Lentini, Chiesa di Santa Lucia o di Gesù e Maria

La Chiesa di Santa Lucia (consacrata anche a “Gesù e Maria”) è situata nella Via Regina Margherita tra la scalinata di Via Teocle e il Palazzo Fuccio – Sanzà; essa venne costruita nel secolo XVIII ed è una delle prime chiese costruite nella città lentinese per volere dei devoti a “Santa Lucia di Siracusa”, che a quel tempo era piuttosto venerata a Lentini anche se dopo il culto si spense anche se “Santa Lucia” era però molto venerata nella limitrofa cittadina di Carlentini dove tuttora è considerata come la “Santa Patrona”.


La facciata della Chiesa di Santa Lucia.

La facciata a torre di questa chiesa è caratterizzata da un sontuoso portale d’ingresso sormontato da un ampio timpano spezzato retto da due colonne in stile tuscanico. Sopra la finestrella rettangolare vi è la bella torretta campanaria formata da tre celle arcuate dentro cui vi sono le belle campane bronzee. Essa è decorata da mensoline in pietra liscia che fungono da piccole trabeazioni.

L’interno della chiesa presenta un’unica Navata decorata da piccole decorazioni in stucco di cui citiamo il cartiglio posto appena prima l’area del presbiterio sorretto da Angeli svolazzanti. Qui possiamo ammirare gli Altari votivi recanti belle opere d’arte sacra tra cui citiamo la presenza di tele settecentesche che raffigurano “Gesù e Maria”, “La Madonna Addolorata” e “Sant’Antonio Abate”; è presente anche un “Crocifisso” ligneo, L’Altare Maggiore in marmo reca sulla sua sommità la bella statua che raffigura “Santa Lucia di Siracusa”, la “Santa” maggiormente venerata in provincia assieme a “San Sebastiano”.

(Il sottostante testo è stato inviato da Angelo Alcamo)

Prima del terremoto del 1693 la chiesa di Gesù e Maria di Castelnuovo era molto elegante e ricca che portava il titolo delle 33 ore, perché ogni venerdì vi si recitava con molto concorso di popolo la corona delle “Cinque piaghe di Gesù”. Dopo il terremoto fu rifabbricata nello stesso sito di via Regina Margherita conservando il titolo di “Gesù e Maria”, vi fu eretto anche un altare alla vergine e martire siracusana “Santa Lucia”, la cui chiesa era stata distrutta e ne fu affidato il culto ad una confraternita, eretta ad opera pia riconosciuta dalle leggi civili del 1822. In precedenza nell’attuale Via Santa Lucia esisteva un’Abbazia dedicata alla vergine siracusana e il titolo fu aggregato a questa chiesa con diploma reale del 2 maggio 1841 con beneficio ecclesiastico. Ne fu abate don Ascenzio Tedeschi da Catania, eletto dal nobile Giacomo Paternò – Asmundo con atto del 30 giugno 1811 e confermato col privilegio della Corte Vescovile di Siracusa del 7 giugno 1812.
Santa Lucia è venerata anche dal popolo lentinese perché secondo una tradizione antichissima sostò a Lentini con la madre, trovando riparo in una grotta e vi riposarono per una notte. Orgoglioso di tanta gloria prestò alla Santa un fervoroso e tenerissimo culto, innalzando un tempio accanto a quella grotta** che fu eretto ad Abbazia con decreto papale da Innocenzo X, dato a Roma nel 1650 nella Basilica di Santa Maria Maggiore.

Fu primo abate Padre Francesco D’Amico. All’interno della piccola chiesa è da notare: l’altare maggiore in cui è posta la bella statua della Santa, tutto in marmo pregiato con pietra ad intarsio e qui traslato, prima si trovava nella chiesa dedicata a Santi Sebastiano e Antonio Abate. Quella chiesa era importante perché ogni anno fino al 1922, il 20 gennaio, usciva da lì, la processione con la statua del bi-martire “San Sebastiano” che oggi si trova nella chiesa di “San Francesco di Paola”. Successivamente l’area dell’edificio fu adibita ad asilo comunale (giardino d’infanzia) oggi divenuta biblioteca.
Nelle pareti laterali della chiesa si notano quattro altari con tele di pittori di scuola settecentesca: nel primo è raffigurata la “Madonna con i 7 dolori”, nel secondo vi è un “Crocifisso” salvatosi dal terremoto del 1693, dal lato di destra vi è una tela che raffigura “San Filippo Neri”, a seguire una tela di vaste proporzioni raffigura Gesù e Maria, commissionata dal Rev. Sac. Filippo Amato, datato 1801, dopo di questi vi è una nicchia dove è conservata una croce lignea che porta i simboli della “Passione di Cristo”, anticamente usata per la processione del Venerdì Santo. All’interno della chiesa, guardando in alto sulla volta dell’abside, si nota un festone in stucco tenuto ai lati da due angeli, che riproduce la seguente iscrizione in latino:

(Traduzione) Nell’anno 1622, questo tempio fu dedicato dagli antichi confratelli al Nostro Salvatore e alla Vergine Madre di Dio. Recentemente, invece dalla confraternita, nel 1878 è stato ampliato ed abbellito.

** All’interno della grotta vi era un affresco che rappresentava Santa Lucia, successivamente fu trasformata in stalla e poi inglobata come pozzo nero in un edificio. La venerazione dei fedeli per il luogo sacro non venne meno con la scomparsa della grotta e dell’immagine della Santa. Infatti, secondo la testimonianza del nostro concittadino Antonino Bonfiglio, sino al 1924, durante la solennità del “Corpus Domini”, gli abitanti del luogo allestivano un altarino che veniva visitato dal clero che vi entrava in processione con il “Santissimo Sacramento”. Il sito non è più visibile perché sovrastato dall’espansione edilizia; il punto esatto si troverebbe tra la traversa di Via Pasubio e l’attuale via Santa Lucia. Successivamente fu scoperto dal Prof. Paolo Orsi un altro affresco di Santa Lucia sul colle Tirone nell’area archeologica del Castellaccio che lo segnalò alla Sovrintendenza dei Beni Culturali di Siracusa e il Toesca lo cita nella sua storia dell’arte italiana.

Al centro del pavimento della chiesa, opera del piastrellista Vincenzo Romano vi è una tomba che conserva i resti mortali del governatore della confratria Gregorio Zuccalà; sopra la lapide marmorea è inciso il seguente testo in latino:

“D.O.M
SODALES HUIUS PER ANTIQUAE
ECCLESIAE VIRGINI MATRI;
ORBISO REPARATORI EJUS
FILIO DICATAE AB ANNO
1622
HANC QUOS VIVOS CONCORS
FRATERNITAS JUNXIT;
MORTUOS DISCORS RESOLUTIO
DISSOLVERET.
HIC UNA CONDIVOLUERE
COLONUS GREGORIUS,VERO ZUCCALA’
GUBERNATOR,
HOC MARMORIO LAPIDE
IN MAXIMI AMORIS,
ERGA ECCLESIAM,
EXIGUUM,INDICEM PROPRIIS

SUMPTIBUS
ANNO 1797
IPSAM ADORNANDAM CURAVIT.
SUB PEDIBUS REGINA TUIS,NOS
SISTERE TUTUM EST.
POSCIMUS AD NATUM VIRGO BEATA
TRAHAS.”

(Traduzione)

“A Dio Ottimo Massimo
I suoi confratelli dell’antica chiesa della Vergine Madre e i restauratori di questo loculo, con la confraternita riunita, nell’anno 1622 decisero di dedicare questa dimora di riposo al proprio Figlio per dissipare ogni dubbio.
Il colono Gregorio, in verità il governatore Zuccalà, in unione di intenti e d’accordo con la Chiesa, a proprie spese nell’anno 1797, con grande amore ristrutturò questa lapide marmorea, sistemando la stessa, sotto l’altare della Regina, (la Vergine Madre), alla presenza di tutti noi, in modo che la Vergine Beata, lo porti alla resurrezione.”

Ai lati del sepolcro vi sono incisi 6 versetti biblici, che sono tratti: 4 del Libro di Tobia, 1 da un salmo e 1 dal Profeta Isaia, così elencati:

“IN CARNE MEA VIDEBO SALVATOREM MEUM
TB. 19.”
(Nella mia carne vedevo il mio Salvatore”).

“IN FLAGELLA
PARATUS SUM.
(“Nel castigo sono stato preparato”).

“PS. 37.18
QUASI CORONAM
MIHI.”
(“A me come corona”).

“TB. 30.3
ELEMOSINA
A MORTE LIBERAT.”
TR .
(L’elemosina libera dalla morte”)

“TB. 12.9
CUM GAUDIO

SEPELLERUNT EUM.”
(“Con gioia lo seppellirono”)

“TB. 14.15
IN SILENZIO, ET SPES FORTITUDO EIUS.”
“”Nel silenzio e nella speranza la loro forza”).
IS.30,1

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