’Impero Bizantino (a cui allora apparteneva la Sicilia) vigeva l’iconoclastia.

La statua venne assemblata divenendo parte dell’odierno gruppo scultoreo raffigurante il “Cristo alla Colonna”, che venne posta all’interno della medesima Chiesa che rimase consacrata a questo antico “Crocifisso” venerato nella Spaccaforno altomedievale.

Questo simulacro chiamato appunto “U Viecciu” per la sua vetusta datazione, era adorato dall’Arciconfraternita della suddetta Chiesa del Crocifisso, costruita nel secolo 1400 e posta ad occidente dell’antica città a ridosso della vicina Cava d’Ispica.

Il simulacro non rimase distrutto dal terremoto dell’11 Gennaio 1693, ma la chiesa in cui esso era collocato venne rasa al suolo e di essa si salvò solo la cappella rupestre oggi nota come “Santa Maria della Cava”.

Nonostante ciò il simulacro venne posto all’interno dell’odierna Chiesa di Santa Maria Maggiore, essendo poi restaurato nel 1729 dallo scultore netino Francesco Guarino.

Lo scultore aggiunse i due “Giudei” che flagellano il “Cristo alla Colonna”, popolanamente chiamati “Papè” e “Pluchinotta” (rispettivamente collocati a destra e a sinistra dell’originario simulacro).

Ogni anno la testa del “Cristo alla Colonna” viene coperta da una parrucca composta da capelli “veri” donati come ex voto.

Infine sul “Cristo alla Colonna” viene posta la “Patena” all’interno della quale è incastonato un pezzo della presunta “Croce di Cristo”, che viene condotta in Processione il “Martedì Grasso” di Carnevale aprendo di fatto il periodo preparatorio alla “Settimana Santa” ispicese.

Nel suddetto periodo storico, più precisamente nel 1453, ad oriente del castello cittadino noto col nome di “Fortilizio” cittadino (attuale area di “Parco Forza”), veniva costruita la Chiesa della Santissima Annunziata per volere della famiglia Caruso, gli allora “signori” della città di Spaccaforno a cui subentreranno i marchesi Statella.

All’interno di questo edificio sacro venne collocato il gruppo scultoreo del “Santissimo Cristo con la Croce” di cui si hanno notizie sin dal 1623.

L’originario simulacro raffigurava “Cristo” piegato dal peso della Croce, legato e “trascinato”  da due “Giudei” verso il luogo in cui avvenne la sua “Crocifissione e Morte”.

Esso rimase distrutto durante il crollo della suddetta chiesa, provocato dal terremoto dell’11 Gennaio 1693.

Nel 1729 il suddetto scultore netino Francesco Guarino scolpì ad Avola il gruppo scultoreo dell’attuale “Santissimo Cristo con la Croce”, simile a quello distrutto a causa del sisma del 1693.

Questo simulacro venne venerato dall’Arciconfraternita della Santissima Annunziata, e tuttora esso viene condotto in Processione assieme alla “Santa Cascia”, un’urna argentea di cui parleremo più sotto.

Agli esponenti dell’Arciconfraternita della Santissima Annunziata apparteneva la fazione dei “Nunziatari”, ossia quelli che dimoravano nell’area sudorientale dell’antica Spaccaforno limitrofa alla suddetta chiesa adiacente al suddetto “Fortilizio”, che venne ovviamente ricostruita nell’odierna Ispica.

Loro erano e sono tuttora vestiti d’azzurro, indossando oggigiorno camicia e pantaloni bianchi, con mantello e copricapo azzurri (medesimo colore dello stendardo e delle bandiere).

A differenza dei “Cavari” rappresentati dal popolo e più precisamente dai “lavoratori”, ai “Nunziatari” apparteneva gran parte della comunità “aristocratica” della città, nonché chi praticava discipline umanistiche e giuridiche.

Noti per la loro assoluta devozione al “Santissimo Cristo con la Croce”, i “Nunziatari” rivendicavano (e tuttora rivendicano), il ruolo di “Ego Primogenita” ossia di “Prima Confraternita” religiosa nata in suolo ispicese.

L’Arciconfraternita della Santissima Annunziata oltre tutto porta in Processione i simulacri della “Santa Cascia” e del “Cristo Risuscitato”.

“A Santa Cascia” (“La Santa Cassa”) è un’urna settecentesca costruita al posto di una simile del 1639 (andata distrutta durante il sisma dell’11 Gennaio 1693), posta all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata.

Dentro di essa sono poste varie reliquie tra cui la “Santa Spina”, ossia un (presunto) frammento della corona messa sul capo di “Gesù Cristo” prima della sua crocifissione e morte, ottenuto durante il periodo medievale.

Questa reliquia veniva condotta in Processione durante il Venerdì Santo per le strade dell’antica Spaccaforno prima del sisma dell’11 Gennaio 1693, e ciò avvenne fino al 1861 pure presso l’odierna Ispica; attualmente essa viene condotta in corteo per la città ispicese l’ultimo Venerdì di Quaresima.

Il “Cristo Risuscitato” invece viene portato in corteo per celebrare ovviamente la “Resurrezione di Cristo” durante la “Domenica di Pasqua” (ultimo giorno della Settimana Santa).

Un tempo veniva portato in processione l’originario gruppo scultoreo (cinquecentesco?) proveniente dall’antica Spaccaforno (sempre venerato all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata) al centro del quale vi è la figura del “Cristo Risorto” affiancata da due soldati spaventati (aggiunti nel 1700 dallo stuccatore palermitano Giuseppe Gianforma).

Oggi viene condotta in corteo una statua più “moderna” che raffigura sempre il “Cristo Risuscitato”.

Di giorno verso le ore 12.00 la statua viene condotta lungo il Corso Garibaldi dove di fronte all’ex Municipio incontra la “Madonna Addolorata” venerata all’interno della Chiesa Madre di San Bartolomeo, mentre la sera esso viene condotto in processione per le vie di Ispica.

I riti della Pasqua Ispicese, così come abbiamo letto fino ad ora, sono curati dalle due secolari Arciconfraternite dei “Cavari” e dei “Nunziatari” che un tempo rappresentavano le fazioni “povere” e “ricche” della città.

Le arciconfraternite ovviamente compirono opere di bene nei confronti dei meno fortunati, alcuni dei loro esponenti diedero un sostanziale contributo nel ricostruire la città dopo il sisma dell’11 Gennaio 1693, e a tutt’oggi il loro operato continua nel nome delle venerate figure dei due “Santissimi Cristi”.

Va detto che esse sono inoltre devote anche ad altri “culti”, venerati all’interno delle loro rispettive chiese (i “Cavari” venerano la “Madonna Assunta” e la “Madonna Addolorata”, mentre i “Nunziatari” sono devoti a “San Giovanni Bosco” e a “Santo Papa Giovanni XXIII”).

Tornando a parlare della storia delle due confraternite, tra esse purtroppo sorsero incomprensioni e vari contrasti che si acuivano durante la “Settimana Santa”.

Sicuramente ciò era alimentato dalle suddette differenze “campanilistiche” e a “modifiche” nei riti pasquali.

Ma con molta probabilità sotto queste “incomprensioni” vi erano “interessi” che avevano poco a che fare con differenze di ceto e quartiere, che ovviamente non erano collegate alla spiritualità, al culto, ai riti e alle tradizioni popolari che commemorano la “Passione, morte e resurrezione di Cristo”.

Questi eventi cominciarono ad avvenire qualche tempo prima del terremoto dell’11 Gennaio 1693.

Proprio a causa del sisma le due fazioni si quietarono, ma in occasione della quasi completa ricostruzione della nuova Spaccaforno (attuale Ispica) sul Colle Calandra in cui ricominciarono ad essere celebrate le feste cittadine tra cui anche quella della “Pasqua”, i contrasti cominciarono nuovamente a susseguirsi superando le questioni meramente “campanilistiche” o presunte tali.

Per mitigare gli animi, dal 1755 venne stabilito che il “Giovedì Santo” toccava al “Santissimo Cristo alla Colonna” essere condotto in Processione, mentre il “Venerdì Santo” doveva essere la “Santa Cascia” ad essere condotta in corteo.

Nonostante ciò vi furono numerosi scontri e tumulti anche durante altre manifestazioni pubbliche.

In concomitanza essi furono coinvolti anche vari nobili e prelati ispicesi, in particolare quelli appartenenti alla fazione del “Cavari”.

E infatti a causa di tutti questi eventi, dal 1774 all’Arciconfraternita di Santa Maria Maggiore venne vietata l’uscita in processione del “Santissimo Cristo alla Colonna”.

Nel 1802 questa processione venne riabilitata per poi essere nuovamente soppressa nel 1827.

Solo dal 1850 in poi, il “Santissimo Cristo alla Colonna” poté nuovamente essere condotto in Processione senza problemi per le vie della cittadina durante la solennità del “Giovedì Santo”.

Invece per quanto riguarda il “Venerdì Santo”, fino al 1861 dalla Chiesa della Santissima Annunziata usciva solamente l’urna della “Santa Cascia”; ma dal medesimo anno cominciò ad essere portato in corteo il simulacro del “Santissimo Cristo con la Croce”.

Col passare del tempo i vari screzi andarono man mano a svanire, e i due “Santissimi Cristi” continuarono ad uscire rispettivamente in Processione il “Giovedì Santo” e il “Venerdì Santo” fino ai giorni nostri e culminando con la festa del “Cristo Risuscitato” con la quale viene celebrata la “Domenica di Pasqua”.

Le fazioni dei “Cavari” e dei “Nunziatari” che non erano in buoni rapporti tra loro per beceri motivi “campanilistici” o presunti tali, man mano cominciarono a mettere da parte le incomprensioni e gli attriti, cominciando finalmente ad andare d’accordo.

Ciò lo si deve anche al mancamento delle marcate differenze sociali che si ebbe col passare degli anni (dal 1900 circa in poi), avvenuto anche in seguito all’espansione urbanistica mediante la quale i nuovi quartieri cittadini sono stati abitati da “Cavari” e “Nunziatari”.

Un altro motivo per cui questa rivalità è andata ad affievolirsi, sta nel fatto che oggigiorno all’interno di comitive o nuclei familiari possono esserci devoti ai due “Santissimi Cristi”.

Comunque sia le due arciconfraternite e le due fazioni al seguito oggi sono formate da gente “di ogni ceto sociale” che non badano al colore degli indumenti, all’aristocrazia, alla ricchezza, al quartiere di appartenenza, o ad altre “amenità” che centrano poco con lo spirito della Pasqua.

Ciò che conta è la “fede” verso uno dei due “Santissimi Cristi” e i culti praticati all’interno delle due Chiese di Santa Maria Maggiore e della Santissima Annunziata, mantenendo l’orgoglio di essere “Cavaru” o “Nunziataru”.

Infatti oggi le due “fazioni” e le corrispettive arciconfraternite continuano ad esistere e a continuare il loro operato, ma il conseguente “campanilismo” (malgrado qualche sparuto evento di poco conto) è del tutto venuto a mancare.

Infatti durante le processioni del “Santissimo Cristo alla Colonna” e del “Santissimo Cristo” con la Croce”, avviene l’incontro con i simulacri delle “Madonne Addolorate” appartenenti alle chiese della Santissima Annunziata e di Santa Maria Maggiore.

E ovviamente durante le suddette processioni, vi è sempre una rappresentanza delle due confraternite a parteciparvi.

Va anche detto che in occasione di eventi ecclesiastici straordinari, giubilei o anniversari, i due simulacri del “Santissimo Cristo alla Colonna” e del “Santissimo Cristo con la Croce” sono stati condotti rispettivamente all’interno delle Chiese della Santissima Annunziata e di Santa Maria Maggiore, essendo ovviamente accolti dai fedeli “Nunziatari” e “Cavari” con gioia e devozione.

Di pari passo i riti della Pasqua Ispicese sono stati tramandati fino ai giorni nostri anche grazie all’operato di queste due arciconfraternite e degli ispicesi che ancora oggi si identificano come “Cavari” o “Nunziatari”, a cui rispettivamente si sono aggiunte le associazioni cattoliche “Fazzoletti Rossi” (Santa Maria Maggiore) e “Don Bosco” (Santissima Annunziata).

Il “campanilismo” tra confraternite religiose era diffuso anche in altri centri limitrofi del ragusano (Comiso, Modica, Scicli, e la stessa Ragusa), e della vicina Provincia di Siracusa (Palazzolo Acreide e Buccheri). 

Per saperne di più sulle passate contese tra “Cavari” e “Nunziatari” clicca qui.

Gli “Ex Voto” ai “Santissimi Cristi” di Ispica e le altre tradizioni legate alla Pasqua Ispicese

La Pasqua Ispicese, oltre al ruolo avuto dalle arciconfraternite a cui appartenevano i “Cavari” e i “Nunziatari” devoti rispettivamente al “Santissimo Cristo alla Colonna” e al “Santissimo Cristo con la Croce”, comprende molte altre tradizioni ben radicate.

Una delle più note tradizioni della Settimana Santa di Ispica è quella di donare ai “Santissimi Cristi” vari “ex voto” per varie “grazie ricevute”.

Questa usanza deriva sicuramente da antichi riti pagani propiziatori o di ringraziamento.

Gli ex voto donati sono di solito figure anatomiche in cera che raffigurano una parte del corpo sanata da una “grazia”, o dei “bambinelli” che invece sono offerti come “ringraziamento” per il concepimento di un figlio o per il buon esito di una maternità.

Essi sono agghindati da nastri rossi se donati al “Santissimo Cristo alla Colonna” durante la solennità del Giovedì Santo all’interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore, o azzurri se invece vengono donati al “Santissimo Cristo con la Croce” presso la Chiesa della Santissima Annunziata durante la giornata del Venerdì Santo.

Questi ex voto di cera vengono esposti all’interno delle navate delle due chiese durante le suddette celebrazioni, venendo di seguito collocati all’interno delle rispettive “Case della Cera” (in dialetto  “I Casi ‘a Cira” ) per tutto l’anno.

La “Casa della Cera” di Santa Maria Maggiore è posta in una stanza raggiungibile dalla cappella posta alla fine della navata sinistra dell’edificio sacro, all’interno della quale è posta la mummia del pittore catanese Olivio Sozzi (morto nel 1735 mentre affrescava la volta dell’edificio sacro).

Ex voto offerti al “Santissimo Cristo alla Colonna” presso la Casa della Cera della Chiesa di Santa Maria Maggiore di Ispica.

La “Casa della Cera” della Santissima Annunziata è posta presso il piccolo loggiato limitrofo al campanile del corrispettivo edificio sacro, al cui interno si può ammirare una statua raffigurante “Santa Maria Bambina”.

Un altro “ex voto” molto particolare è la “parrucca” formata da capelli “umani” che ogni anno viene posta sul capo del “Santissimo Cristo alla Colonna”.

Inoltre per quanto riguarda gli ex voto donati sempre al “Santissimo Cristo alla Colonna” e al “Santissimo Cristo con la Croce”, vi è la particolare usanza di agghindare le Chiese di Santa Maria Maggiore e della Santissima Annunziata nelle quali sono venerati con frutta e verdura di stagione (limoni, arance, carciofi, fave, carote ecc…); ciò simboleggia il ringraziamento per l’abbondante raccolto ottenuto durante l’anno.

Un’altra particolare tradizione è quella di portare a spalla i due “Santissimi Cristi” presso i siti delle antiche chiese di appartenenza posti all’interno dell’area archeologica di Parco Forza, corrispondente all’area in cui era ubicata la prima città di Spaccaforno posta lungo la Cava d’Ispica.

Il “Santissimo Cristo alla Colonna” viene portato presso la Chiesa Rupestre di Santa Maria della Cava, mentre il “Santissimo Cristo con la Croce” è condotto sulle rovine dell’antica Chiesa della santissima Annunziata poste ad est del “Fortilizio”.

La traslazione presso i ruderi dell’antica Spaccaforno non avviene tutti gli anni, ma in occasione di anniversari, giubilei ecclesiastici e occasioni speciali.

Ovviamente ad Ispica sono diffuse varie tradizioni e usanze tipiche della Pasqua in Sicilia sudorientale.

Tra esse va citata quella di preparare i “Lavureddi” , che sono le classiche composizioni poste negli Altari della Reposizione durante la solennità del Giovedì Santo.

Esse sono formate da germogli di grano (o legumi), che assumono la caratteristica colorazione giallo paglierina poiché vengono fatti crescere in assenza di luce solare. simboleggiando la luce che vince le tenebre della morte, riferendosi alla “Resurrezione di Cristo”.

Durante il “Venerdì Santo” ancora oggi molta gente compie il rito del “digiuno” dagli alimenti a base di carni; alcuni compiono addirittura il “digiuno completo”.

Da menzionare anche le commoventi “Via Crucis” da parte delle comunità parrocchiali delle Chiese di Santissima Annunziata e di Santa Maria Maggiore, che si svolgono rispettivamente la sera dell’ultimo Venerdì di Quaresima e la notte tra il Mercoledì e il Giovedì Santo.

Inoltre durante la settimana posteriore alla Domenica di Pasqua Santa, vengono organizzate le festività minori consacrate al “Santissimo Cristo alla Colonna”, al “Santissimo Cristo con la Croce”, e al “Cristo Risuscitato” dette “re Picciriddi” ossia dei “bambini”, celebrate rispettivamente durante le giornate del Giovedì, del Venerdì e della Domenica dalle comunità religiose delle Chiese di Santa Maria Maggiore e della Santissima Annunziata.

Il periodo posteriore alla Settimana Santa culminante con la solennità dell’Ascensione, comprende inoltre la celebrazione delle “Sette Allegrezze di Maria”, celebrate all’interno della Chiesa di Santa Maria del Carmine durante i sette Mercoledì dopo Pasqua.

Inoltre durante il periodo pasquale ispicese è diffusa la preparazione di vari piatti tipici come ad esempio i “Mpanati” e i “Pastieri” a base di carne di agnello, i “Cassateddi” e i “Rumazzati” di ricotta dolce, i “Palummeddi cu l’Ovu”, i “Pasti Fuorti” e tante altre preparazioni tradizionali (vedi più sotto).

La “Festa della Patena” (“Martedì Grasso” di Carnevale)

Origine della “Festa della Patena”

La Festa della “Patena” che viene organizzata dall’Arciconfraternita di Santa Maria Maggiore e dall’associazione ecclesiastica nota come “Fazzoletti Rossi” (che include i portatori dei Simulacri della suddetta chiesa), è un’antica ricorrenza penitenziale che, seppur con grande anticipo, apre ufficialmente il periodo di preparazione ai i riti pasquali ispicesi.

Essa infatti viene celebrata il Martedì Grasso, ultimo giorno del Carnevale che precede la solennità del “Mercoledì delle Ceneri” che sancisce l’inizio della cosiddetta “Quaresima”.

Questa celebrazione commemora l’antico giorno del calendario liturgico siciliano con cui veniva commemorata la “Flagellazione di Cristo” tramite la cosiddetta “Patena”.

Si tratta di un ostensorio – reliquiario in cui sono incastonati i resti della presunta “Croce di Cristo”, che vennero donati nel 1624 all’allora marchese Maurizio Statella da Frate Giovan Battista da Milano.

Questa reliquia venne “validata” il 22 Luglio 1624 dall’Arcidiocesi di Siracusa tramite l’autorizzazione di Papa Innocenzo X.

Dopo il terremoto dell’11 Gennaio 1693 i marchesi Statella donarono la reliquia alla Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Essa venne incastonata in una patena argentea, opera novecentesca degli orafi ispicesi Mauro e Antonino Nizza.

La Patena è posta sul capo del “Santissimo Cristo alla Colonna”, ma in occasione di questa ricorrenza essa viene separata dal simulacro.

La Festa della Patena, come detto in precedenza, apre solennemente il periodo di preparazione alla “Settimana Santa” ispicese in concomitanza con la solennità delle “Sacre Ceneri” che si tiene il giorno successivo.

Lo svolgimento della Festa della Patena

La Processione della “Patena” per le Vie di Ispica. 

La festività della Patena ha inizio con lo sparo di 21 colpi di cannone alle ore 07.00 della mattina del “Martedì Grasso”.

Alle ore 10.30 all’interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore viene celebrata la solenne Messa che prevede la presenza di un grande numero di fedeli, e ovviamente dei membri dell’Arciconfraternita di Santa Maria Maggiore e dei “Fazzoletti Rossi”.

Dopo la funzione, alle ore 12.00 un solenne scampanio e l’accensione di fuochi artificiali annunzia l’inizio della “Processione della Patena” con l’uscita dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore e l’avvio del corteo dalla limitrofa piazza.

Il reliquiario recante il frammento della “Croce di Cristo” viene retto dal prete della chiesa, e sarà seguito in corteo dai membri dell’Arciconfraternita di Santa Maria Maggiore e dei Fazzoletti Rossi, oltre che da un nutrito numero di devoti.

La Processione, da Piazza Santa Maria Maggiore percorrerà le Vie Meli, Bianchi, Galliano, Raffaello, e Roma arrivando in Piazza Unità d’Italia verso le ore 12.30, presso la quale verrà effettuato uno spettacolo pirotecnico diurno.

Dopo i fuochi la Processione percorre la Via XX Settembre arrivando verso le ore 13.00 in Piazza Santa Maria Maggiore, presso la quale avviene il rientro in chiesa salutato da un solenne scampanio.

Dopo la benedizione collettiva impartita con la Patena, essa verrà ricollocata sul capo del Simulacro del “Santissimo Cristo alla Colonna” sancendo la fine di questa solennità.

Il Mercoledì delle Ceneri e la Quaresima

La solennità delle “Sacre Ceneri”, il periodo della Quaresima e i “Venniri i Marzu”

Dopo la “Festa della Patena”, viene celebrata la solennità del “Mercoledì delle Ceneri” (per saperne di più clicca qui).

La ricorrenza sancisce l’inizio del periodo preparatorio alla pasqua noto come “Quaresima”, essendo celebrata all’interno delle principali chiese ispicesi con le solenni Messi delle ore 18.30 circa.

Durante queste funzioni viene impartito il rito delle “Sacre Ceneri” ai presenti.

Il periodo della Quaresima ad Ispica (per saperne di più clicca qui) che ricade di solito all’interno dell’intero mese di Marzo (e in parte durante i mesi di Febbraio e Aprile) e che tra l’altro comprende anche la festa in onore di “San Giuseppe” (vedi link nella pagina precedente per saperne di più), è noto per la celebrazione dei cosiddetti “Venniri i Marzu” (“Venerdì di Marzo”).

La notte tra i Giovedì e il Venerdì del periodo della Quaresima, il suono delle trombe e rintocchi delle campane delle Chiese di Santa Maria Maggiore e della Santissima Annunziata danno il via alle celebrazioni del “Venniri i Marzu”.

Esse iniziano verso le ore 18.00 comprendendo la “Via Crucis” cantata, la solenne Messa, e i giri interni del “Santissimo Sacramento” all’interno delle due chiese ispicesi.

Così come per il “Mercoledì delle Ceneri”, anche durante i “Venniri i Marzu” si osserva facoltativamente il digiuno dagli alimenti a base di carne.

Inoltre durante la Quaresima, vengono donati gli “ex voto” di cera presso le “Casi ‘a Cira” delle Chiese di Santa Maria Maggiore e di Santa Maria Annunziata.

Va comunque detto che verso la fine del periodo della “Quaresima”, all’interno della cittadina ispicese viene montata l’illuminazione artistica, che illuminerà con variopinte lampadine il percorso delle processioni che si terranno durante il periodo della “Settimana Santa”.

Le celebrazioni dei “Venniri i Marzu” culminano con la festività solenne della “Santa Cassa”.

Festa della “Santa Cassa” (Ultimo Venerdì di Quaresima)

Origine del culto alla “Santa Cascia” di Ispica

La “Santa Cassa” posta all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata di Ispica.

I riti pasquali ispicesi cominciano l’ultimo Venerdì di Quaresima con la ricorrenza della “Santa Cassa”, nota come localmente  come “A Santa Cascia” o “U Venniri ra Santa Cascia” (ossia “Il Venerdì della Santa Cassa”).

Essa prevede la celebrazione dell’apposita “Cassa Reliquiaria” settecentesca posta all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata, che al suo interno reca molte reliquie appartenute a vari “Santi”.

La più importante di esse è quella della “Santa Spina”, ossia un frammento della corona di spine posta sul capo di “Cristo” prima della sua crocifissione ottenuto in epoca medievale, che veniva condotto in Processione presso l’antica città di Spaccaforno durante il Venerdì Santo.

A causa del terremoto dell’11 Gennaio 1693 la documentazione storica sulla “Santa Spina” andò perduta, così come l’antica cassa reliquiaria all’interno della quale dal 1639 erano poste le suddette reliquie durante i secoli passati alla Chiesa della Santissima Annunziata, che venivano condotte anch’esse in Processione durante il Venerdì Santo.

L’urna venne ricostruita nel 1739, venendo posta all’interno dell’odierna Chiesa della Santissima Annunziata, all’interno della Cappella del Santissimo Sacramento posta alla fine della navata destra.

L’ultima validazione ufficiale ufficiale della reliquia da parte della curia arcivescovile di Siracusa (a cui a quel tempo apparteneva Spaccaforno, odierna Ispica) avvenne nel 1775, mentre il formale permesso di essere condotta in Processione per le vie cittadine durante la solennità del Venerdì Santo arriva nel 1788.

Nel 1861, la processione della “Santa Cassa” del Venerdì Santo viene sostituita con quella del “Santissimo Cristo con la Croce”.

Oggi la “Santa Cassa” al cui interno è posta la reliquia della “Spina di Cristo” viene condotta in processione ad Ispica in occasione dell’ultimo “Venniri i Marzu” che precede la “Settimana Santa”, comprendendo anche lo svolgimento della toccante “Via Crucis Vivente” organizzata dalla comunità parrocchiale della Chiesa della Santissima Annunziata.

La solennità della “Santa Cassa”

Il periodo preparatorio e la solennità della “Madonna Annunziata”

In preparazione della solennità ispicese della “Santa Cassa”, all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata si tengono vari riti ecclesiastici comprendenti i sopracitati riti quaresimali dei “Venniri i Marzu”.

Il 25 Marzo viene celebrata la solennità liturgica in onore della “Madonna Annunziata” (per saperne di più clicca qui), culto a cui la chiesa e la sua secolare arciconfraternita sono consacrati.

I riti in onore della “Madonna Annunziata” iniziano alle ore 09.30 con la Messa mattutina e l’esposizione del “Santissimo Sacramento”.

Alle ore 19.00 viene celebrata la Messa serale durante la quale i membri della suddetta arciconfraternita rinnovano l’appartenenza alla medesima.

L’ultimo “Venniri i Marzu” e lo svolgimento della Processione della “Santa Cassa”

L’ultimo Venerdì di Quaresima, noto come “U Venniri ra Santa Cascia”, sancisce l’inizio ufficiale dei riti sacri che contraddistinguono la Settimana Santa culminante con la celebrazione della “Pasqua Ispicese”.

Con questa festa, la cittadina ispicese che nel frattempo è stata illuminata a festa dalle colorate luminarie, comincia ad entrare nel vivo delle celebrazioni pasquali legate alla “Passione, morte e resurrezione di Cristo”.

La giornata inizia sempre con il suono notturno della tromba e lo scampanio delle campane della Chiesa della Santissima Annunziata.

Durante il tardo pomeriggio i membri dell’Arciconfraternita della Santissima Annunziata, dell’Associazione “Don Bosco” e i ferventi devoti “Nunziatari” si recano presso la propria chiesa per assistere alle preghiere pomeridiane che iniziano verso le ore 18.00.

All’interno della chiesa, “A Santa Cascia” viene posta sull’Altare Maggiore tra gli applausi dei devoti presenti.

Alle 19.00 inizia la solenne Messa a cui parteciperanno i membri dell’Arciconfraternita della Santissima Annunziata, dell’Associazione “Don Bosco”, e ovviamente molti devoti ispicesi (in gran parte “Nunziatari” ).

Al termine della Messa, la “Santa Cassa” viene posta sull’artistico fercolo fercolo, con il quale essa si accinge ad essere trasportata in corteo per la cittadina ispicese

Alle ore 20.00, la “Santa Cassa” uscirà in Processione dalla Chiesa della Santissima Annunziata salutata dallo scampanio del limitrofo campanile.

Il fercolo su cui è posta l’urna argentea viene quindi portata a spalla dai alcuni membri dell’Arciconfraternita della Santissima Annunziata e dell’Associazione “Don Bosco”.

Di conseguenza il fercolo viene seguito da un alto numero di fedeli.

Dalla Piazza Santissima Annunziata la Processione percorrerà il Corso Vittorio Emanuele e le Vie Amari, Sant’Ilarione, Ispica, Mancini, Guerrazzi, Fratelli Bandiera, Verdi e il Corso Umberto I, arrivando in Piazza Unità d’Italia.

Dopo una breve sosta, il corteo risale il Corso Garibaldi arrivando presso la Piazza Santissima Annunziata.

Qui avverrà il rientro in chiesa della “Santa Cassa”, salutata da un solenne scampanio.

La “Via Crucis Vivente” della comunità parrocchiale della Santissima Annunziata

Dopo il rientro in chiesa della “Santa Cassa”, presso la Piazza Santissima Annunziata alle ore 21.00 / 21.30 circa comincia la “Via Crucis Vivente”.

Essa è la toccante rappresentazione scenica della  “Passione e Morte di Cristo”, interpretata dai giovani della comunità parrocchiale della Santissima Annunziata.

Essa si svolge presso l’area urbana limitrofa alla suddetta chiesa, essendo di conseguenza ammirata da molta gente.

La scena più toccante è la “Crocifissione e morte di Cristo”, che viene inscenata tra la Piazza Santissima Annunziata e i Corsi Garibaldi e Vittorio Emanuele.

La Via Crucis Vivente alle ore 22.30 circa culmina la “Deposizione del Cristo Morto”, in cui una statua che lo raffigura viene calata all’interno di una cassa di legno nota come “U Catalettu”, che sarà poi condotta all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata.

Il “Cristo Morto” viene posto all’interno dell’edificio sacro rimanendo esposto in adorazione, nel frattempo la reliquia della “Santa Spina” verrà collocata ai piedi del simulacro del “Santissimo Cristo con la Croce”.

Esso per l’occasione viene svelato per breve tempo ai fedeli per poi essere nuovamente richiuso fino al rito della “Caduta delle Porte” del Venerdì Santo (vedi più sotto).

Domenica delle Palme e inizio della “Settimana Santa Ispicese”

La Processione delle Palme

Con la solennità della “Domenica delle Palme” con cui si commemora l’entrata di “Gesù Cristo” a Gerusalemme, iniziano i principali riti pasquali ispicesi.

Un tempo questa solennità prevedeva la Processione delle due Arciconfraternite di Santa Maria Maggiore e di Santa Maria Annunziata verso la Chiesa Madre per l’adorazione del “Santissimo Sacramento”.

Oggigiorno essa è rappresentata dalla cosiddetta “Processione delle Palme” che si tiene la Domenica mattina, e dai riti serali che si tengono presso le Chiese della Santissima Annunziata e di Santa Maria Maggiore.

I riti preparatori della “Domenica delle Palme”, oltre a comprendere le Messe serali delle ore 19.00 circa, sono contraddistinti dalla lavorazione degli artistici rami di palma finemente lavorati, a cui si aggiungono quelli di olivo.

La solennità della Domenica delle Palme ha inizio verso le ore 11.00 presso le aree appartenenti alle parrocchie cittadine (in particolare quelle delle Chiese di San Bartolomeo, Santa Maria Maggiore e Santissima Annunziata).

In questo orario all’interno dei quartieri limitrofi alle parrocchie cittadine, si tiene la “Processione delle Palme”.

Questo corteo comprende un alto numero di partecipanti, che recano in mano le artistiche palme finemente lavorate, e ramoscelli di olivo agghindati con fiocchi colorati.

La breve processione termina presso i sagrati delle limitrofe chiese, culminando con la collettiva “Benedizione delle Palme”.

Alle ore 11.30 all’interno delle chiese cittadine viene celebrata la Messa in cui si commemora la “Passione e Morte di Cristo”.

I riti serali della Domenica delle Palme; il “Concorso di Poesia” della Chiesa della Santissima Annunziata e la Processione del “Cristo Morto” dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Nel pomeriggio verso le ore 19.00, all’interno delle chiese di Ispica viene celebrata la Messa serale con cui si conclude la solennità della “Domenica delle Palme”.

Anche all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata avviene ciò, con la solenne Messa delle ore 19.30 circa.

Dopo la celebrazione eucaristica, all’interno dell’edificio sacro alle ore 20.00 comincia il “Concorso di Poesia”, mediante il quale verranno premiati giovani poeti ispicesi.

Il concorso verrà accompagnato da un concerto di musica sacra.

All’interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore invece, alle ore 20.00 viene celebrata la solenne Messa comprendente la liturgia delle “Sette Parole” con la quale si commemorano le altrettante frasi dette da “Cristo” sulla croce.

Presso il presbiterio viene allestito un Crocifisso su cui è posta la statua di “Cristo”, e i simulacri di “Santa Maria Addolorata” e di “San Giovanni Evangelista”.

Al termine della celebrazione, avviene la toccante deposizione del “Cristo Morto” all’interno del “Catalettu”.

Dopo di ciò, i simulacri del “Cristo Morto”, della “Madonna Addolorata” e di “San Giovanni Evangelista” verranno condotti in processione, seguiti da un buon numero di fedeli.

Con questo rito termina la solennità ispicese della Domenica delle Palme.

L’inizio della “Settimana Santa Ispicese”

Passata la ricorrenza della “Domenica delle Palme”, con la giornata nota come “Lunedì Santo” inizia ufficialmente la “Settimana Santa” in cui presso tutte le parrocchie ispicesi si tengono confessioni (dalle ore 15.00 – 16.00 in poi), preghiere (ore 17.00 – 18.00) e solenni Messe (ore 19.00).

Oltre a ciò continuano le donazioni di “ex voto” presso le Chiese di Santa Maria Maggiore e Santissima Annunziata.

La sera del “Mercoledì Santo” un tempo si teneva la Messa serale detta “delle Tenebre” chiamata così perché era celebrata spegnendo una serie di quindici candele poste su di un candelabro triangolare noto come “Saettia” al termine di altrettanti salmi, rimembrando la “Passione e morte di Cristo”.

Spenta l’ultima candela, i fedeli presenti in chiesa cominciavano a far rumore che indicava la “Morte di Cristo” e l’inizio dei principali riti della “Settimana Santa”.

Oggi questa celebrazione (che era diffusa in gran parte del territorio italiano) non è più contemplata in quanto si tiene una normale Messa, al termine della quale comincia la preparazione dei cosiddetti “Altari della Reposizione” noti anche come “Sepolcri” in occasione della ricorrenza del “Giovedì Santo”.

Ma questa serata funge da “Vigilia” per una delle principali e rinomate ricorrenze della Pasqua Ispicese, la solennità consacrata al “Santissimo Cristo alla Colonna”.

Il “Giovedì Santo”; il “Santissimo Cristo alla Colonna”

Origini del culto al “Santissimo Cristo alla Colonna” e dei riti in suo onore


Il “Santissimo Cristo alla Colonna” venerato ad Ispica.

La solennità del “Santissimo Cristo alla Colonna” di Ispica è celebrata durante la giornata del “Giovedì Santo”, giorno facente parte della “Settimana Santa” con la quale come ben sappiamo, si commemorano “Passione, morte e resurrezione di Cristo”.

Infatti in questa medesima giornata di solito si commemorano “Le ultime ore di vita di Cristo”, in cui egli compì la “Lavanda dei Piedi” ai suoi apostoli, la cosiddetta “Ultima Cena” con i medesimi, e la veglia di preghiera nel cosiddetto “Orto degli Ulivi” durante la quale venne catturato a causa del “Tradimento di Giuda”.

Dopo la cattura, “Gesù Cristo” venne frettolosamente giudicato e di conseguenza cominciarono le sue torture.

Tutto ciò che riguarda il “Giovedì Santo”, ad Ispica viene rappresentato dall’antico simulacro del “Santissimo Cristo alla Colonna”, noto anche come “Santissimo Cristo Flagellato” o col termine dialettale “U Patri ‘a Culonna”.

Esso viene celebrato con la ricorrenza nota in dialetto come “U Jovassantu” (il “Giovedì Santo”), che commemora appunto l’inizio del supplizio perpetrato ai danni di “Gesù Cristo”.

Ma il folclore popolare e le profonde tradizioni correlate ad esso, hanno dato vita ad una vera manifestazione collettiva legata al culto verso il “Santissimo Cristo alla Colonna”.

Come abbiamo detto in precedenza, il “Cristo alla Colonna” in origine era un “Crocifisso” del periodo bizantino (che dovrebbe risalire 787 d.C.) che era venerato un tempo all’interno della Chiesa Rupestre di Santa Maria della Cava posta presso le rovine dell’antica Spaccaforno.

L’originario “Crocifisso” venne sicuramente distrutto durante il periodo iconoclasta, in cui l’allora Impero Romano d’Oriente con capitale a Costantinopoli era attanagliato.

Ma la statua potrebbe anche esser stata distrutta durante la dominazione araba della Sicilia (iniziata dall’anno 827).

Non si sa con precisione perché questo Crocifisso andò distrutto, ma esso venne restaurato divenendo così l’attuale “Cristo alla Colonna”.

La statua venne posta presso la Chiesa del Crocifisso di Spaccaforno costruita nel secolo 1400, essendo di conseguenza adorata dalla fazione “Cavara” della città a cui appartenevano i “lavoratori”, rappresentata dall’attuale Arciconfraternita di Santa Maria Maggiore (che come sappiamo indossa indumenti di colore rosso).

Neanche il terremoto dell’11 Gennaio 1693 distrusse il simulacro chiamato popolanamente “U Viecciu” per la sua vetusta datazione, essendo di conseguenza traslato presso l’attuale Chiesa di Santa Maria Maggiore costruita nel 1725.

Ovviamente la statua venne restaurata, e ciò come detto sempre in precedenza, avvenne nel 1729 ad opera dello scultore Francesco Guarino originario di Noto (SR) che aggiunse due “Giudei” noti come “Papè” e “Pluchinotta” , ossia le figure che frustano il “Cristo alla Colonna” rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra.

Un altra particolarità del “Santissimo Cristo alla Colonna” è la parrucca formata assemblando capelli “veri” che fungono da “ex voto”.

Sulla testa del simulacro è infine posta la suddetta “Patena” che reca la reliquia della “Croce di Cristo”, che come ben sappiamo viene condotta in processione durante la giornata del “Martedì Grasso”.

In occasioni del tutto speciali, questo simulacro è stata inoltre condotta in Processione presso la Chiesa di Santa Maria della Cava, il sito dell’antica Spaccaforno all’interno della quale esso era venerato in origine.

Il culto al “Santissimo Cristo alla Colonna” è quindi uno dei più antichi di Ispica o Spaccaforno che dir si voglia, ed è per alcuni versi simile a quello riservato ad un “Santo Patrono” perlomeno da parte dei cosiddetti “Cavari”, che decorano la Chiesa di Santa Maria Maggiore con drappi rossi che rappresentano il loro spirito di appartenenza e il loro orgoglio.

Infatti il colore predominante di questa festa è il “rosso” che, oltre ad indicare la fazione “Cavara” rappresentante la gente più umile e lavoratrice dell’antica Spaccaforno (anche se di essa facevano parte anche nobili e prelati), in maniera non del tutto casuale fa riferimento al sangue versato da “Cristo” mentre veniva frustato, legato appunto ad una colonna.

Oltre al “rosso” dei drappi, anche quello dei fiocchi annodati agli “ex voto” di cera sono una parte predominante di questa solennità.

La Chiesa di Santa Maria Maggiore diviene colma di candele, parti anatomiche rappresentanti le medesime sanate, o bambinelli che simboleggiano la “maternità”.

E oltre a ciò, le navate dell’edificio sacro vengono inoltre agghindate con il frutto del loro “lavoro”, ossia gli ortaggi (frutta o verdura) coltivati durante l’anno che fungono proprio da “ex voto” di ringraziamento verso il “Santissimo Cristo alla Colonna”, donati per la buona riuscita del raccolto da cui essi provengono e che rappresentano spiccatamente l’essenza “Cavara” legata al popolo e ai lavoratori.

Il temperamento e l’orgoglio a tratti sanguigno dei “Cavari”, come scritto in precedenza ha portato al bando di questa celebrazione per quasi 20 anni dal 1774 al 1850 (salvo una breve parentesi dal 1802 al 1827).

Ma da allora la celebrazione del “Santissimo Cristo alla Colonna” è divenuto in pianta stabile uno dei principali “componenti” della “Pasqua ispicese” e dei suoi articolati riti fortemente radicati alla secolare storia della città di Ispica, che ancora oggi vengono tramandati contribuendo al proseguimento del culto in onore dell’amato e venerato “Patri ‘a Culonna”.

Oggigiorno questa ricorrenza prevede lo svolgimento di molti eventi organizzati dalla comunità parrocchiale della Chiesa di Santa Maria Maggiore, in particolare dalla corrispettiva Arciconfraternita e dall’associazione dei “Fazzoletti Rossi” (fondata nel 1990).

La solennità oggigiorno comincia col pellegrinaggio notturno verso la Chiesa di Santa Maria della Cava a cui i devoti “Cavari” sono particolarmente legati.

Dopo un momento di preghiera, avviene il “ritorno” a “Santa Maria Maggiore” culminante con la “Via Crucis Vivente” celebrata nella notte tra il Mercoledì e il Giovedì Santo.

Alle ore 04.00 verranno aperte le porte della Chiesa di Santa Maria Maggiore che sin dalle prime ore dell’alba si riempirà di fedeli che corrono verso la cappella del “Santissimo Cristo alla Colonna”.

Durante la mattinata verranno donati numerosi ex voto di cera, frutta e verdura.

I riti mattutini culminano con la “Caduta delle Porte” delle ore 11.00 ossia l’apertura dell’altare in cui è posto il simulacro “Santissimo Cristo alla Colonna” che verrà acclamato con le invocazioni in dialetto al grido di “E picciuotti!!!” a cui verrà risposto per tre volte “Culonna!!!”

Dopo la Messa delle ore 16.00, inizia la lunga Processione del “Santissimo Cristo alla Colonna” per le strade della città di Ispica, culminante con l’incontro con la “Madonna Addolorata” della Chiesa della Santissima Annunziata e con le “salite” di Via Roma e Via XX Settembre, a cui segue il rientro in chiesa salutato dai fuochi pirotecnici.

La solennità pasquale del “Santissimo Cristo alla Colonna”

La Vigilia del “Giovedì Santo”; il Pellegrinaggio alla Chiesa di Santa Maria della Cava e la “Via Crucis Vivente” della comunità parrocchiale di Santa Maria Maggiore

Il Mercoledì Santo, giorno in cui in passato ricorreva la celebrazione della “delle Tenebre” e nel quale vengono ultimati gli “Altari della Reposizione” (che all’interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore viene collocato all’interno della sagrestia posta in fondo alla navata destra), funge da “Vigilia” della solennità ispicese consacrata al “Santissimo Cristo alla Colonna”.

La notte tra il Mercoledì e il Giovedì Santo iniziano i riti della “Settimana Santa” di Ispica consacrati al “Santissimo Cristo alla Colonna”. 

Alle ore 01.30 dal sagrato della Chiesa di Santa Maria Maggiore comincia il Pellegrinaggio alla Cava di Ispica, che terminerà presso la Chiesa Rupestre di Santa Maria della Cava

Saranno in parecchi a percorrere il tragitto che collega il centro storico dell’odierna Ispica con le rovine dell’antica Spaccaforno presso l’area di “Parco Forza”, che sarà illuminato dalle candele tenute in mano dai partecipanti.

Verso le ore 02.00 il pellegrinaggio arriva presso l’antico oratorio rupestre facente un tempo parte della Chiesa del Crocifisso crollata in seguito al terremoto dell’11 Gennaio 1693.

Dopo un momento di preghiera, inizia la “Via Crucis Vivente” organizzata dall’associazione cattolica “Fazzoletti Rossi” della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Al pari di quella organizzata in concomitanza con la solennità della “Santa Cassa”, anche questa “Via Crucis” è ugualmente molto toccante, ma con la particolarità che essa si svolge durante la notte tra il Mercoledì e il Giovedì Santo dalla Cava d’Ispica fino alla Piazza di Santa Maria Maggiore.

Durante il percorso verrà inscenata la “Passione di Cristo”, culminando con la scena della “Crocifissione” che avviene verso le ore 03.00 nella suddetta piazza circondata dal suo omonimo loggiato barocco.

Al termine della “Via Crucis Vivente” ha inizio la tanto attesa solennità del “Giovedì Santo”.

L’apertura della Chiesa di Santa Maria Maggiore, i riti mattutini e la raccolta degli “Ex Voto” di cera

Nella notte tra il Mercoledì e il Giovedì Santo, alle ore 04.00 del mattino la Chiesa di Santa Maria Maggiore viene aperta ai fedeli che entrano correndo all’interno dell’edificio sacro per raggiungere l’altare in cui è posto il “Santissimo Cristo alla Colonna”.

La chiesa rimarrà aperta sin dalle prime luci dell’alba per tutta la mattinata, permettendo il dono di numerosi “ex voto” di cera, di cui vanno citate le figure raffiguranti le “parti anatomiche” e i “bambinelli” del medesimo materiale, a cui si aggiungono grosse candele votive.

E come detto in precedenza, agrumi (limoni o arance), carciofi, fave, carote ecc… orlano le pareti interne dell’edificio sacro (questi prodotti alimentari vengono successivamente devoluti in beneficenza).

Dalle ore 08.00 in poi la banda musicale cittadina comincerà a girare in corteo per le vie di Ispica, annunziando l’arrivo della tanto attesa solennità del “Giovedì Santo”, mentre sono in molti ad accorrere presso la Chiesa di Santa Maria Maggiore per prendere posto assistendo al tanto atteso rito della “Caduta delle Porte”.

La “Caduta delle Porte” e l’esposizione del “Santissimo Cristo alla Colonna”

La mattinata del Giovedì Santo prosegue con l’afflusso di devoti verso la Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Tra le ore 10.30 e le 11.00, all’interno della chiesa viene posta la “Vara”, ossia il fercolo sul quale verrà posto il simulacro del “Santissimo Cristo alla Colonna”.

Alle ore 11.00 la solennità entra nel vivo con il rito della “Caduta delle Porte”, mediante il quale verrà mostrato ai devoti presenti il simulacro medievale del “Santissimo Cristo alla Colonna” recante la “Patena” con le reliquie della “Croce”.

Il prete della chiesa busserà per tre volte sulla porta dell’altare in cui è posta la statua.

Alla terza bussata, la porta “cade” tra le grida di invocazione dei fedeli che al grido di “E Picciuotti???” risponderanno tre volte “Culonna!!!”.

La statua sarà poi collocata mediante il rito della “Scinnuta” sul fercolo posizionato al centro della chiesa, rimanendovi esposta ai fedeli per tutta la giornata; tutto ciò avviene tra inni, marce funebri e preghiere.

Alle ore 12.00 solenni scampanii e accensioni pirotecniche chiudono i riti mattutini della solennità consacrata al “Santissimo Cristo alla Colonna”.

La Processione del “Santissimo Cristo alla Colonna”

Dopo gli intensi riti mattutini, la solennità del “Santissimo Cristo alla Colonna” prosegue durante il pomeriggio del Giovedì Santo, durante il quale molti devoti danno onore al venerato simulacro.

Alle ore 16.00 all’interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore (e nel frattempo in tutte le chiese di Ispica) inizia la Messa “In Coena Domini”, con la quale vengono celebrate la “Lavanda dei Piedi” (ossia il gesto che compì “Gesù Cristo” che lavò i piedi ai suoi Apostoli), “L’Ultima Cena” e “L’Agonia di Cristo nell’Orto degli Ulivi”.

La cerimonia è piuttosto lunga e solenne e sarà seguita da un gran numero di fedeli.

Al termine della Messa, i membri dell’Arciconfraternita di Santa Maria Maggiore e i “Fazzoletti Rossi” ultimano i preparativi per l’imminente uscita in processione del “Santissimo Cristo alla Colonna”.

Alle ore 18.00 il solenne scampanio annunzia l’uscita del “Santissimo Cristo alla Colonna”, salutata dallo sparo di colpi di cannone.

Il pesante simulacro viene portato a spalla dai membri dell’associazione “Fazzoletti Rossi” che, per devozione o per espletare un voto verso il “Cristo Flagellato”, compiranno un lungo quanto faticoso percorso trasportandolo mediante la loro forza collettiva per gran parte del centro storico ispicese.

Il fercolo, portato con fatica ma anche devozione dai corrispettivi portatori, verrà accompagnato dall’Arciconfraternita di Santa Maria Maggiore e dai “Fazzoletti Rossi” che recano i rispettivi gonfaloni.

Al corteo parteciperanno anche alcune delegazioni dell’Arciconfraternita della Santissima Annunziata, dell’associazione “Don Bosco”, dell’Arciconfraternita di Sant’Antonio Abate, della Confraternita di San Giuseppe e altre associazioni religiose cittadine con i loro vessilli e stendardi.

Il corteo è seguito dalla banda musicale cittadina che intonerà diverse marce funebri, dalle autorità cittadine, e ovviamente da un alto numero di devoti.

Dopo il breve spettacolo pirotecnico, la processione dalla Piazza di Santa Maria Maggiore inizia il suo lungo tragitto percorrendo la Via XX Settembre verso nord, imboccando poi la Duca degli Abruzzi fino alla Via Statale, dalla quale essa si dirigerà verso il lungo Corso Umberto I.

Il corteo percorrerà la principale strada pedonale del centro storico ispicese arrivando presso la Piazza Unità d’Italia.

Da qui la processione si dirigerà verso nord lungo il Corso Garibaldi.

Verso le ore 20.30 / 21.00, di fronte all’ex Municipio di Ispica, avverrà il commovente incontro con la statua della “Madonna Addolorata” della Chiesa della Santissima Annunziata, traslata qui da una rappresentanza dei devoti “Nunziatari”.

Il toccante incontro coincidente con un momento di preghiera, avviene tra applausi e urla di invocazione.

La Processione prosegue fino alla Piazza Annunziata, dalla quale si immetterà lungo il Corso Vittorio Emanuele raggiungendo l’area nordorientale del centro storico ispicese.

Durante questo tratto del percorso, avviene l’incontro con la “Madonna Addolorata” venerata all’interno della Chiesa di Sant’Antonio Abate.

Il corteo con a capo il “Santissimo Cristo alla Colonna” arriverà presso lo slargo di Via Cantù, percorrendo la Via Goldoni.

Lungo questa strada verrà cantato un inno devozionale ottocentesco noto come “Ah si, versate lacrime!” (la cui composizione è attribuita al medico e poeta Eugenio di Stefano, originario di Raffadali in Provincia di Agrigento).

La processione percorrerà il tratto orientale del Corso Vittorio Emanuele dirigendosi lungo le Vie Cantù, D’Azeglio e Manzoni, effettuando in quest’ultima via una sosta di preghiera.

Il corteo raggiungerà successivamente la Via Roma, effettuando la “salita” verso Piazza Unità d’Italia.

Ritornata nuovamente nella piazza centrale cittadina, la processione percorrerà un breve tratto del Corso Umberto I immettendosi lungo la Via IV Novembre per raggiungere l’area sudorientale del centro storico cittadino.

Il corteo percorrerà le Vie Adua e Galliano raggiungendo il tratto meridionale di Via Manzoni, dirigendosi lungo le Vie dei Mille, Leopardi e Ruggero Settimo la periferia sudoccidentale di Ispica nota come “Quartiere 167”.

Da Via Ruggero Settimo, il corteo percorrerà le Vie Torino, Bologna, Siena e Bari attraversando la suddetta area periferica ispicese, arrivando in Piazza Caduti di Nassirya presso la “rotonda” posta all’ingresso meridionale di Ispica.

Dopo una breve sosta di preghiera, la processione percorrerà il suo tratto finale, la salita di Via XX Settembre.

Verso le ore 00.30 circa, la processione del “Santissimo Cristo alla Colonna” arriva in Piazza Santa Maria Maggiore, terminando il lungo giro all’interno della città ispicese.

All’arrivo del simulacro, presso questa piazza viene effettuato uno stupendo spettacolo pirotecnico in onore del “Santissimo Cristo alla Colonna”.

Dopo i fuochi, la statua del “Santissimo Cristo alla Colonna”, viene condotta all’interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore per compiere i tradizionali giri interni lungo le navate dell’edificio sacro.

Al termine dell’ultimo giro, il simulacro verrà ricollocato nel suo Altare, salutato dalle urla di invocazione dei devoti presenti.

Gli Altari della Reposizione – “I Sepolcri”

Durante la Processione del “Santissimo Cristo alla Colonna”, le chiese ispicesi rimangono aperte poiché in esse sono collocati i cosiddetti “Altari della Reposizione”, chiamati localmente “I Sepolcri”.

Si tratta di raffigurazioni allegoriche incentrate sull’ “Ultima Cena” e sulla “Passione di Cristo”. Oltre alle varie composizioni floreali troviamo anche i cosiddetti “Lavureddi” formati da germogli di cereali (grano) o legumi fatti crescere in assenza di luce solare assumendo quindi un colore giallo paglierino

Queste composizioni raffigurano “la luce nelle tenebre” riconducibile alla “Resurrezione di Cristo”.

Presso gli Altari della Reposizione delle chiese cittadine che vengono visitati anche in concomitanza con la suddetta processione del “Santissimo Cristo alla Colonna”, a partire dalle ore 22.30 circa si tengono veglie di preghiera con le quali vengono commemorate le ultime ore di vita di “Cristo” organizzate dalle comunità parrocchiali ispicesi.

Al termine di tutti i sopracitati riti del “Giovedì Santo”, gli ispicesi si appresteranno a celebrare l’altra importante solennità della loro Settimana Santa consacrata al “Santissimo Cristo con la Croce”, ricadente nella giornata del “Venerdì Santo” .

Il “Venerdì Santo”; il “Santissimo Cristo con la Croce”

Origini del culto al “Santissimo Cristo con la Croce” e dei riti in suo onore

Il “Santissimo Cristo con la Croce” venerato ad Ispica.

Il “Venerdì Santo” è il giorno mediante il quale si commemora la “Passione e morte di Cristo” mediante toccanti riti religiosi e popolari.

Infatti ad Ispica questa giornata chiamata localmente “U Venniri Santu”, è consacrata al “Santissimo Cristo con la Croce” posto all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata.

Questo anch’esso amato e venerato simulacro rappresenta i supplizi che “Gesù Cristo” provò dopo la sua cattura (avvenuta anche a causa del “Tradimento di Giuda”), a cui seguirono la sua condanna a morte, il suo doloroso tragitto portando la Croce verso il monte noto come “Golgota” sul quale venne proprio crocifisso su di essa morendovi.

Il “Santissimo Cristo con la Croce”, che in dialetto è noto come “U Patri ‘a Cruci”, è venerato con fervente devozione dalla comunità ispicese rappresentata dai “Nunziatari”.

I riti del Venerdì Santo ispicesi sono tra i più antichi della città, e si ha notizia di essi sin dal secolo 1400.

In questo secolo durante l’anno 1453, venne infatti costruita l’antica Chiesa della Santissima Annunziata presso l’antica Spaccaforno.

L’edificio sacro, la cui costruzione venne voluta dalla famiglia Caruso (allora signori della città) era ubicato ad est dell’oggigiorno diruto castello medievale meglio noto come “Fortilizio” (i cui ruderi sono posti all’interno del “Parco Forza” nei pressi della Cava d’Ispica).

La Chiesa della Santissima Annunziata era quella della comunità “nobile” della città, che diede vita alla fazione dei cosiddetti “Nunziatari” che prende chiaramente il nome da questo edificio sacro.

Infatti gran parte dei “Nunziatari” dimoravano presso l’area orientale dell’antica città di Spaccaforno, posta proprio nei dintorni della medesima chiesa.

Questa comunità era rappresentata (e lo è tuttora) dall’Arciconfraternita della Santissima Annunziata, colei che si fregia del titolo di “Ego Primogenita” in quanto secondo varie fonti storiche sarebbe la più antica di Spaccaforno – Ispica, e il cui colore come ben sappiamo è l’azzurro.

Lo stesso azzurro che si nota nelle decorazione delle navate dell’odierna Chiesa della Santissima Annunziata ricostruita presso l’attuale Ispica, a sua volta decorata da drappi del medesimo colore in occasione delle celebrazioni in onore del “Santissimo Cristo con la Croce” del Venerdì Santo.

L’originario simulacro raffigurava “Gesù Cristo” che porta il pesante Crocifisso, era più “giovane” del “Santissimo Cristo alla Colonna” di epoca bizantina (con rifacimenti posteriori) venerato dall’opposta fazione del “Cavari”, in quanto esso venne realizzato durante il secolo 1600 essendo di conseguenza documentato a partire dall’anno 1623.

In precedenza i “Nunziatari” veneravano solamente la già citata reliquia della “Santa Spina”, il (presunto) frammento della nota “corona” posta sul capo di “Gesù Cristo” proprio in occasione della sua condanna a morte, ottenuto durante il periodo medievale.

La “Santa Spina” è incastonata all’interno di un reliquiario, che un tempo veniva condotto in processione per le vie dell’antica Spaccaforno proprio la sera del Venerdì Santo.

Questa reliquia fu poi collocata all’interno di un’urna argentea costruita nel 1639.

In questo medesimo periodo, all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata di Spaccaforno era già presente il simulacro ligneo del “Santissimo Cristo con la Croce”.

Durante il terremoto dell’11 Gennaio 1693, la suddetta Chiesa della Santissima Annunziata di Spaccaforno venne distrutta, e assieme ad essa l’originario simulacro del “Santissimo Cristo con la Croce” e la prima “Santa Cassa” portata in processione durante il Venerdì Santo.

In seguito alla ricostruzione settecentesca dell’odierna Ispica, nel 1720 venne ultimata l’odierna Chiesa della Santissima Annunziata (che poi subirà il crollo della facciata nel 1869, essendo a sua volta ricostruita nelle sue attuali forme), all’interno della quale venne posta la reliquia della “Santa Spina”.

Nel 1729 ad Avola, venne realizzato l’odierno simulacro del “Santissimo Cristo con la Croce” dal già citato scultore originario di Noto Francesco Guarino.

Esso sostituisce l’originario andato perduto durante il sisma dell’11 Gennaio 1693, raffigurando “Cristo” che porta il Crocifisso, legato e trascinato da due “Giudei”, di cui quello a destra di carnagione “mora”.

L’arrivo della statua avvenne durante la solennità del “Venerdì Santo” del suddetto anno, e fu accolto molto fastosamente da una rappresentanza di nobili ispicesi a cavallo, seguita da cavalieri e da figuranti, e ovviamente dai devoti “Nunziatari”.

E quello stesso giorno la statua venne condotta in corteo assieme alla “Madonna Addolorata” e alla “Santa Spina”, fungendo da “preludio” agli attuali riti della “Cavalleria Romana” e della “Processione” per le vie di Ispica (vedi più sotto).

Nel 1739 venne costruita l’attuale “Santa Cassa” all’interno della quale venne collocata la reliquia della “Santa Spina”, che venne portata in Processione durante la sera del Venerdì Santo ininterrottamente fino al 1860.

Nel 1861 fu il simulacro del “Santissimo Cristo con la Croce” ad essere portato in processione, con ai suoi piedi la reliquia della “Santa Spina”, mentre la “Santa Cassa” venne poi fatta uscire come ben sappiamo una settimana prima, durante la serata dell’ultimo Venerdì di Quaresima.

Il Venerdì Santo ispicese, ancora oggi rappresenta un valido motivo di orgoglio da parte del popolo “Nunziataru”, rappresentato dalla secolare Arciconfraternita della Santissima Annunziata e dall’associazione cattolica “Don Bosco” (fondata nel 1988) e dai loro stendardi e bandiere azzurre, identificandosi nella figura del venerato “Santissimo Cristo con la Croce” ispicese.

I “Nunziatari” adorano profondamente “U Patri ‘a Cruci”, donandogli oltre a profondi atti di fede anche numerosi “ex voto” di cera per varie grazie ricevute tra candele votive, figure anatomiche raffiguranti una medesima parte del corpo sanata, e bambinelli che simboleggiano la buona riuscita di una maternità.

Oltre agli ex voto di cera, all’interno dell’edificio sacro verranno appesi anche frutta e verdura (arance, limoni, carote, fave, carciofi ecc…), come ringraziamento verso il “Santissimo Cristo con la Croce” per l’abbondanza del raccolto ottenuto da parte dei devoti “Nunziatari”.

Tutti questi “ex voto” saranno posti all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata agghindati da nastri di colore azzurro che contraddistingue quello dei devoti al “Santissimo Cristo con la Croce”, così come lo è il colore dei drappi che adornano l’edificio sacro.

Il popolo “Nunziataru” è inoltre fortemente radicato al luogo sul quale era un tempo costruita l’antica Chiesa della Santissima Annunziata di Spaccaforno, i cui ruderi sono posti all’interno dell’area archeologica del Parco Forza.

Infatti all’alba del Venerdì Santo, i devoti al “Santissimo Cristo con la Croce” compiono il pellegrinaggio dalla “Strada della Barriera” nelle vicinanze dei ruderi appartenenti al suddetto edificio sacro ormai diruto, raggiungendo da qui l’attuale Chiesa dell’odierna Ispica, all’interno della quale attenderanno poi la “Caduta delle Porte” delle ore 11.00 mediante la quale viene mostrato l’adorato simulacro.

In concomitanza di ciò, i devoti presenti acclameranno la statua del “Santissimo Cristo con la Croce” con l’urlo di invocazione “E picciuotti!!!”, a cui sarà risposto tre volte “Cruci!!!”.

Dopo la liturgia dell’Adorazione della Croce, alle ore 17.00 così come avvenne nel 1729, la cosiddetta “Cavalleria Romana” a prelevare il simulacro del “Santissimo Cristo con la Croce”, venendo così condotto in corteo per le vie di Ispica accompagnato dall’Arciconfraternita della Santissima Annunziata e dall’associazione cattolica “Don Bosco”.

Il corteo arriva fino alla “Strada della Barriera” (che collega Ispica all’area archeologica di Parco Forza), presso la quale ci sarà un momento di preghiera seguito dal lancio di fuochi pirotecnici a “salice piangente”.

Dopodiché la statua viene ricondotta presso la Chiesa della Santissima Annunziata, dove poi viene ricollocata all’interno del suo Altare.

La solennità pasquale del “Santissimo Cristo con la Croce”

Il Pellegrinaggio mattutino e l’inizio dei riti del Venerdì Santo

Al termine dei solenni riti del Giovedì Santo la città ispicese si appresta a celebrare stavolta il “Santissimo Cristo con la Croce” chiamato in dialetto come “U Patri ‘a Cruci”.

Alle ore 06.00 i devoti “Nunziatari” si riuniscono presso la “Strada della Barriera” (S.P. 47 “Traversa Barriera”), in prossimità dell’area in cui era collocata vecchia Chiesa della Santissima Annunziata.

Da qui compiono il pellegrinaggio verso la Chiesa della Santissima Annunziata, percorrendo l’area nordorientale del centro storico ispicese.

Alle ore 06.30 del mattino il pellegrinaggio arriva presso la Chiesa della Santissima Annunziata.

Le porte dell’edificio sacro verranno spalancate e i devoti entreranno di corsa cominciando ad invocare il “Santissimo Cristo con la Croce”.

Durante la mattinata verranno donati numerosi “ex voto” in cera per varie grazie ricevute tra figure anatomiche, bambinelli e candele votive, a cui si aggiungono frutta e verdura (arance, limoni, carciofi, carote, fave ecc… che verranno donati in beneficenza), tutti annodati da nastri azzurri.

Alle 09.00 la banda musicale cittadina sfila in corteo per le vie di Ispica, arrivando verso le 10.00 in Piazza Santissima Annunziata dove suonerà varie marce funebri.

La “Caduta delle Porte” e l’esposizione del “Santissimo Cristo con la Croce”

I riti mattutini in onore del “Santissimo Cristo con la Croce” cominciano ad entrare nel vivo.

Tra le ore 10.30 e 11.00, all’interno della chiesa verrà posta la “Vara”, ossia il fercolo con il quale il simulacro del “Cristo con la Croce” verrà condotto in processione per le vie di Ispica.

Alle ore 11.00 i devoti “Nunziatari” si accalcano nelle vicinanze dell’altare posto nel transetto destro della Chiesa della Santissima Annunziata per assistere al rito della “Caduta delle Porte”, mediante il quale verrà svelato il simulacro del “Santissimo Cristo con la Croce”.

Il prete della chiesa bussa tre volte sulla porta dell’altare, e dopo la terza bussata essa si apre mostrando il gruppo scultoreo del “Patri ‘a Cruci”.

I presenti acclamano il venerato simulacro col forte grido di invocazione “È Picciuotti???” a cui verrà risposto “Cruci!!!” per tre volte, manifestando così la loro profonda fede verso il “Santissimo Cristo con la Croce”.

La statua mediante il rito della “Scinnuta” accompagnata da inni, marce funebri e preghiere, verrà posta sul fercolo posizionato al centro dell’edificio sacro, mediante il quale essa verrà condotta in processione assieme alla reliquia della “Santa Spina”.

Si concludono così le celebrazioni mattutine in onore del “Santissimo Cristo con la Croce”, il cui simulacro verrà adorato da molti devoti ispicesi durante la giornata.

La “Liturgia dell’Adorazione della Croce”

Terminati i riti mattutini, a partire dalle ore 15.00 (che secondo la tradizione cristiana corrisponderebbe all’ora esatta in cui “Cristo” morì sulla Croce), all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata viene celebrata la “Liturgia dell’Adorazione della Croce”. 

A questa toccante funzione che commemora la “Passione e morte di Cristo”, partecipa gran parte dei devoti “Nunziatari”.

La celebrazione durerà per buona parte del pomeriggio, in attesa dell’inizio dei riti serali del Venerdì Santo ispicese.

L’arrivo della “Cavalleria Romana” 

Verso le ore 16.30 la banda musicale ispicese sfila nuovamente per le vie di Ispica, annunziando con il suono di marce funebri l’inizio delle celebrazioni serali del Venerdì Santo ispicese, consacrato al “Santissimo Cristo con la Croce”.

Alle ore 17.00 in Piazza Santissima Annunziata arriva la cosiddetta “Cavalleria Romana” ossia figuranti vestiti da soldati romani a cavallo.

Questo rito rimembra il Venerdì Santo del 1729 durante il quale venne condotto ad Ispica l’attuale simulacro del “Santissimo Cristo con la Croce” venendo accolto da nobili e cavalieri a cavallo.

In un certo senso il rito della “Cavalleria Romana” rimarcherebbe anche il doloroso “Calvario di Cristo” mentre portava la sua pesante Croce, seguito per l’appunto da guardie romane a cavallo.

I figuranti a cavallo “presidiano” l’area tra la Piazza Santissima Annunziata e il Corso Garibaldi, in attesa dell’imminente uscita del “Patri ‘a Cruci”.

La Processione del “Santissimo Cristo con la Croce”

Verso le ore 18.00 fervono i preparativi per la processione del simulacro del “Santissimo Cristo con la Croce”, il cui trasporto rigorosamente a spalla è affidato ai membri dell’associazione “Don Bosco”.

Alle ore 18.00, la banda musicale intonerà marce funebri annunziando l’uscita in Processione del “Santissimo Cristo con la Croce”.

Il pesante fercolo verrà condotto in corteo rigorosamente a spalla dai membri dell’associazione cattolica “Don Bosco” che, espletando un faticoso voto di grazia ricevuta o per pura devozione, lo condurranno per gran parte del centro storico ispicese facendo leva sulle loro forze.

Il “Santissimo Cristo con la Croce” verrà preceduto dalla sopracitata “Cavalleria Romana” e accompagnato dall’Arciconfraternita della Santissima Annunziata e dai restanti membri dell’associazione “Don Bosco” con i loro gonfaloni azzurri.

Seguiranno il corteo anche le delegazioni dell’Arciconfraternita di Santa Maria Maggiore e dei “Fazzoletti Rossi”, e (così come avvenuto il giorno prima) da membri dell’Arciconfraternita di Sant’Antonio Abate, della Confraternita di San Giuseppe e di altre associazioni religiose cittadine (recando ovviamente vessilli e stendardi di appartenenza).

Il corteo è seguito dalla banda musicale cittadina che suonerà varie melodie funebri, dalle autorità cittadine, e da una grande moltitudine di fedeli.

La Processione del “Santissimo Cristo con la Croce” che si appresta a percorrere le vie di Ispica, è una vera e propria “Via Crucis” che coinvolge in maniera collettiva tutta la città ispicese essendone uno dei riti popolari che più la contraddistinguono, derivato da una profonda fede e dal rispetto di secolari tradizioni ancora oggi ben salde.

Il corteo partirà dalla Piazza Santissima Annunziata imboccando il Corso Garibaldi, per poi arrivare in Piazza Unità d’Italia.

Da qui la processione imboccherà la Via Roma andando verso est, dalla quale scenderà lungo Via Manzoni, dirigendosi tramite Via dei Mille verso la Via XX Settembre.

Verso le ore 20.30, da questa strada il corteo arriva all’altezza dell’imbocco di Piazza Santa Maria Maggiore, in cui avverrà il toccante incontro con la “Madonna Addolorata” venerata all’interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore (trasportata dai suddetti “Fazzoletti Rossi”), a cui seguirà un momento di raccoglimento e preghiera durante il quale ci saranno le consuete grida di invocazione in dialetto.

La processione prosegue dirigendosi nuovamente verso Piazza Unità d’Italia, dalla quale imboccherà il Corso Umberto I verso ovest, dal quale andrà verso nordovest percorrendo le Vie Andreoli, Socrate, Piero Micca e Benedetto Croce.

Da qui, tramite la Via delle Regioni, si raggiunge l’area ad ovest della Chiesa della Santissima Annunziata solcando le Vie Capri e Fratelli Bandiera, dalla quale si arriva presso il Largo Padre Paolo Ferlisi dove la processione effettuerà una sosta in cui poter pregare.

Il corteo riprende la sua marcia percorrendo la Via Fratelli Bandiera, dalla quale comincerà a solcare l’area nord della città ispicese lungo le Vie Guerrazzi, Ispica, Sant’Ilarione, dalla quale raggiungerà la parte nordorientale del centro storico cittadino nota come “Cartidduni”.

Tramite la Via Martoglio, la processione arriva in Piazza Sant’Antonio dove ci sarà un momento di preghiera legato all’incontro tra “Gesù e la Madonna” lungo la via del calvario.

Qui infatti avverrà l’incontro col simulacro della “Madonna Addolorata” venerato all’interno della Chiesa di Sant’Antonio Abate, che seguirà in corteo il “Santissimo Cristo con la Croce” essendo portato a spalla da alcuni membri dell’Arciconfraternita di Sant’Antonio Abate.

La processione riparte percorrendo Piazza II Ottobre passando di fronte all’ex Chiesa della Sciabica, per poi proseguire lungo le Vie Cantù e Goldoni immettendosi nell’estremo tratto orientale del Corso Vittorio Emanuele.

Da qui il “Santissimo Cristo con la Croce” verrà condotto lungo il tratto iniziale della S.P. 47 nota come “Strada della Barriera”.

Questo è uno dei più toccanti momenti di questa processione che qui effettua una sosta di preghiera, permettendo in maniera simbolica al “Santissimo Cristo con la Croce” di poter affacciarsi di fronte all’area di Parco Forza presso la limitrofa Cava d’Ispica, su cui era un tempo ubicata l’antica Chiesa della Santissima Annunziata di Spaccaforno (le cui rovine sono illuminate presentando un’alta Croce di legno).

Al termine della sosta di preghiera verranno accesi fuochi d’artificio del tipo “a salice piangente”, che simulano un “pianto” legato chiaramente ai supplizi provati da “Cristo” durante il suo calvario che lo condusse alla morte.

Questo “pianto” pirotecnico in maniera implicita potrebbe anche riferirsi alla non più esistente Chiesa della Santissima Annunziata dell’antica Spaccaforno, che come ben sappiamo crollò durante il terremoto dell’11 Gennaio 1693 distruggendo anche l’originario simulacro del “Santissimo Cristo con la Croce”.

La processione percorrerà l’interno Corso Vittorio Emanuele verso ovest, facendo ritorno presso la Piazza Santissima Annunziata verso mezzanotte.

Le marce funebri e le invocazioni dei devoti “Nunziatari”, accompagnano il rientro del “Santissimo Cristo con la Croce” all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata.

I portatori del “Patri ‘a Culonna” effettueranno vari giri all’interno delle navate dell’edificio sacro, per poi interno compirà vari “giri” nelle navate.

Alla fine dell’ultimo giro, il simulacro del “Santissimo Cristo con la Croce” viene riposto nel suo altare tra applausi e grida di invocazione dei devoti. 

Con questo ultimo rito, il “Venerdì Santo” ispicese volge a conclusione, ma la “Settimana Santa” cittadina si appresta ad abbandonare la solennità che contraddistingue i riti consacrati al “Cristo alla Colonna” e al “Cristo con la Croce”, per poter celebrare con fervente gioia la tanto attesa “Resurrezione di Cristo”.

Il Sabato Santo, la Domenica di Pasqua e la conclusione della Settimana Santa di Ispica

Il “Cristo Risuscitato” e il suo culto

La Domenica di Pasqua è giorno che sancisce la fine della “Settimana Santa”, che ad Ispica corrisponde alla festa consacrata al “Cristo Risuscitato” il cui simulacro è venerato all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata.

La festa in suo onore è organizzata quindi dall’Arciconfraternita di Santa Maria Annunziata, in ausilio della quale vi è l’associazione “Don Bosco”.

Questa festività però non appartiene solo alla comunità dei “Nunziatari”, ma a tutta la città di Ispica tanto che essa è vissuta con gioia e devozione anche dai “Cavari”.

Lo svolgimento di questa allegra festa, è piuttosto simile quelle celebrate durante questa giornata in gran parte dei limitrofi centri del ragusano (in particolare Modica, Scicli e Comiso), e del siracusano.

Essa comincia con i riti della notte del “Sabato Santo” culminanti con la celebrazione della “Resurrezione di Cristo”.

La festa vera e propria comincia nella mattinata della “Domenica di Pasqua”, essendo caratterizzata dall’emozionante incontro con la “Madonna Addolorata” proveniente dalla Chiesa Madre di San Bartolomeo, che avviene verso le ore 12.30 lungo il Corso Garibaldi.

La sera verso le ore 20.00 inizia la Processione serale del “Cristo Risuscitato” per le vie della città, culminante con lo spettacolo pirotecnico effettuato presso la Cava d’Ispica nei dintorni del “Parco Forza”.

Il culto al “Cristo Risuscitato” che localmente viene chiamato “U Patri”, e anch’esso molto antico e di esso si ha notizia sin dal secolo 1600.

La documentazione del medesimo periodo narra di visite pastorali e di atti di suffragio verso il “Cristo Risuscitato”.

La festa in suo onore era celebrata presso l’antica Spaccaforno, e il suo originario simulacro (molto probabilmente cinquecentesco) si salvò miracolosamente durante il crollo della prima Chiesa della Santissima Annunziata, avvenuto come già si sa durante il sisma dell’11 Gennaio 1693.

La statua di gesso venne posta all’interno della chiesa odierna, e ad essa vennero aggiunte le figure di due soldati romani sbalorditi alla vista del “Cristo Risorto” (scolpiti dallo stuccatore palermitano Giuseppe Gianforma).

Questo simulacro in venne portato in processione la Domenica di Pasqua fino agli anni 1960, durante i quali venne sostituito con una statua lignea più moderna e meno “pesante”, realizzata da una bottega artistica di Ortisei (Bolzano).

Dell’originario simulacro non si seppe più niente, ma venne ritrovato in una casa di campagna dallo storico e fotografo ispicese Salvatore Brancati, e ricondotto ad Ispica all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata nel 1999.

Oggigiorno è la nuova statua del “Risuscitato” ad uscire in Processione, essendo così protagonista dell’incontro con la “Madonna Addolorata” delle ore 12.30, e del corteo serale per il centro storico ispicese (anche se durante l’edizione di quest’ultimo del 2018, fu l’antico simulacro ad essere condotto in processione).

Nonostante la presenza del “nuovo” simulacro, il culto al “Cristo Risuscitato” rimane tale tanto che esso è divenuto l’assoluto protagonista di questa allegra festa che è la massima espressione di gioia conseguente alla “Passione e morte di Cristo”, essendo consacrata alla sua “Resurrezione” mediante la quale, secondo la tradizione cristiana, le tenebre della morte sono state sconfitte.

Va detto infine che la Domenica di Pasqua è anche il giorno in cui tutti gli ispicesi, tra cui a che i “Cavari” e i “Nunziatari”, celebrano insieme tra parenti e amici questa festività con il tradizionale “pranzo”.

Durante questo evento, che di solito viene organizzato dopo i riti mattutini della festa, vengono preparati vari piatti tipici della tradizione locale tra cui le tradizionali “Mpanati” con carne di agnello, e i dolci noti come “Palummeddi”, “Pasti Fuorti” e “Cassateddi” (vedi più giù).

Il Sabato Santo; la “Resurrezione di Cristo”

La Veglia di Pasqua del Sabato Santo e il rito della “Resurrezione di Cristo”

Passata la solennità del Venerdì Santo, con la tranquilla giornata del “Sabato Santo” la città di Ispica si prepara a festeggiare l’indomani la vivace festa della “Domenica di Pasqua”.

I riti del Sabato Santo cominciano in tarda serata, verso le ore 23.00.

In tutte le principali chiese ispicesi viene celebrata solenne “Veglia di Pasqua” comprendente la Messa comprendenti le varie benedizioni pasquali del fuoco, dell’acqua e l’accensione del cero pasquale, tramite la quale si celebra  “Resurrezione di Cristo”.

La celebrazione più importante del “Sabato Santo” avviene presso la Chiesa della Santissima Annunziata.

Durante la suddetta Messa notturna, alle ore 24.00 tra scampanii e accensioni pirotecniche avviene l’entrata di corsa del simulacro del “Santissimo Cristo Risuscitato” (noto localmente come “Lu Patri” ), che viene collocato all’interno dell’edificio sacro.

Durante ciò, al grido di “È Picciuotti!!!” gioiosamente verrà risposto dai presenti “Viva lu Patri!!!”.

Nel frattempo, lo scampanio notturno di tutte le chiese ispicesi annunziano la “Resurrezione di Cristo” che ha sconfitto le tenebre della morte.

La città si prepara così al rito più “allegro” della Settimana Santa ispicese, la festa del “Risuscitato”  celebrata la Domenica di Pasqua, che di fatto conclude i riti pasquali cittadini.

La Domenica di Pasqua – il “Cristo Risuscitato”

La Processione Mattutina e l’Incontro tra il “Cristo Risuscitato” e la “Madonna Addolorata”

Alle 08.00 di mattina della Domenica di Pasqua, la città di Ispica viene svegliata da vari colpi di cannone che annunziano l’inizio della tanto attesa festa del “Cristo Risuscitato”.

Alle ore 09.00 dalla Piazza Santissima Annunziata, la banda musicale cittadina comincerà a sfilare per le vie cittadine suonando allegre marce.

Nel frattempo, all’interno della chiesa, il nuovo simulacro del “Cristo Risuscitato” viene posto presso l’Altare Maggiore della chiesa da cui poi uscirà in Processione, mentre quello antico rimane esposto presso l’Altare posto sul transetto sinistro dell’edificio sacro.

Alle ore 10.30 circa presso la Chiesa della Santissima Annunziata comincerà la solenne Messa mattutina in onore del “Cristo Risuscitato”, alla quale parteciperà un gran numero di fedeli che daranno onore al simulacro acclamato dai fedeli ispicesi.

Allo stesso orario comincerà la Messa anche nelle altre chiese ispicesi, in particolare presso la Chiesa Madre di San Bartolomeo in cui verrà posizionato il Simulacro della “Madonna Addolorata” che uscirà in Processione alle ore 12.00.

Alle ore 12.00 un solenne scampanio e il lancio di fuochi d’artificio precede l’inizio della Processione del nuovo simulacro del “Cristo Risuscitato”, che esce dalla Chiesa della Santissima Annunziata salutato dal tripudio degli ispicesi e dal lancio di bigliettini e coriandoli colorati.

Il simulacro viene portato portato a spalla dagli esponenti dell’associazione “Don Bosco” essendo preceduto dall’Arciconfraternita della Santissima Annunziata, e accompagnato dalle altre confraternite religiose ispicesi, dalla banda musicale e ovviamente da un alto numero di fedeli.

Nel frattempo dalla Chiesa Madre di San Bartolomeo esce il simulacro della “Madonna Addolorata”, anch’esso portato a spalla.

Alle ore 12.30 presso il Corso Garibaldi di fronte all’ex Municipio di Ispica, avviene il cosiddetto “Ncuontru” ossia l’incontro tra il “Cristo Risorto” e la “Madonna Addolorata” che avviene mediante il rito della “Cursa”.

I due simulacri vengono quindi fatti incontrare tra lo sparo di fuochi d’artificio e le grida di invocazione dei devoti al seguito.

Le statue vengono condotti in corteo fino a Piazza Unità d’Italia, compiendo un giro lungo il perimetro della medesima.

I simulacri della “Madonna” e del “Cristo Risuscitato” verranno condotti in corteo fino alle loro chiese, accolti dallo sparo di fuochi e da un festoso scampanio.

La “Madonna Addolorata” entrerà all’interno della Chiesa Madre di San Bartolomeo, mentre quella del “Cristo Risuscitato” verrà ricondotta presso la Chiesa della Santissima Annunziata. 

Le statue del “Cristo Risorto” e della “Madonna” rimarranno esposte alla venerazione dei fedeli per tutta la Domenica di Pasqua.

Il Pranzo di Pasqua

Dopo le celebrazioni mattutine, nelle case ispicesi si celebra il tradizionale pranzo di pasqua con parenti e amici.

Per l’occasione vengono preparati molti piatti tipici di cui vanno citati i formati di pasta tradizionali quali i “Gnucchitti”“Cavatieddi” al sugo di carne (specie di agnello), o la tradizionale “Pasta al Forno” (lasagne, cannelloni farciti con vari ripieni di cui il tradizionale è di carne, o altri formati di pasta, il tutto disposto a strati tra ingredienti vari).

Seguono piatti a base di carne di agnello, la quale viene cotta al forno con patate o arrostita alla brace, oppure posta dentro le tradizionali “Mpanati” (grandi focacce di forma circolare farcite al loro interno con carne di agnello), e “Pastieri” (focaccine a forma di rosetta, farcite con carne di agnello macinata), che vengono preparate anche l’indomani durante la “Pasquetta”.

Tra le altre preparazioni va citato il “Falsomagro” (fetta di carne di vitello farcita con uova sode, formaggi e salumi, arrotolata e cotta in pentola con sugo di pomodoro), e il coniglio “A Stimpirata” (cotto in padella con verdure e aromi vari in agrodolce).

Tra i dolci tradizionali citiamo i “Cassateddi” (focaccine dolci a forma di raggiera, farcite con ricotta dolce e cannella), i “Ramazzati” (simili alle focaccine note come “Cucchi” aventi la forma di una rosetta, farcite anch’esse con ricotta dolce e pezzi di cioccolata), a cui si aggiungono i

Da citare inoltre gli “Agnidduzzi” e i “Palummi” ossia figure di pasta di mandorle a forma di agnelli e colombe pasquali.

Anche i biscotti duri a base di chiodi di garofano e cannella simili alle “Ossa di Morto” noti come “Pasti Fuorti” sono a forma di colomba.

Vanno menzionati infine i tradizionali “Pupi cu l’ovu”, che sono pani dolci cosparsi con zuccherini colorati e recanti al loro interno un uovo sodo intero, aventi vari formati tra cui quello più diffuso è “A Palummedda cu l’ovu”.

Questi ultimi dolci simboleggiano la nascita della vita dalle tenebre, rappresentando appieno la “Resurrezione di Cristo”.

La Processione Serale del “Cristo Risuscitato”

Dopo i riti mattutini e il consueto pranzo della Domenica di Pasqua, gli ispicesi si apprestano a partecipare alle celebrazioni serali del “Cristo Risuscitato”.

Alle ore 19.30 circa, all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata inizia la Messa serale in onore del “Cristo Risorto”, comprendendo la partecipazione di molti fedeli.

Al termine della Messa, la statua del “Cristo Risuscitato” si appresta nuovamente ad essere condotta in corteo per le vie di Ispica.

Verso le ore 20.30, gli scampanii e le accensioni dei fuochi d’artificio annunziano l’uscita del “Cristo Risuscitato”, essendo acclamato dalle consuete invocazioni in dialetto.

Il fercolo viene portato rigorosamente a spalla dai membri dell’associazione “Don Bosco”, essendo accompagnato sempre dall’Arciconfraternita della Santissima Annunziata, da esponenti delle altre confraternite cittadine e dalla banda musicale.

E ovviamente, anche un alto numeri di fedeli ispicesi segue la statua durante il festoso corteo.

La processione parte dalla Piazza Santissima Annunziata percorrendo il Corso Garibaldi arrivando presso la centrale Piazza Unità d’Italia.

Da qui il corteo imbocca la Via Roma dalla quale tramite la Via Manzoni, risale verso l’area nordorientale del centro storico ispicese arrivando in Via Cantù.

Il “Cristo Risuscitato” percorre l’estremo tratto est del Corso Vittorio Emanuele e la Via Capponi arrivando in Piazza Statella presso la Chiesa di Santa Maria del Carmine.

Il simulacro entra all’interno di questa chiesa effettuando una sosta di preghiera.

La processione riprende percorrendo la Via Capponi per arrivare presso il tratto iniziale della S.P. 47 “Traversa Barriera” verso le ore 22.00.

Qui il corteo effettua una lunga sosta affacciandosi presso la sottostante area di “Parco Forza”, perché qui verrà effettuato il sontuoso spettacolo pirotecnico presso la Cava d’Ispica (area di “Contrada Scorsone – Scalaricotta” a nordest della strada della “Barriera”).

Dopo i fuochi artificiali che durano una decina di minuti, la processione compie il tragitto di ritorno verso la Chiesa della Santissima Annunziata.

Il corteo percorrerà il Corso Vittorio Emanuele arrivando in Piazza Santissima Annunziata, accolta dal vivace scampanio.

il simulacro del “Cristo Risuscitato” verrà ricondotto così all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata, compiendo i tradizionali “giri” all’interno delle navate.

Dopo l’ultimo giro del simulacro del “Cristo Risuscitato”, avverrà il sorteggio di beneficenza che sancirà la conclusione dei riti della Domenica di Pasqua.

Terminano così i solenni riti della Settimana Santa di Ispica, ma non il periodo pasquale che si protrarrà fino alla solennità dell’Ascensione comprendendo le feste “minori” consacrate al “Santissimo Cristo alla Colonna”, al “Santissimo Cristo con la Croce” e al “Cristo Risuscitato” tutti e tre “re Picciriddi” ossia dei bambini, organizzate e curate appunto per i devoti di giovanissima età.

La Conclusione del periodo pasquale ispicese

Il Lunedì dell’Angelo e la “Pasquetta”

L’indomani della Domenica di Pasqua, viene celebrato il “Lunedì dell’Angelo” meglio noto come “Pasquetta”.

In questa giornata è usanza compiere scampagnate in famiglia o tra amici presso le villette private poste nelle contrade iblee ispicesi, o lungo l’area costiera di Santa Maria del Focallo.

Gli invitati durante questa giornata allestiscono la tradizionale grigliata a base di carni e verdure cotte alla brace.

Ad essa si affianca anche la preparazione di tradizionali pizze e focacce tipiche farcite con vari ingredienti.

Tra esse citiamo i “Mpanati” o i “Pastieri” di agnello, e vari tipi di “Cucche”, “Scacce” e “Caitti” tra i quali quello a base di fave e carciofi (tipici del periodo), a cui si aggiungono i “Cassateddi” o i “Ramazzati” con ricotta dolce.

Per l’occasione viene preparata la frittata nota come “Pisciruovu”, a base di uova sbattute, asparagi selvatici e formaggio.

In alternativa la Pasquetta viene trascorsa nei pressi dei centri limitrofi del ragusano e del siracusano.

Il “Santissimo Cristo alla Colonna dei Bambini” (primo Giovedì dopo Pasqua)

Il primo Giovedì dopo Pasqua, viene celebrato il cosiddetto “Jovassantu re Picciriddi” (“Giovedì Santo dei Bambini”) dalla comunità giovanile appartenente alla Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Questa interessante manifestazione religiosa riservata ai devoti “Cavari” di giovanissima età, non è altro che la celebrazione consacrata al “Santissimo Cristo alla Colonna” che avviene in forma “ridotta”.

Infatti i piccoli devoti porteranno in corteo una copia “leggera” del simulacro del “Patri ‘a Culonna” che ovviamente è di ridotte dimensioni.

 I riti di questa festa, anche se in forma “minore”, sono molto simili a quelli del Giovedì Santo.

Nei quartieri cittadini del centro storico o periferici, in particolare lungo la Via Professor Gaetano Curcio (area sudorientale di Ispica), i piccoli devoti “Cavari” riprodurranno il rito della “Caduta delle Porte” verso le ore 16.00, mediante il quale verrà svelato una piccola statua del “Santissimo Cristo alla Colonna”, acclamata con le consuete grida di invocazione.

All’interno della cittadina ispicese (in particolare l’area orientale della medesima), ci saranno vari gruppi di bambini che riprodurranno la suddetta festa.

Ma i riti ufficiali del “Giovedì Santo dei Bambini” iniziano verso le ore 16.30 del primo Giovedì dopo Pasqua presso la Piazza Santa Maria Maggiore, dove i giovani devoti si ritrovano sventolando bandiere e stendardi rossi.

Alle ore 17.00 arriva la piccola “Vara”, che verrà condotta all’interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore all’interno della quale avverrà il rito della discesa del “Santissimo Cristo alla Colonna” in forma ovviamente minore.

Dopo questo rito inizia la processione del “Santissimo Cristo alla Colonna dei Bambini” per le vie del centro storico ispicese, seguita da un buon numero di devoti, da rappresentanti delle altre comunità religiose ispicesi con i rispettivi vessilli, e dalla banda musicale.

Verso le ore 20.30 avviene l’incontro con la “Madonna Addolorata”.

Verso le ore 22.30 la processione del “Giovedì Santo dei Bambini” termina presso la Piazza Santa Maria Maggiore, salutata da un piccolo spettacolo pirotecnico.

Il “Santissimo Cristo con la Croce dei Bambini”  (primo Venerdì dopo Pasqua)

Il primo Venerdì dopo Pasqua, viene celebrato il “Santissimo Cristo con la Croce dei Bambini” da parte dei giovanissimi devoti “Nunziatari”, appartenenti alla comunità parrocchiale della Chiesa della Santissima Annunziata.

Questa ricorrenza è la forma ridotta del “Venniri Santu” consacrato al “Santissimo Cristo con la Croce”, essendo appunto definita “U Venniri Santu re Picciriddi”, durante la quale viene portata una versione “leggera” del corrispettivo simulacro da devoti di giovane età, che verrà sempre portata a spalla.

I riti cominciano alle ore 18.00 in Via Salso (periferia occidentale di Ispica), con il raduno dei giovani “Nunziatari” e i loro vessilli azzurri, proseguendo con la conseguente traslazione della “Vara” delle ore 18.45.

La festa inizia con la riproduzione del rito della “Caduta delle Porte” che avviene sempre in Via Salso verso le ore 19.00, tra le consuete invocazioni in dialetto.

Dopo le ore 19.00 la piccola statua viene condotta in corteo dai piccoli “Nunziatari” per le vie di Ispica, seguita da un buon numero di devoti, da rappresentanti delle altre comunità religiose ispicesi, e dalla banda musicale.

Verso le ore 21.45 avviene l’incontro con la “Madonna Addolorata”.

Alle ore 22.00 circa, la processione arriva in Via Salso, concludendosi con un piccolo spettacolo pirotecnico.  

Il “Cristo Risuscitato dei Bambini” (prima Domenica dopo Pasqua)

La prima Domenica dopo Pasqua, nota come “in Albis”, è contraddistitna da solenni Messe celebrate durante l’arco della giornata all’interno delle chiese ispicesi.

Ma in questo giorno viene celebrata la solennità del “Cristo Risuscitato dei Bambini”.

Questa festa  è chiaramente la versione “ridotta” dei riti celebrati durante la Domenica di Pasqua.

Tramite essa viene celebrata una copia più piccola (e ovviamente più leggera) della statua raffigurante appunto il simulacro del “Cristo Risuscitato” venerato all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata.

La statua viene condotta in processione all’interno della città di Ispica dai giovanissimi devoti “Nunziatari”, anch’essa a spalla. 

I riti cominciano alle ore 20.00 presso la Via Sardegna, con l’arrivo dei giovani devoti, che intonano grida di invocazione verso la statua.

Alle ore 20.30 inizia la processione del piccolo simulacro raffigurante il “Cristo Risuscitato”, seguito da rappresentanti di altre comunità religiose ispicesi, dalla banda musicale e ovviamente da molti devoti.

Verso le ore 21.15 avviene l’incontro col simulacro della “Madonna Addolorata” mediante il rito simile a quello che avviene verso le ore 12.30 della Domenica di Pasqua in Corso Garibaldi.

Il corteo si incamminerà per buona parte dell’area periferica occidentale di Ispica, in cui nei pressi del campo sportivo “Moltisanti” avverrà un breve spettacolo pirotecnico.

La processione si conclude nuovamente in Via Sardegna verso le ore 21.30.

Le “Sette Allegrezze di Maria”, l’Ascensione e la fine dei riti pasquali ispicesi

Il periodo dopo Pasqua, o per meglio dire durante i sette Mercoledì posteriori ad essa, all’interno della Chiesa di Santa Maria del Carmine vengono celebrate le “Sette Allegrezze di Maria”, mediante le quali si celebra il dogma delle corrispettive “Gioie” mariane in contrapposizione agli altrettanti “Dolori” (per saperne di più clicca qui).

Questa ricorrenza infatti rimarca chiaramente la “felicità” della “Madonna” alla notizia della “Resurrezione di Cristo” suo figlio.

La celebrazione delle “Sette Allegrezze” avviene all’interno della Chiesa consacrata alla “Madonna del Carmine” di Piazza Statella, mediante la recita del Rosario alle ore 18.00 / 18.30 circa, seguita dalla Messa delle ore 19.00 / 19.30.

L’ultimo giorno mediante il quale si celebrano le “Sette Allegrezze”, dopo la Messa delle ore 19.00 / 19.30 circa, i devoti presenti escono in corteo lungo il limitrofo quartiere del Carmine, portando in processione l’Ostia consacrata.

Dopo questo rito termina la solennità delle “Sette Allegrezze di Maria”.

All’interno del suddetto periodo, quaranta giorni dopo la Domenica di Pasqua si celebra la solennità dell’Ascensione, consacrata alla “Salita di Cristo al cielo” (per saperne di più clicca qui).

Questa giornata prevede solenni Messe celebrate all’interno delle principali chiese di Ispica mediante le quali si commemora appunto “L’Ascensione di Cristo”.

Durante la Domenica dell’Ascensione, in molti compiono scampagnate o passeggiate fuori porta.

Con l’Ascensione, in occasione della quale i simulacri del “Santissimo Cristo alla Colonna”, del “Santissimo Cristo con la Croce” e del “Cristo Risuscitato” sono posti all’interno degli altari delle loro chiese d’appartenenza (essendo svelati poi in varie occasioni durante l’anno), si conclude il lungo periodo pasquale ispicese, che comprende le principali manifestazioni sacre della cittadina di Ispica.

I riti pasquali legati ai “Santissimi Cristi” ispicesi verranno celebrati l’anno seguente, durante il quale la comunità cittadina formata da “Cavari” e “Nunziatari” potrà nuovamente acclamare i loro simulacri, mantenendo vive tradizioni secolari che rendono la Pasqua Ispicese una delle più importanti feste religiose della Sicilia.

Le processioni straordinarie dei “Santissimi Cristi di Ispica”

Lo “scambio di visite” dei “Santissimi Cristi” all’interno delle Chiese di Santa Maria Maggiore e della Santissima Annunziata, e le Processioni straordinarie verso l’antica città di Spaccaforno

In occasione di eventi straordinari tra cui giubilei universali della chiesa cattolica, o particolari commemorazioni o eventi storici, le statue raffiguranti il “Santissimo Cristo alla Colonna” e il “Santissimo Cristo con la Croce” vengono condotte all’interno delle chiese “opposte” durante i sopracitati riti della “Settimana Santa” di Ispica.

Il “Santissimo Cristo alla Colonna” viene condotto all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata durante la solennità del “Giovedì Santo”, mentre il “Santissimo Cristo con la Croce” invece raggiunge la Chiesa di Santa Maria Maggiore l’indomani in occasione dei riti del “Venerdì Santo”.

I due simulacri, sempre in occasione di eventi speciali, durante le ricorrenze in loro onore possono anche essere condotti presso le rovine dei preesistenti edifici sacri dell’antica Spaccaforno (area archeologica di Parco Forza lungo la Cava d’Ispica), all’interno delle quali nacque la venerazione e di conseguenza i riti in loro onore.

Infatti la statua del “Santissimo Cristo alla Colonna” viene condotta presso l’area della Chiesa Rupestre di Santa Maria della Cava laddove un tempo era posto l’edificio sacro consacrato al “Crocifisso di Spaccaforno”, mentre la statua del “Santissimo Cristo con la Croce” viene invece traslata all’interno del “Fortilizio” presso le rovine della prima Chiesa della Santissima Annunziata.

Le Processioni Straordinarie della statua di “Sant’Ilarione da Gaza” della Chiesa di Santa Maria della Cava

Il Culto a “Sant’Ilarione da Gaza” e le Processioni straordinarie della sua statua

In occasioni straordinarie o durante i giubilei universali della chiesa cattolica, durante il periodo pasquale, il simulacro di “Sant’Ilarione da Gaza” posta dentro la Chiesa di Santa Maria della Cava viene condotto in processione dalla Cava d’Ispica al centro urbano cittadino.

Ciò avviene di solito la notte tra il Mercoledì e il Giovedì Santo, durante il pellegrinaggio dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore verso il sito in cui era posta l’antica Chiesa del Crocifisso dell’antica Spaccaforno (di cui oggi rimane solo la cappella rupestre di “Santa Maria della Cava”).

Il pellegrinaggio termina presso la Chiesa di Santa Maria della Cava, all’interno della quale è posta la statua di “Sant’Ilarione da Gaza” (per saperne di più sulla sua vita clicca qui).

Dopo una breve preghiera, la statua di “Sant’Ilarione” viene portata a spalla in processione dai membri dell’associazione cattolica “Fazzoletti Rossi, risalendo la strada che mette in collegamento l’area di Parco Forza con l’odierna cittadina ispicese.

Nel 2016 in occasione del “Giubileo della Misericordia”, la statua di “Sant’Ilarione” venne condotta ad Ispica durante la notte tra il Mercoledì e il Giovedì Santo.

Allora si tenne la “Via Crucis” cittadina notturna lungo le principali vie del centro storico ispicese, che terminò in Piazza Santa Maria Maggiore, presso la quale si tenne la rievocazione storica su “Sant’Ilarione”, l’Eremita della Cava d’Ispica che adorava il “Crocifisso” che ora forma il gruppo scultoreo del “Santissimo Cristo alla Colonna”.

La statua di “Sant’Ilarione” verrà poi riportata privatamente presso la sua chiesa di appartenenza.

Per informazioni più dettagliate sulla Pasqua Ispicese visitate i siti web annunziata-ispica.it (pagina facebook), associazionecattolicadonbosco.it (pagina facebook), e le pagine facebook Parrocchia Santissima Annunziata – Sant’Antonio Abate, Basilica – Parrocchia Santa Maria Maggiore, Arciconfraternita “Santa Maria Maggiore”, Associazione Cattolica “Fazzoletti Rossi”, “Jovassantu re picciriddi”, Santuario della Madonna del CarmineVicariato di Ispica, Ispica in Festa e Settimana Santa Barocca.

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