Ispica, Piazza Statella

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Ispica

Piazza Statella
(Quartiere “Carmine – Orto Moltisanti – Orto Silvia”)

Al termine del Corso Vittorio Emanuele, presso l’imbocco della Via Barriera (strada che conduce alla sottostante area di “Parco Forza” posta presso la Cava d’Ispica), proseguiamo verso est lungo la Via Capponi.

Da questa strada raggiungiamo a nostra volta la Via Carmine, attraversando il più piccolo ma allo stesso tempo interessante e pittoresco quartiere del centro storico ispicese, quello del “Carmine”.

Questo quartiere un tempo formava assieme alla limitrofa zona di Sant’Antonio, meglio nota come “Cartidduni”, la parte alta dell’antica città di Spaccaforno collocata all’interno della Cava d’Ispica e crollata in seguito al terremoto dell’11 Gennaio 1693.

Esso è abbarbicato in posizione scenografica sullo sperone roccioso nordorientale del Colle Calandra posto tra la Cava d’Ispica a nord e la piccola Cava Tuono a sud noto appunto come “Cozzo Carmine”, le cui pareti rocciose presentano varie rovine rupestri (facenti parte dell’area archeologica della Cava d’Ispica).

Il “cuore” del quartiere è rappresentato dalla larga Piazza Statella posta al termine della Via Carmine.

Si tratta di un’ampia piazza che, anche se funge da punto di incontro per coloro che abitano nei paraggi, è sicuramente la più “tranquilla” della città.

Qui è ubicato il Convento di Santa Maria del Carmine con la limitrofa Chiesa.

Questo edificio sacro del 1534 ma ricostruito in stile tardo barocco nel 1730 dopo il suddetto sisma, che per l’appunto da il nome a questa interessante area del centro storico ispicese, è consacrato alla “Santa Patrona” cittadina.

Il Convento del Carmine, oggi sede del Monastero delle Suore Domenicane del Sacro Cuore di Gesù, verso la fine del secolo 1800 ospitò lo scrittore Luigi Capuana nei suoi soggiorni presso la cittadina ispicese.

Proprio qui Luigi Capuana trovò l’ispirazione per la stesura di uno dei suoi più celebri romanzi, “Profumo”.

Il limitrofo quartiere del Carmine è formato da vicoletti e scalinate che si affacciano sulla limitrofa Cava d’Ispica che possiamo ammirare dal “belvedere” della Via Parini, oppure dalla Piazza Statella stessa (da cui si raggiunge la suddetta via), o costeggiando le stradine che affiancano il Convento del Carmine.

Qui vi sono vari edifici di cui i più antichi sono di origine medievale con rifacimenti settecenteschi, ma non mancano neanche edifici in stile liberty, tra cui va citato quello posto in Piazza Statella che funge da sede del “Centro Documentale Cava d’Ispica”.

Possiamo inoltre ammirare a sud la confluenza tra la Cava d’Ispica e la piccola “Cava Tuono” posta a sud del quartiere del Carmine che delimita l’area nota come “Santa Maria di Gesù” in cui è posto l’omonimo Convento.

A nord invece vi è l’imbocco della S.P. 47 nota anche come “Strada della Barriera” che conduce presso la Cava d’Ispica all’ingresso del “Parco Forza” ossia dell’area archeologica in cui vi sono le rovine dell’antica città ispicese.

Presso le propaggini del quartiere del Carmine che si affacciano sulla Cava d’Ispica vi sono due aree rurali note come “Orto Moltisanti” e “Orto Silvia”.

  L’Orto Moltisanti, che prende il nome dalla suddetta famiglia, fu teatro di un tristissimo fatto di sangue avvenuto il 9 Luglio del 1943 che riguardò l’esecuzione sommaria di due soldati; l’ispicese Carmelo Lissandrello e il giarratanese Giorgio Avola per ordine del comando fascista di Ispica.

I due soldati vennero ritenuti erroneamente colpevoli di diserzione mentre in realtà erano reduci da una battaglia disputata presso il litorale ispicese di Santa Maria del Focallo  contro l’esercito angloamericano presso le coste siciliane durante la cosiddetta “Operazione Husky” (che riguardava appunto lo sbarco delle truppe angloamericane presso le coste meridionali della Sicilia).

Dopo il loro arresto vennero fucilati appunto presso il suddetto “Orto Moltisanti” (corrispondente al retro del Convento del Carmine), ma da lì a poco la città di Ispica cadde in mano dell’esercito angloamericano.

La popolazione si vendicò di coloro che condannarono a morte i due soldati facendo arrestare e processare tutto il comando fascista di istanza ad Ispica, su tutti il comandante Camillo D’Apollonio, colpevole di aver condannato a morte i due reduci nonostante in molti volessero che fossero graziati.

Presso una limitrofa grotta (al cui interno con molta probabilità si nascondeva lo stesso comandante D’Apollonio), è posta una stele che commemora questo increscioso fatto di sangue.

Prospiciente allo sbocco della Cava Tuono, vi è posto l’altopiano di Orto Silvia (localmente denominata “A Silva” o “Ortu Silvia” ), che comprende vari terrazzamenti di proprietà privata, all’interno dei quali sono posti i ruderi della chiesa semi rupestre di “Sant’Anna” (vedi sezione riguardante la “Cava d’Ispica” per saperne di più).

Il quartiere del Carmine, e in special modo la Piazza Statella, si animano nel periodo in cui ricorrono i festeggiamenti patronali in onore della “Madonna del Carmine”.

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