*Parco Archeologico di Noto Antica, Rovine della Chiesa del Santissimo Crocifisso e Celle Rupestri


Il sito su cui sorgeva la Chiesa del Santissimo Crocifisso.

Di fronte alle rovine del Castello di Noto Antica, vi è un piccolo spiazzale in cui è posto un cartello con la dicitura “Rovine della Chiesa del Crocifisso”. In questa zona infatti vi sono i ruderi della monumentale Chiesa del Santissimo Crocifisso, una delle più antiche e monumentali della vecchia città di Noto.

Questa chiesa venne edificata in epoca arabo – normanna e molto probabilmente aveva la conformazione architettonica delle grandi chiese del medesimo periodo poste presso la Sicilia settentrionale e quindi con facciata con alte torri campanarie e rosone centrale, con portale cuspidato che era arricchito da leoni criniti in pietra, tuttora posti presso la nuova Chiesa del Crocifisso, con all’interno tre grandi Navate. Essa prima era consacrata a “Santa Maria del Castello”. Dopo il ritorno dalle crociate del cavaliere e nobile netino Orlando Landolina Barone di Avola e Noto, che portò con se un pezzo della presunta “Corona di Spine di Cristo” nonché della “Vera Croce” e soprattutto di un “Crocifisso” di fattura bizantina donato al nobile netino dal Conte Ruggero di Altavilla (che secondo dicerie del tempo era stato dipinto da “San Luca Evangelista”), si decise di consacrare la Chiesa al “Santissimo Crocifisso di Noto” che nel frattempo si era rivelato “miracoloso”, e di costruire una Cappella consacrata alla “Spina di Cristo”, mentre il “Crocifisso” venne collocato sull’Altare Maggiore. Nella metà del 1300 presso le “Celle del Crocifisso”, un insieme di grotte rupestri tuttora esistenti poste sotto la chiesa, che molto probabilmente formavano una piccola necropoli di epoca neolitico – sicula, vi si stabilì il “Beato Guglielmo Buccheri”, un ex soldato di Federico II di Svevia che rifiutò una lauta ricompensa dell’imperatore di Sicilia per avergli salvato la vita, ma chiedendo lui di affidargli queste cavità rupestri per vivere al suo interno come “Eremita” fino a quando non le abbandonerà per trascorrere il resto della sua vita a Scicli, una cittadina barocca posta vicino Ragusa dove morirà diventandone così il “Santo Patrono”. Le Celle del Crocifisso vennero abitate  per un certo periodo anche da “San Corrado Confalonieri” prima di stabilirsi presso il sito dei Pizzoni li dove ora è posto l’Eremo di San Corrado di Fuori (attuale frazione di “San Corrado Fuori le Mura”); l’eremita piacentino assisteva alla Messa in questa chiesa e si fermava in raccoglimento proprio davanti al “Crocifisso” venerato nella città netina che a quell’epoca era ritenuto miracoloso, e “San Corrado” cominciò a compiere i primi miracoli all’interno di questa chiesa. In epoca rinascimentale la Chiesa venne restaurata e ampliata dall’architetto Giovanni Manuella e arricchita da un’altra opera d’arte, la “Madonna della Neve” opera dello scultore dalmata Francesco Laurana scolpita nel 1471. Dopo la beatificazione di “San Corrado” e lo svolgimento delle prime processioni, l’urna del “Santo” veniva portata in Processione dentro questa chiesa e, secondo la tradizione locale, coloro che in questa chiesa toccavano la cassa in cui era riposto il “Santo Piacentino”, beneficiava di grandi miracoli.

La Chiesa del Santissimo Crocifisso venne distrutta dal terremoto del 1693 e di essa rimasero solo poche rovine (che tuttora possiamo ammirare), sotto le quali sono poste ancora le “Celle del Crocifisso” a cui ancora qualcuno porta dei fiori e dei ceri votivi in suffragio a “San Corrado” ma anche al “Beato Guglielmo Buccheri”.

In seguito al terremoto dell’11 Gennaio 1693 la Chiesa del Santissimo Crocifisso venne completamente rasa al suolo e l’antico e miracoloso “Crocifisso” venne rinvenuto distrutto sotto le macerie, e i suoi frammenti sono stati posti in un involucro dorato a forma di Croce disegnato dall’architetto Rosario Gagliardi e e collocati presso la barocca Chiesa del Crocifisso ricostruita nella nuova Noto presso l’area del “Piano Alto”, assieme ai leoni criniti che adornavano la facciata della Chiesa, al Reliquiario contenente la “Santa Spina” (che viene portato tuttora in Processione la sera del Venerdì Santo) e soprattutto alla “Madonna della Neve”, statua in marmo bianco considerata la più importante opera d’arte sacra rinascimentale della Sicilia sudorientale, rinvenuta intatta in maniera miracolosa.

Oggigiorno di questa Chiesa resta parte della pavimentazione, qualche capitello, i basamenti delle colonne che sostenevano la volta, il perimetro delle Absidi della chiesa (quella principale e quelle laterali) e ovviamente vari resti di Altari e di cappelle. A poca distanza vi sono i basamenti di un’ampia torre campanaria in cui era riportata la frase “Perché ricordare gli antichi colossi dell’Asia? La provvida Noto ha di che stupire i Siculi” (andata perduta). Ad est della chiesa vi sono le “Celle del Crocifisso” che sono raggiungibili da un piccolo sentiero e visitabili, anche se bisogna fare attenzione nel raggiungerle poiché il sentiero che le collega alle rovine della chiesa è un po’ dissestato.

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