Riserva Marina di Eloro – Vendicari, Area Archeologica di Eloro

Riserva Marina di Eloro – Vendicari

Area Archeologica di Eloro

Oltrepassata la Colonna Pizzuta, seguiamo il restante percorso della S.P. 59 fino ad un tornante di fronte al quale vi sono le indicazioni che ci conducono agli Scavi di Eloro e i cartelli che ci avvisano che si entra nella zona protetta compresa all’interno della grande Riserva di Vendicari. Dopo aver percorso una stradina sterrata all’interno dell’area in cui sorgeva l’antica città portuale di Eloro, delimitata da un’inferriata racchiusa da un cancello (che viene aperto solo nel periodo estivo, l’ingresso è libero) oppure entrando dal sentiero laterale che conduce alla Spiaggia della Pizzuta.


Foto panoramica dell’area archeologica di Eloro.

Situata vicino alla costa ionica sud orientale, l’antica città sicula di Eloro era un avamposto marittimo dei Siculi di Ducezio conquistato dai coloni dai siracusani dopo un’aspra battaglia contro i guerrieri netini guidati dallo stesso Ducezio. Dopo la conquista aretusea, Eloro man mano divenne un attrezzato porto in grado di ospitare le navi mercantili provenienti dalla Fenicia e dalla Tunisia (Cartagine); per cui la cittadina si trovava proprio al centro della rotta mercantile che univa la Sicilia meridionale all’Asia Minore e all’Africa settentrionale. Proprio per questo Eloro mantenne il suo ruolo economico fino alla conquista romana dell’isola. Avvenuto ciò, i Romani non smembrarono il porto elorino, anzi qui collocarono un’importante avamposto per le navi militari che pattugliavano il Mediterrnaeo. In epoca tardoromana – bizantina Eloro venne popolata dai Bizantini che qui costruirono anche una Basilica. Eloro venne distrutta una prima volta dai Vandali guidati da Genserico, ma venne ripopolata fino a quando durante le invasioni arabe, Eloro e il suo porto non vennero completamente distrutti e le loro rovine abbandonate a loro stesse, man mano sprofondarono seppellite da terra e sabbia, fino a quando non vennero scoperte dall’archeologo Paolo Orsi e studiate fino ad ora.

Oggi Eloro è ridotta ad un cumulo di rovine, molte delle quali interrate nei terreni sabbiosi adiacenti alla costa e vi sono ancora studi e scavi che quasi ogni anno riportano alla luce nuove rovine di questo sito. Oggigiorno possiamo ammirare i resti della “Polis” greca tra cui: i resti delle mura di cinta, quel che resta dell’ “Agorà” (la piazza centrale nelle antiche città greche) posta al centro del tavolato roccioso che si pone a strapiombo sul Mare Ionio, alcune case ellenistiche, i resti di un tempio consacrato a Demetra, nonché un Ospedale – Tempio consacrato al Dio Esculapio nonché rovine di edifici pubblici e no di cui rimangono solo i basamenti delle colonne o alcuni fregi che si sono miracolosamente salvati. Possiamo anche ammirare le rovine di antiche “Pile” ossia vasche in pietra in cui veniva raccolta l’acqua e utilizzata come abbeveratoio o come lavabo. Presso l’alta e frastagliata scogliera vi è uno scoglio sporgente che fungeva da “molo naturale” per l’importante porto che era collocato in mezzo alle limitrofe spiagge della Pizzuta e dell’Eloro. A nord vi sono i resti di Necropoli rupestri e a fossa mentre a sud vi sono le rovine dell’antico Teatro Greco di Eloro, sventrato da una “Saia” ottenuta rimodellando il corso finale del Torrente San Nicola (proveniente dall’omonima cava iblea).

Il sito archeologico di Eloro, come detto prima, è ancora soggetto a studi e scavi e, molti reperti archeologici (statue e fregi in particolare) che sono stati rinvenuti durante queste campagne di scavo sono stati esposti presso il Museo Civico di Noto e presso il Museo Paolo Orsi di Siracusa.

Bisogna dire che a poca distanza vi è la “Torre Stampace”, un bastione di guardia fatto erigere da Blasco d’Aragona nel 1355 e utilizzato come baluardo difensivo della costa intorno a Vendicari.

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