*Noto, Manghisi; Rovine di Contrada Arco (presunti ruderi dell’Abbazia di Santa Maria dell’Arco)

Percorrendo la S.P. 80 Aguglia – Bancazzo – San Marco in direzione della Testa dell’Acqua (venendo dalla SS 287 Noto – Palazzolo), superiamo il primo ponte sul tratto iniziale del Fiume Cassibile presso lo sbocco della Cava Cinque Porte imboccando poi una traversa sterrata alla nostra destra che conduce presso la Contrada Arco, collocata su uno sperone roccioso posto tra le Cave Manghisi e e Testa.

Qui notiamo un’antica masseria che sarebbe stata costruita sul luogo in cui nel 1212 venne fondata l’Abbazia Cistercense di Santa Maria dell’Arco ad opera del Conte Isimbardo Morengia da Noto. All’interno di questo sito monastico visse il “Beato Nicolò Morengia”, ossia il figlio dei Conte Isimbardo che divenne frate cistercense presso questa l’abbazia morendovi nel 1230 e venendo beatificato in seguito ad alcuni presunti eventi miracolosi. Nel 1608 il convento venne abbandonato e i monaci cistercensi andarono a stabilirsi presso il Monastero di San Teodoro posto all’interno dell’antica città sul Monte Alveria, portando con loro i resti del “Beato Nicolò Morengia”. Dopo il terremoto del 1693 il Convento di Santa Maria dell’Arco venne rifondato nella nuova Noto.

Oggigiorno vi sono i ruderi di questa masseria che molto probabilmente sorgeva sul preesistente sito conventuale che risultava già abbandonato prima del sisma del 1693 che distrusse l’area del Val di Noto, e solo un approfondito studio archeologico potrebbe riportare alla luce la storia di questa antica abbazia. Nei dintorni vi sono comunque ruderi di tipo rurale (insediamenti e terrazzamenti) e rupestri (siti sepolcrali o abitativi di epoca neolitico – sicula e bizantina) posti nei limitrofi rilievi calcarei di tipo ibleo che si affacciano nelle limitrofe cave iblee.

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