*Parco Archeologico di Noto Antica, Rovine della Chiesa Madre di San Nicola di Bari

Ad est della Piazza Maggiore, seguendo la Via degli Orti del Carmine (alla nostra sinistra venendo da nord), troviamo il luogo in cui un tempo era posta la grandiosa Chiesa Madre dell’antica Noto, consacrata a “San Nicola di Bari”. Era il più grande edificio sacro della città netina che venne eretta in epoca normanna assieme al Castello e alla Chiesa del Santissimo Crocifisso anche se l’anno di costruzione non si sa con precisione ma molto probabilmente era corrispondente alla permanenza a Noto del Conte Ruggero I d’Altavilla, protagonista della cacciata degli arabi dalla Sicilia. Era nota anche col nome di “Chiesa Maggiore”.

La chiesa era in stile normanno e a seconda delle ricostruzioni effettuate, era posta su di un vasto sagrato caratterizzato da una breve scalinata e presentava una sobria facciata quadrangolare con un elegante portale con loggiato cuspidato sorretto da due colonne tenute in piedi da due leoni criniti che oggi sono collocati all’interno della Chiesa del Santissimo Crocifisso della nuova Noto, mentre il portale rettangolare era delimitato da colonne tortili. In sommità era posto il rosone della chiesa; in alto a sinistra era posta l’imponente torre campanaria. L’interno della chiesa era a tre navate coperte da una volta lignea terminanti con tre absidi semicircolari oltre che da due transetti laterali. Questa chiesa era uno dei luoghi preferiti da “San Corrado Confalonieri” in cui si fermava spesse volte a pregare e a compiere guarigioni miracolose. Quando venne ritrovato privo di vita presso la Cava dei Pizzoni il 19 Febbraio 1351, il corpo dell’Eremita venne portato all’interno di questa chiesa venendo tumulato all’interno di un sarcofago marmoreo. La tomba del “Santo Piacentino” venne aperta nel 1485 anni e il suo corpo si mostrava perfettamente incorrotto dopo 134 anni dalla sua morte. Presso questo sepolcro era posta l’iscrizione che recitava “Questo che ammiri è il sacello di Corrado e qui pure sono tumulate le sue venerande ossa, Erano trascorsi trecento lustri e tre decenni ai quali si erano pure aggiunte, per due volte le messi”. Nel 1566 il corpo di “San Corrado” venne posto in un’urna di argento opera dello scultore Giovanni Manuella ma scolpita dall’orafo Claudio Lo Paggio. Oltre ad essa vi erano opere scultore appartenenti alla scuola del Gagini e dei fratelli Battista oltre a varie raffigurazioni pittoriche. Il tremendo terremoto dell’11 Gennaio 1693 distrusse completamente la Chiesa Madre della città netina assieme al limitrofo sito cittadino che comprendeva la Piazza Maggiore. Dalle macerie della chiesa venne estratta intatta l’urna contenente il corpo scheletrito di “San Corrado” che venne collocata all’interno della nuova “Chiesa Madre” netina (che poi ebbe l’attuale ruolo di “Cattedrale” della Diocesi di Noto), mentre gran parte delle opere d’arte poste all’interno dell’edificio sacro andò irrimediabilmente distrutto.

I ruderi della Chiesa Madre dell’antica Noto sono collocati ad est dell’area in cui era posto il Palazzo Senatorio e sono in gran parte occultati dalla vegetazione, ma si possono facilmente raggiungere dalla strada che conduce agli “Orti del Carmine”. Possiamo notare i resti del sagrato e delle scale di accesso, nonché dei basamenti delle mura perimetrali e delle colonne che delimitavano le navate dell’edificio sacro in cui vi sarebbe ancora parte della pavimentazione originaria. Sono facilmente riscontrabili le tre absidi a sezione semicircolare e i resti degli altari. Non si sa con precisione se vi è la presenza di tombe o botole sepolcrali sotto il livello della chiesa, ma la presenza di sarcofagi (andati irrimediabilmente distrutti) in cui venivano seppellite importanti personalità dell’antica Noto (tra cui anche “San Corrado Confalonieri”) invece era certa.

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