*Lentini, Rovine Rupestri e Basilica di Monte San Basilio

Lentini

*Rovine Rupestri e Basilica di Monte San Basilio

Dalla SS 385 Catania – Palagonia, percorriamo la S.P. 69II per raggiungere la SS 417 Catania – Gela attraversando una piccola valle formata dai rilievi di Contrada Serravalle (ad ovest) e San Basilio – Casale (ad est), in quest’ultimo rilievo è posto uno dei siti archeologici più importanti della Sicilia orientale, noto come Basilica o “Colonne” di San Basilio, per la presenza dei ruderi di un’antica costruzione di origine bizantina che molto probabilmente formava la navata di una Basilica rinvenuta grazie agli scavi di parecchi archeologi (tra cui anche Paolo Orsi che studiò le rovine della Sicilia orientale). Il sito archeologico è raggiungibile da una vecchia “Regia Trazzera” posta presso un bivio che a sinistra conduce in Contrada Serravalle (e quindi sulla Statale CT – Gela) e a destra conduce in Contrada Agnelleria (zona agricola posta a nord del Monte San Basilio). Seguendo il ripido sentiero scaliamo il monte salendo verso l’area archeologica di San Basilio.

Si tratta di un vasto sito archeologico formato da vari ruderi di varie epoche che secondo alcuni studiosi sarebbero appartenuti all’insediamento abitativo citato dallo storico greco Tucidide noto come “Brikinnai” (“Bricinna”) nella sua opera riguardante la “Guerra del Peloponneso” combattuta tra Sparta e Atene anche in Sicilia; questa città secondo le testimonianze storiche passate era posto nella parte meridionale della Piana di Catania, ma non si sa in quale punto preciso. Molti affiancarono “Brikinnai” alle rovine di San Basilio ma in maniera piuttosto erronea. Secondo altri archeologi le rovine sarebbero appartenute ad un altro insediamento noto come “Euboya”, il cui nome però storicamente è legato alla cittadina di Licodia Eubea. È certo che il sito sul Monte San Basilio era di origine neolitico – sicula ed era compreso da insediamenti abitativi rupestri e no (capanne) di cui l’area cimiteriale è posta nel limitrofo sito di Cozzo della Tignusa, a sud dell’area di San Basilio (vedi pagina precedente) anche se successivamente venne creata una seconda necropoli a fossa posta sul piccolo colle. Il sito venne poi abitato in epoca greca divenendo un insediamento agricolo – militare (che come detto prima potrebbe essere la “Brikinnai” citata da Tucidide) e durante il periodo romano. Nel periodo bizantino il sito venne popolato da una comunità che riadattò le “Colonne di San Basilio”, una struttura (militare?) formata da varie colonne adibendola a vera e propria “Basilica”, che tuttora sono la principale attrazione archeologica dell’area.

Dopo aver percorso la “Trazzera” che si inerpica sulla sommità del Colle San Basilio (noto anche come “Monte Casale”), troviamo il preesistente insediamento siculo formato da vari fori per capanne posti sulla sommità del rilievo di matrice vulcanica ma anche di grotte utilizzate come abitazioni rupestri (forse anche come catacombe). Nei paraggi vi sono le rovine di epoca greca comprendenti le mura dell’insediamento abitativo, le fondamenta di alcune abitazioni e templi (di cui uno il cui culto veniva attribuito alla dea Demetra le cui rovine sembrano essere quelle meglio conservate nonostante tutto), i resti di una vasta “Latomia” (cava di pietra formata da pareti regolari) e un’interessante Necropoli a fossa dove peraltro è stata ritrovata dall’archeologo Paolo Orsi un’armatura bronzea detta “Del Duce Ignoto” (esposta al Museo Archeologico di Siracusa).

Le rovine più importanti sono date però dalle “Colonne di San Basilio”, un agglomerato semi rupestre formato da grotte e da imponenti colonne di pietra che sorreggono la volta di quest’edificio (in parte interrata) che miracolosamente è rimasto intatto. Si tratta di un sito molto enigmatico unico in Sicilia ed in Italia (e ancora poco conosciuto) di cui ancora se ne discute l’utilizzo. Secondo l’archeologo Paolo Orsi doveva trattarsi di una cisterna sotterranea per immagazzinare le acque provenienti dalle fonti limitrofe o dalle precipitazioni; anche se la struttura sembrerebbe di tipo militare (fortezza?) e sicuramente non si tratterebbe di un tempio. Si sa solo che questo edificio venne trasformato dai Bizantini in un’importante Basilica con annesso Convento rupestre consacrata a “San Basilio Magno” di cui rimangono tracce di affreschi posti nelle colonne e nelle grotte sottostanti. Possiamo ancora ammirare la struttura di queste colonne con pilastro che termina con un travone di appoggio formando una lunga “T”, il tutto disposto in ordine geometrico formando vari stanzoni quadrangolari. Un altra Chiesa Rupestre, molto più piccola, è posta in un’area adiacente alla costruzione megalitica e presenta un ambiente formato da varie nicchie arcuate scavate nella roccia (una “catacomba” rimasta incompiuta?). Il sito sarebbe stato frequentato sino al tardo medioevo.

Le rovine più recenti sono quelle di antichi insediamenti rurali di cui caseggiati ormai diroccati e tracce di terrazzamenti e strade carraie poste lungo il colle. Da qui possiamo ammirare un ottimo panorama della Piana di Catania con la città catanese su cui sullo sfondo è posta l’Etna.

Il sito è ancora sotto studi archeologici ed in parte ancora interrato, ma è possibile visitarlo facendo attenzione nel percorrere i sentieri limitrofi.

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