Noto, Complesso Monastico del Santissimo Salvatore

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Noto

Complesso Monastico del Santissimo Salvatore
(Chiesa del Santissimo Salvatore, Seminario della Diocesi di Noto, Ex Monastero Benedettino)


La Chiesa del Santissimo Salvatore con a sinistra il Seminario e a destra una parte dell’ala dell’Ex Convento dei Benedettini.

Il complesso monastico comprendente la Chiesa del Santissimo Salvatore, il Seminario della Diocesi di Noto e l’ex Monastero Benedettino del Santissimo Salvatore, è il più grande edificio in stile barocco della città di Noto oltre ad essere uno dei monasteri più grandi della Provincia di Siracusa.

Questi edifici sono rispettivamente posti sulle vie Corso Vittorio Emanuele II, Vincenzo Gioberti, Dogali e sulle Piazze 3 Ottobre 1920 (Piazza Immacolata) e Duomo.

L’edificio monastico venne edificato per buona parte del 1700 dopo che il terremoto dell’11 Gennaio 1693 distrusse il preesistente convento delle monache benedettine collocate presso l’antica Noto sul Monte Alveria (il ramo maschile dell’ordine benedettino aveva la sua sede presso l’Abbazia di Santa Lucia di Mendola posta nell’area settentrionale del territorio comunale di Noto, anche se per alcuni anni una comunità venne ospitata presso il Convento di San Tommaso a Noto Alta).

Nonostante il decreto di eversione dell’asse ecclesiastico redatto nel 1866 dall’allora Regno d’Italia, il convento e la chiesa passarono alla curia vescovile ospitando sempre la comunità monastica femminile, fino a quando qui venne collocata l’attuale sede del Seminario della Diocesi di Noto.

Va detto inoltre che anticamente entrare a far parte di questo convento era privilegio delle figlie dei nobili netini e no, anche se molte ragazze del tempo “prendevano i voti” (o venivano indotte a ciò) per sfuggire alla miseria visto che questo era molto probabilmente il più “ricco” monastero cittadino, tant’è che in una ninna nanna locale (trascritta dallo studioso netino Corrado Avolio) viene recitato il seguente verso:

“…figlia di l’arma mia facciuzza bedda
la mamma t’avi a fari munachedda,

e munachedda di lu Sarvaturi
unni ci stannu i nobbili e i signuri…”

in cui la madre sperava che la figlia per sfuggire alla miseria diventasse un giorno “munachedda di lu Sarvaturi” ossia suora presso il Convento del Santissimo Salvatore di Noto.


La Chiesa del Santissimo Salvatore con l’adiacente Seminario Vescovile.

Passiamo alla descrizione del complesso monastico partendo dalla splendida Chiesa del Santissimo Salvatore.

Essa è posta nella zona settentrionale della Piazza Duomo fa parte del maestoso complesso monastico dei Benedettini (vedi il paragrafo “Ex Convento del Santissimo Salvatore”) servendo anche all’attiguo Seminario Vescovile (posto a sinistra della Chiesa).

La Chiesa del Santissimo Salvatore, posta tra le principali opere da ricostruire nella nuova Noto assieme al limitrofo Convento Benedettino (ultimato prima della costruzione della Chiesa) era stata progettato da Vincenzo Sinatra nei primi anni del settecento e doveva affacciarsi presso la limitrofa Via Cavour, ma non venne mai edificata per varie lungaggini dovute alla ricostruzione di altri edifici sacri.

L’attuale edificio sacro venne progettato nella seconda metà del 1700 dall’ingegnere trapanese Andrea Gigante e infine completata dal netino Antonio Mazza tra il 1790 e il 1801 per volere della Madre badessa Isabella Rau Della Ferla, appartenente appunto ad una delle famiglie nobiliari più importanti della città.


La splendida facciata della Chiesa del Santissimo Salvatore,

La facciata della Chiesa del Santissimo Salvatore non risente quasi più dello stile barocco settecentesco, ma bensì del neoclassicismo (stile architettonico diffusosi in Italia ai primi del 1800, che si caratterizza per la semplicità di forme rispetto al barocco).

Essa difatti non presenta né arcate barocche (di tipo spezzato, semicircolare o triangolare), né particolari decorazioni a bassorilievo, ma comunque quest’edificio sacro non ha niente da invidiare ad altre chiese netine settecentesche in quanto il suo prospetto si presenta elegante e ben strutturato.

L’unico portale arcuato è sormontato da una piccola finestra semicircolare ai cui lati vi sono poste due nicchie sempre semicircolari racchiuse da una bella inferriata in ferro battuto.

Ai lati del portale vi sono due imponenti colonne corinzie che sostengono la trabeazione superiore merlata. Ai lati di esse si aprono due nicchie di tipo arcuato.

Il finestrone superiore, inquadrato da due pilastrini scanalati a bassorilievo, è sormontato da un architrave semicircolare decorato in stile semplice, ai cui lati vi sono due piccole figure scolpite ad altorilievo.

Due pilastri di tipo corinzio sostengono infine il frontone triangolare che corona la facciata della Chiesa.


Foto ravvicinata della bella facciata in stile tardobarocco della Chiesa del Santissimo Salvatore.

Dall’antistante Sagrato possiamo ammirare per intero la splendida Piazza Duomo, cuore pulsante della città barocca, ed ammirarne i maggiori monumenti che si affacciano su essa (la Chiesa di Santa Chiara, il Palazzo Ducezio, il Palazzo Arcivescovile, la Cattedrale, il Palazzo Landolina – Sant’Alfano e la Chiesa di San Carlo Borromeo).


Lo scenografico Sagrato della Chiesa del Santissimo Salvatore.

L’interno ad unica Navata è uno dei pittoreschi delle chiese della Sicilia sud orientale, che si caratterizza sia per la forma semi ovoidale arricchita da sei altari laterali (tre per lato) con raffinate decorazioni tardo barocche, ma soprattutto per gli stucchi di color blu turchese che la adornano (opera dello stuccatore Giovanni Gianforma).


L’interno della Chiesa del Santissimo Salvatore.

La volta presenta splendidi affreschi raffiguranti: “L’Apparizione di Gesù a San Paolo sulla Via di Damasco”, “L’apparizione dei Tre Angeli ad Abramo”. “La Discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli”, “I Discepoli di Cristo” e “I Quattro Evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni” (opere pittoriche del pittore palermitano Ermenegildo Martorana).


La bella volta affrescata della Chiesa del Santissimo Salvatore.


Particolare della volta affrescata del Santissimo Salvatore.

Nella Cantoria possiamo ammirare notevoli “gelosie” (inferriate panciute in ferro battuto smaltato) che delimitavano il Coro della Chiesa disposto su più livelli su tutta la Navata.


Il coro della Chiesa del Santissimo Salvatore.

Alla nostra destra vi è posto l’organo settecentesco del napoletano Donato del Piano, mentre nella parte finale della Navata vi sono due grate che delimitano il punto in cui i Monaci di Clausura si affacciavano per assistere alla Messa.


L’organo della Chiesa del Santissimo Salvatore.

Negli splendidi Altari laterali possiamo ammirare interessanti dipinti tra cui: “La Presentazione dei Doni a Gesù Bambino” del pittore Giuseppe Patania, la statua lignea che raffigura una “Madonna col Bambino” posta in una piccola cappella, e “La Crocifissione” di Antonio Manno (negli Altari di destra); “I Santi Placido, Mauro e Benedetto” e la “Madonna del Rosario” entrambi del pittore palermitano Giuseppe Velasquez (situati negli Altari di sinistra) e una tela raffigurante “L’Assunzione di Maria” (posta in una piccola cappella).


La tela che raffigura la “Presentazione dei Doni a Gesù Bambino”.


La statua che raffigura la “Madonna col Bambino”.


La tela raffigurante la “Crocifissione”.


La tela in cui sono raffigurati i “Santi Placido, Mauro e Benedetto”.


La tela raffigurante “La Madonna del Rosario”.


La tela che raffigura “L’Assunzione di Maria”.

Prima del Presbiterio (diviso dalla Navata da due ardue colonne) vi sono due statue in marmo bianco raffiguranti “San Girolamo” e “San Giovanni Battista”, situate in entrambi i lati.


La statua che raffigura “San Girolamo”.


La statua raffigurante “San Giovanni Battista”.

Nel Presbiterio possiamo ammirare lo stupendo Altare Maggiore in marmo policromo avente un Tabernacolo di forma arcuata.

L’Abside della Chiesa del Salvatore presenta notevoli stucchi policromi; da ammirare il frontone che raffigura un sole che intende rappresentare la “Luce di Cristo”, sopra la quale sulla sommità del catino absidale vi è un piccolo affresco che raffigura degli Angeli che volano attorno ad un triangolo che raffigura la “Santissima Trinità”.


Lo splendido Altare Maggiore della Chiesa.


Particolare delle decorazioni dell’Abside.

Ai lati del Presbiterio vi sono due vetrate poste a protezione di due nicchie; in quella sinistra sono collocate varie Reliquie di Santi, mentre in quella destra vi è la cassa reliquiaria in cui sono riposte le reliquie del corpo di “San Restituto Martire” (un Santo di origine romana di cui furono portate alcuni frammenti ossei nel 1662) tutte provenienti dall’antico Convento Benedettino di Noto Antica.


La nicchia che contiene varie Reliquie.


La nicchia che contiene l’urna al cui interno sono poste le Reliquie di “San Restituto Martire”.

Inoltre possiamo ammirare un piccolo Organetto a canne proveniente dalla Chiesa di San Michele posta presso il tratto ovest del Corso Vittorio Emanuele II.

Sotto la chiesa è posta la piccola Cripta dell’edificio sacro, contraddistinta da una stanza avente la volta a botte al termine della quale è posto un Altare corredato di un “Crocifisso”.

A nord della Chiesa del Santissimo Salvatore, vi è il Seminario Nuovo della Diocesi di Noto che si affaccia presso la Via Vincenzo Gioberti, ricostruito nel 1932 dopo che un grave incendio aveva danneggiato quello preesistente assieme ala Chiesa e al settecentesco Convento Benedettino (di cui alcuni interni sono stati inglobati all’interno del Seminario).

Ma va anche detto che questo è il “Seminario Nuovo” della Diocesi di Noto.

Le vecchie sedi erano poste presso l’ex Convento Cistercense di Santa Maria dell’Arco di Via Ducezio in cui venne istituito nel 1852 il primo “Seminario” vescovile, a sua volta sostituito nel 1863 da un edificio ubicato dietro la Cattedrale posto in Via Cavour (tuttora esistente e appartenente alla Curia), che però non aveva lo spazio sufficiente ad ospitare molti seminaristi (vedi i link “Chiesa di Santa Maria dell’Arco e Ex Convento Maschile dei Cistercensi” e “Seminario Vecchio di Noto” nella pagina precedente per saperne di più).

Così, dopo una temporanea permanenza presso il Convento di Sant’Antonio di Padova prima e poi all’interno dell’Abbazia di San Giovanni in Lardia dal 1882, anche se la sede venne spostata nuovamente presso l’edificio di Via Cavour durante gli anni del primo dopoguerra.

  Dal secondo dopoguerra si optò di utilizzare parte del convento adiacente alla Chiesa del Santissimo Salvatore in base ad un intuizione dell’allora Vescovo Giuseppe Vizzini.

Nel 1944 il nuovo vescovo Monsignor Angelo Calabretta riuscì a riscattare l’ala dell’ex convento benedettino, che nel periodo tra gli anni 1946 e 1955 venne riadattata divenendo l’attuale sede del Seminario Vescovile della Diocesi di Noto.


Il Seminario Vescovile della Diocesi di Noto.

Questo è uno dei due Seminari Vescovili situati in Provincia di Siracusa (l’altro è situato nel centro storico di Siracusa accanto alla Cattedrale di Santa Lucia), ma soprattutto questo è il Seminario più a sud d’Italia in cui vi studiano aspiranti preti provenienti dalla sia dalla zona sud della Provincia di Siracusa (da Noto, Avola, Rosolini, Pachino e Portopalo di Capo Passero), sia dalla zona est di quella di Ragusa comprendenti le città di Modica, Scicli, Pozzallo e Ispica (facenti parte anch’esse della Diocesi di Noto).


La facciata del Seminario Nuovo.

 La facciata in stile tardo neoclassica tendente al liberty, caratterizzata da tre profondi portali arcuati sovrastati da un ampio balcone semicircolare ai cui lati vi sono due finestre rettangolari sormontate da un timpano triangolare e dagli stemmi del Vescovo Angelo Calabretta e del Vaticano (rispettivamente a destra e a sinistra).

Il balcone è sovrastato da un grande architrave sormontato da due pinnacoli sferici.

La facciata è coronata infine da un’elegante merlatura.

Il prospetto di Via Gioberti e del limitrofo Ronco Alessandro Volta si presenta solcato da grandi pilastri con capitelli corinzi che delimitano i tre ordini dei prospetti formati da varie finestre rettangolari di cui quelle dell’ordine centrale presentano timpani semicircolari e triangolari.

Il retro del Seminario (Via Dogali, presso la Chiesa dell’Immacolata) è caratterizzato da una parete solcata da grandi pilastri crivellata da finestrelle (che sono le celle dei seminaristi), il tutto attaccato al pregevole campanile barocco del Monastero dei Benedettini (si tratta dell’unica parte originaria dell’antico Seminario).


Il retro del Seminario.

All’interno possiamo visitare il grandissimo cortile in cui si affacciano numerose finestre sormontate da arcate di tipo triangolare e semicircolare.


Il cortile interno del Seminario Nuovo.

In questo cortile possiamo ammirare la nicchia in pietra di roccia calcarea naturale dove vi è collocata una bella statua della “Madonna di Lourdes”.


La nicchia in pietra calcarea dentro la quale vi è posta la statua della “Madonna di Lourdes”.

L’interno, di gusto moderno, è dotato di ampi saloni e auditorium, utilizzati per tenere lezioni ai seminaristi, conferenze varie e spettacoli ecclesiastici. Bisogna sapere inoltre che è possibile visitare l’interno del Seminario (sotto la guida dei preti e dei seminaristi); è severamente vietato entrare nelle celle dei seminaristi senza averne l’autorizzazione.

Qui possiamo ammirare la Cappella interna del Seminario, ma anche notevoli opere d’arte pittorica e scultorea.

Dal Seminario infine si accede infine alla torre campanaria e ad alcuni locali interni del settecentesco Convento Benedettino.

Presso il Ronco Alessandro Volta è collocata la Biblioteca Diocesana che è stata posta nell’ala settentrionale del Seminario (ex convento benedettino) presentandosi come un’ampio sito culturale in cui si possono consultare circa 77000 volumi cartacei a cui si aggiungono anche vari manoscritti piuttosto antichi. Per saperne di più clicca qui.

La parte esterna del Convento Benedettino del Santissimo Salvatore occupa l’intero secondo lotto del Corso Vittorio Emanuele II ponendosi di fronte ai complessi monastici di San Francesco all’Immacolata e di Santa Chiara, e parte della Via Dogali (dove è posta anche la parete posteriore del Seminario).

Infatti questo è il più grande edificio monastico di Noto ed è uno dei più grandi conventi attualmente esistenti in Sicilia sud orientale (Province di Siracusa e Ragusa), anche se parte di esso è inglobato nel Seminario Nuovo della Diocesi di Noto comprendo ovviamente la sopracitata Chiesa del Santissimo Salvatore.


Il complesso barocco del Convento Benedettino del Santissimo Salvatore.

Oggigiorno solo una parte di questo edificio ricopre una funzione “sacra” vera e propria.

Difatti, come detto in precedenza, parte di esso è inglobato nel Seminario della Diocesi andando ad occupare in precisione la zona delle cucine (dove si può ammirare nelle pareti ancora la vecchia struttura interna in pietra netina), il refettorio, un piccolo terrazzino e alcuni alloggi per le suore che svolgono le principali mansioni femminili dentro il Seminario.

Buona parte del vano inferiore che costeggia il Corso Vittorio Emanuele è stata staccata dal complesso monastico, murata, restaurata e affidata ad alcuni esercizi commerciali o utilizzata come spazio espositivo.

Il convento fu progettato da Vincenzo Sinatra nella prima metà del 1700 assieme alla Chiesa del Santissimo Salvatore (che non riuscì a portare a compimento).

I capomastri a cui venne affidata la costruzione lo terminarono dopo pochi decenni dopo una lavorazione impervia e paziente. Dopodiché il convento venne dato in custodia alle monache benedettine provenienti dalla vecchia Noto.

In seguito al decreto di eversione dell’asse ecclesiastico del 1866, parte del convento venne requisito divenendo dal 1944 sede del Seminario della Diocesi di Noto (carica che detiene tuttora).

La parte esterna più bella del Convento si affaccia su Piazza 3 Ottobre 1920 (meglio nota come “Piazza Immacolata”) lungo Via Dogali, facendo ad angolo con l’attuale Corso Vittorio Emanuele II.

Qui possiamo ammirare le eleganti finestre e le sontuose balconate, arricchite da eleganti bassorilievi e da artistiche ringhiere bombate in ferro battuto.

Tutto il perimetro che fa ad angolo tra Piazza 3 Ottobre 1920 e Corso Vittorio Emanuele II è caratterizzato da una struttura sovrapposta di mattoni in pietra iblea sapientemente intagliati, facendo si che la struttura prenda maggior plasticità nonostante la sua imponenza.

Da Piazza 3 Ottobre 1920 possiamo scorgere inoltre un archetto caratterizzato da delicate forme arricchite da fregi decorativi scolpiti con la tecnica del bassorilievo.

Non si sa se doveva essere uno dei tanti uguali ad esso che dovevano merlare il tetto del convento oppure se è stato volutamente posto a coronamento della parte del Convento che si affaccia presso la Piazza 3 Ottobre 1920.

Più sopra possiamo ammirare una poderosa torre campanaria di forma piramidale, che si innalza svettante dal vecchio convento.

Da lì si ha la possibilità di assistere ad uno dei più bei panorami della Sicilia; difatti possiamo ammirare per intero tutto il cosiddetto “Giardino di Pietra”, ossia il centro storico di Noto.

Le pareti esterne di questo massiccio campanile hanno un andamento sinuoso che alleggerisce la sua possente mole.


Il prospetto barocco del Convento Benedettino posto presso la Piazza 3 Ottobre 1920.


L’elegante campanile barocco del convento.


Le decorazioni barocche del campanile.


L’archetto barocco del convento, con l’attigua torre campanaria.


L’archetto barocco fotografato dal sagrato della Chiesa dell’Immacolata.


Il convento visto dalla Via Dogali.


Particolare delle decorazioni barocche del campanile.


Il prospetto del Convento Benedettino che si affaccia presso il Corso Vittorio Emanuele.


Particolare di una delle tante finestre barocche che impreziosiscono il convento.

L’interno del convento come detto in precedenza ospita parte dell’attuale Seminario della Diocesi di Noto, mentre l’ala settecentesca che si affaccia presso il Corso Vittorio Emanuele II è caratterizzata da locali commerciali posti in prossimità dell’ordine inferiore.

Le aree superiori ospitano il refettorio e le cucine del seminario oltre alla casa canonica della limitrofa Chiesa del Santissimo Salvatore.

Da qui si accede anche al sopracitato campanile da cui si gode di un’ottima visuale della città di Noto, dal quale sono state effettuate alcune riprese cinematografiche che compaiono nel film “Storia di una capinera” del regista Franco Zeffirelli.

Per informazioni più dettagliate visitate la pagina facebook del Seminario della Diocesi di Noto, il sito web www.diocesinoto.it e la relativa pagina facebook, e il sito web www.oqdany.it.

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