*Monterosso Almo, Ruderi medievali di Monterosso Almo (Versante orientale: aree di Vallone Torrente Lavandaio, Pantano, Tre Sirilli; Versante occidentale: aree della Valle del Fiume Amerillo, Via Padre Pio – Poggio degli Angeli – Casale – Poggio San Mauro, S.R. 19 ex S.P. Casale – Corulla – Monterosso Almo, Vigneri – Calorio, Utra, Sant’Antonio Vecchio, Casale Lupino)

Monterosso Almo

*Ruderi medievali di Monterosso Almo
(Versante orientale: aree di Vallone Torrente Lavandaio, Pantano, Tre Sirilli; Versante occidentale: aree della Valle del Fiume Amerillo, Via Padre Pio – Poggio degli Angeli – Casale – Poggio San Mauro, S.R. 19 ex S.P. Casale – Corulla – Monterosso Almo, Vigneri – Calorio, Utra, Sant’Antonio Vecchio, Casale Lupino)

Sulle pendici del Monte Almo poste a strapiombo sulle valli del Torrente Lavandaio e del Fiume Amerillo vi sono collocati molti ruderi appartenenti all’antica città medievale di Monterosso Almo posto tra le aree di Poggio Utra e Monte Almo (a sinistra e a destra del Fiume Amerillo) essendo diviso un tempo in vari quartieri noti come “Sant’Antonio”, “Mulino Vecchio”, “Utra”, “Santa Venera” e “Grazia”. Si tratta di antiche abitazioni rupestri oppure di ruderi riconducibili alle fortificazioni difensive della cittadina montana in quanto gran parte dell’antico sito cittadino, distrutto durante il terremoto dell’11 Gennaio 1693, venne ricostruito in loco a partire dal 1700 e man mano, in seguito all’espansione urbana tra il 1800 e il 1900, sempre più a monte. Un tempo sulla cima di questo rilievo noto come “Jahalmo” da cui deriva il termine “Almo” (originatosi dal toponimo arabo “Rahal Alm”) vi era posto un piccolo villaggio che era chiamato “Casale Lupino” (in latino “Lupia”), in cui venne costruito il medievale Castello di Monterosso Almo che doveva essere ubicato nell’area a ridosso dell’attuale Chiesa Madre di Santa Maria Assunta.

Data la conformazione urbana, gran parte dell’area medievale oggi è occupata dall’attuale centro storico monterossano, ma lungo i versanti del rilievo ibleo su cui è collocata Monterosso Almo vi sono interessanti ruderi di epoca medievale.

Versante orientale: aree di Vallone Torrente Lavandaio, Pantano, Tre Sirilli;

Il versante orientale del Monte Almo su cui è posta l’attuale città monterossana si affaccia sul Vallone Lavandaio in cui scorre l’omonimo torrente che più a nord confluisce nel Fiume Amerillo. Le pendici a strapiombo su questa cavità iblea sono raggiungibili da varie traverse poste ad est della cittadina monterossana oppure dalla stradina posta di fronte al ristorante “Casale” che costeggia il Vallone Lavandaio addentrandoci presso la Contrada Pantano, stessa cosa dicasi per il tratto della SS 194 Monterosso – Vizzini che scavalca tramite due piccoli ponti questo torrente.

Presso quest’area che si affaccia sul Vallone Lavandaio vi sono i resti di antichi abitati semi rupestri di epoca altomedievale popolati dal 500 a.C. all’anno 1000 posti sotto l’abitato di Monterosso Almo oltre a resti di antichi edifici oppure di opere di fortificazione. Alcuni di essi si possono raggiungere dalla Via Francesco Meli nei pressi della cosiddetta “Affacciata” al termine del tratto panoramico di questa strada (posta nell’estremità settentrionale di Monterosso Almo) o dalla limitrofa Via XXV Aprile (facendo attenzione nell’esplorare la zona in quanto si affaccia a strapiombo sotto il Vallone Lavandaio) oppure tramite le Vie Acquasanta e Pignatello (prima traversa di quest’ultima venendo dalla Piazza della Rimembranza) da cui si può godere di un ottimo panorama sul Vallone Lavandaio e sul Monte Alia sovrastando l’area nota come “Tre Sirilli” (nota per essere l’area di sparo dei fuochi d’artificio accesi per la festa patronale di “Santa Maria Addolorata” a Settembre), oltre a poter ammirare altri interessanti ruderi.

Versante occidentale: aree della Valle del Fiume Amerillo, Via Padre Pio – Poggio degli Angeli – Casale – Poggio San Mauro, S.R. 19 ex S.P. Casale – Corulla – Monterosso Almo, Vigneri – Calorio, Utra, Sant’Antonio Vecchio, Casale Lupino

Il versante occidentale del monte su cui è ubicata Monterosso Almo si affaccia sulla valle solcata dal Fiume Amerillo che, a nord della cittadina riceve le acque del Torrente Lavandaio nel punto in cui secondo vari studi archeologici e topografici, sarebbe esistito il principale “Castello medievale” della cittadina monterossana facente capo al villaggio abitativo noto come “Lupia” o “Casale Lupino”. Si tratta della più vasta zona di tipo archeologica posta a ridosso della cittadina monterossana che si può raggiungere a meridione del centro urbano tramite la Via Padre Pio (posta a sud del Viale Giovanni XXIII e raggiungibile dal sottopassaggio di Via Adua) o dalla S.R. (ex S.P.) 19 Casale – Corulla – Monterosso che più a sud si collega alla S.P. 62 per Chiaramonte Gulfi (il cui imbocco è posto presso il Viale Giovanni Paolo II – SS 194 Monterosso – Giarratana – Ragusa, immediatamente a sud del cimitero cittadino) percorrendo la strada che costeggia la base del versante ovest del colle su cui è adagiata Monterosso Almo (seconda traversa asfaltata alla nostra destra sulla S.R. 19), raggiungibile anche dalla ex S.P 99 Ciambra – Cantonazzo (il cui imbocco è posto lungo la SS 194 Monterosso – Vizzini dopo il secondo ponte sul Torrente Lavandaio tramite la prima traversa che scende sotto il versante occidentale). Presso tutta quest’area vi sono ruderi di insediamenti rupestri utilizzati come “casa – grotta” risalenti al periodo che va dal 500 a.C. all’anno 1000 oltre a vari ruderi di edifici precedenti al secolo 1600.

Dalla Via Padre Pio raggiungiamo tramite un sentiero sterrato che termina presso la S.R. 19 (e che lo si può imboccare in direzione opposta da esso percorrendo la prima traversa asfaltata posta alla nostra destra venendo dalla SS 194) che costeggia l’area iblea nota come “Poggio degli Angeli” nota anche come “Santa Venera”, colma di ruderi di edifici rurali e di insediamenti rupestri. L’area alta di questa contrada nota come “Poggio San Mauro” (o “Pizzo San Mauro”) facente parte della limitrofa Contrada Casale (da non confondere con l’area chiamata “Casale Lupino”) la si può raggiungere dalla traversa a sud del ristorante “Casale” (posta alla nostra destra sempre sulla SS 194) che costeggia il campo sportivo cittadino. Da qui possiamo ammirare gran parte della valle del Fiume Amerillo e delle sue zone limitrofe. In quest’area posta tra il Poggio degli Angeli e la Contrada Casale (a ridosso del campo sportivo e del cimitero cittadino) vi sarebbe esistito un altro antico “Castello” o perlomeno una fortezza difensiva di cui si sono perse le tracce.

Percorrendo la S.R 19 arriviamo presso le aree iblee delle Contrade Vigneri e Calorio che formano una pianura sovrastata da un altopiano su cui sono collocati vari ruderi rupestri sempre di epoca altomedievale che domina la vallata in cui scorre il Fiume Amerillo in cui sono collocati anche diversi mulini ad acqua noti come “Mulino Nuovo”, “Mulino Soprano” e “Mulino Vecchio” (vedi link “Valle del Fiume Amerillo” nella pagina precedente per saperne di più). Da qui percorriamo la traversa che costeggia il corso del fiume (seconda posta alla nostra destra sulla S.R. 19) in cui alla nostra destra possiamo ammirare vari ruderi posti a ridosso delle pareti calcaree del rilievo ibleo formati da basamenti di alcuni edifici composti da blocchi di pietra oltre a rovine rupestri (case – grotta). Arriviamo all’imbocco del ponticello che scavalca il Fiume Amerillo raggiungendo il rilievo ibleo del Poggio Utra posto nell’omonima contrada. Seguendo il sentiero che, andando verso ovest ci conduce presso l’area orientale del Bosco di Canalazzo, raggiungiamo la sommità del rilievo ibleo in cui sono posti vari siti rupestri e vari ruderi riconducibili ad insediamenti rurali. In questa zona è collocata la località nota come “U Signuruzzu” in cui sono poste diverse antiche edicole votive riconducibili ad antiche chiese ormai non più esistenti poiché cancellate dal sisma del 1693, tra cui una riconsacrata a “San Giovanni Battista” recentemente restaurata.

Ritornando sul sentiero che costeggia la sponda destra del Fiume Amerillo, di fronte all’imbocco che conduce al Poggio Utra (e quindi al ponte che scavalca il corso d’acqua), è posto un sentiero che risale il costone occidentale del monte su cui è posta la cittadina monterossana potendo ammirare molti ruderi e siti rupestri. Al termine del sentiero è posta l’edicola votiva collocata nel luogo in cui sorgeva l’antica Chiesa di Sant’Antonio Abate, nota come “Sant’Antonio il Vecchio”, che si affacciava sulla valle del Fiume Amerillo (raggiungibile anche dal Viale Giovanni XXIII tramite Via Santa Maria seguendo la segnaletica per il suddetto sito archeologico). Quest’antica chiesa era consacrata al culto di “Santa Maria Addolorata” divenendo uno dei principali luoghi di culto della cittadina, che poi crollò in seguito al terremoto dell’11 Gennaio 1693 venendo ricostruita più a monte (vedi link “Edicola Votiva di Sant’Antonio il Vecchio” e “Chiesa dei Santi Antonio Abate e Maria Addolorata” nella pagina precedente per saperne di più). Questo sentiero costeggia inoltre un piccolo vallone collocato ad ovest di Monterosso Almo che si può ammirare dal basso dalla strada che costeggia il Fiume Amerillo. In questa zona sono state rinvenute anche e tracce di frequentazione neolitica con il rinvenimento di frammenti ceramici e litici risalenti al 2000 a.C. circa che farebbero presagire la presenza di un insediamento abitativo posto proprio nel luogo in cui ora è collocata l’attuale cittadina monterossana.

Proseguendo sempre seguendo il corso del fiume arriviamo presso la cuspide del colle antistante la confluenza tra i fiumi Amerillo e Lavandaio dove alla base del rilievo vi sarebbero ruderi di fortificazioni medievali mentre sulla sommità di esso posta in uno sperone roccioso di fronte alle salite delle Vie Santa Maria e Roma sul Viale Giovanni XXIII (e dominata dalla mole della Chiesa Madre di Santa Maria Assunta, raggiungibile da un breve sentiero posto a sinistra delle rocce che vediamo dal viale) vi sarebbero collocati i ruderi di una parte dell’antica fortezza medievale chiaramontana che nel formava il principale “Castello” posto nell’area nota come “Casale Lupino” prima e “Monterosso Almo” poi. Gran parte dell’area del castello sarebbe stata occultata dalle limitrofe costruzioni avvenute a partire dal 1700 ad oggi ma secondo vari studi topografici l’area in cui sarebbe stato localizzato il castello è proprio questa qui posta sulla confluenza tra il Fiume Amerillo e il Torrente Lavandaio da cui si poteva controllare gran parte delle aree limitrofe e da cui partiva una cerchia muraria quasi inespugnabile. Va comunque detto che lungo la Via Roma sono posti dei siti rupestri inglobati all’interno del quartiere posto dietro alla Chiesa Madre monterossana che sarebbero sempre stati utilizzati come dimore rupestri.

Concludiamo la lunga descrizione delle aree archeologiche ad est e ad ovest di Monterosso Almo dicendo che formano un’interessante sito storico che andrebbe studiato ed esplorato in maniera più approfondita e ovviamente venendo doverosamente salvaguardato e tutelato per poter ridare luce a gran parte del sito medievale monterossano, perché queste aree sono molto interessanti dal punto di vista turistico – culturale. Va infine detto però che per esplorare molte di queste zone sopracitate va fatta molta attenzione e che è assolutamente vietato alterare i pochi ruderi rimasti, effettuare scavi archeologici non autorizzati, gettare rifiuti e accendere fuochi.

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