*Noto, Cava di Santa Chiara – San Giovanni Lo Vecchio (Serra Porcari – San Giovanni Lo Vecchio – Fosso Tanalupi – Ponte Castagna – San Giovannello – Lenzavacche – Cava dei Pizzoni – Fiumara – Asinaro)

Noto

*Cava di Santa Chiara – San Giovanni Lo Vecchio
(Serra Porcari – San Giovanni Lo Vecchio – Fosso Tanalupi – Ponte Castagna – San Giovannello – Lenzavacche – Cava dei Pizzoni – Fiumara – Asinaro)


La Cava di Santa Chiara, oltrepassata dal Ponte Castagna.

La Cava di Santa Chiara è una delle più interessanti del territorio ibleo netino perché dal punto di vista naturalistico è una delle più rigogliose vista l’abbondante presenza di piante che formano una vasta macchia mediterranea, ma anche dal punto di vista archeologico per la presenza di numerose rovine; in essa scorre il Torrente Santa Chiara, che si origina dalla Sorgente Porcari (posta a poca distanza dal confine col territorio di Avola comprendente il versante meridionale della Cava Grande del Cassibile).

La Cava di Santa Chiara, chiamata così molto probabilmente per la presenza di un non più esistente monastero, riceve le acque da altre cave iblee che formano i rami di un ideale “albero” di cui questa cava ne è il tronco; esse sono la Cava Spineta, la Cava Baronazzo, la Cava Santa Chiara – Giordano, la Cava San Giovanni Lo Vecchio – Fosso Tanalupi (il tratto originario della cava) e infine con la piccola Cava di San Giovannello.

La Cava di Santa Chiara è antropizzata solo nella zona sotto al Ponte Castagna, da cui si raggiunge il fondo cava nell’ingresso posto accanto alla stazione meteorica posta sul lato sinistro della cava), mentre buona parte dei sentieri del fondo cava o sono occupati da una vasta vegetazione, o da terreni agricoli privati, oppure vi sono dei salti di svariati metri (specie quello del tratto più alto) che formano cascate e “marmitte” in cui in fiume si getta formando profondi “Uruvi”, per cui in questi tratti bisogna fare attenzione a non scivolare e l’esplorazione di tutta questa cava è riservata sempre a chi ha un buono stato di salute.

La Cava di Santa Chiara si può dividere in tre tratti, “Tratto Serra Porcari – San Giovanni Lo Vecchio – Fosso Tanalupi – Ponte Castagna”, “Tratto Ponte Castagna – Cava dei Pizzoni” e “Tratto Cava dei Pizzoni – Fiumara – Asinaro”.

Tratto Serra Porcari – San Giovanni Lo Vecchio – Fosso Tanalupi – Ponte Castagna


La Cava di Santa Chiara nel tratto iniziale del Torrente San Giovanni Lo Vecchio.

Il Tratto Serra Porcari – Ponte Castagna è il più impervio ed è il più scosceso (e la sua esplorazione è riservata a chi è esperto in arrampicate, alpinismo, speleologia e torrentismo o a chi è in compagnia di gente competente nei campi appena citati) compreso di vari salti in cui il torrente comincia a scorrere con molta veemenza racchiuso da una folta flora mediterranea di tipo ibleo. Dalla Sorgente collocata presso la “Serra Porcari”, rilievo ibleo posto presso l’omonima contrada (raggiungibile agevolmente da Villa Vela tramite la SS 287 Noto – Palazzolo, in cui è ubicato un bacino idrico facente parte dell’Acquedotto Comunale di Noto) comincia a scorrere questo fiume che man mano si inoltra dentro inghiottitoi e marmitte scavate dalla forza erosiva va a formare come detto prima profondi “Uruvi” distanziati da piccoli strapiombi valicabili grazie a corde resistenti da alpinista e questa zona è nota anche come “Tanalupi” ossia “tana del lupo” visto l’impervio percorso da compiere per esplorarla, tale da essere compiuto da animali come i lupi (che popolavano queste contrade fino a quando l’uccisione indiscriminata di essi ne causò l’estinzione).

La fatica è notevole e l’accuratezza per muoversi in questo tratto di cava iblea deve essere massima, ma la possibilità di ammirare uno dei luoghi più incontaminati della Sicilia ripaga delle fatiche del percorso. In questa zona sono presenti anche i resti di piccole Necropoli di epoca neolitico – sicula e il probabile Oratorio Rupestre di San Giovanni che da il nome a questo tratto di cava. La fine di questo tratto è posta presso la confluenza con l’altrettanto bella e impervia Cava di San Giovanni Lo Vecchio e si presenta un pochino più livellato fino ad arrivare sotto il Ponte Castagna, non prima di congiungersi con le non meno interessanti Cave Santa Chiara – Giordano, Baronazzo e Spineta (vedi i link nella pagina precedente).

È consigliabile iniziare l’esplorazione di questo tratto di cava dall’ingresso dal Ponte Castagna, se si vuole andare alla Sorgente Porcari (vedi link nella sezione principale sul territorio ibleo netino) bisogna continuare a percorrere la SS 287 e, presso la località “Villa Vela” bisogna seguire l’indicazione per l’Agriturismo Masseria degli Ulivi.

Tratto Ponte Castagna – San Giovanni Lo Vecchio – San Giovannello – Lenzavacche

È un tratto misto che alterna zone “facili” ad altre più impervie anche se i dislivelli si riducono di molto, ma va fatta sempre molta attenzione. Questo tratto è colmo di rovine di antichi mulini ad acqua che, grazie a condutture forzate dette “Saie” prelevavano l’acqua del fiume convogliandola dentro grandi vasche dette “Uttigghiuni” in cui la forza dell’acqua faceva girare le ruote del mulino poste sotto l’edificio, in cui vi erano grosse macine usate per macinare i cereali. Degno di nota è anche l’antico acquedotto detto di “San Giovanni Lo Vecchio” costruito in epoca settecentesca. 


Il Torrente San Giovanni Lo Vecchio nei pressi dell’omonimo acquedotto che scorre sotto il Ponte Castagna.


Il torrente che scorre sotto l’acquedotto di San Giovanni Lo Vecchio.

L’ingresso come detto prima è posto alla sinistra del Ponte Castagna, in cui è posto un piccolo sentiero che conduce nei pressi di una Masseria abbandonata a cui sono annessi i resti di un mulino ad acqua con le relative canalizzazioni (“Saie” ) e quel che resta dell’antico palmento in pietra iblea. Qui possiamo anche ammirare un orologio solare (meridiana) incisa in un blocco di pietra.


Il mulino in rovina posto nei pressi della Cava di Santa Chiara sotto il Ponte Castagna.


La “Saia” del mulino.


L’interno del mulino e i resti del suo palmento.


Un orologio solare inciso nei pressi del mulino.

Andando verso l’interno della cava troviamo l’antico Acquedotto sopraelevato di San Giovanni Lo Vecchio che un tempo forniva le acque della sorgente di questo torrente alla città di Noto.


L’Acquedotto San Giovanni Lo Vecchio.


Le arcate dell’acquedotto.


Il Torrente San Giovanni Lo vecchio che passa sotto l’omonimo acquedotto.

In questa zona vi sono numerose rovine archeologiche; presso le pareti della Cava vi sono i resti di tombe artificiali di epoca sicula nonché di grotte di forma rettangolare (posti a sud del Ponte Castagna) che molto probabilmente facevano parte di un insediamento rupestre di epica siculo – bizantina. Sono stati localizzati inoltre ruderi di insediamenti agricoli tardo romani e di un antico Eremo Rupestre con struttura simile a quella del “Sacello di Sant’Alessandra” posto nei pressi della Cava d’Ispica. Nella zona è probabile che ci siano anche rovine normanne (antiche Chiese).

Scendendo verso sud si raggiunge la confluenza con la Cava di San Giovannello e questo punto si entra nella Contrada di Lenzavacche, passando sotto l’omonimo abitato. Qui vi è un vasto pianoro tra le pareti di questa cava sotto cui scorre il torrente e il letto del fiume comincia ad addolcirsi. Presso la riva destra vi sono le rovine di un altro Mulino. In questa zona, nota anche come “Chiusa della Pietà” vi sono anche rovine rupestri (catacombe e oratori bizantini) ma anche i resti di un piccolo Eremo semi rupestre che in origine era simile a quello di San Corrado di Fuori (dal nome della zona dovrebbe essere stato consacrato a “San Giovanni Evangelista” noto in passato appunto come “San Giovannello”).

Verso il tratto finale corrispondente con la confluenza con la Cava dei Pizzoni (che vede l’immissione del Torrente San Corrado) sulla riva sinistra del fiume notiamo i resti di un’altro fabbricato agricolo, probabilmente un altro mulino.

Tratto Cava dei Pizzoni – Fiumara – Asinaro

È il tratto finale della Cava di Santa Chiara, che va dalla confluenza con il Torrente San Corrado formando l’intersezione con la Cava dei Pizzoni all’immissione presso il Fiume Asinaro.

È il tratto più facile ed antropizzato della cava poiché vi è un’alta concentrazione di colture ortive (agrumeti) che qui trovano la loro ideale collocazione grazie all’umidità di questo tratto di cava, raggiungibile dalla Contrada Fiumara tramite due strade di campagne (di cui una privata e l’altra profondamente dissestata) divise dal ponte che precede l’immissione di questo torrente sul Fiume Asinaro (è posto nei pressi dell’Agriturismo Valle degli Dei); a nord di questo ponte si entra verso l’ultimo tratto di cava iblea in cui sono poste delle antiche masserie (tuttora utilizzate dai contadini), mentre immediatamente a sud vi è la confluenza con il Fiume Asinaro.

Qui il Torrente Santa Chiara è molto meno turbolento ed è circondato da dolci colline iblee colme di terrazzamenti agricoli (che usano l’acqua di questo fiume) o di praterie di erbe spontanee iblee.

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(foto inviate da Roberto Capozio)