*Parco Archeologico di Noto Antica, Acquedotto di Noto Antica

Dietro ai ruderi della Chiesa della Madonna della Porta, a poca distanza dai ruderi delle fortificazioni settentrionali dell’antica città di Noto, vi sono i resti di un’acquedotto di epoca quattrocentesca che convogliava le acque delle sorgenti poste presso l’attuale area di Testa dell’Acqua, attraversando le aree di San Calogero, Quartararo e Farfaglia scavalcando la Cava Carosello tramite una poderosa condotta sopraelevata per poi immettersi all’interno della città tramite condutture sotterranee o scavate nella roccia. L’acquedotto sopraelevato (che molto probabilmente è simile all’Acquedotto Cansisina posto presso la Cava Lazzaro in territorio rosolinese) crollò molto probabilmente in seguito alle scosse sismiche che l’11 Gennaio 1693 distrussero l’antica Noto sul Monte Alveria.

L’acquedotto molto probabilmente venne progettato dall’architetto netino Giovanni Manuelle alla fine del 1400, aveva origine nella località nota come “Runidi” che sarebbe corrispondente all’area a sud dell’attuale frazione netina di Testa dell’Acqua posta tra le sopracitate aree di San Calogero (da cui si origina anche l’omonima cava che più a sud si immette presso quella dell’Asinaro), l’altopiano di Contrada Quartararo e la zona settentrionale del Monte Alveria nota come “Farfaglia”, divise tra loro dalla Cava Carosello. Dell’antico acquedotto restano solo poche rovine disposte presso queste aree formate da condutture scavate nella roccia composte da profondi solchi nel calcare ibleo che molto probabilmente si univano a condotte sotterranee. Nel sito di Noto Antica sono ben visibili e molto probabilmente andavano ad alimentare cisterne sotterranee che erano già alimentate da antichi acquedotti di epoca greca che convogliavano all’interno di esse le acque del Fiume Asinaro e del Torrente Salitello. Solo un approfondito studio presso queste aree potrebbe riportare alla luce (quasi) per intero l’antico Acquedotto di Noto Antica.

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