*Monterosso Almo, Monte Casasia (Bosco del Monte Casasia – Monte Pizzuto e Vallone Masciuluni – Callorisi – Chiusa Padella – Vallone Bottiglieri e Casa Cafici – Casa Cocuzza – Sommità del Monte Casasia e rovine archeologiche)

Monterosso Almo

*Monte Casasia
(Bosco del Monte Casasia – Monte Pizzuto e Vallone Masciuluni – Callorisi – Chiusa Padella – Vallone Bottiglieri e Casa Cafici – Casa Cocuzza – Sommità del Monte Casasia e rovine archeologiche)


Mappa del Monte Casasia (per ingrandire la mappa clicca qui).

Il Monte Casasia è un importante rilievo montuoso dei Monti Iblei alto circa 730 metri sul livello del mare, posto nell’area settentrionale della Provincia di Ragusa tra i territori di Monterosso Almo, Chiaramonte Gulfi e Licodia Eubea (CT) posto a sud del tratto del Fiume Amerillo che si immette presso Lago Dirillo, mentre ad est domina un vasto bosco comunicante con le aree forestali di Canalazzo e della Pineta di Chiaramonte che forma la più grande foresta della Sicilia sudorientale, essendone di fatto il vero e proprio “polmone verde”. Oltre alla presenza di questo bosco l’area del Monte Casasia è anche nota per la presenza di un interessante sito archeologico posto sulla sua sommità.

Il Monte Casasia lo si può raggiungere da Monterosso Almo percorrendo il tratto della SS 194 in direzione di Vizzini per poi imboccare l’ex S.P. 99 Ciambra – Cantonazzo dalla prima traversa alla nostra sinistra dopo il secondo ponticello sul Torrente Lavandaio, che pochi km ad ovest si immette nel Fiume Amerillo, scavalcato dall’ex strada provinciale, percorrendola fino all’ingresso del Bosco Canalazzo e seguendo il sentiero posto di fronte a noi (da percorrere o a piedi o in bicicletta) che si biforca in due direzioni arrivando all’altezza di una masseria diroccata nota come “Casa Casasia di Sotto” (a sinistra si risale verso l’area di Pezza Cugni, a destra si costeggia il Monte Pizzuto di fronte alla confluenza tra i Fiumi Amerillo e Vizzini da cui si origina ufficialmente il Fiume Dirillo, in ogni caso seguendo questi due sentieri si sale sulla cima del Monte Casasia).

Se si vuole raggiungere in auto o in moto l’area di Monte Casasia, bisogna compiere un lungo giro (partendo da Monterosso Almo) passando all’interno dell’area di Chiaramonte Gulfi raggiungendo la cittadina chiaramontana tramite la SS 194 andando verso Giarratana e e da qui andando poi in direzione di Chiaramonte Gulfi imboccando le S.P. 62 e S.P. 8 oltrepassando così il centro abitatodi Chiaramonte, imboccando successivamente la S.P. 7 all’altezza di Villaggio Gulfi e andando in direzione di Licodia Eubea percorrendo la S.P. 6, da qui si raggiunge la frazione chiaramontana di “Piano dell’Acqua” in cui bisogna oltrepassare la Chiesa della Sacra Famiglia arrivando presso un bivio posto sulla nostra destra (venendo da sud) e imboccando poi alla nostra destra la S.P. 38 II per Licodia Eubea arrivando ad un altro bivio, in cui dobbiamo percorrere la strada alla nostra destra immettendoci presso l’estremo tratto occidentale della ex S.P. 99 che costeggia gran parte della cava in cui scorre il Torrente Sperlinga (che lambisce la frazione chiaramontana di Piano dell’Acqua) entrando così nell’estrema porzione occidentale del territorio di Monterosso Almo in Contrada Pezza Cugni dov’è posto l’omonimo bosco, posto a ridosso del versante sudoccidentale del Monte Casasia, la cui cima la si raggiunge sia dalla traversa che conduce alla base scout di Pezza Cugni, sia da un sentiero posto al termine del tratto occidentale della ex S.P. 99 in entrambi i casi bisogna andare verso nord risalendo il rilievo ibleo di fronte a noi, che forma l’area sommitale del Monte Casasia,

Il Monte Casasia in realtà è un grande altopiano circondato da varie cavità iblee in cui scorrono importanti corsi d’acqua come ad esempio la valle del Fiume Amerillo a nordest, a cui si aggiungono la Cava di Santa Lena a sudest, le Cave Sperlinga – Piano dell’Acqua e Rossura ad ovest, e infine le Cave San Nicola – Grottaperciata e Ragoleto a nordovest. Sulla sommità di questo monte infatti sorse un centro abitato di epoca tardosicula risalente al periodo tra il 700 e il 500 a.C. che venne conquistato in epoca greca da coloni provenienti da Siracusa, rimanendo popolato fino al periodo tardoromano (400 d.C.). I resti di questo villaggio (studiati da vari archeologi) non corrisponderebbero a quelli dell’antica “Euboia”, città di epoca greca (colonia dell’antica “Leontinoi”, attuale Lentini in Provincia di Siracusa) che doveva essere collocata nell’area del Calatino, a ridosso dell’attuale Licodia Eubea (da cui ne deriva il nome) ma doveva essere un’area rurale simile ai siti di “Akrillai” e “Scornavacche” (posti in territorio di Chiaramonte Gulfi) popolata da pastori, agricoltori ed artigiani ma che ebbe anche funzioni strategico – militari data la sua posizione collocata lungo varie direttrici di transito che si collegavano alle principali città greche della Sicilia meridionale. Il sito venne in parte ripopolato nell’alto medioevo durante il periodo bizantino – arabo e utilizzato a scopi rurali , cosa che avviene tuttora grazie alla presenza di varie masserie e casali rurali (alcuni di essi sede di importanti aziende agricolo – zootecniche).

L’esplorazione completa del Monte Casasia la si può compiere facendo un’escursione “panoramica”  (senza esplorare approfonditamente le aree percorse) o più escursioni mirate da effettuare in giorni diversi nelle zone che verranno citate (con studio ed esplorazione più “approfondito” circoscritto all’area che si ha intenzione di visitare), sfruttando i vari sentieri da cui si può raggiungere la sommità del rilievo circondata da varie zone molto interessanti dal punto di vista naturalistico, paesaggistico e ovviamente anche archeologico.

Bosco del Monte Casasia – Monte Pizzuto e Vallone Masciuluni – Callorisi – Chiusa Padella – Vallone Bottiglieri e Casa Cafici – Casa Cocuzza – Sommità del Monte Casasia e rovine archeologiche

L’area di più facile esplorazione è quella del versante orientale lambita dal “Bosco di Monte Casasia” (che come sappiamo fa parte dell’area boschiva di Canalazzo) raggiungibile dall’ex S.P. 99 costeggiando il corso del Fiume Amerillo fino ad un bivio collocato di fronte alla “Casa Casasia di Sotto”, una masseria ormai diroccata di epoca ottocentesca in cui si può ammirare la casa colonica in cui dimoravano i “Massari” (coloro che lavoravano all’interno della masseria), le stalle e i magazzini che si affacciano presso un piccolo cortile. Da questo bivio partono due sentieri; quello a sinistra che risale fino all’area di Pezza Cugni (in corrispondenza del sopracitato tratto occidentale dell’ex S.P. 99 raggiungibile andando sempre verso sudovest) e quello a destra che costeggia il Fiume Amerillo che compie una curva verso nord fino alla confluenza col Fiume Vizzini, da cui nasce il Fiume Dirillo.

Proseguendo costeggiando il Fiume Dirillo arriviamo in Contrada Callorisi posta ai piedi del rilievo noto come “Monte Pizzuto”, protuberanza nordorientale del Monte Casasia posta a sud della confluenza tra i Fiumi Amerillo e Vizzini. Qui possiamo ammirare un’altra masseria nota appunto come “Casa Callorisi” che risulta ancora utilizzata da pastori locali data la vicinanza ad un bevaio che funge da cisterna idrica. Qui è posto lo sbocco di una piccola cavità iblea nota come “Vallone Masciuluni” che delimita l’altura del Monte Pizzuto e qui è posto un altro bivio in cui andando verso nord continuiamo a costeggiare la valle del Fiume Amerillo potendo ammirare la sopracitata confluenza col Fiume Vizzini arrivando poi presso il “Lago Dirillo” (vedi link “Valle del Fiume Amerillo” e “Fiume Dirillo” per saperne di più), mentre alla nostra sinistra lasciamo alle spalle la “Casa Callorisi” risalendo un sentiero posto lungo il “Vallone Masciuluni” arrivando presso l’altopiano di Contrada Callorisi nel versante orientale del Monte Casasia. Il sentiero che si presenta tortuoso dato che segue la morfologia montana di quest’area del monte, si inoltra nel limite settentrionale del bosco arrivando presso una biforcazione; verso sudovest si risale verso la cima del Monte Casasia mentre andando dritto si raggiunge il sentiero sopracitato che raggiunge l’area di Pezza Cugni (queste strade campestri sono ovviamente molto tortuose). A nord del Vallone Masciuluni è posto un altro sentiero che invece raggiunge le sponde del Fiume Dirillo.

Comunque sia risaliamo verso l’altopiano raggiungendo un sentiero da cui si domina dall’alto il Bosco di Canalazzo e la Valle del Fiume Dirillo (che a sud si ricollega alla ex S.P. 99, che volendo si può raggiungere in auto compiendo il sopracitato percorso venendo dall’area di Chiaramonte Gulfi) che conduce a nord verso la cima del Monte Casasia.

Andando verso nord troviamo un piccolo sentiero immediatamente alla nostra sinistra (venendo sia dall’area di Canalazzo che dal tratto occidentale della S.P. 99) che conduce verso l’area a settentrione di Pezza Cugni e del suo omonimo bosco, che comprende la Contrada Chiusa Padella – Casa Modica collocata lungo il tratto iniziale della cava in cui scorre il Torrente Sperlinga posta presso le pendici sudoccidentali del Monte Casasia. Si tratta dell’area rurale a ridosso del Monte Casasia maggiormente utilizzata per scopi agricolo – pastorali data la presenza di terrazzamenti, casali, stalle e abbeveratoi. Molti di essi sono integri e utilizzati ancora, mentre molti altri di epoca più antica sono caduti in rovina. Questa zona la si può raggiungere andando in direzione della base scout di Pezza Cugni posta lungo il tratto occidentale della S.P. 99 che si collega alla frazione chiaramontana di Piano dell’Acqua. Lungo il sentiero possiamo ammirare anche una grande masseria rurale nota come “Casa Modica” che da il nome all’omonima contrada.

Seguendo il sopracitato sentiero che costeggia la parete orientale del Monte Casasia, arriviamo ad un punto in cui è posto un crocevia da cui partono tre tortuosi sentieri di cui quello a sinistra, (venendo da sud) conduce sull’altopiano, quello centrale che si va a collegare all’estremità settentrionale del Monte Casasia, mentre a destra si comincia a costeggiare una breve cavità di tipo ibleo nota come “Vallone Bottiglieri” (andando verso nordovest), che si immette a sud del Lago Dirillo (presso l’estrema sponda sudorientale appartenente al territorio monterossano) raggiungendo il sopracitato sentiero che dal Bosco Canalazzo conduce al lago artificiale creato sbarrando il corso del Fiume Dirillo (e da cui ne prende il nome). Da qui si può ammirare gran parte del lago e l’estrema area nordoccidentale del grande bosco che circonda il Monte Casasia oltre a vari ruderi tra cui quelli di una masseria nota come “Casa Cafici”, posta lungo il sentiero. Da qui possiamo scendere verso il Lago Dirillo e l’area del fiume posta ad ovest con la confluenza col Fiume Vizzini.

Se invece percorriamo il sentiero ad ovest posto nell’incrocio sopracitato, raggiungiamo l’area nota come “Casa Cocuzza” chiamata così per la presenza dell’omonima masseria rurale che un tempo apparteneva ai Baroni Cocuzza che si presenta come un casale di tipo fortificato comprendente la residenza feudale che si affaccia presso un cortile interno (raggiungibile da un portico d’ingresso) affiancata da stalle e magazzini (la masseria è di proprietà privata). Più a sud vi è un’altra masseria utilizzata da contadini e pastori locali, nota come “Casa dei Vicari”. Da questa zona si originano la Cava Rossura in cui scorre l’omonimo torrente (noto anche come “Filo Zingaro”, anch’esso immissario del Fiume Dirillo), e la Cava del Torrente Sperlinga. 

L’area più a nord del Monte Casasia è raggiungibile dal sentiero a nord del sopracitato “incrocio” posto lungo la stradina che si collega alla ex S.P. 99, raggiungendo così l’estremità settentrionale del Monte Casasia posta in Contrada San Nicola, dove si originano le cavità note come Vallone Grottaperciata e Vallone Ragoleto in cui scorrono due brevi torrenti (prevalentemente secchi) che poi si immettono nel Fiume Dirillo ad ovest della “Diga Ragoleto” (ossia lo sbarramento che forma il lago artificiale noto appunto come “Lago Dirillo”). In questa zona vi sono vari ruderi rurali come quelli di una masseria tardoottocentesca ormai diroccata posta nell’area in cui era collocato l’antico abitato siculo posto proprio in prossimità della cima del Monte Casasia. Di questa masseria possiamo ammirare il porticato d’ingresso di forma arcuata, l’interno della casa abitata dai “Massari” con i magazzini e le le stalle adiacenti ad essa.

Attorno alla masseria vi sono i pochi ruderi del villaggio di epoca tardosicula risalente al 700 a.C. circa e che assieme all’area di Calaforno è considerata come il primo vero centro abitato dell’area monterossana, che venne abitato nelle successive epoche greche e romane fino al 400 a.C. circa. Di questo villaggio restano pochissimi ruderi di cui qualche basamento di edifici e opere di fortificazione contraddistinti da blocchi di pietra. Nelle limitrofe pendici montane sono posti vari siti sepolcrali che formano una necropoli rupestre caratterizzata da grotticelle artificiali in cui venivano posti i corpi dei defunti. Queste tombe vennero molto probabilmente riutilizzate divenendo magazzini o ovili rupestri.

Altri siti archeologici sarebbero sparsi nelle sopracitate aree (ruderi di insediamenti rurali, aree funerarie ecc…) ma solo un accurato studio potrebbe fare luce sulla presunta presenza di altre curiosità archeologiche poste presso l’intera area del Monte Casasia.

L’area del Monte Casasia, ricadendo in gran parte all’interno del parco del Bosco Canalazzo risulta aperta quasi tutto l’anno (fatta eccezione per il periodo invernale in cui rimane chiuso e ovviamente i cancelli posti presso i sentieri di accesso all’area boschiva potrebbero anche essere chiusi, vedere link “Area naturalistica Parco Forestale Bosco Canalazzo” posto nella pagina precedente per saperne di più). Comunque sia all’interno dell’area del Monte Casasia vigono ugualmente i  divieti di transito con veicoli a motore e di raccolta dei funghi e ovviamente vanno rispettati i divieti d’ingresso in alcune aree del bosco; per quanto riguarda tutta l’area montana è vietato arrecare danno alla flora e alla fauna, cacciare, praticare il pascolo, condurre scavi archeologici non autorizzati, entrare dentro aree di proprietà privatalasciare rifiuti e accendere fuochi, Infine va detto che per visitare il Monte Casasia va fatta attenzione nell’esplorare alcune zone che potrebbero essere difficili da raggiungere o pericolose da visitare.

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