Parco Archeologico di Leontinoi, Ruderi del Castellaccio di Lentini (Rovine del Castello Medievale di Lentini – Chiesa Rupestre di Santa Lucia – Chiesa del Castello – Torri del Castellaccio – Grotta della Palla – Ipogeo Interno)

Dal centro storico di Lentini imbocchiamo la Via Bricinna uscendo dal centro abitato andando verso sudest; dopo aver superato la Chiesa Rupestre di San Giuliano alla nostra destra, superiamo un tornante che ci immette presso la sommità del Colle Tirone (nei pressi del quartiere “Roggiu”) in cui sono posti i ruderi del castello medievale di Lentini, meglio noto come “Il Castellaccio” (localmente “U Castiddazzu”) la cui torre (ormai diroccata) è assieme al “leone” (da cui deriva il nome “Leontinoi” e quindi “Lentini”) è considerata come il “simbolo principale” della città (che compare nello stemma comunale). Esso è raggiungibile anche dal Quartiere “Roggiu” tramite le Vie San Giovanni, Castel Bricinna e Tirone.


Il sito posto a nord del Colle Tirone in cui sono poste le rovine del Castellaccio di Lentini.

Il Castellaccio (chiamato così perché era una fortezza inespugnabile) è uno dei principali siti archeologici posti in prossimità della città di Lentini assieme all’adiacente zona delle Chiese Rupestri (di cui una inglobata anche all’interno del sito del Castellaccio) e a quello di Leontinoi – San Mauro – Metapiccola (anche se altre rovine archeologiche di epoca medievale stanno man mano affiorando grazie a studi o ritrovamenti casuali attorno all’area sudorientale di Lentini, quindi in prossimità del Castellaccio) però rappresenta il principale rudere medievale della città lentinese ed anche uno dei maggiori siti archeologici che testimoniano la distruzione del sisma che l’11 Gennaio 1693 distrusse l’intera Sicilia sudorientale non risparmiando neanche Lentini e il suo possente castello.

Le notizie su questo castello risalgono fin dall’epoca della dominazione sveva di Lentini quando esso era noto col nome di “Castrus Vetus” (“Castello Vecchio”). Esso fu fatto costruire per volere dell’imperatore Federico II per difendere i possedimenti lentinesi incaricando della costruzione del sito militare l’ingegnere Riccardo da Lentini. Non si tratterebbe di un sito militare costruito sul nulla ma il miglioramento di vecchie fortificazioni arabe e sveve con la conseguente costruzione di una grossa fortezza militare che fungeva da carcere, “municipio” e anche da luogo sacro (vista la presenza di una Chiesa all’interno del sito, secondo gli storici); ma non era l’unico “Castello” poiché più ad ovest era posto il “Castello Nuovo” (“Castrum Novum”) che, pur essendo sempre una fortezza, svolgeva funzioni più “residenziali” (si dice che qui dimoravano i “Signori di Lentini”), che crollò nel 1500 in seguito ad un terremoto altrettanto grave come quello che nel 1693 distrusse Lentini e appunto il Castellaccio; questo castello già compromesso dal sisma cinquecentesco venne in parte demolito svolgendo le semplici funzioni di bastione difensivo anche perché la città cadde in una grave crisi e molti preferirono spostarsi nella limitrofa città fortificata di Carlentini.

Già da parecchi secoli prima il Castello Vecchio di Lentini venne utilizzato inizialmente come carcere dove poi vennero imprigionati gli avversari della città leontina, ma in seguito il “Castrum Vetus” divenne famoso per gli avvenimenti bellici che riguardarono Lentini, tra i quali le vicende dei Vespri Siciliani che videro Lentini e il suo castello assediati dalle truppe angioine e aragonesi (in cui venne ucciso anche il signore di Lentini Papirio Comitini per essere stato filoangioino) ma va citato anche l’assedio mosso da Artale Alagona, guerriero siciliano (e fondatore della limitrofa   Francofonte) che voleva impossessarsi del territorio leontino considerato a quel tempo zona strategica perché da lì si potevano controllare i traffici mercantili e militari tra la Sicilia settentrionale e meridionale. Molte furono le famiglie nobili che abitarono questo castello, tra le più importanti troviamo proprio gli Alagona, i Chiaramonte, i Ventimiglia, i Gargallo (famiglia di origine siracusana che possiede ancora il titolo nobiliare di “Castel Lentini”, di cui va citato Vincenzo Gargallo di Castel Lentini, capostipite dell’omonima famiglia) e i Fazello, ultimi possessori del castello. Il Castellaccio, dopo l’edificazione delle mura cinquecentesche del limitrofo sito abitativo – militare di Carlentini (città – fortezza fatta erigere per volere dell’imperatore Carlo V di Borbone per controllare l’area limitrofa e scongiurare attacchi dei pirati saraceni alle coste tra Siracusa e Catania) perse gran parte della sua importanza militare mantenendo solo funzioni carcerarie ed amministrative. Il Castellaccio venne raso al suolo dal terremoto del 1693 e da allora giace in rovina rimanendo impraticabile per un lunghissimo periodo di tempo fino a quando molti studosi ed archeologi andarono ad esplorare la zona facendo rinvenire man mano le rovine e gli ambienti sotterranei di questo castello.

I ruderi del “Castellaccio” attendono ancora un restauro conservativo degno di nota (in particolare delle aree limitrofe che sono ancora impraticabili) anche se sono stati aperti sentieri, sono state antropizzate le aree più importanti del sito e sono stati posti cartelli e stand informativi per facilitare le visite ai turisti. Va anche detto che durante alcuni scavi archeologici sono stati rinvenuti dei cadaveri ormai scheletriti (le cui ossa erano molto compromesse) molto probabilmente rimasti uccisi in seguito al crollo del castello avvenuto nel terremoto del 1693.

Il nucleo della fortezza è posto a centro di un terrazzamento piatto situato in mezzo agli agrumi e alla vegetazione circostante collocato tra il Colle Tirone a nord e il Colle Lastrichello (altra propaggine del Colle San Mauro) a sud, divisi da un fossato difensivo con ai margini resti di fortificazioni murarie e di camminamenti in cui molto probabilmente erano poste trappole per i nemici, Va detto che gran parte delle mura del Castellaccio sono state costruite inglobando fortificazioni e muri di epoca greca (si pensa che quest’area ospitasse un sito simile al “Castello Eurialo” di Siracusa, ossia una specie di “fortezza difensiva” di epoca greca posta al centro delle mura che cingevano l’antica Leontinoi).


Le mura difensive del Castellaccio di Lentini.

Il lato settentrionale del Castellaccio è quello più compromesso in cui restano solo porzioni di mura difensive (e forse anche di una porta che metteva in comunicazione la città di Lentini col castello). Qui forse era collocata la Chiesa del Castellaccio in cui veniva venerata la “Madonna del Castello” (Compatrona di Lentini il cui quadro è posto presso la Chiesa di Sant’Alfio) visto che è stato ritrovato un basamento murale semicircolare. Qui era posta anche una grossa torre posta su un bastione triangolare che era quella che si affacciava su Lentini, che ancora oggi compare nel suo stemma comunale. Poco più a valle al di fuori del sito del Castellaccio vi sono altre rovine (i vecchi Monasteri di Lentini di Santa Chiara e della Santissima Trinità?).

Sul lato orientale sono evidenti i resti di epoca greca in cui si sono sovrapposti i muri medievali su piccole grotte (una Necropoli rupestre?) rese poi funzionali al castello (ospitavano cisterne, magazzini e stanze segrete); molte di esse sono inesplorate e potrebbero essere unite tra loro tramite cunicoli murati che si collegano al sito sotterraneo del Castellaccio (vedi più sotto). Qui vi è posto anche il fossato centrale che divideva quasi a metà il “Castellaccio”. Su questo sito è stata edificata una piccola masseria settecentesca nota come “Casa Ferrauto” che diventerà funzionale al sito del Castellaccio ospitando vari servizi per i turisti.


Grotte rupestri poste sotto il sito del Castellaccio.

Restano ancora in piedi nella zona occidentale e meridionale resti di fortificazioni interne sui fronti meridionali e occidentali in cui sono posti diverse grotte ed anfratti di matrice artificiale (appartenenti ad un insediamento rupestre di epoca greca) oltre a diversi siti rupestri veri e propri come la “Grotta delle Palle”, un’antica Latomia (cava di pietre) di epoca greca caratterizzata da vari tagli longitudinali nella roccia dove furono ritrovate appunto delle palle di pietra utilizzate per caricare le catapulte. Degna di nota è la limitrofa Chiesa Rupestre di Santa Lucia le cui pareti presentano affreschi murali che raffigurano la “Vergine Siracusana” e di altri Santi (“San Giorgio”?, “San Nicola”?).

Il sito meridionale del Castellaccio, solcato da un altro fossato che spacca il colle in due, conserva gran parte dei bastioni difensivi di forma triangolare e poligonale, su cui sorgevano le torri di guardia del castello, di cui va citata la “Torre Ottagonale”, che fungeva anche da torre principale della fortezza posta sulla parte sudoccidentale del sito difensivo affacciandosi sull’area dei Colli San Mauro e Sant’Eligio; molto probabilmente da qui partiva la cinta muraria superiore di Lentini (provvista di varie porte d’ingresso) che si congiungeva al “Castello Nuovo” (che molto probabilmente doveva essere collocato nell’area del Colle San Mauro e la Valle del Fiume Lisso, presso l’area dell’attuale Cimitero di Lentini). Dell’intera cinta muraria occidentale, settentrionale ed orientale non vi sono più rovine (molto probabilmente venne abbattuta dopo il terremoto del 1693).

Il sito centrale del Castellaccio, posto tra i due fossati, è quello più interessante poiché ospita le rovine della “Torre Maestra” (a sezione quadrangolare, che doveva essere molto simile a quella del “Castello Maniace” di Siracusa) che era collegata ai Colli Tirone e Lastrichello (rispettivamente a nord e a sud) da un sistema di ponti levatoi.


Particolare di un bastione difensivo del Castellaccio di Lentini.

Sotto di essa vi è posto sicuramente l’ambiente meglio conservato del Castellaccio, l’ipogeo sotterraneo il cui accesso è dato da una scala posta quasi al centro del sito collinare (posta in un fabbricato con apertura arcuata chiusa da una cancellata). Scendendo troviamo una stanza con volta a botte sorretta da arcate cuspidate (restaurata ed illuminata). Questa stanza non si sa se era utilizzata come rifugio segreto in caso di invasione anche se molto probabilmente venne utilizzata come magazzino.


L’ipogeo del Castellaccio di Lentini.

Nel sito archeologico del Castellaccio vennero inoltre ritrovati conci murali, fregi scolpiti (in parte alcuni di essi sono posti presso le rovine delle mura) e vari reperti come vasellame vario (anfore, piatti) e addirittura armi (punte di frecce, lance e addirittura anche una spada) nonché palle di pietra per armare le catapulte poste presso la “Grotta delle Palle”. Durante gli scavi sono stati anche rinvenuti numerosi corpi scheletriti (prigionieri sotterrati sotto il castello? vittime dei vari terremoti?).

Oggigiorno il Castellaccio è fruibile ai turisti e liberamente visitabile in maniera gratuita  grazie all’associazione culturale “Castellaccio Lab” (anche se il sito appartiene alla Regione Sicilia) che ne cura le visite e gli eventi organizzati al suo interno. Va anche detto che il sito del Castellaccio ospita anche il “Presepe Vivente di Lentini” che si tiene durante il periodo natalizio. Per informazioni varie e per sapere i giorni in cui poter andare a visitare il Castellaccio, visualizzate il sito castellacciolab.jimdo.com.

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